Chernobylite Recensione: un survival horror inquietante nella Zona Morta

Abbiamo messo le mani sull'ambizioso e spaventoso survival horror indipendente firmato dallo studio The Farm 51.

Chernobylite
Recensione: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Appena un paio di mesi fa, vi abbiamo parlato dell'intrigante survival horror in prima persona di The Farm 51, un piccolo studio di sviluppo indipendente con base in Polonia, nella nostra anteprima di Chernobylite. Ora il titolo, dopo aver attirato le attenzioni e la bramosia dei giocatori di tutto il mondo grazie a una campagna Kickstarter coronata da un enorme successo (il budget è infatti raddoppiato, da 100.000 a oltre 200.000 dollari) e a un peculiare mix di generi diversi, è finalmente disponibile. Noi abbiamo avuto occasione di avventurarci nella zona contaminata della centrale nucleare ucraina con qualche giorno di anticipo, per carpirne i segreti. Vi raccontiamo com'è andata.

    La Zona Morta

    Già dal nome, l'IP dei The Farm 51 è piuttosto recisa nell'indicare il luogo in cui vengono calate le drammatiche vicende che vedono protagonista il nostro alter ego. Il disastro nucleare che tutti conosciamo - ultimamente riproposto attraverso diverse declinazioni (non ultima la sorpresa russa su Netflix, ecco la recensione di Chernobyl 1986) - è già avvenuto da circa trent'anni. Il reattore della centrale ucraina è esploso, spezzando innumerevoli vite e portando al totale annientamento una vastissima area: oltre 8.000 kmq di territorio, anche se l'area di esclusione (ovvero quella più contaminata, interdetta ai civili) è "ridotta" a 3.100 kmq. Al suo interno, oltre alla centrale, c'è la municipalità - fantasma - di Pryp‘Jat'.

    Proprio in questo territorio, nella realtà distopica messa in piedi da The Farm 51, arriva Igor, un fisico che all'epoca dei fatti lavorava alla centrale. Ha un unico obiettivo personale, egoistico se vogliamo: trovare la propria compagna Tatyana, scienziata anch'essa, scomparsa proprio la notte dell'incidente. Un'ossessione, ormai, che popola gli incubi sempre più ricorrenti del nostro protagonista. Inquietudine che non riguarda solo l'amore perduto. Anzi, proprio l'eterea manifestazione della giovane sembra guidare Igor alla scoperta dei segreti che aleggiano attorno a Chernobyl. Qualcosa legato alla misteriosa fonte di energia che si è sprigionata dall'incidente: potente, pericolosa e bramata dai militari. Questa sorgente energetica chiamata Chernobylite, oltre ad esser la causa delle principali, mostruose mutazioni che si aggirano per la zona radioattiva (e anche delle capacità soprannaturali di un misterioso S.T.A.L.K.E.R. in forza ai militari), non fa semplicemente da "sfondo", giustificando la componente narrativa. Anzi, viene questa calata pienamente nelle meccaniche di gioco, divenendone una parte integrante.

    Igor, infatti, da buon fisico, è riuscito in qualche modo a imbrigliarne la forza, veicolandola verso uno scopo preciso: la creazione di wormhole. Questi ultimi non permettono solo di aprire squarci interdimensionali, ma anche di manipolare alcuni avvenimenti del passato, per modificare le conseguenze presenti delle azioni o delle decisioni prese. La tematica della manipolazione dello spazio-tempo quindi viene affrontata in Chernobylite in maniera piuttosto approfondita e contribuisce a rendere l'intreccio narrativo (volutamente complesso e intricato, sulle prime) più cervellotico e avvincente.

