Call of Duty Cold War Recensione: Black Ops è tornato

Il nuovo capitolo della serie Black Ops ci porta nel vivo della guerra fredda: sarà un episodio all'altezza delle aspettative?

Call of Duty Black Ops Cold War 4K
Recensione: PlayStation 4 Pro
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Dopo il grande successo registrato da Modern Warfare, l'esordio di Cold War rappresenta una doppia sfida per Activision: da una parte il titolo deve necessariamente confermare la bontà della rotta inaugurata lo scorso anno, e dall'altra ha l'obbligo di onorare la memoria di una delle migliori parentesi di Call of Duty, quella segnata dai primi due Black Ops. Per soddisfare appieno le legittime aspettative dei fan, il team di Treyarch ha deciso di riportarci dove tutto è iniziato, a cavallo di quella cortina di ferro che negli anni ‘80 rappresentava il fronte conteso tra Stati Uniti e Unione Sovietica, due superpotenze impegnate in una guerra fredda apparentemente senza fine.

    Di nuovo sulla breccia, ci troveremo al fianco di alcuni dei personaggi più iconici del franchise, alle prese con un complotto che minaccia di spostare sulla mezzanotte le lancette dell'orologio dell'apocalisse. Sì, ragazzi, Black Ops è tornato.

    Viaggio oltre la cortina di ferro

    Se col precedente Modern Warfare il team di Infinity Ward aveva voluto segnare un nuovo punto d'inizio per la saga militaresca di Activision, proponendo un ritorno alle origini capace di reinterpretare efficacemente il canone ludico e narrativo di Call of Duty, Cold War torna a ribadire la filosofia alla base del percorso intrapreso lo scorso anno.

    L'opera di Treyarch si presenta come un seguito diretto dell'originale Black Ops, con una proposta che però assume i tratti di una vera e propria antologia di tutto ciò che aveva reso memorabili i primi due capitoli del sub-brand "spionistico". Intrighi internazionali, ambiguità morale, sequenze traboccanti di adrenalina e piombo, scelte difficili e svolte inattese: questi gli ingredienti alla base di una campagna che gioca con i classici cliché dell'epica guerresca di Call of Duty, senza però cedere alla tentazione di scadere nella celebrazione del patriottismo a stelle e strisce. Sì, gli americani tornano ad vestire i panni dell'ultima linea di difesa contro le oscure macchinazioni dei "russi cattivi", ma nella realtà dei fatti la storia non perde occasione per mettere in dubbio la retorica del patriottismo spicciolo, portando avanti un racconto nel quale i concetti di bene e male perdono di definizione, abbracciando una scala di grigi ben più stimolante. Una rotta concettuale valorizzata dal ritorno dei bivi narrativi di Black Ops 2 (per saperne di più vi rimandiamo alla recensione di Call of Duty Black Ops 2), in grado di generare conseguenze significative sull'intreccio e sulle sorti dell'alter ego del giocatore: un veterano senza volto chiamato "Bell", coinvolto in un'operazione speciale della CIA assieme a diversi volti noti della serie di Treyarch.

    Poco dopo l'inizio della campagna, saremo dunque chiamati a definire il profilo del nostro avatar, scegliendo nome, genere (è presente un'opzione non binaria che non comporta particolari differenze), corpo di appartenenza e attitudini personali. Queste ultime (se ne possono selezionare due) sono in buona sostanza dei perk in grado di alterare l'efficacia battagliera del personaggio: optando per "Tendenze Violente", ad esempio, otterremo un bonus del 25% ai danni, mentre il tratto "Impassibile" ridurrà considerevolmente l'oscillazione del mirino dopo una grave ferita.

    Seppur all'apparenza pretestuoso, questo passaggio risulta in realtà perfettamente integrato nella trama ordita dal team di Santa Monica, che lungo il tragitto verso i titoli di coda (che arrivano dopo 5-6 ore) riesce a sovvertire a più riprese le aspettative della platea, con dei colpi di scena intelligenti e di grande impatto. Più in generale, è bello scoprire come determinate scelte dialogiche, e le loro conseguenze sullo scorrere delle missioni, portino a variazioni piuttosto intriganti sia sul fronte narrativo che su quello ludico. Non possiamo ovviamente scendere troppo nel dettaglio, ma ci teniamo a precisare che questi momenti contribuiscono ad esaltare quel senso di ambiguità morale che caratterizza per intero l'esperienza.

