Cyberpunk 2077 Recensione: il nuovo capolavoro degli autori di The Witcher

Ci siamo lasciati sedurre e rovinare dalle ammalianti spire di Night City: ecco com'è andato il nostro viaggio nella perdizione di un GDR indimenticabile.

Cyberpunk 2077 Video Recensione 4K
Recensione: PC
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Stadia
  • Xbox Series X
  • Ci siamo. A otto anni dal suo annuncio ufficiale, Cyberpunk 2077 è finalmente pronto ad accogliere i giocatori tra le strade di Night City, il palcoscenico decadente di uno dei giochi di ruolo più ambiziosi mai prodotti. Per il team di CD Projekt RED (qui la nostra recensione di The Witcher 3), l'uscita del titolo rappresenta il culmine di una gestazione lunga e difficile, di un cammino costellato di rinvii inattesi che non hanno mancato di mettere a dura prova la fiducia del pubblico, già sfinito da quasi un decennio di fervente aspettativa. Il premio alla fine di questo tragitto accidentato è una conferma da tempo attesa: Cyberpunk 2077 è uno dei giochi di ruolo più incredibili mai approdati sul mercato, un concentrato di stile e sostanza destinato a diventare una delle pietre miliari del gaming.

    Bando alle ciance, choombas, abbiamo una città da bruciare.

    Tra le strade di Night City

    Ah, questa città. Questa maledetta città. Night City non è semplicemente un luogo, un colossale ammasso di cemento, acciaio e plastica adagiato sull'orizzonte di un oceano tossico. Night City è una creatura vivente, una bestia con tentacoli di silicio e un milione di bocche pronte a sussurrarti all'orecchio promesse di gloria. Solo per spingerti a fare quel passo in più, a sacrificare tutto in cambio di un finale esplosivo, cullandoti nell'illusione di poter lasciare il segno ed entrare nel mito, accanto a icone come Morgan Blackhand, Andrew Wayland e Alt Cunningham.

    Night City è calda e letale come il bacio di una pistola, una vestale corrotta coperta di cromo e riflessi al neon, che ti acceca col suo splendore per non farti vedere il sangue che le scorre fra le dita. La verità è che in questa dannata città nessuno sopravvive alla propria leggenda, e l'unico modo per diventare qualcuno è morire, nella speranza che la barista dell'Afterlife decida di dare il tuo nome a uno dei drink sul menu. Tre dita di tequila, un goccio di birra e un pizzico di peperoncino: l'epitaffio alcolico del più grande rocker di tutti i tempi, simbolo della ribellione contro l'oppressore corporativo, morto col medio alzato dopo aver infilato due testate termonucleari nelle fauci dell'Arasaka (a proposito, eccovi uno speciale sui Samurai di Johnny Silverhand).

    Ne valeva la pena? Johnny Silverhand risponderebbe con un ghigno a mezza bocca, abbassandosi gli occhiali solo per dire "sì, cazzo", prima di spaccarvi il cervello con

    l'assolo di Chippin' In. D'altronde la città non fa sconti a nessuno, anche se a molti piace credere il contrario, di avere la stoffa per conquistare l'eternità senza rimetterci la pelle. Tra questi c'è V, un mercenario pronto a tutto per arrivare un giorno a gettarsi in gola un paio di shot col suo nome, dopo aver lasciato un segno indelebile nelle cronache di Night City. Con questo obiettivo impresso a fuoco tra le sinapsi, ci ritroveremo ad affrontare un racconto fatto di gesta memorabili e momenti di fenomenale intensità, intrisa di tutto il meglio e il peggio che la città ha da offrire. Messo di fronte al contratto della vita, alla prospettiva di entrare nella storia dalla porta di servizio con le tasche gonfie di eddie (diminutivo di eurodollari, la valuta di Cyberpunk), V si ritroverà nel posto sbagliato al momento peggiore, e ben presto sarà costretto a fare i conti con le sue ambizioni.

    Una storia straordinaria

    Lasciato per morto in una discarica ai confini della megalopoli, l'edgerunner si risveglierà con un misterioso biochip piantato nel cranio, al centro degli interessi di metà dei farabutti di Night City e in qualche modo legato al destino di Johnny Silverhand, riemerso dall'abisso come uno spettro digitale. L'ex leader dei Samurai diventa quindi una presenza costante nella vita di V: un ospite indesiderato sempre pronto a dispensare perle di saggezza punk e massicce dosi di sarcasmo, spesso rievocando i bei tempi andati con una vena di plateale arroganza.