    Certo, nulla di inedito o di particolarmente originale, ma comunque efficace nel creare un insieme coerente. Il tutto viene poi arricchito da una ramificazione del racconto piuttosto estesa, basata sulle molteplici scelte che il giocatore può operare durante i dialoghi con gli NPC, oppure compiendo determinate azioni che potranno ora condurlo più vicino alle verità ora sviarlo totalmente. Inoltre, tali decisioni potranno rendere più facile o, al contrario, più difficoltoso l'incedere verso il climax finale. Non tutte le ciambelle, però, riescono col buco: nonostante la cura riposta nella creazione di una ragnatela narrativa credibile, in grado di catturare il giocatore, il team di sviluppo finisce - come vedremo - per smorzarne l'efficacia. Probabilmente l'ambizione di creare un'IP indimenticabile ha infatti giocato un tiro mancino agli sviluppatori.

    A zonzo per Pryp‘Jat'

    Iniziamo, però, dalle indubbie qualità del titolo. La prima riguarda l'esplorazione. La fase di "scoperta" dell'immensa zona sferzata dalle radiazioni è intimamente legata al contesto narrativo. Ci avvolge con premura, asservendo lo spettrale territorio (che comprende la centrale, le foreste circostanti e la città in rovina) ai propositi del protagonista. La mappa appare vasta, strabordante di luoghi lugubri e pericolosi da scoprire. In questo senso, il team di sviluppo non si è semplicemente limitato a proporre una propria "versione" di Chernobyl.

    Il gioco, infatti, partendo dai traguardi raggiunti nel progetto Chernobyl VR (e da un incredibile studio fotografico in 3D che ha tracciato con grande precisione i contorni di quel territorio martoriato), permette al giocatore di camminare, seppur virtualmente, in luoghi realmente esistenti. Non a caso i punti di riferimento che siamo abituati a conoscere da film, video e libri ci sono tutti: dagli immensi mostri di cemento armato alla scuola, dal luna park con la gigantesca ruota panoramica alla Foresta Rossa sino all'altrettanto immensa struttura radar Duga, da sempre al centro delle fantasie cospirazioniste più sfrenate. Per disinnescare l'effetto "dispersione", la fase esplorativa è stata opportunamente razionalizzata dal team, che l'ha suddivisa in aree ben distinte: piccole (ma dense) mappe sand box funzionali all'anima survival del titolo e al completamento del sistema di missioni di cui parleremo tra breve. Non solo: l'esplorazione è asservita alla raccolta di una grande quantità di risorse. Queste ci introducono a un'altra meccanica di gioco che riveste un ruolo preponderante nell'esperienza di gioco.

    Tornando, per un momento, alla parte "action", Chernobylite getta nel calderone elementi provenienti da diversi generi: FPS, stealth, survival. Per portare a casa la pelle nella zona contaminata è necessario muoversi con estrema circospezione, evitando il più possibile di ingaggiare il nemico. In questo senso, le dinamiche stealth e survival, per quanto elementari, risultano comunque piuttosto efficaci e ben calate nel contesto. L'ambiente di gioco lo permette, e addirittura consente al giocatore di fregare materiali e rifornimenti potenzialmente senza colpo ferire, aggirando le pattuglie e sgattaiolando via nel momento più opportuno.

    Invece, quando proprio non c'è via d'uscita, è necessario far cantare le bocche da fuoco, tenendo in debito conto l'atavica scarsità di proiettili. Cosa, quest'ultima, che rende ogni scontro molto più teso e ragionato. La nostra esperienza con la componente FPS (e stealth) ci ha ricordato molto da vicino la precedente opera del team, ossia Get Even (recuperate la nostra recensione di Get Even): Chernobylite è però caratterizzato da un feedback un po' più rifinito, ben definito nella "pesantezza" e nell'imprecisione nella risposta fisica delle armi. Peccato solo che le battaglie vengano un po' inficiate dalla scarsa varietà di minacce che fronteggeremo.