    Se da una parte le scelte del giocatore possono influire sulla presenza di incarichi aggiuntivi durante le missioni o sul copione di alcune cutscene, dall'altra le missioni secondarie vere e proprie non ci sono sembrate egualmente efficaci. La bacheca presente nel rifugio berlinese della nostra cricca include infatti due operazioni, Chaos e Red Circle, che richiedono agli utenti di scovare ed elaborare i diversi indizi raccolti durante le varie tappe della campagna, al fine di massimizzare il successo dei nostri assalti.

    Una dinamica che dona un valore inedito alla "caccia ai collezionabili" tipica della serie, pur sfociando in due missioni decisamente piatte e sottotono, che peraltro incidono in maniera minima sull'esito dell'avventura, e sui finali multipli oltre il capolinea narrativo.

    A questo proposito, Cold War propone un classico "bivio finale" che lega il destino delle parti in causa a una singola decisione, ma si tratta tutto sommato di una scelta di design che, nel contesto di un gioco come Call of Duty, non incide più di tanto sul bilancio qualitativo dell'esperienza. Dal canto nostro, avremmo sicuramente gradito se il team avesse optato per una soluzione più raffinata, capace di valorizzare appieno la struttura del racconto, e da questo punto di vista continuiamo a ritenere Black Ops 2 il campione della serie.

    Detto questo, però, la varietà dell'offerta single-player di Cold War lo porta comunque a conquistarsi un posto tra i migliori Call of Duty mai approdati sul mercato: tra sequenze d'infiltrazione con un numero sorprendente di possibilità d'approccio, sezioni veicolari al cardiopalma, forsennate sparatorie e fughe precipitose, il titolo riesce a mantenere l'interesse alle stelle dal primo all'ultimo proiettile sparato, disseminando lungo il percorso un gran numero di scene memorabili.

    Si nota qualche piccola ingenuità sul fronte della sceneggiatura, qualche svolta un po' più "telefonata" rispetto alle altre, ma la messa in scena si attesta sempre su ottimi livelli, col contributo di una regia esperta e di una caratterizzazione dei personaggi decisamente efficace. Nel complesso, quindi, Cold War riporta la saga di Black Ops ai fasti delle origini, un discorso che ci sentiamo di estendere anche al comparto multigiocatore.

    Un'offerta multiplayer da leccarsi i baffi

    Nella composizione dell'offerta multigiocatore di Cold War, gli sviluppatori di Treyarch hanno perseguito un duplice obiettivo: rispettare il nuovo standard d'eccellenza fissato con Modern Warfare e restituire agli amanti di Black Ops il feeling tipico della serie. In questo senso, la prima, grande differenza rispetto all'ultimo Call of Duty è rappresentata da un "time-to-kill" nettamente superiore rispetto a quello della precedente iterazione della saga, ma comunque al di sotto del generosissimo TTK di Black Ops 4. Tempistiche che, a nostro avviso, non alterano in maniera consistente i ritmi tipici di Call of Duty, nel pieno rispetto di quella che è sempre stata la natura frenetica del multiplayer di casa Activision.

    La misura scelta da Treyarch garantisce ai giocatori un buon margine di manovra per le proprie ritorsioni balistiche, mentre il ritorno della barra della vita - opzionale - offre la sensazione di avere un maggiore controllo sull'esito di ogni sparatoria. Nell'ottica di preservare il carattere originale del gameplay, preferibilmente nella sua declinazione "run and gun", il team ha anche deciso di rimuovere la possibilità di sfruttare le superfici come punto d'appoggio per le varie bocche da fuoco (leaning e mounting), in modo da scoraggiare - almeno in parte - il camping selvaggio. Sulle stesse note, torna anche lo sprint infinito: una scelta che non metterà tutti d'accordo, ma che ci è sembrata coerente con il dinamismo che caratterizza il comparto multiplayer di Cold War. Tutti questi elementi contribuiscono a definire un'esperienza tanto familiare quanto appagante, sostenuta da un gunplay solido, reattivo e credibile, e da un map design di ottima fattura. Il pacchetto di lancio include dieci mappe che ci porteranno a imbracciare le armi in un buon numero di scenari differenti, dal lungomare di Miami alle distese innevate di un resort sciistico in pieno territorio sovietico.

