Recensione Call of Juarez Recensione: il Vecchio West a suon di revolver

Il vecchio West finalmente al massimo splendore sui nostri PC: Ubisoft pubblica Call of Juarez, FPS ambientato nel polveroso West.

Recensione Call of Juarez Recensione: il Vecchio West a suon di revolver
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • Pc
  • In un pugno di uomini...

    Le software house di oggi sono spesso costituite da veri e propri nuclei cittadini per via delle numerose figure, e ruoli, necessari alla realizzazione di giochi sempre più sofisticati e complessi. Techland, sviluppatore polacco divenuto famoso per la serie di CHROME, è una piacevole eccezione a questo trend e la sua differente filosofia di approccio al mondo dello sviluppo è ben evidenziata dai titoli pubblicati, tecnicamente non allo stato dell'arte ma ricchi, anzi ricchissimi di contenuti.
    Se le idee non mancano si ha modo di esplorare terreni minati su cui si è tentato di fornire una chiave di lettura originale e vincente con giochi sulla carta promettenti ma che al banco di prova hanno miseramente fallito... Techland alza il tiro e con il suo ultimo parto, Call of Juarez (da ora CoJ) si fa carico di oneri (ed onori...) per un FPS a cui viene affidato l'arduo compito di riportare in auge sui nostri schermi un momento storico quasi dimenticato dall'industria videoludica, il vecchio WEST.

    Riuscirà questo titolo oltre a divertire il trepidante pubblico che da mesi ne attende scalpitante l'arrivo e soprattutto... l'immersione sarà tale da immergere il giocatore in un contesto tanto amato quanto stereotipato?

    Il mattino ha l'oro in bocca, ma il martirio dispensa calcioni a non finire.

    Se la vita è fatta a scale, per cui c'è chi scende e c'è chi sale, il giovane Billy The Candle (la candela) ha sfondato da tempo il pavimento della cantina, scavando un tunnel per raggiungere il centro della terra.

    Vivere nel West non doveva essere uno scherzo, per tutti i motivi che possiamo facilmente dedurre, figuriamoci poi non avendo un cognome perché nostro padre se l'è svignata appena siamo nati e il colore della nostra pelle è un tantino più abbronzato di quello dei nostri compagni d'asilo.
    Divenire oggetto dello sfogo dello stress quotidiano di Hope, la cittadina del ragazzo, non è sicuramente faccenda di poco conto, dovendo accettare anche la beffa del nomignolo, "la candela", per via del medaglione che nostra madre ci ha donato da piccoli, raffigurante proprio la cerosa fonte di luce. Inutile dire che nessuno eccetto la madre cerca di portare un minimo di rispetto al ragazzo, al punto che persino il reverendo del posto, fratello del manesco patrigno del giovane, si prodiga di legnate nei confronti del povero Billy.

    Per tanto il ragazzo, dopo un cazzotto paterno, una pedata a catechismo e una serie di schiaffoni assortiti raccolti mentre va a far spesa, decide bene di cambiare aria e di andare alla ricerca del mitico oro di Juarez, immenso tesoro azteco nascosto all'arrivo dei coloni spagnoli. Il desiderio di dimostrare al mondo d'essere qualcosa di più di un semplice sacco da box, si infrange clamorosamente dopo due anni di caccia al tesoro, quando il giovane Billy, che fino ad allora aveva vissuto "alla giornata", torna a casa dalla madre con le classiche pive nel sacco.

    Sfortunatamente e quindi in linea con lo stile di vita del ragazzo, il tapino, una volta giunto al ranch dei genitori, trova quest'ultimi morti stecchiti davanti la porta della stalla, sulla quale si poteva leggere una minacciosa scritta segnata con il sangue delle vittime CALL OF JUAREZ.
    Ovviamente chi aveva ucciso i genitori non si era curato del rumore, richiamando l'attenzione dello zio del ragazzo, il quale matematicamente, trovando Billy sul luogo del delitto, lo ritenne responsabile degli eventi e si propose, vista la sua veste clericale, di portarlo al cospetto del giudizio divino. Da qui ha inizio una serrata caccia all'uomo con la fuga del nostro, in parte nel tentativo di scagionare la propria colpevolezza (davvero poco presunta...), e dall'altro dalla dimessa dei panni del parroco di campagna per il ritorno alle vestigia del pistolero efferato ed illuminato, con il compito di rappresentare niente poco di meno che la somma giustizia divina.

