Crash Bandicoot N. Sane Trilogy Recensione

Crash torna sulle nostre PlayStation con la N.Sane Trilogy, raccolta che include i primi tre episodi della serie in versione rimasterizzata per PS4.

Crash Bandicoot N. Sane Trilogy
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Lo abbiamo visto oltrepassare in corsa vertiginosi strapiombi, scandagliare le coralline profondità degli oceani, visitare città futuristiche e cavalcare in groppa a cuccioli di orsi polari: eppure, in vent'anni di onorata carriera, nonostante le numerose peripezie in giro per lo spazio-tempo, Crash Bandicoot è sempre rimasto lì, intento a vorticare nei nostri ricordi, come se da quel naufragio sull'isola di Wumpa non fosse trascorso neanche un giorno. Benché tanti capitoli abbiano contribuito a raccontarne le disavventure, per noi videogiocatori più "attempati" l'unica, vera e sola trilogia "canonica" resta quella sviluppata dai cagnacci di Naughty Dog tra il 1996 ed il 1998: è quindi soprattutto per gli irriducibili fan della prima ora che il team Vicarious Visions, sotto la maschera protettrice di Activision, ha avuto la coraggiosa idea di "restaurare" l'indimenticabile trittico di episodi con protagonista il marsupiale più famoso della storia del gaming.
    La N.Sane Trilogy - ed è bene gridarlo ai quattro venti - non è una mera operazione commerciale che si basa esclusivamente sullo scialbo appeal nostalgico: questa "remastered plus" è anzitutto un prodotto realizzato da dei grandissimi estimatori della serie originale, di cui è stato conservato integralmente lo spirito scanzonato e vintage.
    Con un rispetto maniacale per il materiale di partenza, quindi, la N.Sane Trilogy riporta Crash, Cortex, Coco e Aku Aku ad una seconda giovinezza: mentre i personaggi che abbiamo tanto amato hanno compiuto un grosso balzo nel futuro, noi siamo stati direttamente "teletrasportati" nel passato. Ed il viaggio - possiamo assicurarvelo - è stato travolgente.

    Only Yesterday

    Esiste un legame quasi romantico tra questa rimasterizzazione e i primi episodi a marchio Naughty Dog: sin dall'istante in cui i nostri occhi si sono posati sul video introduttivo, del resto, abbiamo compreso come quella dei Vicarious Visions sia una vera e propria dichiarazione d'amore in formato videoludico, a tratti quasi commovente nella sua genuina fedeltà all'opera di riferimento. Eccezion fatta per un corredo grafico che - come vedremo - rasenta il prodigio, tutto è rimasto (più o meno) identico a vent'anni fa: Crash sfugge dunque ancora una volta dal laboratorio del dr. Neo Cortex e precipita sull'isola tropicale di N.Sanity, pronto a superare mari e monti pur di salvare la bella Tanwa dalle mani del suo arcinemico. È sufficiente qualche misero istante per notare come ogni più microscopico dettaglio sia stato riprodotto alla perfezione. Le animazioni, l'espressione di confusione del marsupiale, le tre casse di frutti Wumpa che ci accolgono non appena riprendiamo i sensi, e persino la diversa ampiezza dei burroni: tutti gli elementi sono al loro posto, così com'erano impressi nella nostra memoria. L'appeal iniziale - bisogna ammetterlo - è stato spiazzante. Per un attimo, stringendo il pad tra le mani, abbiamo avuto l'illusione di essere tornati bambini, perché quello che ci siamo trovati dinanzi è esattamente lo stesso Crash con cui passavamo intere giornate della nostra infanzia: tuttavia, dopo qualche ora in compagnia del marsupiale, ci siamo anche resi conto di come, purtroppo, "bambini" più non siamo. E - di conseguenza - tutte le imperfezioni che al tempo passavano candidamente inosservate, si ripropongono oggi con più vigore. Per quanto iconico e leggendario, il primo Crash era infatti un platform tutt'altro che perfetto: a fronte di un immaginario rigoglioso e vivace, l'opera Naughty Dog presentava dinamiche un po' farraginose, distanti dalla fluidità di altri congeneri. La calibrazione dei salti alle volte risultava abbastanza imprecisa, ed il sistema di controllo soffriva delle eccessive sollecitazioni delle croci direzionali, che rendevano difficilmente manovrabile il paramele quando occorreva eseguire capriole millimetriche. L'elevatissima difficoltà di alcuni stage dipendeva allora non solo da un level design mefistofelico, ma anche da meccaniche non proprio all'avanguardia. Tutto ciò si ripresenta al giorno d'oggi in modo pressoché immutato, con una legnosità che ci fa sfogliare di nuovo il medesimo catalogo di maledizioni ed imprecazioni che pronunciavamo da ragazzini. Ebbene, anche queste rughe dell'età fanno parte del gioco: la volontà di mantenere intatto il primo capitolo per riproporlo sulle attuali console a marchio Sony con estremo rigore filologico scende quindi a patti con un gameplay non certo impeccabile. È questa una limitazione verso cui abbiamo deciso di approcciarci senza i paraocchi provocati dall'"effetto nostalgia", ma della quale - a voler essere sinceri - non siamo comunque rimasti troppo delusi.