    Proprio il rapporto tra i due rappresenta uno dei tasselli fondamentali di un mosaico narrativo maestoso e trascinante, capace di annientare i confini tra protagonista e giocatore grazie ai pregi di una sceneggiatura fuori parametro, modellata per accogliere una fitta rete di scelte e conseguenze in grado di alterare in maniera significativa lo scorrere del racconto, spesso con esiti imprevedibili e sempre con una graditissima dose di ambiguità morale. Ogni singola opzione di dialogo, ogni decisione presa lungo il cammino verso i titoli di coda contribuirà a definire non solo la lista dei possibili finali (noi ne abbiamo provati 4, molto diversi fra loro, ma non è l'elenco completo), ma anche le diverse tappe di un viaggio incredibile, disseminato di storie che ci toccheranno nel profondo.

    Nei panni di V abbiamo vissuto momenti di piacevole delirio e istanti di assoluta disperazione, provato rabbia, gioia, tristezza, affetto sincero e puro disprezzo, arrivando perfino a guardare con sdegno l'esito delle nostre scelte, le amare conseguenze di quell'ingenuità che Night City ha sempre punito col sangue. Un caleidoscopio di emozioni nutrito a viva forza da una caratterizzazione dei personaggi nientemeno che stellare, capace di infondere vita e calore nei modelli poligonali che popolano le strade della città, alimentando il fascino di questo titano senza scrupoli.

    Se con Red Dead Redemption 2 Rockstar era riuscita a forgiare un open world narrativo in grado di ridefinire gli standard della scorsa generazione (per approfondire, eccovi la nostra recensione di Red Dead Redemption 2), Cyberpunk 2077 ci trascina di peso nella next-gen con un mondo vibrante e in continuo movimento, affollato, avvolgente, denso come non mai e traboccante di storie da vivere.

    Sebbene il gioco offra un sistema di viaggio rapido decisamente funzionale - per spostarsi basta raggiungere uno dei numerosi terminali della città - specialmente considerando le dimensioni generose della mappa, la qualità del world design potrebbe spingervi a ignorarne del tutto l'esistenza, premiando la vostra dedizione con uno spettacolare assortimento di scorci mozzafiato e una gamma infinita di inviti all'esplorazione (in temp, recuperate il nostro speciale sui veicoli di Cyberpunk 2077). Dalla depravazione dei vicoli di Jig Jig Street alle distese polverose delle Badlands oltre i confini cittadini, ciascuno scenario delizia i sensi con una personalità prorompente, figlia di una cura per i dettagli che continua a sorprendere anche a decine di ore dal primo passo verso il cuore della città.

    Un gigantesco gioco di ruolo

    Come nella migliore tradizione ruolistica, questo primo passo coincide con la creazione del nostro alter ego digitale attraverso un editor ricchissimo di opzioni per tutti i gusti, subito dopo aver scelto il suo background narrativo, ovvero le fondamenta della caratterizzazione data al protagonista. A questo proposito Cyberpunk 2077 propone tre percorsi differenti (Nomade, Vita di Strada, Corporativo), che sfociano nei prologhi giocabili al centro delle primissime fasi della campagna, ma destinati ad avere un eco importante per tutta la sua durata.

    Senza spendere troppe parole sull'incontro tra V e il suo "hermano" Jackie Welles, e sugli eventi che segnano l'inizio della loro ascesa verso la leggenda, possiamo dirvi che CD Projekt RED ha fatto un ottimo lavoro nel rendere questo passaggio assolutamente coerente con ogni altro elemento del costrutto ludico e narrativo, anche in termini qualitativi. Scegliere uno specifico "life path" non solo garantisce l'accesso ad opzioni di dialogo dedicate, con effetti spesso consistenti sul corso delle missioni, ma permette anche di definire in maniera efficace l'imprinting sociale del nostro mercenario, la sua nicchia d'appartenenza nella catena alimentare della società di Cyberpunk 2077.

    Il passato di V può dunque metterlo in buona luce agli occhi di npc con trascorsi simili, ma anche rivelarsi controproducente in determinate circostanze, senza però inficiare l'enorme libertà di scelta che rappresenta il nucleo centrale dell'esperienza. D'altronde il sistema di dialogo offre sempre una grande quantità di possibili risposte, e anche un'opzione bloccata (magari a causa di una statistica troppo bassa) può trasformarsi in una preziosa opportunità per rendere veramente unico il nostro cammino tra le maglie dell'intreccio. Come direbbe il buon Vick Vector, il nostro bisturi di fiducia a Heywood, a Night City non esistono strade giuste o sbagliate, devi solo sperare di essere pronto per quello che ti aspetta al capolinea.

