Recensione Capcom Classics Collection Vol.2

La nuova raccolta Capcom per i fanatici del retrogame

Recensione Capcom Classics Collection Vol.2
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Dopo la prima carrellata di titoli retrò per nostalgici e la riedizione addirittura su PSP, Capcom rilascia un nuovo volume della sua raccolta, Capcom Classics, facendoci rincontrare dopo anni - è davvero il caso di dirlo - ben venti dei suoi titoli storici, che ottennero gloria e lodi ai tempi dei gettoni e delle sale giochi.
    Mentre i videogiochi cambiano, dunque, mentre Sony assiste al lancio di PlayStation 3 e gli sviluppatori si dilettano nella realizzazione di nuove opere d'arte next-gen, Capcom preferisce rispolverare per l'ennesima volta il suo glorioso passato, rendendolo noto al pubblico di quella che è ormai divenuta l'old-gen video ludica a 128bit.
    Ma qualcuno sentiva davvero la nostalgia di questi arcade? Capcom riuscirà davvero a colpire, con questo Vol.2, anche la nuova generazione dei videogiocatori? O le attenzioni che questa raccolta otterrà proverranno esclusivamente da coloro che, negli anni '80, facevano la fila per mettere mano ai bottoni colorati e al caratteristico pad direzionale?

    Videogiocare è divertirsi

    Come ben sappiamo, il concetto base su cui un videogame deve essere sviluppato è la possibilità di intrattenere il suo pubblico: se un titolo gode di una trama appassionante ma non offre stimoli al giocatore, difficilmente manterrà viva la sua attenzione e, soprattutto, ancora più difficilmente gli entrerà nel cuore.
    Capcom Classics Collection Vol.2, trattandosi di una raccolta di venti giochi risalenti all'epoca in cui il videogame era esclusivamente arcade - ossia frenetico, mirato prevalentemente sull'azione e sull'intrattenimento, anziché su una trama da sviluppare - riesce però solo a metà nell'intento di divertire: purtroppo, moltissimi dei giochi inclusi sono davvero simili fra loro, per non dire identici, e a differenziarli è solamente il design del protagonista e dei livelli. Se questo non costituiva un vero problema negli anni Ottanta e Novanta, dove l'impostazione standard del videogame era indiscutibile e godibile, scricchiola invece piuttosto rumorosamente ai giorni nostri, dal momento che il giocatore ovviamente si aspetta, avendo innanzi a sé venti titoli, diverse esperienze di gioco. Questo difetto di fondo, assolutamente inevitabile, trattandosi di una raccolta di classici, è comunque da tenere in considerazione e da non sottovalutare, perché anche il più accanito dei retrogamers si accorgerà che, in un mercato videoludico come quello odierno, la capacità di stimolare il pubblico è assolutamente fondamentale. Il videogiocatore deve sentirsi coinvolto all'interno del gioco, non intrappolato.

