Borderlands 3 Recensione: il caos si scatena nel nuovo sparatutto Gearbox

Lo studio capitanato da Randy Pitchford presenta un Loot Shooter pazzo, frenetico ed esagitato: siete pronti per Borderlands 3?

Borderlands 3 4K 60 fps
Recensione: PlayStation 4 Pro
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Sboccato, eccessivo, incontenibile, Borderlands torna finalmente a "far danni" dopo sette anni dall'uscita del secondo episodio ufficiale. Chiusa l'infausta parentesi del mediocre Pre-Sequel, il brand finisce nuovamente nelle mani di Gearbox, che ce la mette davvero tutta per galvanizzare i fan storici con un prodotto esplosivo e inesauribile. Recuperando lo stile grafico di un tempo, una struttura di gioco che ha di fatto "canonizzato" il genere dei looter-shooter ed una smodata passione per gli eccessi, il team assembla un prodotto che non fatichiamo a definire magnetico: un titolo che ti cattura in un vortice di proiettili e level-up, "intrappolandoti" per ore di fronte a furiose orde di nemici, nell'esaltazione più pura del piombo e del caos. Il merito di questo influsso quasi ipnotico non è soltanto del sottofondo ruolistico che accompagna lo sviluppo del personaggio, stuzzicando quel piacere incrementale che si prova quando numeri sempre più alti accompagnano i proiettili a segno: a sostenere l'impianto ludico di Borderlands 3 c'è anzi un gameplay frenetico e vivace, che fa un passo nella direzione degli sparatutto puri per recuperarne la fisicità. Le sparatorie si fanno quindi più appassionanti, dinamiche, rinvigorite nel frattempo dalla grandissima varietà di armi e abilità a disposizione dei giocatori.

    Dal punto di vista ludico Bordelands 3 ha davvero poche sbavature, risultando un ibrido davvero perfetto fra shooter e gioco di ruolo. Un prodotto, insomma, a cui non si può chiedere molto di più, che estremizza o evolve le qualità dei suoi predecessori. Resta però un po' di rammarico per una sceneggiatura che solo raramente riesce a brillare, e soprattutto per una certa dose di pigrizia nell'ammodernare il contorno dell'esperienza: menù, navigazione, struttura della campagna e delle quest rimangono fermi a sette anni fa, mettendo in mostra un'anzianità concettuale a tratti imperdonabile. Il risarcimento per un approccio fin troppo conservativo sotto alcuni punti di vista è rappresentato, per fortuna, da una quantità di contenuti quasi schiacciante, capace di saziare anche chi cerca una sfida che vada ben oltre i titoli di coda. Insomma, nonostante qualche leggerezza che francamente speravamo di non trovare dopo tutti questi anni di sviluppo, Borderlands 3 rilancia alla grande la saga Gearbox, urlando con forza che la strada dei Game as a Service non è l'unica per chi vuole sviluppare un looter-shooter cooperativo.

    L'anno del caos

    Le premesse narrative di Bordelands 3 sono, come da tradizione, piuttosto basilari. Un gruppo di Cacciatori risponde all'appello di Lilith, vecchia conoscenza di chi frequenta la serie nonché capo dei Crimson Raiders, congrega di esploratori decisa a scoprire e contenere (con un'abbondante dose di proiettili) il misterioso potere delle Cripte. Ad ostacolare il nuovo quartetto troviamo i Gemelli Calypso, una coppia di subdole superstar intergalattiche con un ego smisurato.

