Su questo titolo ho sempre riposto molte speranze, sperando che fosse capace di riscattare il genere western su PC, rivelandosi degno di quello che fu Outlaws della Lucas Art. Bene, vi anticipo che questa mia speranza è stata in parte esaudita, e che ogni appassionato western troverà in Dead Man's Hand tutto ciò che ha sempre sognato dalla frontiera, mentre per gli altri resta uno sparatutto nella media, senza infamia e senza lode.
Vamonos hombres, viva la revolution!
Il genere western non è mai stato oggetto di grande attenzione da parte dell'industria videoludica. A parte Outlaws, della Lucas Art, nel vetusto 1997, restano ben pochi giochi su questo periodo storico degni di nota, come Desperados della Infogrames nel 2001 e un paio di campagne nel recente No Man's Land. Sono quindi ben 7 anni che la frontiera non si vede degnamente ritratta in uno sparatutto in prima persona, ma finalmente l'Atari e la Human's Head hanno risolto questo problema, creando un gioco che sembra un vero e proprio tributo, se non seguito, del capolavoro Lucas (notate che ho detto tributo, non plagio ndr). Dunque, iniziamo l'analisi partendo dall'aspetto puramente tecnico. Graficamente parlando Dead Man's Hand si presenta con un motore abbastanza soddisfacente (dopotutto si tratta dell'ultima versione dell'Unreal Engine), capace di presentare canyons, saloons, città e campagne in modo accurato e con abbastanza particolari da risultare piacevole alla vista. Non sono meno soddisfacenti i modelli tridimensionali dei nemici, anzi, questi presentano diversi dettagli nella loro fattura, come differenze nel loro abbigliamento e particolari dei vari vestiti che indossano (camicia, gilè ecc...). Sempre su di loro si deve riconoscere che alla buona fattura grafica si unisce un certo numero di modelli e personaggi differenti, passando dal bandolero al cow-boy americano, dai trappers delle foreste ai soldati messicani (meglio noti come Rurales) fino ad arrivare ai militari americani (le famose giacche azzurre, che appaiono come soldati impazziti e divenuti fuorilegge dopo un attacco indiano). Comunque l'aspetto più riuscito del titolo non è la grafica, e nemmeno il sonoro, sebbene presenti voci ben caratterizzate, effetti sopra la media e buone musiche di accompagnamento, ma bensì il suo motore fisico che, pur non essendo il pluridecorato Havock, è stato capace di impressionarmi in maniera più che favorevole. A parte le chicche puramente decorative come la possiblità di far volare via i cappelli dalla testa dei nemici o disarmarli (anche se non ci sono mai riuscito, ho letto che è possibile), ci sono parecchi effetti fisici degni di nota, come la possibilità di tagliare le funi che sorreggono dei tronchi e farli rotolare sugli avversari (si fa meno fatica a sparare direttamente sui nemici,ma volete mettere la soddisfazione?!), il realistico comportamento degli edifici presi dalle onde d'urto delle esplosioni (a seconda della vicinanza e potenza dell'esplosione alcuni edifici subiscono danni più o meno gravi), l'assenza di compenetrazione tra i corpi e la perfetta armonia con cui questi si adeguano alle forme del terreno o degli oggetti su cui cadono dopo essere stati colpiti, l'ottima fattura delle animazioni dei personaggi e tutti quei piccoli fattori che rendono il mondo ricreato nel videogioco fisicamente attendibile e immersivo.