    Troveremo ad attenderci infatti solo due tipi di nemici: da una parte i militari (NAR), mentre dall'altra le entità interdimensionali, dotate di pattern d'attacco piuttosto limitati. Anche sul piano dell'intelligenza artificiale non dovete aspettarvi chissà quali traguardi: le creature tendono a caricare a testa bassa, mentre i personaggi umani compiono routine abbastanza basilari, regolate da tre diversi livelli d'allerta. In ogni caso, pur senza raggiungere l'eccellenza in nessun campo, il mix di generi allestito dai The Farm 51 funziona e diverte, al netto di alcune défaillance di natura prettamente tecnica, tra cui compenetrazioni e una certa spigolosità e farraginosità nei movimenti dei modelli poligonali degli avversari.

    Abilità, ingegno, manualità, astuzia

    Come anticipavamo, un altro punto di forza del titolo, che va a completare, per così dire, le dinamiche da survival game, sono le meccaniche di crafting. Queste, chiaramente, vengono legate al recupero di materiali e al completamento delle missioni che, di giorno in giorno diverranno disponibili.

    L'esperienza ludica, infatti, viene scandita da giornate, durante le quali il protagonista può portare a termine - oppure delegare - gli incarichi proposti. Questi possono essere "urgenti", ovvero legati alla trama e a particolari avvenimenti, oppure tesi ad attività diverse, come il reclutamento di alleati, disposti ad accompagnare Igor nel suo viaggio verso l'inferno. Le altre quest, considerate secondarie (e da completare entro un certo numero di giorni, pena la loro scomparsa), sono soprattutto utili al reperimento di rifornimenti e materiali per il crafting, fondamentali per la riuscita del piano finale ma anche - banalmente - per sopravvivere un giorno in più (data la necessità di procacciarsi, ad esempio, cibo, medicinali e munizioni).

    Le risorse possono essere addirittura prodotte, se si dispone dei macchinari adatti nel rifugio.

    Ed è qui che la meccanica legata al crafting dà il meglio di sé, travolgendo il giocatore con una quantità incredibile di personalizzazioni: il rifugio può essere ristrutturato tramite diverse migliorie utili non solo per produrre oggetti consumabili e altri materiali con cui sopravvivere nella zona morta, ma anche per rendere la vita nell'accampamento un po' più amena e confortevole. Aumentare la dotazione del luogo di riposo consente inoltre di aver accesso a maggiori opzioni per il potenziamento delle armi, per la creazione di medicinali e strumenti da portare in missione, oltra ai gadget che danno modo a Igor di padroneggiare con maggior efficacia lo spazio-tempo. La costruzione di suppellettili e arredamento vario, come anticipavamo, ha una sua utilità, dato che ci aiuta a migliorare la qualità della vita del protagonista e dei compagni d'avventura. Ad esempio una poltrona o un letto più comodi, ci danno la facoltà di recuperare più efficacemente le forze dopo una missione estenuante.

    Il micro management dei compagni. In gruppo è meglio, ma che fatica

    Nel mix di generi che compone Chernobylite, c'è spazio anche per la dinamica di micro management che abbiamo appena introdotto. Come dicevamo, è possibile reclutare nella nostra folle missione anche alcuni compagni. Ciascuno degli NPC che si unisce a noi gode di specifiche caratteristiche e può risultare più o meno utile a seconda degli incarichi che gli assegneremo. I nostri sodali, grazie al loro expertise possono anche esserci utili per aumentare l'abilità del protagonista, attraverso allenamenti mirati con cui potremo affinare diverse skill, dall'uso delle armi alla capacità di sopravvivenza.

    I compagni, però, dipendono completamente da noi e dalle nostre scelte. Insomma, dobbiamo decidere come distribuire le razioni di cibo e i pochi medicinali a disposizione, quando selezionare i più adatti ad andare in missione, gestire i rapporti "umani" per non logorare il morale della truppa e mantenerne quanto più possibile intatta la psiche e la lealtà alla nostra causa. Questa particolare parte gestionale è tutt'altro che secondaria. L'eventuale morte degli alleati è infatti definitiva, e ciò rende necessario "ricominciare da capo", rimpiazzando gli scomparsi con nuovi membri per rinforzare il gruppo e avere qualche possibilità negli incarichi più ardui.

