Recensione Burnout Dominator Recensione: il ritorno di Burnout

Arriva il capitolo definitivo di Burnout

Recensione Burnout Dominator Recensione: il ritorno di Burnout
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  • Dominator

    Burnout Dominator si presenta come l'ultimo episodio della popolare ed apprezzata serie su Ps2. Quasi a rimarcare il momento di transizione, il prevedibile passaggio del brand sulle piattaforme di nuova generazione, Dominator si pone come estrema sintesi concettuale dei precedenti episodi. Il risultato è un concentrato - estremamente riuscito - delle caratteristiche peculiari appartenenti alle esperienze dei vari prequel, a cui sono state aggiunte poche (ma significative) migliorie.

    Ritorno alle origini

    Burnout è una saga che da sempre, rinunciando ad ogni pretesa di realismo e simulazione, ha puntato tutto sulla velocità pura. La scelta di un modello di guida semplice ed essenziale, tanto da richiamare alla memoria il feeling di titoli come Ridge Racer, in grado di essere padroneggiato da qualsiasi tipologia di giocatore, ha permesso di creare un titolo fortemente coinvolgente in cui esibirsi in manovre altamente spettacolari con estrema facilità. Questi aspetti uniti alla felice intuizione di ambientare le gare in circuiti densamente trafficati, hanno fatto la fortuna della serie.
    Nel corso degli anni, in ogni singola uscita, sono stati aggiunti elementi nuovi ed originali mentre nel contempo venivano affinati e perfezionati i capisaldi strutturali del titolo; Dominator si presenta come la somma completa di tutti questi elementi, il compendio definitivo del lavoro svolto dai Criterion sin dal lontano 2001.
    Del primo capitolo recupera l'essenzialità (rinunciando agli eventi crash), del sequel riprende (con le opportune variazioni del caso) il sistema di combo nella gestione del turbo, dal terzo (e mai troppo lodato) episodio recupera il feeling della guida ardita - e pericolosa - nel traffico, e infine dall'ultima puntata della serie viene mutuata la struttura non lineare dei circuiti. Tutto questo riveduto e corretto secondo gli attuali standard qualitativi per fornire il Burnout definitivo.

    Turbo e Takedown

    In definitiva dopo aver abbandonato le sperimentazioni di Burnout Revenge, i Criterion riprendono il discorso interrottosi con Burnout Takedown; la possibilità di poter tamponare liberamente il traffico nel proprio senso di marcia, per quanto spettacolare, aveva influito negativamente sulla difficoltà del titolo in generale, svuotando di significato alcuni tipi di eventi e riducendo drasticamente la sensazione di pericolo derivante dal doversi destreggiare nel caotico caos cittadino.
    Dominator quindi ripropone la formula vincente usata in Burnout Takedown, offrendo un confronto con il traffico decisamente più appagante: ogni scontro con gli altri veicoli non partecipanti alla gara provocherà incidenti, dalle conseguenze sempre deleterie (dalla semplice perdita di tempo e posizioni, alla distruzione del veicolo). Tuttavia prendere le distanze da ogni situazione di pericolo non sarà possibile; in Dominator lo scontro và corteggiato con costanza, cercato ma evitato solo all'ultimo momento utile. La guida spericolata infatti si rivelerà una delle principali fonti di approvvigionamento del turbo. Procedere contromano, eseguire curve in derapata, evitare le collisioni all'ultimo istante, si riveleranno costanti imprescindibili nella nostra guida - legate a filo doppio all'utilizzo del turbo.
    L'utilizzo di quest'ultimo infatti si rifà al secondo episodio della serie: Burnout Point of impact; ed in sostanza propone un sistema di concatenamento del turbo (il superturbo) legato allo stile di guida. Guidando in maniera aggressiva o provocando un takedown, si caricherà la barra del turbo, al suo massimo si potrà usufruire del cosiddetto superturbo. La peculiarità del superturbo sta nel suo poter essere utilizzato in maniera continuativa. Se durante una fase di guida in superturbo riusciremo a far ricaricare la barra prima di averne esaurito l'effetto, otterremo una carica supplementare. Il procedimento non ha limitazioni di sorta e si rivelerà la chiave di volta per vincere le sfide proposte ai livelli superiori. Ne consegue uno stile di guida improntato all'aggressività più estrema, in cui la semplice padronanza del mezzo o la perfetta conoscenza del circuito servono solo relativamente, in quanto per vincere è obbligatorio rischiare.
    Altro elemento fondamentale del gioco è costituito dai takedown (introdotti nell'omonimo episodio). Se gli incidenti con i mezzi che compongono il traffico sono scoraggiati, per quanto riguarda gli avversari in gara il discorso è completamente ribaltato. Ogni volta che entreremo in scia ad un avversario, lo tamponeremo o lo manderemo fuori strada, gli ruberemo una piccola carica di turbo. Nel momento in cui riusciremo a provocare un takedown verremo premiati con un intera ricarica di superturbo. Avremo anche la possibilità di immolarci dopo uno schianto, provocando l'esplosione del nostro mezzo, nel tentativo di vendicarci di un takedown (qualora si riuscisse nell'impresa, la ricompensa è il recupero dell'intera carica). Ciò che più è interessante notare è che il recupero di queste fondamentali caratteristiche ha permesso di creare un gameplay particolarmente valido. Gli elementi sopra descritti risultano perfettamente amalgamati tra di loro, sostenuti da un a curva di difficoltà praticamente perfetta e da un modello di guida semplice ma al contempo preciso ed intuitivo.