Questa città è troppo piccola per tutti e 2
In Dead man's Hand voi impersonate El Tejon, un fuorilegge messicano, membro della banda dei 9, famoso gruppo di criminali, che, nauseato dalle crudeltà dei suoi compagni, e proprio per questo colpito e abbandonato come morto da quest'ultimi, viene quindi catturato da una pattuglia di Rurales. Fortuna vuole che suo compagno di cella sia un vecchio guerrigliero, i cui compagni attaccheranno la prigione, dando al Tejon la possibilità di fuggire e vendicarsi dei suoi complici traditori, ognuno dei quali si è creato una banda per conto suo. Similmente al James Anderson di Outlaws, dovrete guidare El Tejon attraverso una ventina di livelli estremamente lineari (purtroppo) che culmineranno con lo scontro col boss di turno. La linearità dei livelli è in effetti il primo difetto di rilievo presente in dead man's hand, visto che nulla è stato fatto per cercare di nasconderla, anzi, la sensazione di essere guidati a manina dagli sviluppatori si sentirà tanto nelle anguste miniere abbandonate quanto in luoghi teoricamente sconfinati come le foreste. Linearità a parte, i livelli traboccheranno di nemici guidati da una IA che merita che ci si soffermi sul suo sviluppo. In effetti i banditi sbaglieranno sempre il primo colpo che vi spareranno e si faranno spesso intravedere anche se nascosti per tendervi delle trappole. IA pessima? Non direi, anzi, tutti questi comportamenti all'apparenza stupidi sono stati programmati apposta per riportare alla mente le decine di film e fumetti western nei quali il protagonista se la cava proprio perché, inspiegabilmente, i nemici sbagliano il loro primo colpo o si fanno vedere dandogli il tempo di mettersi al riparo. Passata la voluta stupidità iniziale, l'IA si mostrerà costruita su script predefiniti come "raggiungi il primo riparo disponibile" "dopo averlo raggiunto apri il fuoco" "se scoperto cambia posizione" e così via. Tali script, per quanto numerosi, non si possono neppure paragonare a quelli di Call Of Duty oper complessità e intelligenza, e a volte danno sfoggio di veri e propri bug, come per esempio nemici che iniziano a girare su se stessi invece di sparare o saltellano come idioti mentre sono sotto il vostro fuoco. La trama del gioco viene raccontata attraverso filmati di buona fattura, si dimostra all'altezza di quelle dei vecchi film di Sergio Leone e presenta alcune missioni bonus che aumentano, anche se non di molto, la longevità del titolo. Dal punto di vista delle armi Dead man's Hand si difende molto bene, presentando circa una dozzina di "ferri da tiro" tra cui la mitica Colt 45 Peacemaker, il benemerito Winchester mod. 1873, la bilanciata carabina Colt mod. 1855 e la doppietta a canne mozze Overland, alle quali si aggiungono la dinamite e diverse armi fisse come mitragliatrici Gatling e cannoni, che completano un campionario davvero a tema e ben differenziato. La durata del titolo è da stimare sulle 15-20 ore, soprattutto per via del fatto che il gioco si salva automaticamente all'inizio di ogni livello, senza che al giocatore sia dato alcun salvataggio rapido, resta a voi decidere se l'assenza della possiblità di salvare a vostro piacimento sia un difetto, anche se, considerando la brevità dei livelli, non è poi un grande problema. Un difetto più grave è semmai il pessimo bilanciamento della difficoltà nel gioco, nel senso che se a livello "facile" un colpo basterà contro qualsiasi nemico, anche colpendolo al dito, rendendo il gioco più simile ad un tiro al piattello che ad una sparatoria, già a "medio" si nota, per quanto ci sia più realismo (solo la testa e il torace sono punti che portano subito alla morte), che la difficoltà viene decisamente alzata, e che si muore con una facilità disarmante, soprattutto contro i boss finali. A livello "difficile", infine, il corpo dei nemici viene perfettamente diviso in zone stile Soldier Of Fortune, permettendo di azzopparli colpendoli alla gamba, disarmandoli sparando al braccio e così via, ma la difficoltà diventa qualcosa di assurdo, rendendo praticamente impossibile giocare, soprattutto perché al minimo errore si è costretti a rifare il livello da zero (per via della mancanza del salvataggio rapido). Dal punto di vista dell'azione Multiplayer Dead man's hand mantiene tutte le modalità capture the flag, deadmatch, team deadmatch ed aggiunge la nuova "alamo", in cui un pugno di giocatori devono resistere ad ondate di bot, carina, ma troppo poco per risollevare le sorti del gioco online di questo titolo. Che resta da dire? Grafica e aspetti tecnici li ho messi, gameplay l'ho messo, IA pure, mi pare non manchi nulla, quindi vi lascio ai giudizi e al commento finale.
I'm a poor lonesome cow-boy...
Dead man's hand è sicuramente un gioco adatto a chiunque apprezzi il genere western, e a quest'ultimi lo consiglio vivamente, assicurando che è capace di calare bene nell'atmosfera dell'epoca e dei grandi (film e giochi) a cui si ispira. Tuttavia il fatto che la IA, la giocabilità, la grafica, insomma, tutti i suoi aspetti restino nella media, non lo rende un gioco adatto a tutti, relegandolo all'amore di una ristretta cerchia di giocatori, all'apprezzamento degli appassionati di sparatutto desiderosi di un'ambientazione diversa in un prodotto discreto e indifferente agli occhi di coloro che gli sparatutto proprio non li apprezzano o li ignorano, che non troveranno certo in Dead man's Hand il gioco che li porterà a cambiare opinione sul genere.
Recensione Dead Man's Hand
Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco Dead Man's Hand - 1598
Arriverà col treno di mezzogiorno!