    Fra i pregi della saga targata Gearbox non c'è mai stato un intreccio particolarmente elaborato, e questo terzo capitolo, avrete intuito, non fa eccezione. Chi ben conosce il franchise, tuttavia, si aspetta una sceneggiatura spudorata, sopra le righe, spassosamente scorretta e a tratti persino incontrollabile, fatta di personalità assurde e prorompenti. Ebbene, dobbiamo ammettere che la scrittura tarda un po' a decollare: a parte le trovate tragicomiche dell'immancabile Claptrap, il nuovo duo di nemici fatica a "bucare lo schermo", a far breccia nel cuore dei giocatori sostituendo quel mattatore indimenticabile di Jack il Bello, ed in certi casi i dialoghi di Borderlands 3 finiscono per apparire quasi forzati, facendo leva su una volgarità a tratti gratuita. Per fortuna dopo le prime ore di gioco le cose migliorano notevolmente. Proprio quando i Gemelli Calypso si fanno da parte, lasciando spazio ad altre linee narrative, il racconto ritrova la sua forza. Mettendo in scena rivalità alternative fra improbabili comprimari, riportando sotto le luci della ribalta alcuni dei personaggi più apprezzati dai fan (estratti persino dall'ottimo Tales from the Borderlands), e facendoci conoscere le personalità di spicco delle varie aziende che producono le armi disseminate in tutta la galassia, Borderlands 3 riesce finalmente a trovare il suo equilibrio. Caustica e spudorata, la scrittura si infarcisce di battutacce irripetibili fatte al momento giusto, di citazioni più o meno esplicite, di divertite assurdità capaci di strappare un mezzo sorriso.

    La forza della sceneggiatura non è tanto nel finale, che insegue disperatamente - ma con poco successo - una nota di epicità, bensì nei toni leggeri e nell'ostentazione di una incauta ma calcolata trivialità. Purtroppo le vette raggiunte da Stallone da Culo e dal suo cavallerizzo restano irraggiungibili, ma questo ce lo aspettavamo tutti. Potremo consolarci con una interessante side quest che approfondisce proprio la storia personale di Handsome Jack, e con un'abbondante antologia di personaggi secondari che riescono a farci dimenticare l'insipida interpretazione di Troy e Tyreen.

    L'attività principale, in Borderlands 3, resta generalmente quella di sparare in faccia agli spostati e alle creature che popolano Pandora e gli altri pianeti della galassia. Lo si fa con convinzione e costanza, dall'inizio alla fine dell'avventura, e se in trenta ore di gioco non si avverte neppure un briciolo di stanchezza il merito è di un gameplay assemblato con una cura impeccabile.

    Da una parte troviamo un sistema di movimento molto più scattante e dinamico rispetto a quello dei precedenti capitoli, che presenta una mobilità più marcata: rapide scivolate, salti esagerati, un passo sempre trottante e la capacità di arrampicarsi sugli elementi dello scenario bastano a rendere le sparatorie più energiche e vivaci.

    Non dovete ovviamente aspettarvi la concretezza viscerale di Wolfenstein o RAGE 2, il loro ritmo ipercinetico, perché gli obiettivi di Borderlands 3 sono ben diversi. Nel titolo Gearbox le sparatorie vengono sempre stemperate dall'elemento matematico, dalla passione per le cifre, i livelli, le statistiche.

    L'importante, per il team di sviluppo, era creare una cornice ludica soddisfacente per il suo "Shooter di Ruolo", consegnando al giocatore dei personaggi rapidi e "sfrontati". Su questa base si innesta poi il sistema di gestione delle armi e quello delle abilità del proprio Cacciatore, entrambi recuperati dai vecchi capitoli ma esaltati da un lavoro incredibile di moltiplicazione dei contenuti e delle combinazioni. Le bocche da fuoco in cui ci si imbatte nel corso dell'avventura, ad esempio, sono innumerevoli e tutte meravigliose. Che siano fucili a pompa con proiettili energetici, cecchini implacabili con sistemi di tracciamento automatico, lanciafiamme portentosi, pistole elettriche, mitragliette esplosive, lanciarazzi glaciali, non c'è una singola arma che non valga la pena provare.

    Tra modalità di fuoco alternative, un numero impressionante di tipologie di proiettili, funzionalità aggiuntive fuori di testa, è proprio la caratterizzazione delle armi il principale punto di forza di Borderlands 3, il motore che spinge il giocatore ad andare avanti con estrema curiosità e che accende un brivido di soddisfazione ad ogni drop raro o leggendario. Nella lunga corsa che porta al level cap si continua con regolarità a cambiare armamentario, scoprendo ogni volta una nuova combinazione e una diversa strategia d'ingaggio. Questa ricchezza inesauribile è la vera cifra stilistica del titolo Gearbox, che in ogni caso si distingue anche quando si parla di classi e abilità speciali.
    I quattro Cacciatori che compongono il nuovo nucleo d'assalto dei Crimson Raiders si presentano infatti con un numero di skill attive sostanzialmente triplicato rispetto a quello del secondo episodio.

