Cold Fear: il survival horror recensito su PC

L'ennesimo Survival Horror o qualcosa di più?

Cold Fear: il survival horror recensito su PC
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  • PS2
  • Xbox
  • Pc
  • Ma quant’è bello il mare in tempesta.

    Cold Fear, quando la paura viene dal freddo. Questo è il titolo scelto dal team di sviluppo della Darkworks per la loro ultima fatica che ha stuzzicato il palato della imponente Ubisoft Entertainment che ha deciso di distribuirlo sotto il suo marchio. La Darkworks certo non si nasconde, già dal titolo è chiaro l’intento di scatenare paura al videogiocatore di turno. In effetti, cosa c’è di rassicurante in una baleniera russa dispersa in mezzo all’oceano in tempesta? Cosa c’è di rassicurante nel girovagare tra ponti e stive ondeggianti, circondati dal nulla, in mezzo al rumore del mare in forza 5 spezzato ogni tanto da latrati animaleschi e grida di dolore? Beh, cari amici, questo è Cold Fear, un titolo che senza mezze misure si pone come candidato numero uno ad essere il miglior survival horror sul mercato.

    Terroristi e scienzati.

    Cominciamo con l’addentrarci nella storia di Cold Fear. Appena inizieremo il gioco un bellissimo filmato in “computer grafica” ci catapulterà nel mezzo dell’avventura. Una squadra di salvataggio della Guardia Costiera U.S.A. riceve l’ordine di recuperare una baleniera russa dispersa nel gelido mare di Bering in tempesta. I membri della squadra vengono uccisi da una strana creatura ed il solo Tom Hansen, un giovane guardacoste, resta vivo e vegeto e con il compito di capire cosa sia mai successo. Noi entreremo in gioco nei panni di Tom, collegato via radio con l’agente CIA Jason Bennett verremo istruiti sui passi da compiere per risolvere il mistero sulla nave abbandonata. Presto capiremo che avremo a che fare con terroristi Russi senza scrutoli (capitanati dal perfido Yusupov) e scienziati pazzi, come il Dottor Viktor Kamsky. Nel corso dell’esplorazione faremo la conoscenza della figlia di Kamsky, Anna, la quale è tenuta in ostaggio sulla baleniera Russa a garanzia della cooperazione del padre. Il Dr. Kamsky, prima del disastro, stava lavorando su un progetto relativo alle Exocelle, forme di vita non terrestri e molto pericolose. Ma qualcosa è andato storto, le cavie si sono misteriosamente liberate ed hanno iniziato a contaminare ogni forma di vita sulla nave. Gli “Exo” (forma di vita contaminata e geneticamente mutata) sono differenti nella forma e nel comportamento, ma tutti aggressivi e letali. Il povero Tom Hansen, un “eroe in disgrazia” dovrà rapidamente tirar fuori il meglio di sé, se vorrà sopravvivere nel corso di un’avventura che si preannuncia tutt’altro che una simpatica scampagnata marittima.

    Meglio guardarsi le spalle.