    Prima di arrivarci, come anticipato, ci capiterà di rimanere a bocca aperta di fronte alle imprese di un comparto narrativo tra i più organici, modulari e coesi mai visti nel panorama dei giochi di ruolo. Questo vuol dire che ogni singola azione, anche il più insignificante degli obiettivi secondari di una sidequest, può avere un notevole impatto sullo scorrere degli eventi, influendo sulle future gesta di V e sulla percezione che gli altri hanno del protagonista. Un elemento, quest'ultimo, che ci offre un buon pretesto per tirare in ballo uno dei due pilastri della progressione, ovvero la Reputazione che V conquisterà portando a termine ognuno dei numerosi incarichi offerti dal mondo di gioco.

    In base al livello raggiunto, gli NPC reagiranno in maniera differente alla presenza del nostro mercenario: potrebbe capitargli di essere riconosciuto per strada, che un personaggio ricordi di aver sentito di lui sul notiziario, e perfino che un gruppetto di delinquenti da quattro soldi decida di battere in ritirata per non rischiare di mettersi contro il miglior edgerunner della città. La Reputazione influisce inoltre sulla fama di V tra i Fixer di Night City, che gli offriranno lavori sempre più "delicati" e remunerativi man mano che salirà di rango, e allo stesso modo anche l'inventario dei commercianti comincerà pian piano ad ospitare armi ed equipaggiamenti di rarità crescente (con danni e bonus maggiorati), nel caso quelli raccolti dai cadaveri dei nemici non siano all'altezza delle nostre capacità.

    Un discorso legato a doppio filo al secondo pilastro dello sviluppo ruolistico di V, che recupera in parte i canoni del gdr cartaceo per proporre un sistema profondo e sfaccettato, pensato per assecondare fluidamente le preferenze d'approccio dei giocatori. A ogni nuovo livello del personaggio riceveremo un punto da investire in una delle cinque statistiche di base (Fisico, Riflessi, Capacità Tecnica, Intelligenza e Freddezza), e un altro da utilizzare per lo sblocco di uno dei tanti talenti disponibili all'interno dei vari skilltree. Il sottomenu di ogni caratteristica ne ospita almeno due, e ciascuno propone un meccanismo di progressione secondario che premia l'utilizzo di specifiche abilità e categorie d'armi - se volete saperne di più, qui trovate un approfondimento sulle armi di Cyberpunk 2077.

    Per quanto complesso possa apparire, possiamo assicurarvi che non avrete alcuna difficoltà nel cogliere al volo le implicazioni di questo concerto di dinamiche, pensato per invitare i giocatori a sperimentare anche oltre i confini della propria zona di comfort. Mettiamo caso che il vostro V sia un assaltatore in piena regola, poco incline alle sottigliezze e fedele alla dottrina dello "spara e dimentica". Dopo aver massacrato un piccolo esercito di Maelstrom alternando mitra e revolver, entrambi con skilltree legati alla statistica principale del personaggio (in questo caso Riflessi), l'interfaccia vi notificherà un ricco bonus all'esperienza generale (quella utile per passare di livello), più un tesoretto di punti aggiuntivi per ciascuna delle "discipline" utilizzate, ovvero Assalto e Pistola.

    Qualora decideste di finire il lavoro con un pizzico di estro in più, dedicandovi allo stealth con un tocco di hacking cerebrale, finirete per guadagnare qualche xp anche in Furtività (subordinata a Freddezza) e Violazione di Protocollo (Intelligenza). Tenete a mente che queste deviazioni dal vostro percorso ottimale possono rivelarsi molto proficue, visto che i livelli guadagnati in ogni specialità garantiscono bonus permanenti (salute, resistenza, capacità di carico, probabilità di critico e quant'altro) e punti talento aggiuntivi che possono essere spesi in qualunque skilltree.

    Nel complesso, tra abilità passive, perk e sottosistemi, il percorso di progressione progettato da CD Projekt RED ci è sembrato ricco e stimolante, nonché integrato alla perfezione con ogni altra componente dell'offerta ludica, senza storture evidenti. Merita una menzione a parte il sistema di crafting legato alla statistica Capacità Tecnica, che permette di fabbricare armi, armature, consumabili e mod utilizzando i materiali raccolti sul campo, in base alle schematiche ottenute dal giocatore. Sebbene l'abbondanza di loot renda questa meccanica parzialmente superflua, abbiamo gradito - e molto - la possibilità di potenziare gli oggetti unici accumulati nel corso dell'avventura (come la leggendaria pistola di Johnny Silverhand), per evitare di doverli abbandonare dopo qualche livello.