    Tutti in pista

    Finora è risultato lampante il deciso passo indietro compiuto da Criterion dopo il quarto capitolo, tuttavia se nelle meccaniche Burnout Revenge è stato accantonato, altri aspetti del non fortunato episodio sono stati ripresi in Dominator. Questi sono legati principalmente alla natura e alla tipologia dei circuiti creati per l'occasione, ricchi di biforcazioni e scorciatoie. La natura controversa di Revenge aveva infatti fatto passare in secondo piano l'ottimo track design del gioco; Dominator, risolto il problema delle meccaniche, si pone come riferimento anche in questo ambito, riprendendo il notevole lavoro svolto nel prequel. I tracciati di Dominator si rivelano custodi di numerosi passaggi che vanno trovati ed usati nel modo più opportuno, non sempre questi tendono ad abbreviare il percorso infatti; tra cancelli da sfondare a tutta velocità e vicoli (celati da cumuli di rifiuti) da imboccare, ogni tracciato (in tutte le sue varianti) contiene sempre più scorciatoie. Senza dimenticare che, ancor più che in Revenge, il track design si sviluppa in verticale: tra una rampa ed uno svincolo, tra un sentiero di montagna ed un'impalcatura capita sovente di usufruire di percorsi alternativi posti a svariati metri di altezza rispetto al normale procedere del traffico. Percorsi che il più delle volte termineranno con un salto (ma ancora più spesso con un vero e proprio volo) il cui risultato sarà ricongiungerci con il gruppo, laddove non ci permetta di passare in testa alla gara (per tacere la consueta dose di turbo). Novità esclusiva di Dominator, la possibilità di rivelare parti del tracciato mediante un takedown; è possibile abbattere delle barriere altrimenti non oltrepassabili in altro modo mandandovi contro un avversario, al fine di portate alla luce nuove intriganti parti del tracciato. Davvero notevole.

    Un mondo di motori

    Burnout è sempre stata una serie oltre che incredibilmente divertente, anche estremamente varia e longeva. Dominator non trascura nemmeno questo parte, proponendo una serie di eventi e di gare senza precedenti per numero e varietà. Abbiamo normali gare fra più avversari, testa a testa con unico avversario, gare cronometrate contro il tempo (ed il traffico), gare di demolizione e altro ancora.
    Interessante notare poi che alcuni eventi offrono una sfida secondaria, che se risolta, permette di sbloccare una nuova vettura; essa può consistere nello schivare un determinato numero di auto, o nel compiere una derapata di tot metri, etc. Ogni evento compiuto porta in dote punti necessari per sbloccare la classe successiva, e visto che i punti variano in base al piazzamento e agli obiettivi soddisfatti risulta palese che ci troviamo di fronte ad un prodotto dalla longevità decisamente sopra la norma.
    Resta da capire il perché in questa opera di sintesi e rielaborazione siano stati tagliati fuori gli eventi crash tipici dei passati episodi. Gli incroci trafficati su cui gettarsi provocando più danni possibili rappresentavano un ottimo passatempo ed una nota caratteristica della serie capace di sottolineare ancora di più lo spirito del gioco. Un vero peccato.

    Stile e tecnica

    Tecnicamente Burnout Dominator, come da tradizione Criterion, si pone come uno dei prodotti graficamente più all'avanguardia per Ps2. Niente da eccepire sul motore grafico:un frame rate costante a 60 fotogrammi al secondo (in cui gli sporadici rallentamenti rappresentano un limite non superabile), una sensazione di velocità resa perfettamente e ottimamente sottolineata da effetti di sfocatura molto riusciti, la pressoché totale assenza di disfunzioni quali pop up e bad clipping. A questo dobbiamo aggiungere texture che brillano per qualità e definizione, ed effetti di illuminazione davvero notevoli. Da un punto di vista prettamente stilistico, invece, viene confermata la scelta di tonalità più cupe (già vista ed apprezzata in Burnout Revenge) capace di mettere in risalto gli splendidi giochi di luce provocati dai riflessi sulle carrozzerie.
    Il sonoro purtroppo costituisce l'ennesimo passo falso della serie. La qualità degli effetti sonori è indiscutibilmente alta, mentre la track list risulta piuttosto inadatta al gioco - e basti pensare che girlfriend di Avril Lavigne risulta essere uno dei pezzi più coinvolgenti. Si poteva fare sicuramente di più.

    Burnout Dominator Burnout DominatorVersione Analizzata PlayStation 2Dominator è esattamente quello che ci si poteva aspettare: il Burnout denitivo. Un racing game di stampo arcade in cui la velocità è l’indiscussa protagonista. Divertente, vario, e coinvolgente: questi sono i tre aggettivi che meglio qualificano questa esperienza. L’unico appunto che si possa muovere a questo titolo è rappresentato dall’assoluta mancanza di innovazione proposta, quindi se già avete giocato ai precedenti episodi forse è il caso di ponderare bene questo acquisto. In caso contrario compratelo senza remore.

    8

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