    La fenomenologia dello spirito e il dualismo della materia.

    Se avevate dei dubbi riguardanti l'atmosfera che si respira nel gioco, potete quindi tranquillizzarvi, perché oltre che una storia veramente azzeccata e soprattutto molto Western, il titolo ha tutta una serie di elementi che vi caleranno direttamente fra la polvere e gli arbusti, in puro stile mezzogiorno di fuoco.
    Come prima cosa occorre focalizzare il punto nodale su cui è articolato l'intero gioco, in altre parole la possibilità di vivere la storia sia dal punto della preda Billy, sia indossando l'impermeabilone nero del cattivissimo reverendo Ray: la scelta del personaggio con cui giocare non è lasciata al giocatore, ma è integrata nella struttura narrativa del titolo... la narrazione degli eventi è strutturata ad episodi in cui assumerete le parti di uno dei due protagonisti principali.

    Sul piano narrativo questo espediente, oltre a far brillare maggiormente la caratterizzazione dei singoli personaggi mettendone in evidenza le peculiarità caratteriali, da modo sia di vivere alcuni passaggi chiave dell'avventura in maniera parallela sia di omettere delle piccole cesure su eventi di poco conto. Inoltre questo dualismo sul piano dei protagonisti è ben lungi da essere un fattore meramente stilistico e narrativo, in quanto ha precisi effetti sul gameplay a seconda del personaggio gestito.

    In aggiunta all'età e al precario stato di salute psichica, la differenza maggiore che rintracciamo nei personaggi risiede nel diverso approccio verso la bruta azione: ad esempio il giovane Billy predilige evitare il contatto con i nemici, cercando di aggirarli silenziosamente e sgusciare alle loro spalle, sfruttando movimenti felini e pertugi oscuri in pieno stile Stealth.
    Non per nulla il giovane predilige un armamento piuttosto soft, costituito da una fedele frusta, qualche pistola e più in là nel gioco, di un cattivissimo arco indiano.
    Per la frusta in particolare occorre aprire una piccola parentesi, poichè Billy non avrà nulla da invidiare a Indiana Jones: grazie alle proprietà elastiche di questo cattivissimo mezzo d'offesa, il giovane utilizzerà la frusta a mo' di rampino per attaccarsi a rami e quindi attraversare dirupi, assolutamente proibitivi da superare con un semplice salto.

    Il vecchio e cattivissimo Ray, invece, incarnerà la figura del pistolero grintoso, che non deve chiedere mai, neppure le cartucce: il buon sacerdote prediligerà l'uso di revolver, fucili ad anima lisca e rigata, ed addittura esplosivi, per risolvere pacatamente qualsiasi situazione gli si pari davanti... vista la sua propensione per il piombo e il suo passato da pistolero infallibile, il buon priore sarà in grado di usare una sorta di bullet time per facilitare la prematura dipartita dei nemici. Se in apparenza può sembrare l'ennesima rivisitazione del classico meccanismo di sterminio virtuale, c'e' una piccola ventata di novità: sostanzialmente una volta attivata tale modalità, appariranno sul video due mirini distinti a identificare il punto esatto a cui l'arma punta dal momento dell'estrazione dalla fondina, sino a cui risulta totalmente spianata. La traiettoria dei mirini percorre la diagonale che separa il centro dello schermo dai vertici sinistro e destro, quindi sfruttando il loro moto unito al movimento del mouse saremo in grado di puntare con cura i nemici, farcendoli di piombo come un tacchino per il giorno del ringraziamento.