    Cold Fear si presenta come un action 3D in terza persona con soggettiva ibrida. Non è una novità assoluta, ma è interessante avere la possibilità d’ispezionare l’ambiente 3D scegliendo la visuale. La visuale standard consiste in punti visivi fissi nell’ambiente 3D in stile Resident Evil per capirci. Attraverso i tasti WASD muoveremo Tom sulla nave prima e sulla piataforma d’estrazione poi. Bella dal punto di vista scenico, ma poco adatta nelle fasi intense di gioco. La seconda visuale invece, azionabile con il tasto destro del mouse, ci porta dietro le spalle del nosto alterego. In questo caso potremo ispezionare liberamente l’ambiente 3D attraverso l’uso del mouse. Quest’ultima è molto comoda nelle fasi combattimento. La trama scorre molto lineare, l’avanzamento è per missioni da compiere, verificabili richiamando un inventario interattivo. Assente la mappa ambientale, questo ci penalizzerà molto e ci costringerà a conoscere a menadito la nave e la piattaforma d’estrazione, pena il perdersi rapidamente.
    Veniamo alla componente horror. Il gioco ha come componente principale l’esplorazione che va eseguita con molta prudenza in quanto ogni angolo oscuro e ogni porta chiusa può nascondere un insidia spesso mortale. In questo contesto è alta la somiglianza con Doom3, con le dovute eccezioni grafiche. L’ambiente ben realizzato e l’audio curato aumentano il thrilling, ma personalmente siamo ben lontani dallo spaventare. Comunque complessivamente la sensazione è gradevole. Altra novità interessante che ci propone Cold Fear è l’ondeggiamento della visuale dovuto al mare in tempesta. Questa è fatta davvero bene e rende molto a livello visivo. Durante l’esplorazione incontreremo i classici “item” da action 3D: medikit, munizioni ed un buon arsenale. L’arma principale in dotazione a Tom Hansen è una pistola semiautomatica calibro .45 con mirino laser e torcia integrata. Bravi i Darkworks che hanno fatto tesoro delle critiche mosse in Doom3 sull’alternanza arma-torcia. In Cold Fear è possibile illuminare e sparare contemporaneamente. Durante il gioco troveremo la classica mitraglietta MP5-A3 da 9mm, l’insostituibile fucile d’assalto AK-47, un fucile tattico semiautomatico XM1014, un lanciagranate, un lanciafiamme d’assalto a benzina spinta da gas compresso ed una fiocina a freccia chimica exo-benzilato. Insomma c’è di che divertirsi. Veniamo ai nemici. Due le categorie: umani non contaminati e forme di vita mutante. I primi sono i mercenari assoldati da Yusupov armati con armi convenzionali, sparano a vista, quindi molto micidiali. La seconda categoria sono le forme di vita contaminate, ovvero gli “Exo”. L’elemento principale che scatena la mutazione è l’Exocella. E’ una specie di ragno che entra nel corpo ospite dalla bocca e genera la mutazione. Nessuna novità, è identica alla forma aliena del film "Aliens" di Ridley Scott. Gli Exo che incontreremo sono: l’Exomutante, esseri non più umani, privi di ragione e attaccano spinti dalla fame di carne viva. Gli ExoShade, creature a quattro zampe molto rapide nei movimenti ed estremamente aggressive. Gli ExoSpectre, capaci di mimetizzarsi nell’ambiente. Gli ExoMass, enormi creature dotate di una forza e velocità disumana e gli ExoNest, madri di contaminatori. Per ogni nemico esiste una tattica diversa per eliminarlo, spesso la forza bruta non sarà sufficiente. Una curiosità che rende lo scontro a fuoco molto difficile: i mutanti non muoiono se colpiti al corpo, bisogna eliminare l’ospite dentro di loro, che risiede nella testa. Avete già capito vero? Bisogna colpirli alla testa. Cold Fear mette a disposizione uno spassoso colpo speciale detto “colpo critico”. Non vi preannuncio nulla, ma è molto splatter nella sua esecuzione.
    Ancora una volta devo dare un voto pessimo al sistema di salvataggio. Nessuna possibilità di salvare la partita liberamente, dovremo affidarci ai salvataggi automatici e, peggio ancora, ne potremo tenere solo sei in memoria. Davvero inspiegabile questa scelta. Sicuramente il dover rifare intere sezioni di gioco aumenta la longevità del titolo, ma stressa molto il videogiocatore.

    Ho il mal di mare.