    D'altronde - e parliamo a titolo del tutto personale - incontrare il nostro caro marsupiale dopo tanto tempo e trovarlo diverso da come ce lo ricordavamo, ci avrebbe un po' "rotto le scatole". Senza contare poi l'enorme rischio che Vicarious Visions si sarebbe assunto nell'apportare considerevoli ricalibrature alla formula intessuta da Naughty Dog, con in agguato un'accorata fanbase pronta a divorare il team in un sol boccone. È bene specificare, in ogni caso, che la N.Sane Trilogy non rappresenta unicamente una copia in carta carbone che si adagia sugli allori di trascorsi memorabili. Ed anzi, a dirla tutta, lo studio ha anche deciso di aggiungere qualche piccolo cambiamento all'opera originale: si tratta di modifiche che coinvolgono non solo il primo episodio ma la trilogia nella sua interezza. Accanto alla possibilità di sfruttare un sistema di controllo tradizionale basato sull'utilizzo delle freccette del pad, i giocatori ora potranno gestire le movenze di Crash anche tramite lo stick analogico: per quanto sulle prime sembri un'inezia di poco conto, a ben guardare è un'introduzione che rende molto più precise la gestione dei salti e l'accuratezza degli spostamenti, andando così ad alleggerire la frustrazione che tendeva ad assalirci dopo l'ennesimo capitombolo causato da un input non sempre responsivo al punto giusto.
    La seconda (brillante) aggiunta concerne l'estensione della difficoltà "dinamica" al capitolo d'esordio della serie: in sostanza, come avviene nei sequel, ora anche sull'isola di N.Sanity, dopo una serie di miserabili fallimenti nel corso dello stesso livello, il gioco ci verrà in soccorso donandoci una maschera di Aku Aku e puntellando l'avanzamento con un maggior numero di checkpoint. Senza prendere iniziative di testa propria, insomma, Vicarious Visions riesce nell'impresa di migliorare il prodotto originale pur non snaturandolo in alcun modo, ed attingendo piuttosto a piene mani proprio alla lezione dei Naughty Dog, i quali - consci dei loro peccati di gioventù - hanno inserito questa importantissima feature negli episodi successivi del franchise.