    Le peculiarità di alcune location, come l'ormai celebre Armada (ambientata su due portaerei in pieno oceano Atlantico), impongono tempi d'adattamento un po' più lunghi rispetto ai canoni della serie, ma la gestione di corsie, traiettorie e spazi aperti appare intelligente e ben congegnata. Come nel caso di Modern Warfare, la struttura delle mappe tende a promuovere una notevole diversificazione delle strategie d'ingaggio, anche sfruttando una verticalità che non tradisce mai i dogmi della ritrovata filosofia "boot on the ground" del franchise.

    La varietà dei campi di battaglia conduce poi a una moltiplicazione delle possibilità d'approccio in seno al gameplay, che nel caso delle modalità più tattiche può offrire fertile per la messa in atto di piani particolarmente elaborati, tra diversivi e attacchi a tenaglia. È questo il caso di Scorta VIP, una nuova modalità sei contro sei che richiede a uno dei team di portare in salvo (presso uno dei due punti di estrazione) una risorsa chiave, che la squadra avversaria dovrà abbattere a tutti i costi.

    Per aggiudicarsi ogni turno sarà quindi necessario completare l'obiettivo o, in alternativa, eliminare tutti i membri dello schieramento nemico. Tra le aggiunte figurano anche Squadre d'Assalto: Bomba Sporca e Armi Combinate, entrambe ambientate su mappe di dimensioni piuttosto generose. La prima coinvolge 40 giocatori suddivisi in team da quattro, che per conquistare la vittoria dovranno uccidere nemici, raccogliere scorte d'uranio e infine detonare diversi "ordigni sporchi" distribuiti in giro per gli scenari, cercando di coordinarsi al meglio per arginare la concorrenza e bilanciare i malus innescati dal trasporto del materiale radioattivo, che blocca i perk e la rigenerazione della vita, e riduce la velocità di movimento e la salute dei soldati.

    Armi Combinate è invece una modalità che sfida due squadre da dodici giocatori a contendersi una zona neutrale al centro della mappa, per poi procedere alla cattura della base nemica e aggiudicarsi il match. Come nel caso di Ground War, si tratta di un tentativo di adattare alle logiche di Call of Duty alcune delle dinamiche tipiche di Battlefield, purtroppo con risultati altalenanti. Per quanto l'equilibrio degli scontri sia generalmente migliore rispetto a quello di Guerra Terrestre, l'impiego dei veicoli e la dispersività delle mappe non si sposa particolarmente bene con i ritmi e le caratteristiche di COD, che sembra così allontanarsi fin troppo dalla sua dimensione ideale.

    Armi Combinate acuisce peraltro quello che, almeno per il momento, sembra essere il principale difetto di Cold War sul fronte del bilanciamento: i colpi dei cecchini sono ancora una sentenza di morte senza appello, e ci auguriamo che il loro strapotere venga presto ridimensionato. Al netto di queste incertezze, l'offerta multiplayer del nuovo Black Ops si conferma solida e appagante, sostenuta da una raccolta di modalità classiche che non mancheranno di soddisfare gli appassionati dello shooter di Activision.

    Progressione e modalità Zombie

    Parlando di classici, è impossibile non citare un ritorno particolarmente atteso, quello delle scorestreak, introdotte per la prima volta proprio da Treyarch in Black Ops 2. A differenza delle killstreak di Modern Warfare, legate esclusivamente all'accumulo di uccisioni, questo sistema premia i giocatori anche per le azioni di supporto e per il raggiungimento degli obiettivi di ogni modalità, promuovendo così il gioco di squadra. Per quanto riguarda gli effetti delle varie scorestreak - che includono droni spia, torrette automatizzate e attacchi aerei - non abbiamo avvertito storture evidenti nel bilanciamento generale, sebbene si tratti di una considerazione da valutare sul lungo periodo.