    La grande peculiarità di Cold Fear sta nel fatto che la visuale cambia molto tra ambienti interni ed esterni. Quando siamo sul ponte della nave, ad esempio, la nostra visuale è in continuo movimento, scossa dalle onde del mare e bersagliata dalla pioggia insistente. Davvero ben realizzata e realistica. Un impresa restare fermi sui ponti della baleniera. Internamente invece l’effetto ondulatorio si riduce notevolmente rendendo più agevole le sessioni di combattimento. In Cold Fear potremo esplorare solo due ambienti: la baleniera russa e la piattaforma petrolifera. In prima istanza può sembrare riduttivo, ma vi assicuro che sono davvero enormi da girare. La nave conta 3 piani davvero molto vasti, mentre la piattaforma petrolifera è immensa: un modulo di trivellazione, un modulo scientifico ed un modulo ambitativo. Dettagli estremamente curati ed ambienti molto diversi tra loro. Insomma un level designing di buon livello. La grafica di Cold Fear si assesta su di un livello molto alto: ottimo il numero di poligoni ed elevata la qualità delle texture. L’engine 3D non è mai pesante e non mostra mai incertezze o bug di sorta. Anche con una scheda grafica di medio livello è possibile godere del massimo dettaglio grafico. Con filtri anti-aliasing ed anisotropico attivi la grafica risulta pulita e ben definita. Non siamo ai livelli di HL2 e Doom3 ma è forte la sensazione di essere davanti ad un buon prodotto graficio. Scarsa è l’interazione con l’ambiente, possiamo interagire solo con gli item sopracitati, nessuna possibilità di spostare casse o muovere sedie, ecc. Un peccato visto il dettaglio degli ambienti, purtroppo così restano molto inanimati e solo belli da vedere. Anche la fisica di movimento è ai minimi termini: Tom Hansen ha delle movenze leggermente macchinose ed i nostri nemici si muovono sempre allo stesso modo, non variando mai la loro strategia d’attacco e quindi dopo un po’ diventano prevedibili. Molto belli invece gli intermezzi in computer grafica (sono davvero molti), contribuiscono a dare alla storia uno stampo cinematografico ed hanno il duplice effetto di appassionarci alle vicende del nostro alter ego e stuzzicando la nostra curiosità nel voler sapere come finirà la storia. Il sonoro è decente, ma niente di speciale. Inizialmente i rumori improvvisi destano qualche preoccupazione, ma proseguendo nel gioco ci faremo l’abitudine, sono sempre gli stessi e solo coreografici. Una colonna sonora di maggiore effetto avrebbe decisamente migliorato il comparto audio.

    Survival o Action?

    Le due categorie di gioco sono sempre state ben separate. La prima giocava sul fatto che il protagonista di muovesse in un falso ambiente tridimensionale, di fatto la grafica era un 2D prerenderizzato. Gli action invece, così come li conosciamo hanno sempre puntato su un ambiente realmente tridimensionale con visuali in prima o terza persona. Cold Fear unisce le caratteristiche di entrambi, distanziandosi dai survival horror e risultando un action incompleto ed atipico. Scelta forte dei Darkworks che hanno puntato su un gioco ibrido sperando d’introdurre una nuova modalità di gioco. Molti infatti definiscono il gioco come un “action horror” e non un “survival horror”. La forza di Cold Fear sta nel trasmettere al giocatore una sensazione di prigionia, confinato in un ambiente da dove è impossibile scappare. L’impossibilità di sfuggire al male che popola l'ambiente in cui siamo e la consapevolezza di doverlo affrontare prima o poi. L’apice di questo tipo d’ambientazione oceanica è la gestione del movimento della nave in mezzo al mare in tempesta, davvero originale e realistico al punto che una forte onda può scaventarci nell’oceano.

    Cold Fear Cold FearVersione Analizzata PCCold Fear è, con i suoi pregi e difetti, un buon prodotto videoludico. L'hype era stato alto nei confronti di questo titolo e, come spesso succede, si rivolta contro deludendo di fatto chi si attendeva il capolavoro. La componente horror c'è, non esagerata, ma c'è. L'ambientazione oceanica è originale, la grafica è di buon livello, la storia è intrigante e piacevole. Si poteva fare di meglio? Forse sì. L'aggiunta di un livello in più avrebbe reso il gioco più longevo e dato più valore all'esperienza di gioco. Si poteva lavorare meglio sull'AI dei nemici che tutto sommato è molto bassa. Alla fine però i pregi superano i difetti e mi sento quindi di consigliarlo a tutti (patiti del genere e non solo), tranne ovviamente ai malati di cuore e alle persone facilmente impressionabili.

    7.7

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