    Dulcis in fundo, per dare sfogo al macho che c'è in ognuno di noi, non mancherà la modalità duello: allo scadere di un timer, dovrete muovere il mouse prima in basso e poi verso l'alto per simulare l'estrazione dei cannoni che alloggiano nelle vostre fide cartucciere, per poi mirare alla testa del malcapitato di turno e fare fuoco affermando ancora una volta la dura legge del west!

    Questa soluzione narrativa, stilistica e pratica ai fini della giocabilità, amplia senza dubbio lo schema di FPS che siamo soliti conoscere permettendo un'immersione full-time all'interno delle vicende di gioco.

    Una 44 magnum per l'ispettore Challagan...

    Sempre parlando della giocabilità del titolo, importanza cruciale viene attribuita all'arsenale a nostra disposizione: in virtù dell'ambientazione storica, sarebbe stato impensabile e realisticamente poco credibile, porre una sorta di gerarchia di potenza ed efficacia delle armi, come negli FPS canonici in cui all'inizio sfoggiamo un'arma meno potente di uno schiaccia-zanzare e alla fine sventoliamo uno dei cannoni della Morte Nera: per tanto, le armi in CoJ sono divise in categoria d'arma (pistole, fucili, esplosivi) e si differenziano all'interno della stessa sezione per tempi di ricarica, capienza del caricatore e precisione. Occorre prendere in considerazione anche un fattore particolare, caratteristico di ogni oggetto esistente a cui tempo ed utilizzo creano molte grane: lo stato di conservazione.
    Ogni modello che incontreremo nel gioco può essere rinvenuto sotto forma di vero e proprio ammasso di ruggine che spara per puro miracolo, oppure come nuovo fiammante ed inoltre potrà benissimo capitare che dopo una sparatoria piuttosto vivace una delle nostre pistole esploda abbandonandoci prematuramente, per l'eccessiva usura causata dalla nostra dannata propensione ad attaccarsi al grilletto.

    Occorrerà, quindi, non perdere di vista lo stato dell'arma (inizieranno a fumare in modo allarmante!) e cambiarla quanto prima con una rinvenuta dal corpo di un nemico accoppato per evitare di trovarsi sul più bello con una pistola senza tamburo.
    La ricerca del realismo sul piano dell'arsenale comporta anche un particolare stile di gioco: avendo a disposizione soltanto armi con fuoco semiautomatico, la cui potenza di fuoco non è maggiore rispetto a quella che può vantare il nemico, dovremo cercare di sparare in modo chirurgico, tentando di mirare agli arti per rallentare il nemico oppure alla testa per fermarlo definitivamente.
    Come un gioco a scatole cinesi, il particolare gameplay ci spinge a prendere in seria considerazione l'intelligenza artificiale dei nemici: questi maledetti "cani della prateria" avranno il brutto vizio di disporsi tatticamente a tenaglia, cercando di intrattenerci con uno sbarramento di fuoco di copertura mentre altri tenteranno di sorprenderci su un lato: il giocatore astuto, visto e considerata la potenza di fuoco che certo non consente di comportarsi come dei veri e propri Rambo digitali, dovrà cercare di ripararsi quanto più possibile usando gli elementi dello scenario ed evitare le manovre offensive dei nemici.

    Ritornando al filo logico del discorso, basato sull'atmosfera del titolo, non possiamo altro che elogiare lo sforzo dei ragazzi della Techland, che andando controcorrente rispetto agli schemi di gioco triti e ritriti, hanno creato da zero un concept veramente intrigante ed evocativo, capace di far sfoggiare al titolo un'identità propria.

    Chi scherza con il fuoco prima o dopo si scotta le dita, e non solo...

    Oltre che essere un fiero FPS, CoJ propone anche qualche piccolo puzzle game basato sul motore fisico che da vita al gioco...