    Così facendo, Vicarious Visions ha diminuito le distanze che separavano il primo capitolo dal secondo e dal terzo, decisamente più riusciti in termini di gameplay e varietà complessiva dell'offerta. A tal proposito, Cortex Strikes Back resta il classico episodio di transizione: da una parte mantiene molti degli elementi del suo predecessore, mentre dall'altra risulta più elaborato, facendo della varietà il suo cavallo di battaglia. Tra giretti nelle fogne, pattinaggio mortale su lastre di ghiaccio, sequenze a gravità zero e castelli immersi nell'oscurità, Cortex Strikes Back non è definibile ancora il "Crash" perfetto, ma ci va vicino. Dopo due opere di "fondazione", spetta al terzo esponente della trilogia il compito di portare la serie nell'Olimpo dei capolavori. Warped è un gioco senza età: magnetico, vario, virtuoso. Rifinisce sotto ogni aspetto tutti i punti di forza dei suoi prequel, incrementando la diversità della progressione, ridefinendo i tempi e gli equilibri del platforming, e addirittura incorniciando l'insieme con una narrazione più approfondita (ma sempre fuori di testa). La sostanziale differenza in confronto al primo episodio si manifesta tutta nel ritmo dell'avventura: mentre il capostipite proponeva un gameplay riflessivo, cadenzato, basato sulla memorizzazione dei pattern e della struttura dei livelli, Warped aumenta la velocità e l'adrenalina, chiedendo al giocatore di allenare maggiormente i riflessi ed il tempismo. L'apprendimento di cinque diversi poteri dopo ogni boss fight, inoltre, quintuplica il replay value, costringendoci ad affrontare di nuovo i livelli sotto un'altra prospettiva e con un altro metodo d'azione: una particolarità già presente nei predecessori, ma qui sfruttata finalmente al meglio. Tutte le novità che Warped si porta in dote finiscono però per diminuire il grado di sfida generale: sebbene non manchino stage machiavellici, la difficoltà media è nettamente inferiore a quella dei primi due episodi, in particolar modo se consideriamo l'opportunità di sfruttare lo stick analogico per venire a capo delle sessioni più ardue. E se dopo più di ottanta livelli sentirete il bisogno di lasciare in panchina il simpatico bandicoot, sappiate che Vicarious Visions ha avuto la geniale idea di rendere la cara, dolce Coco un personaggio giocabile in tutti i capitoli della raccolta, con la sola esclusione delle battaglie contro i boss. La sorella minore di Crash non si è rivelata una semplice skin sostitutiva, bensì un protagonista extra, dotato di un moveset tutto personale e riconoscibile: l'espressività del viso, le movenze del corpo, l'eleganza del suo "tornado spin" sono state create da zero con incredibile accuratezza, perfettamente in linea con le animazioni del fratello maggiore.

    Controllando Coco, in sintesi, il feeling rimane lo stesso di sempre, ed il gameplay non ne risente minimamente: il suo passo aggraziato dona allora un po' di colore ad ambientazioni che conosciamo fin troppo bene. La sua introduzione è talmente ben implementata da confermare l'abilità di un team che ha studiato ed interiorizzato la trilogia di Naughty Dog fin nel più impercettibile pixel. Lo si evince anche dal fatto che Vicarious Visions abbia lasciato inalterati tutti i segreti, le scorciatoie ed i piccoli "trucchetti" presenti nelle opere originali: chiunque conosca a menadito la conformazione delle aree di gioco sarà lieto di scoprire che le scappatoie e gli escamotage del level design sono pronti per essere sfruttati nuovamente al fine di battere ogni record di velocità: per l'occasione, la modalità time trial è stata estesa a tutti i capitoli del trittico, permettendoci inoltre di condividere i nostri risultati con altri giocatori sparsi per il globo attraverso una leaderboard online. È chiaro, a questo punto, che - sul versante dei contenuti e dell'ammodernamento del gameplay - se si esclude qualche deficit imputabile solamente alle opere di partenza, Vicarious Visions ha svolto un lavoro da applausi: nel succulento cesto di questa remastered plus, insomma, non si trova nemmeno una singola "mela marcia".

    The Mask

    Il Crash Bandicoot della N.Sane Trilogy si mantiene in un equilibrio tra l'antico ed il moderno. È difficile riuscire a trasmettere a parole le sensazioni che questa rimasterizzazione è stata capace di farci provare: da una parte, infatti, il cuore ci suggeriva che quello sotto il nostro controllo era il caro, vecchio paramele di sempre; dall'altro, però, lo sguardo continuava a sostenere che c'era in lui qualcosa di profondamente diverso.