    A nostro avviso, è qui che l'ambizione dei The Farm 51 inciampa: così tante meccaniche diverse infatti difettano del giusto equilibrio e portano il giocatore a dover badare a troppe evenienze; inoltre spezzano troppo l'incedere della narrazione diluendo in maniera forzata l'esperienza ludica.

    Capita spesso, infatti che le missioni di raccolta siano poco remunerative in termini di ricompense e ciò ci costringe a razionare tutto, con conseguente - enorme - calo dei parametri degli alleati. Il che conduce a ulteriore grinding, in un circolo vizioso troppo diluito e, alla lunga, abbastanza stancante. Il fatto che, per i loro bisogni, i compagni dipendano totalmente dal giocatore, costretto a fare attenzione a parametri difficilmente gestibili, è quindi un elemento che avrebbe dovuto essere rivisto per non rendere artificioso e ripetitivo il cammino verso l'end game. A tal proposito, la longevità è strettamente connessa ai livelli di sfida selezionabili (ce ne sono 5, da facilissima a folle). Molto dipende anche dalle scelte adottate e dai percorsi imboccati, e nel complesso il contatore delle ore può raggiungere anche quota 80, se ci si dedica al completamento e alla gestione di ogni aspetto di Chernobylite.

    Chernobyl in 3D

    Abbiamo già fatto cenno alla spettacolare realizzazione grafica dell'Area di Interdizione proposta dai The Farm 51. La caratterizzazione del mondo di gioco è inquietante, evocativa, potente. Atmosfere cupe e soffocanti vengono esaltate dal sapiente utilizzo di una palette cromatica scura e sporca e da una colonna sonora imperdibile. Si percepisce ad ogni passo l'angoscia del protagonista, l'acre odore di morte che pervade quei luoghi - reali - spazzati dalle radiazioni del disastro atomico. L'Ucraina post-apocalittica partorita dagli sviluppatori è affascinante, realistica, estrema e totalmente plasmata secondo le necessità narrative del titolo.

    La presenza del meteo variabile, inoltre, ha un diretto impatto sull'avventura e aggiunge un elemento tattico in più alla meccanica survival, avvantaggiando la fase stealth o al contrario rendendo le cose molto più complicate. A far da contraltare a questa notevole visione artistica, ci pensa una spigolosa realizzazione poligonale degli NPC, nonché alcuni inciampi tecnici relativi soprattutto a compenetrazioni estemporanee. Un piccolo consiglio, prima di concludere: giocate assolutamente l'avventura con il doppiaggio in russo e i sottotitoli in italiano!

    Chernobylite ChernobyliteVersione Analizzata PCChernobylite è un titolo per certi versi sorprendente: nato da un piccolo - ma talentuosissimo - studio indipendente polacco (quei The Farm 51 già autori di Get Even) l'opera mescola in un tutt’uno inscindibile diversi generi videoludici. Una narrazione horror/sci-fi, non originale ma intrigante, elementi ruolistici, meccaniche survival, un crafting profondo e stratificato, un’azione tipica di uno sparatutto in prima persona e una meccanica di micro management che forse inficia un po’ troppo l’ambiziosa scommessa del team di sviluppo. Chernobylite è, in sostanza, un piccolo gioiello, impreziosito dalla cura maniacale con cui i The Farm 51 ripropongono i luoghi del reale disastro di Chernobyl asservendoli alle necessità ludico-narrative della produzione. Purtroppo l’eclettica mescolanza di meccaniche non risulta perfettamente bilanciata e ciò porta a diluire forse troppo l’esperienza di gioco che dovrebbe, al contrario, esser maggiormente resa e un po’ più ritmata. Il viaggio verso la zona contaminata, in ogni caso, è altamente consigliato.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: Intel Core i7-10750H
    • RAM: 16 GB
    • GPU: NVIDIA GeForce GTX 1660Ti
    8

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