    Se è vero che ognuno ha, canonicamente, tre alberi delle abilità, ciascuno di questi ultimi è inaugurato da una super distintiva, che cambia a suo modo l'approccio agli scontri. Anche in questo caso il numero di combinazioni viene amplificato dalla presenza di diversi modificatori che permettono di specializzare il proprio soldato, polarizzandone le abilità. Borderlands 3 permette di puntare tutto sulla resistenza, sul danno inflitto, sulle abilità di cura o di supporto, sul controllo delle orde nemiche, di fatto riproponendo un sistema di "archetipi" che i giocatori di ruolo (abituati a parlare di Tank, DPS, Glass Cannon e Support) riconosceranno senza fatica.

    Il bello è che anche senza conoscere a fondo le categorie classiche di MMO e simili è possibile sperimentare in libertà, cercando la propria strategia preferita. Quando poi si deciderà di giocare in gruppo, in una modalità cooperativa che rappresenta il piatto forte dell'offerta, si potrà rivedere la propria dotazione in modo che possa semmai accordarsi a quella dei compagni (selezionati dalla lista amici oppure recuperati grazie ad un rapido sistema di matchmaking).

    Eccellente anche la caratterizzazione delle varie classi: a parte la Sirena, forse la più pallida del quartetto, Fl4k, Moze e Zane sono un tris di personaggi portentosi, divertentissimi da giocare e capaci di operare un grande controllo del campo di battaglia. Si sente un po' la mancanza di abilità attive più durature, che inneschino una partecipazione attiva del giocatore (a tale scopo serve soltanto il "piccolo" Mech di Zane), ma le doti battagliere del quartetto restano comunque interessanti e ben diversificate.

    Gameplay esplosivo

    Se il profilo ludico di Bordelands 3 risulta eccellente, duole ammettere che la struttura complessiva dell'esperienza mostra gli implacabili segni del tempo, ripresentandosi sostanzialmente inalterata rispetto al secondo capitolo. In pratica le attività a disposizione del giocatore si dividono in quest principali e secondarie, e non c'è nessun'altra occupazione a disposizione finché non si raggiunge l'endgame.

    Gli scenari di gioco, divisi in macro-aree dall'estensione più o meno ampia, rimangono quindi "inerti", asettici, offrendo qualche collezionabile di tanto in tanto, ma senza rappresentare uno stimolo per il giocatore. Come dicevamo in apertura il primo Borderlands ha contribuito a forgiare un genere, da cui altri prodotti hanno assorbito idee e particolarità.

    Se Destiny e The Division esistono nella forma in cui li conosciamo, parte del merito è anche dell'intuizione che i ragazzi di Gearbox ebbero nel 2009. Proprio i due prodotti appena citati hanno lavorato in maniera esemplare per rendere i loro mondi più avvolgenti, pieni di attività, parte integrante dell'esperienza dell'utente e non più ambienti "passivi" che vanno semplicemente attraversati per raggiungere la destinazione. Proprio da questi universi Borderlands 3 avrebbe dovuto imparare, invece che limitarsi a proporre ambientazioni "passive" ricolme di fetch quest.

    Mentre si affronta l'avventura per la prima volta il sistema di missioni secondarie risulta davvero datato e poco stimolante. Le quest opzionali sono molte, e non sempre ispirate a livello di scrittura. Può capitare di beccare quella giusta, che riesce a divertirci grazie a dialoghi surreali oppure ci porta a visitare aree della mappa che non avremmo visto altrimenti. Ma il rischio di giocare una dopo l'altra una manciata di missioni insipide e poco incisive è molto alto, e la tendenza è quindi quella di lasciarle da parte per non diluire troppo la tempra della storia principale.