    Un contrasto del genere ci è parso un po' destabilizzante, ma al contempo anche emblematico di una rivisitazione tecnica che ha del portentoso. Il "ritocco" operato dai ragazzi di Vicarious Visions raggiunge vette mai viste prima per una "semplice" remastered, come se la trilogia fosse stata centrata in pieno dall'Evolvo-ray: ogni singola foglia delle aree tropicali, ogni minimo nemico e ogni microscopico particellare è stato rimodellato tenendo bene a mente la direzione artistica dei giochi base. Ora la peluria di Crash, di Coco e di Polar, le piume di Aku Aku e le esplosioni delle casse di Nitro acquisiscono rinnovata concretezza: tutto è più tangibile, corposo, ricco di dettagli. Il nuovo tappeto di texture dona all'ambiente una maggiore vivacità, caratterizzata da un piglio cartoonesco e spassoso come non mai. Gran parte della freschezza della N.Sane Trilogy è dovuta sia ad una invidiabile pulizia grafica (che beneficia di un sistema d'illuminazione completamente rivisto) sia ad un reparto animazioni a metà tra il piglio retrò e il necessario ammodernamento tecnico. Se le bellissime espressioni facciali riflettono appieno la personalità ed il carisma dei personaggi, i movimenti del corpo - pur essendo incredibilmente fluidi e ben legati - mantengono volutamente quel tocco un po' ingessato che apparteneva alle versioni originali.

    Dal balzo di Crash fino al tamburellare dei giganti di Warped, passando per il galoppo lungo la muraglia cinese: anche le più impercettibili movenze galleggiano così in un limbo tra il vecchio e il nuovo, creando a schermo un ibrido sensazionale. A voler cercare a tutti i costi il verme nella mela, c'è da dire che i caricamenti alle volte tendono ad essere troppo lunghi (imponendoci anche 15 secondi d'attesa), e che il frame rate non va oltre i 30 fps: certo, i 60 fotogrammi sarebbero stati la proverbiale ciliegina sulla torta ma, considerando che il motore si mantiene costantemente stabile e granitico, è un compromesso che siamo ben lieti di accettare senza alcun rammarico. E se i nostri occhi vengono inondati di meraviglia, lo stesso accade anche alle nostre orecchie: la soundtrack ha subito un intervento di rimasterizzazione pari a quello del reparto visivo, amalgamando campionature ambientali e sonorità classiche, rese più potenti e vibranti, limpide e squillanti. Impagabile il poter ascoltare con tale chiarezza gli incomprensibili versi tribali in gibberish della nostra maschera protettrice, che tutti noi, almeno una volta, abbiamo provato ad imitare. E parlando di voci: un forte plauso è rivolto al nuovo doppiaggio in italiano, che tenta in tutti i modi di riprodurre - con molta più professionalità - la medesima cadenza "teatrale" delle voci originali, riuscendo così ad avvolgerci con la stessa atmosfera vivace, ridicola e "folle" dei nostri pomeriggi di gioventù. Su Everyeye.it trovate anche la guida di Crash Bandicoot N. Sane Trilogy con consigli utili, suggerimenti e strategie.

    Crash Bandicoot N. Sane Trilogy Crash Bandicoot N. Sane TrilogyVersione Analizzata PlayStation 4La N.Sane Trilogy è come una vecchia fotografia un po’ ingiallita e masticata dal tempo che, attraverso un delicato processo di restaurazione, ritrova (ed anzi enfatizza) la sua bellezza originaria. I nuovi adepti al culto del marsupiale si preparino a fare i conti con ritmi di gioco molto distanti da quelli dei colleghi più “attuali”, che richiedono in fondo pazienza e ponderazione: per molti, la N.Sane Trilogy potrebbe rivelarsi un’esperienza persino formativa. Allo stesso modo, però, i giocatori più giovani saranno costretti a scendere a patti con un’anima platforming tutt'altro che moderna e non eccessivamente dinamica. I fan di lungo corso, invece, saranno testimoni di un piccolo miracolo che li manderà in visibilio: quello dei Vicarious Visions è un restauro al limite della perfezione, un nuovo zenit qualitativo a cui dovranno ambire tutte le rimasterizzazioni future. Il merito più grande della collection, in ogni caso, esula dal semplice computo poligonale o dalla cornice grafica, e si annida invece altrove: nei cuori di ragazzini ormai troppo cresciuti. È grazie a questa “remastered plus”, infatti, che Crash Bandicoot smette di incarnare solamente un’istantanea del nostro passato e torna, dopo due decenni, ad essere di nuovo la mascotte del nostro "presente".

    8.7

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