Cat Quest Recensione: un RPG Open World dove i gatti la fanno da padrone

Cat Quest è un Action RPG Open World ambientato a Felingard, un universo fantasy popolato interamente di gattini.

Cat Quest Recensione: un RPG Open World dove i gatti la fanno da padrone
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  • Pc
  • Gattini, l'idolo di internet. Cosa c'è di meglio, dopotutto, di quelle adorabili e buffe palle di pelo, capaci allo stesso momento di suscitare incredibile tenerezza e grasse risate? Potremmo perfino spingerci a dire che qualsiasi cosa venga meglio mettendoci dei gattini. Devono averlo pensato anche i creatori di Cat Quest, action RPG dichiaratamente ispirato alle pietre miliari del genere - Legend of Zelda, Final Fantasy e Skyrim - nel quale tutti i personaggi sono gattini, con un risultato a metà tra la tenerezza e la sguaiata parodia.
    La grafica carina e cartoonesca e il lessico storpiato a tema felino fanno da contrappeso comico all'epicità quasi esagerata degli eventi della quest principale, che riprendono pari pari i peggiori clichè della "letteratura videoludica" fantasy. Il cattivo di turno, un malvagio gatto bianco di nome Drakot, ha rapito la sorella del protagonista e si rifiuta di liberarla finchè il nostro eroe - o meglio, Gatteroe - non avrà sconfitto i tre draghi che attendono, nascosti, nelle terre di Felingard.
    Accompagnato da Spirry, felino spirito guida, il protagonista scopre di appartenere a un antico lignaggio di eroi che si credeva scomparso da tempo, i gatti Sangue di Drago; per compiere la sua missione dovrà diventare sempre più forte e potente, combattendo mostri, esplorando grotte infestate e antiche rovine, accorrendo in aiuto dei gatti paesani in difficoltà, come in ogni RPG che si rispetti.

    Il trionfo delle sidequest

    La missione principale, però, è più che altro un pretesto per far esplorare al nostro Gatteroe il reame nel quale viene catapultato dal malvagio di turno, un modo per offrire un contesto narrativo alle innumerevoli sidequest che costituiscono la vera anima del gioco: in ogni villaggio si trova una bacheca che offre una serie di missioni di livello crescente. Dal Re vittima di un incantesimo che dovremo salvare, ai gatti divenuti feroci per aver divorato carne di mostro, al cespuglio parlante che ha perduto la memoria: le sidequest rubano prepotentemente la scena alla missione principale, raccontando pezzo per pezzo la storia di Felingard e in alcuni casi nascondendo informazioni fondamentali per la comprensione della trama.

    Ci si dimentica facilmente dei draghi da sconfiggere mentre si esplora la mappa, limitati solo dalla potenza offensiva crescente dei mostri e da ostacoli ambientali che si possono superare solo grazie a delle abilità specifiche ottenibili - ovviamente - grazie a delle specifiche quest: un po' open world, un po' metroidvania-like. Il sistema di combattimento nella sua semplicità è straordinariamente addictive: il giocatore ha a disposizione, oltre ai classici attacco e schivata, sette diverse magie che possono essere apprese e potenziate nei santuari sparsi in giro per la mappa, che hanno diversi poteri elementali e diverse aree d'effetto. Quelle sette abilità sono le stesse che vengono utilizzate dai mostri che si affronteranno nel gioco, rendendo necessario adeguare la propria strategia d'attacco sia alle vulnerabilità sia ai pattern d'attacco dei mostri, i quali hanno una potenza d'attacco decisamente forte: bastano 3 o 4 colpi da un mostro dello stesso livello per spedire il nostro Gatteroe all'altro mondo. I loro pattern d'attacco sono però evidenziati visivamente in anticipo, permettendo al giocatore di "prendere il ritmo" per evitare di essere colpito e riuscire ad attaccare tra un colpo e l'altro. Le magie sono utilissime per infliggere molti danni a distanza, ma consumano grosse quantità di mana, e scordatevi le pozioni: se per la salute esiste un incantesimo curativo, il mana si ricarica invece infliggendo danni fisici. Il giocatore non può, quindi, evitare il confronto corpo a corpo ed  è costretto a trovare un bilanciamento tra magie e attacchi fisici, correndo sempre quindi il rischio di essere colpito. All'interno di questo equilibrio è comunque possibile personalizzare il proprio stile di gioco con gli equipaggiamenti, che offrono potenziamenti alle quattro statistiche: attacco fisico, attacco magico, salute e difesa (una barra aggiuntiva che assorbe una quantità limitata di danno al posto della salute e si ricarica, nel tempo, quando si è abbastanza distanti dai mostri).

