Cobra Kai Recensione: dalla serie Netflix al videogioco per Nintendo Switch

Cobra Kai The Karate Kid Saga Continues è un picchiaduro a scorrimento basato sulla serie Netflix recentemente giunta alla terza stagione.

Cobra Kai Recensione: dalla serie Netflix al videogioco per Nintendo Switch
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Nato per sfruttare il traino commerciale della fortunata serie Netflix (ecco la recensione di Cobra Kai Stagione 3), Cobra Kai è un tie-in molto più che modesto, bruttino da vedere e poco efficace a livello ludico. Non si può dire però che si tratti di un adattamento pigro o rinunciatario: anzi, il team di sviluppo ha speso molte energie per assemblare una buona quantità di contenuti, infarcendo la produzione con diversi personaggi, un buon numero di livelli, e un sistema di personalizzazione dei combattenti che prevede la possibilità di sbloccare mosse extra e abilità passive.

    Per quanto lodevole sia questo impegno produttivo, tuttavia, The Karate Kid Saga Continues non riesce proprio a spuntarla, presentandosi ai nastri di partenza con un gameplay legnoso e impacciato, un sistema di hitbox estremamente impreciso e un look piuttosto grossolano. Sebbene ci siano alcune idee che potrebbero persino essere interessanti per qualche beat'em up a scorrimento che cerchi di ammodernare la propria formula di gioco, il risultato globale è insufficiente e a tratti estremamente frustrante.

    Il Cobra Kai non muore mai

    L'adattamento videoludico di Cobra Kai sceglie opportunamente di raccontare personaggi e vicende della serie TV da un punto di vista inedito. L'avventura comincia con una zuffa fra Hawk e Demetri, richiamati all'ordine dal preside del liceo che gli chiede di raccontare come mai i due siano arrivati ai ferri corti.

    A questo punto il giocatore dovrà optare per uno dei due schieramenti, scegliendo se impersonare il rampollo del Cobra Kai (ovviamente focalizzato su un approccio molto aggressivo) oppure la giovane promessa del Miyagi Dojo (più attento alle tecniche difensive). Tutta la storia potrà quindi essere giocata da due diverse prospettive, e ad incentivare il replay value ci pensa anche una rivelazione finale (con tanto di boss segreto) che si sblocca al completamento di entrambe le linee narrative. In verità l'andamento del racconto è tutt'altro che piacevole: la trama viene scandita da scene d'intermezzo statiche e poco appassionanti, e le vicende risultano abbastanza "fantasiose" e poco integrate con quelle della seconda stagione, a cui la sceneggiatura corre parallela. A tratti si nota inoltre la tendenza della scrittura a risultare un po' didascalica, pensata per rinfrescare la memoria dei fan su personaggi ed eventi della serie. Ovviamente non è la sceneggiatura a dover rappresentare il pilastro portante della produzione, ma bisogna ammettere che pure su questo fronte abbiamo assistito ad operazioni più coraggiose, come quella del primo tie-in di Stranger Things (per restare in tema Netflix), che decideva di adottare un approccio sicuramente più originale, come potete leggere nella recensione di Stranger Things 3 The Game.

    È giusto in ogni caso lasciare il racconto in secondo piano per focalizzarsi su ciò che più conta in questi casi: il gameplay. Cobra Kai, del resto, abbraccia in tutto e per tutto il canone dei picchiaduro a scorrimento, tra l'altro in un momento di grande rinascita per il genere. Fra Streets of Rage 4, Battletoads e il rilancio di Scott Pigrim questo può dirsi senza dubbio l'anno dei beat'em up.

    Che Cobra Kai non si all'altezza dei titoli appena citati lo si capisce però dopo pochi minuti di gioco. Bastano le fasi introduttive per capire che il combattimento è "affaticato" da un sistema di animazioni scattoso e poco leggibile. Sulla carta c'è tutto: colpi speciali piuttosto spettacolari, prese, combo aeree e persino la possibilità di interagire con l'ambiente per eseguire delle mosse "alla Yakuza". Purtroppo ogni azione offensiva sembra andare a singhiozzi per via di frame d'animazione mancanti, e reazioni improbabili di personaggi e avversari.

    La scelta di optare per un titolo completamente 3D, oltre a sfociare in uno stile estremamente generico, deve aver complicato le cose anche per quel che riguarda le collisioni. Molto spesso, soprattutto quando spostiamo il personaggio in profondità, è difficile capire dove collocarsi per colpire con efficacia i nemici, e diverse volte si ha l'impressione che certi attacchi non vadano a segno per motivi oscuri. Dall'intelligenza artificiale di questi prodotti non ci si deve aspettare poi molto, ma in Cobra Kai i nemici tendono ad avere comportamenti inspiegabili, alle volte camminando oltre il nostro personaggio per poi eseguire un paio di attacchi a vuoto.

    Basta questa situazione, estesa anche a tutti i boss e anzi in quei casi persino aggravata da alcuni loro attacchi confusi, improvvisi, illeggibili, per squalificare quasi del tutto questo adattamento.

    Un peccato che le fondamenta del gioco siano così fragili, perché come anticipavamo Cobra Kai prova a mettere in pratica alcune idee potenzialmente vincenti per il genere d'appartenenza. Lavora in maniera intelligente, ad esempio, sulle strategie difensive, permettendo al giocatore di utilizzare mosse evasive e contrattacchi temporizzati che possono neutralizzare un avversario in un attimo. Ci sono anche, oltre ai classici oggetti curativi, karategi e cinture che possono essere raccolti ed equipaggiati per il livello in corso, garantendo abilità passive utili a modificare al volo le proprie strategie e disposizioni.

    A rendere ancora più stratificato il gameplay ci pensa un sistema di potenziamento che permette di sbloccare nuove abilità per tutti i personaggi disponibili, oltre a migliorare le caratteristiche del proprio dojo, estendendo benefici di varia natura a tutti i combattenti. Nei vari stage che compongono l'avventura è infatti possibile portare fino a quattro lottatori, che si alternano alla pressione di un tasto.

    Se da una parte questa scelta garantisce una buona varietà, la difficoltà dei livelli si riduce drasticamente: unitamente alle problematiche abbondantemente discusse poco sopra, basta questo per trasformare buona parte dell'esperienza in un button mashing meccanico e svogliato, finalizzato più all'accumulo delle risorse necessarie per sbloccare le varie skill che alla scoperta di nuove sfide. Lo stile abbastanza monocorde delle ambientazioni e un riciclo evidente delle tipologie di nemici disseminati negli stage rendono Cobra Kai, per quanto più esteso rispetto ad altri colleghi, anche piatto, monotono e generalmente ripetitivo.

    Cobra Kai: The Karate Kid Saga Continues Cobra Kai: The Karate Kid Saga ContinuesVersione Analizzata Nintendo SwitchCobra Kai: The Karate Kid Saga Continues è un tie-in incolore, senza le qualità necessarie per sfondare nel genere di riferimento. Mentre l'investimento creativo è lodevole (troviamo diverse meccaniche sulla carta interessanti e un sistema di sviluppo estremamente stratificato), quello produttivo non riesce a sostenere le idee del team di sviluppo, innestandole in un impianto di gioco deficitario e costruito su basi estremamente fragili. Poco conta avere un'ottima quantità di contenuti, infatti, se poi l'azione risulta frustrante, non sempre bilanciata, fiaccata da collisioni imperfette e da animazioni approssimative. Era da un po' che non si vedeva un adattamento così debole: se siete appassionati del genere è meglio concentrarsi su altri prodotti; per fortuna di recente non sono mancate proposte ben più valide di Cobra Kai.

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