    Peccato che gli incarichi restino bloccati al livello che hanno quando li accettiamo, risultando quindi inutili se affrontati dopo qualche ora. In questa fase emerge anche un altro problema evidentissimo di Borderlands 3, legato al sistema di navigazione e all'interfaccia di gioco. Il fatto che si possa tenere attivo un solo indicatore per la missione in corso è, sul finire di questa generazione, semplicemente surreale. Così come scomoda e confusa è tutta la gestione dei menù: poco chiare e difficilmente navigabili, le schermate sono in linea con quelle (poco funzionali) del vecchio capitolo; a sette anni dalla sua uscita ci aspettavamo una revisione più concreta.
    Se le problematiche dell'interfaccia restano un fardello che dovremo sopportare anche dopo la fine della campagna, la questione delle missioni secondarie si ammorbidisce una volta raggiunto l'endgame. Smaltiti i titoli di coda, infatti, tutte le quest che avevamo raccolto vengono "normalizzate" al livello del giocatore, che può affrontarle con un grado di sfida più appropriato.

    Proprio parlando di coefficiente di difficoltà, vale la pena citare un'altra trovata brillante del team di sviluppo: il livello Caos. Sul ponte della Sanctuary III, la nave spaziale che funge da hub centrale, è possibile impostare un modificatore speciale che rende i nemici più coriacei, i proiettili meno efficaci, e aggiunge dei malus casuali ad ogni partita, in cambio di un incremento dell'esperienza e di un miglioramento del loot. Se nel corso della campagna il tasso di sfida rimane sempre basso (anche per via di un'Intelligenza Artificiale molto rudimentale), basta alzare il livello Caos per ottenere un'esperienza decisamente più impegnativa.

    Le venticinque ore di gioco che servono per completare la missione principale, insomma, sono di fatto un'estesa introduzione necessaria a raggiungere il cuore dell'esperienza di gioco. A livello ruolistico Borderlands 3 si apre proprio dopo aver massacrato il boss finale, quando permette di giocare con numeri e statistiche. Resta vero che le due modalità endgame, i Terreni di Prova e la Campagna del Massacro, sono attività piuttosto ripetitive e sulla lunga distanza poco stimolanti, che non riescono a tenere testa ai Raid Boss dei vecchi capitoli. In attesa che il supporto post lancio ci porti scontri di più ampio respiro, tuttavia, dobbiamo riconoscere che ad essere ben ideata è tutta la struttura del post-game.

    È ad esempio possibile ripetere la campagna in modalità Vero Cacciatore della Cripta, ma in ogni momento si può tornare alla difficoltà normale per aggirarsi liberamente su tutti i pianeti già sbloccati. Una volta esaurite le missioni storia si ottiene anche una seconda barra dell'esperienza che permette di guadagnare Gettoni Campione, da spendere per migliorare varie statistiche. La chicca è che questo sistema di sviluppo è legato all'account e non al personaggio, quindi se deciderete di giocare con un secondo Cacciatore - magari per provare un altro set di abilità - potrete comunque avvertire un soddisfacente senso di progressione.

    In termini squisitamente numerici, anche solo per completare tutte le side quest con il livello Caos al massimo si superano le trenta ore di gioco, ed una quarantina potrebbero servire per lavorare sull'equipaggiamento in modo da avere una dotazione leggendaria che vi soddisfi pienamente. Di lì in avanti avrete l'occasione di provare altri personaggi, o di dedicarvi alle attività in matchmaking. Speriamo comunque che anche senza bisogno di acquistare il season pass, dal costo decisamente esoso, Gearbox aggiunga qualche sfida più strutturata, magari recuperando alcune delle soluzioni adottate da alcuni illustri colleghi. Sarebbe interessante vedere un Raid in cui è richiesta una specifica coordinazione fra i giocatori, invece che un semplice sfoggio di potenza "statistica". Anche in questo ambito, insomma, c'è la possibilità di svecchiarsi un po'.

    Vision of Super

    Borderlands 3 non sconfessa lo stile visivo che ha reso riconoscibile la saga firmata Gearbox, ed anche in questo caso riesce ad operare un sensibile passo avanti in termini di sostanza grafica. Il motore sfrutta un mix calcolatissimo di elementi renderizzati classicamente e oggetti valorizzati da un toon shading carichissimo di dettagli, assemblando degli scenari d'impatto e con un carattere unico.