    Venti retrogames per me posson bastare

    Classics Collection Vol.2 racchiude in sé venti diversi titoli che hanno fatto la storia della gloriosa software house Capcom, che i fans più recenti incateneranno senz'altro a colossal dal calibro di Resident Evil e Shadow of Rome. È possibile selezionare dal menù principale quale titolo intendiamo giocare, leggerne la storia e la descrizione e, nel caso li avessimo sbloccati, visualizzare anche i bonus come le colonne sonore e gli artwork di realizzazione. Ogni gioco, comunque, è introdotto da una schermata che ne illustra i sempre semplici controlli.
    Il primo titolo della lista è Captain Commando, picchiaduro a scorrimento targato 1991 che ricorda vagamente la modalità Tekken Force del glorioso Tekken 3 su PSOne. Il titolo è abbastanza buono, frenetico, i quattro personaggi utilizzabili possono perfino infrangere i vetri sullo sfondo, effettuano mosse differenti da fermo o in volo e sono dotati di un'arma diversa tra loro. Inoltre, potete pilotare i robot con cui i nemici cercheranno di attaccarvi. La struttura è ovviamente quella ultra-classica del beat'em up: affrontare un livello, sconfiggere il boss finale e proseguire lungo il livello successivo.
    Troviamo poi Eco Fighters, il titolo che vede protagonisti i più accaniti ambientalisti del panorama ludico: targato 1994, lo shooter in questione vi pone al controllo di un piccolo aereo incaricato di distruggere i mostruosi mentecatti che stanno devastando il pianeta. Ciò che risulta particolarmente stimolante è il fatto che l'attacco del giocatore sia affidato ad una cannone che, grazie allo stick destro, gira fino a 360° intorno al protagonista, potendo colpire - se avete una buona mira - in ogni direzione. Questa caratteristica, che metterà a dura prova il cecchino che c'è in voi, rende il titolo abbastanza stimolante.
    Ugualmente stimolante potrebbe essere definito il glorioso King of Dragons, beat'em up del 1991 che includeva nella sua giocabilità elementi tipici dell'RPG: al termine di ogni livello, ad esempio, il protagonista ottiene dei punti esperienza che potenziano le sue capacità e la sua arma. Mettendo a disposizione del giocatore perfino cinque personaggi, il titolo a dire il vero ricalca esattamente la dinamica di gioco di Captain Commando, apparendogli - almeno dal punto di vista dell'interazione - assolutamente identico.
    Knights of the Round vi costringe invece a vestire i panni di cavalieri del calibro di Lancillotto e Re Artù, aggirandovi per i meandri medioevali consci di aver scelto il personaggio con le capacità a vostro avviso migliori - ciascuno dei tre protagonisti, infatti, ha diverse caratteristiche - e, soprattutto, di trovarvi nuovamente di fronte alla matura struttura del beat'em up.
    Cambia finalmente la ricetta Last Duel, titolo del 1988 con ambientazione futuristica, dove dovrete controllare una vettura spaziale evitando che i nemici la distruggano o che vada a sbattere. Dalla vostra parte, in fondo, avete la possibilità di saltare e di sparare!
    Il titolo forse più interessante di tutti è Magic Sword: si tratta pur sempre di un gioco di combattimento a scorrimento, ma in primo luogo esso appare più immediato grazie all'impossibilità di spostarsi in profondità sul suolo dell'ambientazione. La vera caratteristica peculiare, comunque, è costituita dal fatto che, avanzando nell'ambientazione libererete dei compagni di viaggio che, uno per volta, combatteranno al vostro fianco. L'intelligenza artificiale di questi collaboratori è speculare alla vostra: il vostro compagno attacca esattamente quando lo fate voi e nella vostra stessa direzione, con la differenza però che le sue armi - basti pensare al gigante o al mago - possono colpire i nemici dalla lunga distanza. Il tutto, moltiplicato per ben 50 livelli.

    La palma del titolo più simpatico và invece a Mega Twins, cartonesco platform action dominato dall'ironia e dalla leggerezza di gioco, ma caratterizzato - purtroppo bisogna dirlo - da un sonoro assolutamente irritante. Si legge in esso una grandissima somiglianza con il primo Rayman, su PSOne.
    Se Mega Twins vi sembrerà a tutti gli effetti il precursore dell'uomo-melanzana di UbiSoft, Quiz & Dragons dovrà essere di diritto denominato il precursore di Chi vuol'essere milionario. Il gioco vi pone nei panni di uno dei quattro eroi medioevali, facendovi affrontare le loro battaglie non a colpi di spada, ma a suon di cultura: servendovi dei tasti simbolo del vostro pad - con i quali dovrete socializzare, vista l'assenza di indicazioni sullo schermo - dovrete spingere il bottone corrispondente alla risposta esatta per la domanda che vi è stata posta. Quando risponderete esattamente ad un prestabilito numero di domande, avrete sconfitto il vostro nemico.
    Side Arms è un semplice shooter del 1986 che vi pone nei panni di un enorme mech. Tanto per cambiare, il nostro alter-ego bidimensionale dovrà affrontare delle battaglie a scorrimento - seppur volando - abbattendo i nemici con le sue mitragliatrici che, grazie ad L1 ed R1, possono far fuoco sia in avanti che indietro. Una sorta di evoluto incrocio tra Galaga e Captain Commando.
    Se c'è qualcuno che non ha bisogno di presentazioni quello è senza dubbio il picchiaduro Capcom del 1987, legittimo precursore della saga Tekken targata Namco, che noi oggi ricordiamo e veneriamo con il nome di Street Fighter. Ma, se il primo Street Fighter ci costringe ad affrontare le nostre scazzottate esclusivamente nei panni di Ryu, il secondo, Super Street Fighter II Turbo, che è invece del 1992, ci dà la possibilità di selezionare da subito ben sedici diversi personaggi, dotati di un ampio parco mosse ben apprendibile attraverso la modalità training.
    Di grande interesse risulta invece Strider, classe 1989, altro beat'em up a scorrimento, ambientato questa volta in un URSS futuristico. Il protagonista gode di un parco mosse davvero piacevole da vedere e utilizzare, può perfino appendersi alle sporgenze ed arrampicarsi, e la dinamica di gioco, seppur classica, ha il sapore dolce del divertimento.
    Il gioco più incompreso sarà senza dubbio The speed rumber, un battle game del 1986 in cui vi ritroverete a controllare un omino e la sua pessima vettura, nella speranza di non essere braccati dai nemici che piombano da tutte le parti. Né divertente, né stimolante, né piacevole. Davvero trascurabile.
    A creare uno squisito effetto matriosca, Capcom ci regala la raccolta nella raccolta, con Three Wonders. Questo titolo, targato 1991, comprende al suo interno altri tre giochi, rappresentanti ciascuno le tre diverse tipologie dell'epoca. Abbiamo un action game, Midnight Wanderers meglio catalogabile come l'ennesimo beat'em up. Impersonando un giovane protagonista, vagheremo per i boschi armati di mitra e boomerang. Incredibilmente simile al più noto Metal Slug. Il panorama dello shooting game è invece difeso da Chariots, copia spudorata di Side Arms con semplicemente diverso sfondo e diverso protagonista, oltre che l'omissione della possibilità di sparare in due direzioni. Più interessante è invece il puzzle game della triade, Don't pull a puzzle, dove il giocatore dovrà spingere i blocchi che costituiscono il livello per eliminare tutti i nemici.
    Piuttosto monotono risulta anche Tiger Road, membro dell'infinita seria di titoli di lotta a scorrimento, dall'ambientazione orientaleggiante e priva di profondità, per questo simile a Magic Sword.
    Tra i cloni di Galaga, invece, si distinguono Varth e 1941, due titoli pressoché identici che vi pongono nel bel mezzo di una furiosa sparatoria aerea.
    Sopportando un titolo davvero brutto come Avengers, beat'em up (che novità) inquadrato dall'alto dalla giocabilità davvero pessima e la grafica ancora peggiore e passando oltre all'ennesimo titolo praticamente identico a tutti gli altri di lotta a scorrimento, Black Tiger, giungiamo al puzzle game Block Block, vero e proprio gemello di Arkanoid della nipponica Taito: spostando con il pad una barra, dovrete distruggere i blocchi presenti nell'ambientazione senza far cadere la pallina.