    Innesti e variabili

    Ad ampliare ulteriormente la gamma delle possibilità di personalizzazione troviamo anche i servizi offerti dai Bisturi, segaossa 2.0 pronti a riempirvi di cromo in cambio di una manciata di eddie. Proprio come le armi, anche gli innesti hanno diversi valori di rarità che ne determinano la potenza, e in genere possono essere utilizzati sono soddisfacendo requisiti statistici che variano a seconda della loro funzione. La principale eccezione a questa regola è rappresentata dal cyberware disponibile per gli arti, progettato per aggiungere al gameplay meccaniche inedite.

    Se le braccia di V possono ospitare lanciarazzi da polso, lame retrattili e innesti in grado di trasformare i pugni in magli da demolizione, rinunciando a qualche chilo di molle tessuto organico all'altezza degli stinchi saremo in grado di superare agilmente qualsiasi recinzione. Ogni singolo pezzo d'equipaggiamento - cyberware incluso - può essere poi potenziato sfruttando un nutrito assortimento di mod e accessori (come ad esempio le ottiche per le armi), in modo da amplificarne l'efficacia in base alle nostre priorità battagliere.

    Nel caso dei cyberdeck, l'hardware necessario per violare i sistemi informatizzati di nemici e macchine, potremo scegliere manualmente quali Demoni aggiungere alla lista degli hacking rapidi, per devastare gli avversari senza sparare un singolo colpo. Sempre che il nostro netrunner disponga di un numero sufficiente di RAM (un valore determinato dal deck e dai punti assegnati alla statistica Intelligenza) da investire per attivare le sue maledizioni digitali: una quota che varia a seconda delle difese del nemico scelto, che potremo intaccare usando l'abilità Violazione di Protocollo (che si appoggia su un minigioco più interessante del previsto).

    L'elenco delle piaghe informatiche spazia da virus capaci di spingere al suicidio umani e macchine, a programmi che provocano un repentino riavvio delle ottiche

    del bersaglio, rendendolo cieco e vulnerabile. Come avrete capito, insomma, il team polacco si è adoperato per distillare una formula ruolistica poliedrica e gratificante, a patto che si accetti di dedicare un po' di tempo all'apprendimento delle sue regole fondamentali. Un investimento che premia con una delle esperienze più varie ed esaltanti del panorama di genere, sostenuta da un level design modellato per assecondare ogni stile di gioco in maniera naturale, accordandosi senza sbavature alla grande libertà d'approccio promossa dal sistema di progressione e di equipaggiamento. Quale che sia il nostro obiettivo, troveremo sempre almeno una manciata di percorsi alternativi per dare lustro ai nostri talenti: porte secondarie per procedere all'eliminazione silenziosa degli avversari (lo steath può offrire grandi soddisfazioni), difese tecnologiche da sfruttare a nostro vantaggio e percorsi accessibili solo utilizzando specifiche abilità.

    Sparatorie, corpo a corpo e longevità

    Anche i giocatori dal grilletto facile troveranno in Cyperpunk 2077 pane per i loro denti, grazie ai pregi di un gunplay appagante, reattivo e sorprendentemente "fisico", che riesce a nascondere bene il peso della "matematica ruolistica" nel bilancio delle prodezze balistiche di V. Oltre a vantare un'estetica fenomenale, le numerose bocche da fuoco a disposizione del protagonista offrono tutte un feeling corposo e riconoscibile, che varia in base alle loro caratteristiche e alla categoria d'appartenenza. Con i giusti innesti, potremo calcolare al millimetro la traiettoria di ognuno dei proiettili sparati con un'arma tradizionale, in modo da effettuare colpi di rimbalzo altamente spettacolari, mentre imbracciando una smart weapon non dovremo fare altro che inquadrare il nemico e scagliargli contro una tempesta di pallottole teleguidate.

    Nel caso il vostro mantra preferito sia il caro, vecchio "un colpo, una tacca", i fucili tecnologici vi permetteranno di caricare bordate capaci di ridurre - letteralmente - in frattaglie anche gli avversari più coriacei. Passando al corpo a corpo, sia armato che a mani nude, questo si conferma come la principale nota dolente del combat system di Cyberpunk: sebbene la situazione sia decisamente più rosea rispetto a quella vista nei primi trailer, sia le animazioni che la gestione degli impatti risultano ancora piuttosto carenti.