    Un discorso che riguarda anche l'armamentario a disposizione dei giocatori, che comprende una mole considerevole di strumenti letali perfettamente in grado di saziare gli appetiti dei guerriglieri digitali. Il Create-a-Class di Cold War è una sorta di ibrido tra il classico Pick Ten di Black Ops e quello visto nell'ultimo Modern Warfare: i giocatori possono comporre la propria dotazione bellica scegliendo un'arma principale, una secondaria, un equipaggiamento letale (come granate esplosive, C4 e molotov), uno tattico (granate stordenti, fiale per il recupero della salute, bombe fumogene, ecc.), un potenziamento da campo (ad esempio il classico Sistema Trophy o una mina di prossimità), tre perk e una wildcard utile a infrangere alcune delle regole base del loadout. Anche in questo caso, non abbiamo rilevato particolari fratture negli equilibri del sistema di personalizzazione della classe, che include una versione parzialmente rivista del Gunsmith del precedente capitolo, ancora più leggibile e intuitivo.

    Nulla da recriminare neanche per ciò che riguarda il sistema di progressione, per la gran parte sovrapponibile a quello di Modern Warfare e condiviso tra tutte le modalità di gioco. Una scelta, quest'ultima, che può rappresentare un ulteriore incentivo a spendere qualche ora nel tentativo di respingere le orde infernali tra le maglie dell'amatissima modalità Zombie, che si presenta all'appuntamento col lancio in una forma smagliante.

    Il primo atto della storia (a tutti gli effetti un reboot del corso principale di Zombie) conduce i giocatori in una remota base di ricerca nazista tra le montagne di Morasko, Polonia.

    Qui dovremo farci strada tra i non morti per ricacciare nelle tenebre un antico orrore risvegliato dagli scienziati del Reich, accumulando i punti necessari per sbloccare nuove armi (di rarità crescente) e percorsi, e infine sconfiggere una volta per tutte le forze del male. Oltre alle dinamiche classiche della modalità (potenziamenti pack-a-punch, distributori di bonus, segreti da scoprire), la nuova iterazione di Treyatch vanta diversi accorgimenti che influiscono positivamente sulla "qualità della vita" dei giocatori.

    La mappa, benedetta da un eccellente level design, risulta ad esempio più leggibile grazie a diversi segnali che facilitano la navigazione, mentre la segnalazione dei nemici sulla minimappa favorisce la pianificazione di strategie difensive più efficaci. Abbiamo inoltre gradito la possibilità di iniziare ogni partita imbracciando l'arma principale di una delle nostre classi personalizzate, e di interrompere anticipatamente il massacro (ogni 10 turni) richiamando sul posto un elicottero di soccorso. Piacevole, seppur meno brillante, anche la modalità secondaria Carneficina, che sfida i giocatori ad inseguire un nucleo di energia oscura da ricaricare a suon di uccisioni, in un ciclo infinito di morte e brutalità.

    Allontanarsi dall'aura emessa da questo nodo energetico provoca il progressivo esaurimento della salute dei combattenti, che dovranno attraversare continuamente la mappa falcidiando carcasse rianimate e mostri d'elite. Ci teniamo a precisare che, per quanto divertente, Carneficina tende a scadere nel ripetitivo dopo solo una manciata di match, quanto basta per offrire alla platea un occasionale svago dalle routine delle altre istanze multigiocatore. Una considerazione che riguarda anche Dead Ops Arcade 3, modalità che torna a proporre una bizzarra reinterpretazione "twin stick shooter" delle imprese guerresche di Zombie.

    Comparto tecnico e supporto post lancio

    Passando al versante tecnico, Cold War eredita buona parte dei tratti vincenti dell'ultima versione dell'IW Engine, a partire da un'ottima gestione delle fonti di luce, che permette al sistema di illuminazione di esaltare la forza della messa in scena, specialmente durante la campagna. L'abbondanza di riflessi e dettagli amplifica l'impatto di ogni sequenza di gioco, contribuendo al coinvolgimento sensoriale dei giocatori, complice un level design che, al netto di qualche piccola caduta di stile, rende l'esperienza ancor più vivida e trascinante.