    Venti retrogames valgono un gioco odierno?

    Come è possibile vedere dalla colossale lista dei titoli presenti nella raccolta, la varietà non è davvero di moda in casa Capcom, e chi non ama il beat'em up senz'altro non gradirà questo gioco.
    Il divertimento offerto è davvero ritagliato esclusivamente per tutti coloro che amavano questi titoli già dai tempi in cui una console a 128bit era a dir poco inimmaginabile; difficilmente Capcom riuscirà a colpire nel segno qualche altro videogiocatore, soprattutto vista la monotonia - a cui fanno eccezione davvero pochi titoli - che predomina l'intero assortimento (se di assortimento si può parlare). Innanzi a questo difetto, nemmeno il miraggio dei bonus sbloccabili riesce a stimolare il coinvolgimento del giocatore, che va via via scemando. Per fortuna, però, alcuni titoli come Magic Words, Street Fighter e Strider controbilanciano parzialmente a questa mancanza, riuscendo perlomeno nell'intento di divertirci.
    Se a ciò sommiamo un comparto grafico, tecnico e sonoro volutamente (e forzatamente) retrò, per qualche tratto migliorabile, possiamo definire Capcom Classics Collection Vol.2 un vero e proprio flashback, ora piacevole ora angosciante, negli albori dei videogames made in Capcom.

    Capcom Classics Collection Vol.2 Capcom Classics Collection Vol.2Versione Analizzata PlayStation 2La nuova raccolta di classici Capcom non riesce a discostarsi dal modello dell’odierno retro-gaming: essa, infatti, è capace di colpire nel segno solamente coloro che hanno amato - e che continuano ad amare - le avventure arcade degli anni Ottanta, lasciando totalmente indifferente tutto il resto del pubblico videoludico. Il comparto grafico e tecnico, volutamente retrò, sposa un sonoro che poteva essere migliore. Il limite del titolo è, paradossalmente, la longevità: nonostante l’enorme quantità di giochi disponibili nella raccolta, raramente il titolo Capcom riuscirà davvero a catturarvi, mancando di stimoli ed essendo, in ampi tratti, caratterizzato dalla monotonia del predominante beat’em up. Un acquisto irrinunciabile per gli appassionati del retro-gaming e delle battaglie a scorrimento, una scommessa azzardata per tutti gli altri.

    6.5

    Quanto attendi: Capcom Classics Collection Vol.2

    Hype
    Hype totali: 0
    ND.
    nd