    Chi ha giocato ad Half Life, probabilmente conoscerà bene l'importanza della fisica in un videogioco di ultima generazione e i ragazzi della Techland non sono da meno: ogni oggetto presente a schermo vanta un proprio modello fisico, determinato dal peso e dalla forma del corpo che potrà essere usato a piacimento per cavarsi d'impaccio in ogni situazione. Ad esempio, potrà verificarsi che per accedere ad aree offlimits, specialmente nei panni del prode Billy, si dovrà ricorrere a vere e proprie scale "di fortuna", con barili e casse disposte ad arte o che, in altri frangenti, occorrerà sparare a qualche particolare oggetto per innescare una reazione a catena e consentire la costruzione di passerelle d'emergenza per tagliare la corda da contesti a dir poco roventi.
    Un particolare appunto va speso per il concetto di rovente poiché il gioco spesso ci consentirà di usare il più scottante dei cinque elementi a nostro favore: non sarà infatti raro avvalersi di vecchie lanterne per cospargere di kerosene un particolare ambiente per poi incendiarlo e fare flambè una buona dose di nemici.

    Ogni oggetto fisicamente incendiabile prende realmente fuoco, dando quindi modo di ricreare un vero e proprio inferno su piccola scala: se ci trovassimo di fronte a un carro pieno di nemici che ci hanno teso un'imboscata, potremo benissimo afferrare una lanterna e lanciarla sul bordo del carro: non appena conficcheremo una pallottola nelle vicinanze della superficie intrisa di carburante arrostiremo l'intero carro e ogni materiale legnoso nelle aree limitrofe (compresi i cadaveri!!!) lasciando quindi ben poca speranza di sopravvivenza ai malcapitati di turno. Si tratta di un esempio, ma rende bene l'idea quanta libertà di azione sia concessa in CoJ anche se, c'è un ma... il gioco non consente vie alternative di risoluzione, costringendo il giocatore ad un cammino ben preciso e delimitato dai classici dirupi o cigli insormontabili.

    Questo piccolo neo, non mina più di tanto la struttura di gioco, ottima ed elaborata, ma può far storcere il naso a coloro che pretendono una libertà d'azione totale. Non ci sentiamo tuttavia di pregiudicare un titolo d'ampio respiro quale CoJ per un aspetto simile, visto che non siamo giunti ancora ad una vera e propria libertà d'azione ludica, anche nella blasonata serie GTA.

    Ehi tipo, di che calibro è la tua sputafuoco?

    La realizzazione tecnica di CoJ è veramente invidiabile sotto ogni punto di vista: il Chrome engine, il motore grafico proprietario della TECHLAND (usato nella serie Chrome e aggiornato per le circostanze) che muove il gioco, riesce nell'ardua impresa di fornirci il west più bello che sia stato mai visto su un PC.

    In aggiunta alle ottime texture e alla bellezza dei modelli poligonali, la peculiarità del titolo risiede nella fenomenale implementazione degli effetti speciali, dei giochi di luce e particellari: zoommando la visuale su determinati punti dell'ambiente, correremo veramente il rischio di slogarci la mascella di fronte all'effetto di sfocatura che viene a crearsi sui corpi in secondo piano rispetto al punto osservato.
    Ogni fonte di luce si avvale dell'HDR (se attivato ovviamente), creando effetti sublimi e tecnicamente ineccepibili, per non parlare poi dell'effetto calore dovuto all'arsura del deserto messicano, reso in maniera realistica e veritiera. Altro piatto forte della produzione è la realizzazione della polvere, nota peculiare d'ogni western che si rispetti: attraversando le stradine di Hope, non potremo non notare la polvere alzata dal vento, oppure quella generata da un proiettile che si conficca in una qualche superficie.