    Anche la modellazione poligonale si dimostra perfettamente in grado di valorizzare le performance attoriali dei protagonisti digitali, sebbene la resa complessiva del comparto grafico risulti meno convincente rispetto a quella di Modern Warfare. Non si tratta di un divario netto, sia chiaro, ma la pulizia generale dell'immagine sembra collocarsi al di sotto del livello fissato dal titolo di Infinity Ward. Non abbiamo ad esempio percepito l'ampio uso della fotogrammetria visto nell'ultimo Call of Duty, e anche la texturizzazione non ci è sembrata altrettanto efficace.

    Un piccolo passo indietro che si fa meno visibile sul versante multigiocatore dove, al netto degli ovvi sacrifici a favor di prestazione, il titolo sfoggia comunque un comparto visivo di tutto rispetto. Abbiamo inoltre notato qualche fluttuazione in più sul fronte del frame rate, con qualche occasionale fenomeno di stuttering (sia dell'immagine che delle ombre) che speriamo venga eliminato al più presto. Parliamo comunque di sporadici tentennamenti che non inficiano in alcun modo la solidità generale dell'esperienza, che rimane sempre vicina alla soglia dei 60 fps.

    Un ambito in cui il titolo non mostra alcuna differenza rispetto a Modern Warfare è quello dell'intelligenza artificiale, che come sempre rende i nemici dei semplici bersagli mobili pronti a ricevere una buona dose di piombo. Considerando la maggiore presenza di sezioni stealth, avremmo certamente gradito se gli sviluppatori avessero fatto uno sforzo in più nel rifinire gli schemi comportamentali degli avversari ma, di nuovo, si tratta di un peccato veniale nel quadro di un prodotto come Call of Duty. Ottimo invece il comparto sonoro, sia per quel che riguarda l'effettistica che per quanto concerne il doppiaggio italiano, capace di dare pieno supporto alla caratterizzazione narrativa dei personaggi. Eccellente anche l'accompagnamento musicale, che offre un ricco banchetto delle sonorità synth pop tipiche degli anni ‘80.

    Come nota di coda, non possiamo fare a meno di spendere qualche parola sulla rotta virtuosa scelta da Activision per il supporto post lancio di Cold War: tutti i contenuti aggiuntivi (compresi quelli di Zombie) saranno infatti distribuiti gratuitamente, in linea con il percorso intrapreso con l'ultimo capitolo della serie. Ogni modalità sarà inoltre giocabile in cross play con gli utenti delle altre piattaforme, comprese quelle next-gen. Entro la fine dell'anno, con l'esordio del Seasonal Prestige di Warzone, arriverà anche l'unificazione dei sistemi di progressione legati Battle Pass, che permetterà ai giocatori di accumulare livelli giocando a tutti i recenti titoli della famiglia Call of Duty.

    Call of Duty Black Ops Cold War Call of Duty Black Ops Cold WarVersione Analizzata PlayStation 4 ProForte di una campagna ben scritta e di grande impatto, densa di svolte decisionali significative e colpi di scena ben congegnati, Cold War si dimostra in grado di sorreggere la pesante eredità della serie di Treyarch. Questo al netto di qualche scelta di design meno riuscita delle altre, che comunque non inficia la qualità complessiva del racconto. Sul fronte del multiplayer, l’ultimo Call of Duty rappresenta invece una gradita conferma, proponendo un’esperienza varia, corposa, intensa e decisamente in linea con gli standard segnati dal precedente Modern Warfare. Anche in questo caso, i difetti principali dell’offerta riguardano le modalità più popolate, che continuano a non sposarsi bene con il carattere ludico del franchise. Anche il ritorno di Zombie contribuisce ad arricchire l’efficacia della proposta “classica” di Black Ops, con l’aggiunta di diverse migliorie che influiscono sulla “qualità della vita” degli utenti. Seppur solido e convincente nel complesso, il comparto tecnico mostra qualche neo in più rispetto a quello dell’ultimo Call of Duty, mentre promessa di un supporto post lancio virtuoso e gratuito per tutti lascia ben sperare circa il futuro prossimo del titolo.

    8.5

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