Recensione Breakdown

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Recensione Breakdown
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox
  • Poco fumo e tutto arrosto

    Come ogni anno è arrivata
    l'estate, periodo tradizionalmente poco florido per il mercato videoludico
    nazionale. In periodi come questo, in cui la tintarella diventa uno degli
    obiettivi principali dei vacanzieri italiani e l'abbinamento "secchiello e
    paletta" surrealmente subentra a console e joypad come passatempo quotidiano, le
    nuove uscite sono sempre meno frequenti, e la maggior parte degli appassionati
    attende con pazienza e virtù i mesi autunnali per il boom dei titoli più
    rinomati. Ed è proprio quando meno lo si aspetta, invece, che spuntano quelle
    perle rare, la cui bellezza è pari solo all'innovazione che portano in un
    settore che sembrava pesantemente inflazionato. L'arrivo in formato europeo di
    Breakdown, senza tutto quel clamore (detto altresì hype) che solitamente rende
    best sellers anche prodotti di qualità mediocre, ne rappresenta probabilmente
    l'esempio più ecclatante.

    Awakening

    Hope is a walking dream - Aristotele
    Perdita totale della memoria... disorientamento... delle persone in camice
    bianco ti circondano... una luce bianca abbagliante rende i contorni meno
    definiti. Queste sono le prime immagini che Derrick Cole, il protagonista di
    Breakdown, vede al suo risveglio. La stanza in cui ti trovi è decisamente
    spartana, alcuni macchinari ed un lettino spezzano la monotonia delle grigie
    pareti. La calma regna sovrana, i tuoi passi sono gli unici rumori in un
    silenzio che rende l'atmosfera ancora più irreale.. Il primo aspetto che
    colpisce di Breakdown è la cura riposta al plot (la trama) e tutti i suoi
    intrecci. Con il susseguirsi delle ore di gioco saranno molte le domande che si
    insinueranno nella nostra mente, a cui sarà difficile trovare risposta se non
    negli ultimi istanti prima dei titoli di coda, in cui tutti i pezzi del puzzle
    andranno a ricomporsi in un meraviglioso "tutt'uno". Dobbiamo ammettere di
    essere rimasti particolarmente impressionati da quanto gli eventi della storia
    riescano ad essere coinvolgenti, al punto tale da tenerci incollati al pad anche
    solo per scoprire cosa succede nei minuti successivi. Alla fine la capacità di
    invogliare continuamente il giocatore a proseguire lo story mode è lo scopo con
    cui bene o male tutti i videogames vengono alla luce, e senza ombra di dubbio è
    possibile affermare che, in questo, Breakdown svolge egregiamente il suo
    compito.


    Total
    Immersion

    Una trama di prim'ordine, per quanto possa essere coinvolgente, non è ad
    ogni modo l'unico requisito necessario per creare quel feeling simbiotico tra
    giocatore ed il suo alter ego digitale (in questo caso Derrick Cole). Ed è qui
    che entra in gioco la vera innovazione di Breakdown: una modalità con visuale in
    prima persona completamente diversa dalla miriade di sparatutto in soggettiva a
    cui siamo stati a lungo abituati. Fin dai primi istanti di gioco è subito chiaro
    come la telecamera sia stata progettata appositamente per sostituire gli occhi
    del protagonista, e quindi di coloro che sono al di là dello schermo. Un esempio
    tra tanti lo si ha quando Derrick si arrampica su qualche piattaforma:
    istantaneamente l'inquadratura si sposta sulle mani che si appoggiano alla
    sporgenza, seguendo tutto il movimento del corpo che si issa, in modo tale da
    rendere l'idea che siamo realmente noi ad effettuare l'azione. Troppo
    complicato? Assolutamente no, è sufficiente superare quei primi cinque minuti di
    disorientamento nel controllare Derrick, dovuto soprattutto al lieve ondeggiare
    della visuale che ne simula i passi. Ciò che vediamo è esattamente ciò che vede
    il nostro eroe.