    A prescindere dalle specialità - belliche e non - del vostro alter ego, possiamo garantirvi che difficilmente vi capiterà di incappare in momenti di ristagno ludico, o di percepire chiaramente una certa ripetitività in seno al gameplay. Questo perché gli sviluppatori hanno lavorato in maniera eccellente sul quest design, trovando un perfetto equilibrio tra scrittura, meccaniche di gioco e variabili contestuali, con l'obiettivo di alimentare senza tregua l'interesse dei giocatori. Nelle 80 ore che abbiamo passato per le strade di Night City (la longevità totale può tranquillamente superare le 120 ore, con 40 solo per la questline principale), non ci è mai capitato di ritrovarci ad affrontare due missioni realmente sovrapponibili, e non tanto per la diversità dei modelli utilizzati - che resta comunque notevole - quanto per la sensazionale varietà della messa in scena corale.

    D'altronde parliamo di un gioco che, a differenza di The Witcher 3, può essere completato senza uccidere nessuno: una possibilità che conferma lo spessore del disegno creativo di CD Projekt RED, autori di un gioco di ruolo destinato a ridefinire gli standard dell'industria. Se incarichi principali, secondari e contratti mettono al servizio dell'esperienza guizzi identitari di valore, lo stesso non può dirsi per alcune delle attività open world disseminate in giro per la mappa, che in genere richiedono semplicemente di mettere a terra un numero variabile di scagnozzi su richiesta della polizia di Night City. Un minuscolo neo che, a parer nostro, non inficia in alcun modo la qualità complessiva della produzione, che invece arranca sul più prevedibile dei fronti: il comparto tecnico.

    Maestosità visiva, a caro prezzo

    Prima di procedere oltre, permetteteci di chiarire un punto: Cyberpunk 2077 è un vero spettacolo multisensoriale. Parliamo di un titolo che, nella sua forma migliore, ha pochi eguali nel quadro delle produzioni open world. Il RED Engine 4 mostra i muscoli con un sistema d'illuminazione semplicemente sopraffino, sostenuto da una sinfonia di effetti volumetrici e riflessi capaci di accrescere in maniera esponenziale l'impatto scenico di una direzione artistica d'eccezione.

    Col supporto di Mike Pondsmith, gli sviluppatori sono riusciti a trasformare l'immaginario del gdr cartaceo in pura arte digitale, a imbrigliare la sua essenza in ogni pixel di Night City e dei suoi abitanti. Ogni distretto cittadino ha il suo stile riconoscibile, e tutti contribuiscono a comporre un affresco che delizia gli occhi con un concentrato di multiculturalismo pop, rielaborato secondo i canoni del cyberpunk anni ‘90. Dalle pagine di Cyberpunk 2020 arrivano anche gli spunti per lo splendido design di armi, veicoli, vestiario e cyberware, nonché per buona parte degli elementi che compongono l'iconografia del gioco, arricchita dagli artisti di CD Projekt RED con perizia e rispetto.

    Convincente anche la resa dei materiali e delle superfici, che propone un ottimo compromesso tra realismo e artificialità, in linea col canone estetico "patinato" di Cyberpunk.

    La versione consoleLa nostra recensione di Cyberpunk 2077 è, come scritto anche nell'articolo, basata sulla versione PC, senza dubbio la migliore disponibile sul mercato per quanto concerne la fruibilità dell'esperienza e il comparto tecnico. Le versioni console soffrono sfortunatamente di qualche compromesso che le allontana di parecchio dalla controparte PC, fino a renderle esplicitamente problematiche se vengono fatte girare sugli hardware "lisci" che hanno dato il via alla scorsa generazione: se volete approfondire come gira l'opera di CD Projekt Red su Stadia, sui sistemi dell'attuale e della scorsa generazione, vi invitiamo a consultare i nostri articoli dedicati nella scheda di Cyberpunk 2077.

    La modellazione poligonale dei personaggi, e in particolar modo dei comprimari, denota una cura per i dettagli piacevolmente maniacale, che esalta l'ottimo lavoro svolto in fase di mocap per offrire al pubblico animazioni in grado di valorizzare appieno le prestazioni attoriali dei diversi interpreti, e di conseguenza la caratterizzazione degli npc. A questo proposito, è impossibile non spendere qualche parola su un doppiaggio italiano semplicemente magistrale, che accanto a nomi altisonanti come quello di Luca Ward (Johnny Silverhand) schiera giovani talenti come Federico Viola e Martina Felli (le voci di V), e perfino caratteristi del calibro di Haruhiko Yamanouchi. Elogi che possiamo tranquillamente estendere al comparto sonoro nel suo insieme, che ospita una colonna sonora tanto varia quanto galvanizzante, tra brani synthwave, punk spinto e sonorità electro-industrial.