    In alcune circostanze, specialmente quando siamo sotto una vera e propria pioggia di piombo e cerchiamo di rifugiarsi dietro un riparo di fortuna, saremo letteralmente accecati dalla polvere prodotta dalle ogive che attenteranno al nostro capo, al punto tale da dover attendere un attimo la dispersione dei detriti prima di poter prendere la mira e rispondere al fuoco.
    Stesso discorso vale per il fumo generato dalle canne delle nostre pistole, specialmente per quello che concerne i fucili: dovete crederci quando diciamo che sparare con una doppietta da l'impressione di avere in mano una un bazooka, visto l'impatto devastante del piombo sul malcapitato di turno, il polverone generato dai pallini della rosata che non hanno colpito il nemico e sono andati ad infrangersi sullo scenario ed infine, il fumo sprigionato dalle canne.

    Per quello che riguarda il design dei livelli, dobbiamo ancora una volta toglierci il cappello e applaudire CoJ: la realizzazione delle città e soprattutto delle foreste è veramente curata e ricca di buoni modelli poligonali accompagnati da texture dettagliate e nitide, specialmente per quello che riguarda la flora del posto, talmente rigogliosa e ben fatta al punto da farci soffermare ad ammirare particolare locazioni per la loro bellezza. Anche i modelli tridimensionali dei nemici e dei personaggi non giocanti hanno gli attributi per mettersi in mostra sia per qualità sia per varietà nei costumi e nell'aspetto.

    Ovviamente ogni medaglia ha due facce e finora abbiamo fatto buon gioco alla meno simpatica che, purtroppo, ha molto da dire...
    Cotanta magnificenza grafica sfortunatamente ha un costo oneroso in termini di hardware, pertanto il gioco può essere espresso nella sua massima forma solamente su veri e propri reattori grafici, altrimenti dovremo accontentarci di un frame-rate da moviola.
    Fortunatamente il motore grafico vanta un'elevata scalabilità, grazie alle numerose opzioni presenti nel menù delle opzioni, per cui, se accettiamo di scendere a compromessi potremo godere del titolo anche su macchine meno performanti. Un aspetto angosciante, tuttavia, è la lunghezza dei caricamenti che in alcuni casi sono paragonabili all'approssimarsi di ere geologiche, caricamenti spesso richiesti anche durante il giocoche spezzano l'azione risultando fastidiosi e a tratti frustranti.

    Restando sempre sul comparto grafico, sono da notare alcuni banali imperfezioni, che mettono in imbarazzo la grafica invidiabile che il titolo sfoggia: per non essere generici, possiamo segnalare la mancata sincronia fra il movimento delle gambe del personaggio (visibile abbassando la visuale in prima persona) con la distanza percorsa nei suoi spostamenti, dando appunto l'impressione di vestire i panni di un mezzo cingolato piuttosto che di un uomo.
    Sempre cercando il pelo nell'uovo, può capitare di osservare comportamenti piuttosto inusuali dell'ombra proiettata dal protagonista rispetto all'azione che sta compiendo: se osservassimo attentamente Billy, mentre imita tarzan, dondolandosi con la frusta ad un albero, non potremo non notare che l'ombra proiettata riveli una posizione innaturale del giovane, che risulta impettito come se stesse appunto camminando.
    Altalenante è la resa grafica dell'acqua e quindi dei fiumi e laghi, che in alcuni casi lascia veramente a bocca aperta, mentre in altri frangenti risulta poco gradevole ed innaturale. Ovviamente gli aspetti positivi sono largamente maggiori rispetto a queste piccole sbavature, non compromettendo in maniera critica la bellezza tecnica del titolo, anche se tuttavia l'allontanano dalla perfezione.


    Passando al comparto sonoro, possiamo ancora una volta esprimere pieno apprezzamento verso il lavoro svolto dal team TechLand: il gioco regala motivi orecchiabili ed azzeccati in pieno stile western e mostra la sua maturità in questo ramo grazie ad effetti sonori e campionamenti ambientali di ottima qualità.
    Onore al merito anche per l'audio posizionale, realizzato in modo così convincente risultare una festa per i nostri timpani, a patto di avere un impianto Surround 5.1 o 7.1.
    L'unica nota stonata per la realizzazione del doppiaggio italiano e la scelta delle voci dei personaggi, che sotto certi punti di vista lascia con l'amaro in bocca...