Su questo titolo ho sempre riposto molte speranze, sperando che fosse capace di riscattare il genere western su PC, rivelandosi degno di quello che fu Outlaws della Lucas Art. Bene, vi anticipo che questa mia speranza è stata in parte esaudita, e che ogni appassionato western troverà in Dead Man's Hand tutto ciò che ha sempre sognato dalla frontiera, mentre per gli altri resta uno sparatutto nella media, senza infamia e senza lode.
Vamonos hombres, viva la revolution!
Il genere western non è mai stato oggetto di grande attenzione da parte dell'industria videoludica. A parte Outlaws, della Lucas Art, nel vetusto 1997, restano ben pochi giochi su questo periodo storico degni di nota, come Desperados della Infogrames nel 2001 e un paio di campagne nel recente No Man's Land. Sono quindi ben 7 anni che la frontiera non si vede degnamente ritratta in uno sparatutto in prima persona, ma finalmente l'Atari e la Human's Head hanno risolto questo problema, creando un gioco che sembra un vero e proprio tributo, se non seguito, del capolavoro Lucas (notate che ho detto tributo, non plagio ndr). Dunque, iniziamo l'analisi partendo dall'aspetto puramente tecnico. Graficamente parlando Dead Man's Hand si presenta con un motore abbastanza soddisfacente (dopotutto si tratta dell'ultima versione dell'Unreal Engine), capace di presentare canyons, saloons, città e campagne in modo accurato e con abbastanza particolari da risultare piacevole alla vista. Non sono meno soddisfacenti i modelli tridimensionali dei nemici, anzi, questi presentano diversi dettagli nella loro fattura, come differenze nel loro abbigliamento e particolari dei vari vestiti che indossano (camicia, gilè ecc...). Sempre su di loro si deve riconoscere che alla buona fattura grafica si unisce un certo numero di modelli e personaggi differenti,
passando dal bandolero al cow-boy americano, dai trappers delle foreste ai
soldati messicani (meglio noti come Rurales) fino ad arrivare ai militari
americani (le famose giacche azzurre, che appaiono come soldati impazziti e
divenuti fuorilegge dopo un attacco indiano). Comunque l'aspetto più riuscito
del titolo non è la grafica, e nemmeno il sonoro, sebbene presenti voci ben
caratterizzate, effetti sopra la media e buone musiche di accompagnamento, ma
bensì il suo motore fisico che, pur non essendo il pluridecorato Havock, è
stato capace di impressionarmi in maniera più che favorevole. A parte le
chicche puramente decorative come la possiblità di far volare via i cappelli
dalla testa dei nemici o disarmarli (anche se non ci sono mai riuscito, ho
letto che è possibile), ci sono parecchi effetti fisici degni di nota, come la
possibilità di tagliare le funi che sorreggono dei tronchi e farli rotolare
sugli avversari (si fa meno fatica a sparare direttamente sui nemici,ma volete
mettere la soddisfazione?!), il realistico comportamento degli edifici presi
dalle onde d'urto delle esplosioni (a seconda della vicinanza e potenza
dell'esplosione alcuni edifici subiscono danni più o meno gravi), l'assenza di
compenetrazione tra i corpi e la perfetta armonia con cui questi si adeguano
alle forme del terreno o degli oggetti su cui cadono dopo essere stati colpiti,
l'ottima fattura delle animazioni dei personaggi e tutti quei piccoli fattori
che rendono il mondo ricreato nel videogioco fisicamente attendibile e
immersivo.