    E arriviamo quindi alle note dolenti, quelle che purtroppo ci costringono ad allontanare il giudizio dall'eccellenza assoluta. Le prime due riguardano un sistema di guida scivoloso e inaffidabile, e un'interfaccia utente fin troppo confusionaria, specialmente per quel che riguarda la composizione dei menu. Durante il nostro lungo viaggio a Night City abbiamo poi dovuto fare i conti con una grande quantità di bug e glitch: la lista parziale comprende fenomeni di clipping, animazioni bloccate, problemi all'interfaccia, bizzarrie del motore fisico, artefatti grafici e comportamenti anomali delle meccaniche di gioco. La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, per risolvere le magagne peggiori ci è bastato ricaricare l'ultimo salvataggio, o al limite riavviare il gioco.

    Considerando lo stato delle cose, però, ci sembra improbabile che la patch del day one riesca a risolvere tutti i problemi che affliggevano la nostra build, che peraltro mostrava i difetti di un lavoro di ottimizzazione ancora un po' acerbo, con fluttuazioni prestazionali talvolta difficili da giustificare. Detto questo, con la configurazione di prova non abbiamo avuto difficoltà ad ottenere 60 fps stabili con preset ultra, il tutto impostando la risoluzione a 1440p e settando il DLSS su "Qualità", in modo da aumentare la definizione dell'immagine.

    Per quanto l'attivazione del ray tracing porti il titolo ad esprimere il suo pieno potenziale, rivoluzionando completamente l'esperienza visiva, con il nostro setup non siamo riusciti ad ottenere un frame rate stabile neanche a 1080p e utilizzando il preset "Prestazioni" del DLSS. È probabile che con l'uscita dei driver ufficiali le cose migliorino, e non mancheremo di offrirvi benchmark aggiornati dopo l'approdo del gioco sugli scaffali.

    Cyberpunk 2077 Cyberpunk 2077Versione Analizzata PCCyberpunk 2077 rappresenta il culmine di un viaggio durato 8 lunghi anni, il tempo trascorso da un trailer d’annuncio capace di innescare istantaneamente l’hype comunitario, per poi trascinarlo verso l’iperuranio lungo un percorso di avvicinamento decisamente accidentato, tra rinvii multipli e dubbi sull’esito del processo creativo di CD Projekt RED. Dubbi che ora, a pochi giorni dall’esordio del titolo sugli scaffali, siamo lieti di poter scogliere con una conferma lungamente attesa: Cyberpunk 2077 è un capolavoro fatto e finito, un gioco di ruolo capace di alzare di una spanna non solo gli standard del genere, ma anche quelli degli open world in generale. Un risultato che lo sviluppatore polacco ha ottenuto costruendo uno dei mondi digitali più ricchi e avvolgenti mai creati, intriso di una potenza narrativa trascinante, in grado di esaltare ogni aspetto dell’impianto ludico e di armonizzare alla perfezione tutte le componenti dell’esperienza. Quella di V è un’epopea matura e potente, che mette di fronte ai giocatori un dedalo di scelte e conseguenze tanto articolato quanto organico, al centro di un intreccio che muta costantemente in base alle azioni del protagonista. Un approccio libertario che caratterizza anche un comparto ruolistico d’eccezione, progettato per assecondare in pieno le preferenze degli utenti tra le maglie di un sistema di progressione profondo e stratificato, che alimenta un gameplay altrettanto appagante, seppure imperfetto. Nei panni del mercenario di Night City abbiamo vissuto momenti meravigliosi, cullati da una sinfonia di emozioni preziose, che hanno lasciato un segno indelebile nella nostra memoria. Ed è proprio per questo che, malgrado tutti i problemi tecnici della produzione, non possiamo in alcun modo fare a meno di assegnare all’opera di CDPR un voto d’eccellenza: i difetti spariranno col tempo, ma già ora Cyberpunk 2077 è un titolo che merita senza dubbio un posto d’onore nella libreria di tutti i giocatori.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: i7 7740X
    • RAM: 16 GB DDR4
    • GPU: RTX 2080 Super
    9

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