    The Power within

    L'utilizzo della telecamera in soggettiva, se da un
    lato ha determinato un aumento esponenziale dell'immersione di gioco,
    dall'altro ha portato a doversi necessariamente impratichire nei comandi. Anche
    i videogiocatori più smaliziati troveranno qualche difficoltà iniziale
    nell'utilizzo del sistema di combattimento, soprattutto in virtù del comando
    "parata", assegnato di default alla pressione dello stick sinistro (e non
    customizzabile nelle opzioni). Un po' scomodo ma nulla di trascendentale. La
    prima mezz'ora di gioco sarà occupata dal tutorial, che spiegherà bene come
    destreggiarsi alla perfezione in ogni situazione, e dai primi scontri a fuoco
    per salvare la pellaccia. Inizialmente l'utilizzo di armi di varia natura, dal
    mitra alla granata, sarà indispensabile per il proseguimento della storia, ma
    non appena le "qualità" latenti dentro di noi si risveglieranno in tutta la loro
    potenza, si passerà al più esaltante combattimento corpo a corpo. Le combo a
    disposizione sono molteplici, ben variegate e spesso spettacolari, sebbene non
    siano tutte disponibili dal principio.

    Oggetti ed Inventario

    Tutti coloro assuefatti al passare
    sopra ad un oggetto per assorbirlo automaticamente, che si tratti di munizioni o
    di medipack, dovranno rivedere le proprie abitudini. Un'altra grande novità
    portata da Breakdown risiede, infatti, proprio nella gestione di tutto ciò con
    cui è possibile interagire nelle ambientazioni: per poter raccogliere un oggetto
    o premere un pulsante è necessaria una molteplice pressione del tasto azione (la
    prima volta si vede la mano che indica ciò che ci apprestiamo a prendere, la
    seconda volta raccoglie/esamina, la terza utilizza o ripone nell'inventario);
    se inizialmente può sembrare un sistema macchinoso, una volta entrati nel
    meccanismo di gioco non ci si presta più attenzione.

    Le armi e le munizioni raccolte entrano a far parte dell'inventario, mentre
    tutto ciò che incrementa lo stato di salute (lattine di cola, barrette
    energetiche et similia) va utilizzato immediatamente e non sarà consentito
    portarselo dietro. L'impossibilità di accumulare le risorse energetiche non
    deve, comunque, spaventare, in quanto in caso di morte prematura si riparte
    dall'ultimo checkpoint (a breve distanza l'uno dall'altro) con piena
    vitalità.

    Grafica e
    Sonoro

    Le dolenti note purtroppo arrivano dal comparto tecnico, in quanto
    è evidente fin dai primi istanti di gioco che Breakdown, purtroppo, non sfrutta
    a dovere l'hardware dell'Xbox, e se consideriamo che si tratta di una
    produzione in esclusiva sulla console Microsoft, era lecito attendersi molto di
    più. A livello cromatico, ad eccezione delle ambientazioni all'aperto, il
    colore dominante delle locazioni è il grigio delle pareti, che alla lunga porta
    ad un'inevitabile monotonia. D'altro canto c'è da dire che anche in presenza
    di molti nemici su schermo la fluidità non ne esce mai compromessa. Per quanto
    riguarda il comparto audio c'è davvero poco da dire: il pieno supporto per il
    Dolby Digital 5.1 è una gioia per le orecchie, ed il soundtrack rock/heavy-rock
    non mancherà di esaltare nelle fasi di gioco più concitate. Tutti coloro che in
    un videogioco desiderano la localizzazione nella nostra lingua madre saranno
    contenti di apprendere che, nonostante il parlato non sia stato doppiato, in
    Breakdown i testi sono interamente tradotti in Italiano.

    Tirando le somme

    Alla fine della fiera
    vale la pena acquistare il titolo Namco? Nel modo più assoluto. Breakdown
    rappresenta tutto ciò di cui si sentiva la mancanza ultimamente, ovvero una
    trama di grandissima qualità unita ad un'interazione finalmente convincente, a
    discapito di una realizzazione visiva decisamente non all'altezza della
    situazione... ultimamente Xbox ci ha abituati a ben altri motori grafici (Ninja
    Gaiden docet). Se la mancanza di texture ad alta definizione non sono la vostra
    discriminante per l'acquisto di un gioco, nel momento in cui porterete a
    termine questa incredibile avventura inizierete sicuramente a sperare che Namco
    consideri l'idea di progettarne un seguito. Provare per credere.

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