Questa città è troppo piccola per tutti e 2
In Dead man's Hand voi impersonate El Tejon, un fuorilegge messicano, membro della banda dei 9, famoso gruppo di criminali, che, nauseato dalle crudeltà dei suoi compagni, e proprio per questo colpito e abbandonato come morto da quest'ultimi, viene quindi catturato da una pattuglia di Rurales. Fortuna vuole che suo compagno di cella sia un vecchio guerrigliero, i cui compagni attaccheranno la prigione, dando al Tejon la possibilità di fuggire e vendicarsi dei suoi complici traditori, ognuno dei quali si è creato una banda per conto suo. Similmente al James Anderson di Outlaws, dovrete guidare El Tejon attraverso una ventina di livelli estremamente lineari (purtroppo) che culmineranno con lo scontro col boss di turno. La linearità dei livelli è in effetti il primo difetto di rilievo
presente in dead man's hand, visto che nulla è stato fatto per cercare di
nasconderla, anzi, la sensazione di essere guidati a manina dagli sviluppatori
si sentirà tanto nelle anguste miniere abbandonate quanto in luoghi
teoricamente sconfinati come le foreste. Linearità a parte, i livelli
traboccheranno di nemici guidati da una IA che merita che ci si soffermi sul
suo sviluppo. In effetti i banditi sbaglieranno sempre il primo colpo che vi
spareranno e si faranno spesso intravedere anche se nascosti per tendervi delle
trappole. IA pessima? Non direi, anzi, tutti questi comportamenti all'apparenza
stupidi sono stati programmati apposta per riportare alla mente le decine di
film e fumetti western nei quali il protagonista se la cava proprio perché,
inspiegabilmente, i nemici sbagliano il loro primo colpo o si fanno vedere
dandogli il tempo di mettersi al riparo. Passata la voluta stupidità iniziale,
l'IA si mostrerà costruita su script predefiniti come "raggiungi il primo
riparo disponibile" "dopo averlo raggiunto apri il fuoco" "se scoperto cambia
posizione" e così via. Tali script, per quanto numerosi, non si possono neppure
paragonare a quelli di Call Of Duty
o per complessità e intelligenza,
e a volte danno sfoggio di veri e propri bug, come per esempio nemici che iniziano
a girare su se stessi invece di sparare o saltellano come idioti mentre sono
sotto il vostro fuoco. La trama del gioco viene raccontata attraverso filmati di
buona fattura, si dimostra all'altezza di quelle dei vecchi film di Sergio
Leone e presenta alcune missioni bonus che aumentano, anche se non di molto, la
longevità del titolo. Dal punto di vista delle armi Dead man's Hand si difende
molto bene, presentando circa una dozzina di "ferri da tiro" tra cui la mitica
Colt 45 Peacemaker, il benemerito Winchester mod. 1873, la bilanciata carabina
Colt mod. 1855 e la doppietta a canne mozze Overland, alle quali si aggiungono
la dinamite e diverse armi fisse come mitragliatrici Gatling e cannoni, che
completano un campionario davvero a tema e ben differenziato. La durata del
titolo è da stimare sulle 15-20 ore, soprattutto per via del fatto che il gioco
si salva automaticamente all'inizio di ogni livello, senza che al giocatore sia
dato alcun salvataggio rapido, resta a voi decidere se l'assenza della
possiblità di salvare a vostro piacimento sia un difetto, anche se, considerando
la brevità dei livelli, non è poi un grande problema. Un difetto più grave è
semmai il pessimo bilanciamento della difficoltà nel gioco, nel senso che se a
livello "facile" un colpo basterà contro qualsiasi nemico, anche colpendolo al
dito, rendendo il gioco più simile ad un tiro al piattello che ad una
sparatoria, già a "medio" si nota, per quanto ci sia più realismo (solo la testa e il torace sono punti che portano subito alla morte), che la difficoltà viene decisamente alzata, e che si muore con una facilità disarmante, soprattutto contro i boss finali. A livello "difficile", infine, il corpo dei nemici viene perfettamente diviso in zone stile Soldier Of Fortune, permettendo di azzopparli colpendoli alla gamba, disarmandoli sparando al braccio e così via, ma la difficoltà diventa qualcosa di assurdo, rendendo praticamente impossibile giocare, soprattutto perché al minimo errore si è costretti a rifare il livello da zero (per via della mancanza del salvataggio rapido). Dal punto di vista dell'azione Multiplayer Dead man's hand mantiene tutte le modalità capture the flag, deadmatch, team deadmatch ed aggiunge la nuova "alamo", in cui un pugno di giocatori devono resistere ad ondate di bot, carina, ma troppo poco per risollevare le sorti del gioco online di questo titolo. Che resta da dire? Grafica e aspetti tecnici li ho messi, gameplay l'ho messo, IA pure, mi pare non manchi nulla, quindi vi lascio ai giudizi e al commento finale.
I'm a poor lonesome cow-boy...
Dead man's hand è sicuramente un gioco adatto a chiunque apprezzi il genere western, e a quest'ultimi lo consiglio vivamente, assicurando che è capace di calare bene nell'atmosfera dell'epoca e dei grandi (film e giochi) a cui si ispira. Tuttavia il fatto che la IA, la giocabilità, la grafica, insomma, tutti i suoi aspetti restino nella media, non lo rende un gioco adatto a tutti, relegandolo all'amore di una ristretta cerchia di giocatori, all'apprezzamento degli appassionati di sparatutto desiderosi di un'ambientazione diversa in un prodotto discreto e indifferente agli occhi di coloro che gli sparatutto proprio non li apprezzano o li ignorano, che non troveranno certo in Dead man's Hand il gioco che li porterà a cambiare opinione sul genere.
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