    Più siamo, meglio stiamo.

    L'unica vera nota dolente di CoJ risiede nella longevità, visto che un giocatore smaliziato può benissimo porre la parola fine al titolo in una decina d'ore di gioco anche al livello di difficoltà più alto: gli elementi che scongiurano al gioco il terribile bollino nero per la breve durata, sono l'estrema rigiocabilità, dettata dal carisma degli scontri, ma soprattutto in virtù del lato multiplayer che CoJ offre.

    Per quello che riguarda le fazioni che verranno a fronteggiarsi sul campo di battaglia, troviamo una riproposizione dello schema guardia e ladri, dovendo impersonare o i fieri tutori della legge, oppure una banda di scalmanati, pazzi criminali.
    Ogni fazione possiede le classiche classi di soldati, come ad esempio il cecchino, il fuciliere, il pistolero e una sorta di dinamitardo carico di tritolo, ovviamente distinte per il tipo di armamento che saranno in grado di gestire. Le modalità di gioco sono molteplici, e spaziano dal sempreverde Deathmatch a qualcosa di più esotico, quale la modalità " Rapina", " Corsa all'oro" e "Schermaglia"che meritano un discorso a parte.

    Nella modalità Rapina, il giocatore dovrà scegliere se prendere le parti della guardia e del ladro per rispettivamente proteggere o rubare l'oro presente nella banca della mappa.
    La partita si svolge a round, la cui durata temporale è prestabilita: i ladri hanno lo scopo di sottrarre l'oro prima dello scadere del tempo e riportarlo al proprio covo, mentre le guardie dovranno fare qualsiasi cosa per evitare che ciò accada.

    Nella modalità Corsa all'oro, il giocatore dovrà curarsi di raccogliere dei lingotti d'oro sparsi per la mappa, che "respannano" continuamente: se il giocatore viene ucciso, il carnefice può prendere possesso dell'oro raccolto sino a quel momento dalla vittima, ed andare quindi ad incrementare il punteggio parziale della propria fazione, che verrà dichiarata vincitrice alla fine del tempo del round se sarà in possesso del maggior quantitativo d'oro.

    La modalità Schermaglia è molto simile a un deathmatch a squadre in stile American Army: le due squadre si fronteggeranno e il giocatore una volta ucciso dovrà attendere la fine del round per poter rinascere.
    La squadra che riuscirà quindi a spazzare via gli avversari per prima, si aggiudicherà la vittoria del round, andando a incrementare il punteggio che al fine della battaglia decreterà la fazione vincitrice.

    Pertanto CoJ, pur peccando in durata, guadagna punti longevità per l'introduzione di una multiplayer ben strutturato e in riga con l'atmosfera western del titolo, che sicuramente per le sue peculiarità, riuscirà a conquistarsi una piccola fetta nella tribù online che riempie i server di mezzo mondo.

    Call of Juarez Call of JuarezVersione Analizzata PCSenza ombra di dubbio CoJ è il miglior videogioco Western che la storia videoludica ricordi, dando finalmente splendore ad un’epoca snobbata fin troppo dall’industria moderna. Sul profilo tecnico il titolo sfoggia una realizzazione eccellente, funestata da qualche piccola sbavatura che analizzata però nel complesso, risulta trascurabile ai fini della qualità del prodotto. Se aggiungiamo un gameplay divertente ed immersivo, nettamente influenzato dall’atmosfera western, una trama elaborata anche se non proprio originale, ma in ogni caso coinvolgente, il mix finale è altamente esplosivo. L’unica nota stonata della produzione è la brevità dell’avventura, supplita però da un buon multiplayer e da una rigiocabilità elevata per il carisma che il titolo riesce a sprigionare. Per tanto, sentiamo di poter consigliare CoJ a tutti, amanti del western e non, che almeno una volta nella vita hanno desiderato di vestire i panni del prode Clint Eastwood in un film di Sergio Leone.

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