Recensione Crysis Warhead

Il primo "Add On" per l'eccezionale FPS di Crytek

Crysis Warhead
Recensione: PC
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  • Pc
  • 3rd try

    L'esigenza di Crytek di riscattare alcuni degli aspetti poco riusciti del progetto originale e la ferma intenzione di rilanciare il brand, sia verso il grande pubblico, che nelle comunità di gioco online, ha originato Crysis Warhead, affidato al neonato team sussidiario di Budapest e non più alla squadra originale di sviluppo.
    Del resto i propositi coi quali ci eravamo lasciati in occasione dell'anteprima pubblicata qualche tempo or sono (reperibile a questo indirizzo) parlavano chiaro e possono essere riassunti in tre punti chiave: azione, prestazioni, multiplayer.
    Per cercare di capire se il talentuoso team degli oramai celebri fratelli Yerli è riuscito nei propri intenti, dopo una breve infarinatura su ciò che è Crysis e sulle sue origini, analizzeremo nello specifico questi tre argomenti.

    Su Crisi e urla lontane

    Crytek, prima ancora di essere il leader incontrastato sul piano tecnologico, è divenuta celebre per la filosofia alla base dei suoi giochi. Questo team di outsider, nato inizialmente come semplice gruppo di modder, accomunati dalla passione per lo sviluppo e soprattutto dalla volontà ferrea di voler sfondare nel settore, ha raccolto con facilità disarmante nel suo primo gioco, Far Cry, tante di quelle idee di gameplay e gamedesign da far tremare le proposte di iD Software e Valve dell'epoca. Ambientazioni di gioco sterminate, molteplici possibilità di approccio alle missioni, mezzi di terra, d'acqua e d'aria (uno solo in realtà, il deltaplano, ma che mezzo!), un'intelligenza artificiale che finalmente incalzava il giocatore, anziché attendere il proprio fato passivamente. Un gioco passibile di miglioramenti (trama e bilanciamento della difficoltà su tutti), i cui difetti di gioventù però passavano in secondo piano proprio per via della fenomenale alchimia ludica, pressoché unica nel panorama degli FPS.
    Pragmaticamente Crysis venne sviluppato ripartendo da dove Far Cry si era fermato. Mantenendo i punti forti del prequel spirituale e rafforzando per quanto possibile le lacune dello stesso. Il risultato non sempre è quello sperato ovviamente e laddove Crysis si è rivelato strutturalmente solido come un macigno e maggiormente rifinito ed equo dal punto di vista della sfida offerta al giocatore, meno convincente è risultato l'intreccio narrativo, invero migliorato rispetto a Far Cry, ma nonostante ciò ugualmente stereotipato e privo di mordente. Così, per la seconda volta, Crytek incassa le critiche e, senza perdersi d'animo, con la determinazione che la contraddistingue da sempre, si rimette alacremente al lavoro.

    Sergente Sykes, per servirvi

    Essendo Crysis Warhead un episodio collaterale, non facente parte della trilogia cui si andrà a comporre il filone narrativo principale, l'espediente che gli sviluppatori hanno utilizzato per creare un contesto completamente diverso da quello visto nell' episodio principale, ma coerente con quest'ultimo, è quello che si è visto nelle espansioni del primo Half-Life. In breve: il medesimo evento visto da un punto di vista differente. A Black Mesa fu data la possibilità di vivere l'esperimento catastrofico prima nei panni di Gordon Freeman ed in seguito di un marine e di una guardia della sicurezza; nell'isola koreana, teatro degli eventi di Crysis, si passerà dunque dai panni del cheto e riflessivo Jake "Nomad" Dunn a quelli dell' iper-adrenalinico Michael "Psycho" Sykes. Il cambio di protagonista si riflette non solo nei numerosi intermezzi cinematografici che si premurano di enfatizzare il carattere sopra le righe dell'ex agente SAS, ma anche e soprattutto nelle strutturazioni delle missioni, ora più movimentate e ricche d'azione. Il timore che questa “virata” verso un'esperienza di gioco meno riflessiva e più coreografata, quasi facente il verso a Call of Duty, espresso in occasione dell'anteprima ha avuto effettivamente un riscontro pratico: i “binari invisibili” si sono fatti chiaramente più restrittivi rispetto al passato e di conseguenza l'esplorazione (magari a bordo di mezzi) ad ampissimo respiro ha lasciato il passo ad eventi scriptati ed a fasi d'azione pedestri più frequenti ed impegnative. A dispetto di quanto si era temuto, alla prova dei fatti questa digressione (ci si augura però solo temporanea, in attesa di un sequel che faccia progredire il brand sui suoi tratti di elezione) non è così perniciosa: vuoi per il carattere verace del protagonista e della manciata sparuta di comprimari particolarmente convincenti, vuoi per una trama insospettabilmente ben raccontata, appassionante ed in crescendo come ritmo e pathos nella seconda parte, vuoi ancora per un'intelligenza artificiale rinvigorita e delle missioni dallo svolgimento brillante e da un level design, come detto sì maggiormente pilotato, ma allo stesso modo appassionante, variegato ed ispirato; tutti questi elementi contribuiscono a creare un'esperienza che lascerà qualche bel ricordo al giocatore. In special modo, senza voler anticipare nulla di specifico per non rovinare la sorpresa, quando il protagonista, a seguito di un evento particolarmente tragico e toccante, rivelerà dei lati del suo carattere insospettabili. Sicuramente la trama è la parte più riuscita di questo Crysis Warhead, a dimostrazione che per istillare emozioni nel giocatore a volte basta poco, senza per forza tirare in ballo alieni e tonnellate di proiettili. Altrettanto degna di menzione la parte conclusiva del gioco: evocativa, concitata, impegnativa: occasione perfetta per mettere alla frusta il gameplay emergente caratteristico di casa Crytek. Una prova superata magistralmente.