    L'equipaggiamento però non può essere scelto ma solo trovato casualmente all'interno di scrigni nascosti nei dungeon o acquistabili nel laboratorio di Kit Kat, la gatta fabbro. Il sistema di upgrade dell'equipaggiamento è molto originale e interessante: già sperimentato dal team nel suo gioco precedente, Slashy Hero , prevede che l'equipaggiamento salga di livello quando ne vengono trovate copie aggiuntive. In questo modo l'equipaggiamento non diventa mai obsoleto, anzi, capita spesso che oggetti migliori ma di livello più basso restino a prendere polvere nell'inventario, superati da armi e armature comuni potenziate dalle innumerevoli copie. È un sistema dominato dalla randomicità: bisogna arrangiarsi e adeguare il proprio stile di gioco all'equipaggiamento, oppure prepararsi a grindare come pazzi per permettersi l'acquisto di un gran numero di scrigni.

    L'importanza dello storytelling

    La missione principale è decisamente l'anello debole di Cat Quest: risulta poco credibile, abbozzata, non coinvolgente, sia per quanto riguarda la scrittura sia per il ritmo delle missioni.
    Peccato, perché il soggetto invece non è niente male, con alcune incursioni sci fi che fanno intuire un qualcosa in più dietro al banale cliché fantasy. Purtroppo restano solo allusioni fini a sé stesse: la trama principale si chiude con un boss estremamente deludente e un finale aperto che non spiega praticamente nulla e riporta il giocatore a completare le side quest rimaste indietro come se nulla fosse, alimentando la speranza - illusoria - che il vero finale del gioco si celi altrove. Peccato che alla narrazione non sia stata dedicata la cura che c'è invece nelle altre componenti del gioco, ma in un certo senso l'aver sottovalutato l'importanza di una buona narrazione è un'ingenuità comprensibile; del resto per capire l'importanza dello storytelling negli RPG bisogna sentirne la mancanza.

    Si tratta, forse, del genere nel quale l'equilibrio tra narrazione e meccaniche di gioco è più delicato: la narrazione deve essere leggera, quasi invisibile, non deve sopraffare le meccaniche ma deve essere capace di coinvolgere il giocatore in un'esperienza nella quale la contestualizzazione gioca un ruolo fondamentale; e questo è tanto più vero per un'operazione citazionista e parodistica come Cat Quest.
    Viene spontaneo il paragone con la saga nostrana di Doom & Destiny, che pur utilizzando meccaniche e linguaggi differenti compie un'operazione analoga. In Doom & Destiny quello che è memorabile non è certo il game design, che pure è ben fatto e originale: è la storia che tiene il giocatore incollato allo schermo, che rende il gioco unico e memorabile in una galassia indie che inevitabilmente soffre il problema dell'omologazione. Cat Quest, nonostante vanti un gameplay davvero raffinato e coinvolgente, non riesce a farsi ricordare oltre quella decina di ore necessaria per completarlo.

    Cat Quest Cat QuestVersione Analizzata PCCat Quest è un action RPG che unisce un tono leggero e parodistico con un gameplay old school, coinvolgente e curato, non banale ma allo stesso tempo casual friendly. Unica pecca è la main quest scarna e poco coinvolgente, che si dimentica facilmente e che lascia un po’ delusi sul finale. Resta comunque un prodotto ben fatto, adatto anche ai giocatori più giovani, anche grazie alla localizzazione in italiano e al supporto per gamepad nella versione PC. All’uscita Cat Quest sarà disponibile su Steam, App Store e Google Play, ma sono previsti porting per PS4 e Nintendo Switch.

    6.8

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