    Rispetto ai vecchi capitoli si fa notare un rifiorire di elementi poligonali, una maggiore estensione delle aree di gioco, ma soprattutto una grande varietà di toni, colori e atmosfere. Aiuta, in questo senso, anche la decisione di abbandonare Pandora e visitare altri pianeti, in una serie di ambientazioni ispirate e affascinanti. Caverne sotterranee, enormi aree palustri, ville fatiscenti in stile coloniale, e ancora monasteri arroccati su picchi rocciosi e distillerie abusive: l'immaginario di Borderlands 3 è inaspettatamente ricco e straripante di scenari persino inattesi, per un titolo sci-fi,

    Impeccabile anche la pulizia della scena, non solo in Modalità Risoluzione, ma anche accordando la propria preferenza alle Performance. É proprio questa seconda opzione che vi consigliamo di scegliere, se giocate su PS4 PRO o su Xbox One X: molto meglio puntare ai 60 fps che fermarsi ai 30, soprattutto quando si parla di sparatutto in prima persona. La questione del framerate, fra l'altro, va affrontata con attenzione. I cali ci sono sia su console "lisce" che su hardware Mid-Gen, e vanno assolutamente registrati, ma in larga parte sono collocati poco dopo il passaggio da una zona all'altra, quando la console sta caricando gli asset della nuova area.

    Durante le sparatorie l'azione resta invece molto fluida, almeno fin quando non si arriva negli sconfinati panorami di Eden-6, uno degli ultimi pianeti visitabili durante la campagna. Anche in questo caso le oscillazioni sono limitate e poco fastidiose.

    Di tanto in tanto, invece, sono le notifiche "social" che determinano qualche singhiozzo: Borderlands 3 si connette costantemente ai server per darvi in tempo reale aggiornamenti sulle attività dei giocatori nella vostra lista amici. L'infrastruttura di rete deve avere qualche problema, perché quando si gioca online si notano alcuni inciampi molto vistosi.

    Niente di irreparabile, soprattutto perché il problema non è legato all'ottimizzazione del codice, che invece sembra più che buona, mostrando alcune incertezze solo per quel che riguarda pop-in di ombre e texture. Complessivamente il colpo d'occhio di Borderlands 3 è comunque spettacolare, con un'implementazione dell'HDR che esalta i cromatismi decisi, una serie di animazioni estremamente raffinate, ed una costruzione scenica decisamente potente.

    Borderlands 3 Borderlands 3Versione Analizzata PlayStation 4 ProBorderlands 3 si tuffa nell'eredità ludica della serie di cui rappresenta l'ultimo esponente, ci sguazza con fare divertito e si presenta sul mercato riproponendo meccaniche e strutture già rodate. Qualcuno direbbe che si tratta di un "more of the same", ma guai ad usare questa espressione con fare dispregiativo, come se il titolo fosse in qualche modo superato o stantio. La formula del looter-shooter di Gearbox funziona ancora oggi alla grande e mantiene una sua indiscutibile freschezza, anche grazie ai lavori di ammodernamento che ne amplificano le qualità. Il gameplay più scattante e dinamico, la varietà di armi elevata all'ennesima potenza, la caratterizzazione dei quattro Cacciatori della Cripta bastano a tratteggiare il profilo di uno sparatutto inarrestabile. Il sistema di sviluppo assuefacente guida il giocatore per tutta la trama principale, e lo porta direttamente ad un endgame che moltiplica senza fatica le ore di gioco. Si poteva sperare, a dirla tutta, in qualcosa di più su alcuni fronti: la sceneggiatura ha qualche tentennamento; il sistema di navigazione dei menù e l'interfaccia risultano indiscutibilmente superati; le aree aperte potevano essere sfruttate in maniera più intelligente, così da risultare più "vive", avvolgenti e quindi più piacevoli da esplorare. La saga può senza dubbio migliorare in questi ambiti, ma il terzo capitolo resta comunque encomiabile. È un titolo che punta tutto sul piacere e sulla tensione delle sparatorie, sull'intensificazione dei ritmi di gioco, sull'assortimento di armi, di ambienti, di approcci. Divertente da soli, esaltante con un gruppo di amici, Borderlands 3 è il grande ritorno che tutti aspettavamo: uno shooter irriverente, ricchissimo, e - nel senso più pieno del termine - esagerato.

    8.5

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