    La diabolica arte del poligono

    Qui Crytek gioca in casa e non c'è santo che tenga.
    A un anno di distanza dal suo debutto il Cryengine 2 è ancora il punto di riferimento assoluto della grafica tridimensionale in tempo reale nel segmento consumer. Risultati straordinari di questo tipo sono il frutto di passione certo, ma ancor più di perizia e studio scientifico di gestione delle risorse hardware e software in un valzer sopraffino di poligoni, texture ricercate ad un livello tale da rasentare il dettaglio al millimetro. Effetti speciali che fanno concorrenza ai blockbuster hollywoodiani più quotati, effetti di illuminazione dinamica applicati senza alcun compromesso di sorta. Semplicemente: una generazione avanti rispetto alla concorrenza. Come si accennava ad inizio articolo tutto questo ben di Dio è costato parecchio a Crytek in termini di vendite, giacché le configurazioni medie di dodici mesi fa mal sopportavano un tal concentrato di avvenirismo. L'ottimizzazione operata su quest'ultima iterazione, diciamolo subito, non ha fatto i miracoli promessi nei mesi scorsi e per godersi l'impianto grafico di Crysis Warhead, così com'è stato concepito dai tecnici e dai grafici di Crytek occorrerà ancora una volta essere in possesso di una configurazione particolarmente dotata. Le note positive non mancano e sono riscontrabili sicuramente in un'ottimizzazione generale delle prestazioni grazie soprattutto alla revisione dei path grafici. Ciò che in Crysis era esclusivo appannaggio delle Direct-X 10 è ora attivabile anche su Windows XP (ed anche su Windows Vista aggiungendo la dicitura “-dx9” al collegamento sul desktop), con tutti i benefici in termini prestazionali che ciò comporta. Volendo invece scendere a qualche compromesso le cose si fanno molto più tollerabili e, sebbene il mito dei “700€, un Crysis per tutti” non corrisponde esattamente al vero, è apprezzabile lo sforzo degli sviluppatori nel rendere il più digeribile possibile il loro ciclope trita-poligoni ai sistemi dei comuni mortali.

    USA Vs Corea

    Avviandoci alla conclusione di questo articolo questa volta non possiamo che elogiare il lavoro dedicato dalla software house teutonica al versante multiplayer, andando a colmare una grossa lacuna dei suoi giochi passati. Lo sforzo produttivo profuso è stato perlomeno paritetico rispetto a quello riservato alla campagna a singolo giocatore, tanto da meritarsi un supporto ottico dedicato ed addirittura un nome proprio: Crysis Wars!
    Tre le modalità di gioco previste: Instant Action, Instant Action a Squadre e Power Struggle. Le prime due sono i classici deathmath tutti contro tutti ed a squadre, rispettivamente. Nulla di particolarmente innovativo a prima vista, ma si tengano sempre in considerazione le peculiari funzionalità della Nano-tuta, l'estensione delle oltre venti mappe create per l'occasione e le numerose possibilità permesse dall'arsenale e dai mezzi di trasporto. Da non sottovalutare. L'ultima e più interessante modalità ricalca il modello di multiplayer alla base di giochi quali Battlefield ed Enemy Territory: due fazioni avverse, con l'obiettivo finale di devastare il quartier generale nemico. Per far ciò, in accordo coi dettami dei capostipiti di cui prima, occorrerà prendere possesso delle numerose strutture presenti sul territorio, le quali saranno determinanti per l'esito della partita in quanto fungeranno da punti di appoggio per i rifornimenti e per i punti di respawn. Un'ulteriore funzionalità dei Centri Prototipi, una volta presidiati, sarà quella di avviare la produzione di armamenti e gadget avanzati particolarmente gustosi (creati appositamente per le partite multigiocatore e non presenti in Warhead): come ad esempio il Lanciatore TAC, un dispositivo di propulsione nucleare portatile, o l'Acceleratore Molecolare attraverso cui ghiacciare l'umidità sospesa nell'aria, per poi lanciare i frammenti così creati contro il nemico. La carne al fuoco come si è visto non manca, c'è solo da sperare che la comunità di Crysis Wars cresca florida ed in modo rapido. Basilare in quest'ottica sarà il supporto in itinere del team, con aggiornamenti costanti e contenuti aggiuntivi. Fatto trenta perché non far trentuno?

    Crysis Warhead Crysis WarheadVersione Analizzata PCIn attesa del già annunciato sequel vero e proprio, Crysis Warhead e Crysis Wars sono sicuramente un must per coloro i quali hanno apprezzato l'operato di Crytek, specialmente in un periodo in cui i giochi pensati espressamente per Personal Computer scarseggiano. Un prodotto promosso a pieni voti, l'unica riserva potrebbe riguardare a questo punto la longevità della campagna, che si assesta sulle sette, otto ore scarse. Un trend preoccupante che sta prendendo sempre più piede, ma che in questo caso specifico si fa perdonare grazie all'esperienza apprezzabile che sa donare. Ottimo il posizionamento sul mercato in una fascia a metà tra il budget ed il full-price, cos'altro aggiungere se non di acquistarlo il prima possibile? A patto naturalmente di avere un po' di cavalli dentro al case, beninteso!

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