Dead Rising 3: la recensione della versione PC

Arriva su PC il free-roaming in salsa zombie di Capcom: la conversione sarà all'altezza?

Dead Rising 3
Gameplay: PC
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  • Pc
  • Xbox One
  • È servito qualche mese, dopo un periodo iniziale di esclusiva come titolo di lancio per Xbox One, ma finalmente Dead Rising 3 è arrivato su PC. Questo evento fa del gioco di Capcom Vancouver il primo assaggio di “next-gen” ad uscire anche su Personal Computer - per quanto possa valere il termine “next-gen” per una piattaforma che ne trascende il concetto, in quanto sistema aperto all’evoluzione continua dei suoi componenti interni. Detto ciò, l’uscita di Dead Rising 3 su PC ci dà l’occasione per verificare se gli sviluppatori, approfittando dell’importante passaggio all’architettura x86 operato da Sony e Microsoft sulle loro home console, siano riusciti a scoprire il segreto per ottenere conversioni dignitose e adeguatamente ottimizzate dei loro titoli.
    Per chi si fosse perso la recensione della versione Xbox One, Dead Rising 3 è il terzo capitolo “canonico” di una serie di survival a tinte zombie, sviluppata inizialmente dallo studio interno Capcom capitanato dal maestro Keiji Inafune (per intenderci il co-creatore di Mega Man e Soul Sacrifice, nonché producer di serie come Resident Evil e Onimusha). La creatività del designer nipponico, però, è venuta a mancare con la dipartita di quest’ultimo da Capcom, lasciando così allo studio di Vancouver l’onere di portare innovazione al franchise: questa si è realizzata nell’aggiunta di meccaniche open world che, probabilmente, hanno diluito ulteriormente la già flebile premessa narrativa.

    Nuova architettura, vecchi problemi

    Sono passati dieci anni dall’epidemia di Fortune City, avvenuta in Dead Rising 2, e il Governo americano conduce una battaglia impari contro l’inarrestabile piaga non-morta: Los Perdidos è l’ultima città colpita dall’infezione e, prontamente, viene chiusa e sigillata dalle autorità, in attesa del solito bombardamento incendiario che dovrebbe risolvere il problema. Nick Ramos, un meccanico ispanico dalla capigliatura alla Rocky Balboa, è uno dei pochi sopravvissuti di Los Perdidos che, nell’arco di sette giorni, deve trovare un modo per evacuare dalla città. Oltre questa missione principale, che ci porterà a incontrare una quantità di personaggi principali abbastanza stereotipati, Dead Rising 3 offre una serie di missioni secondarie da affrontare, in ogni capitolo/giorno, entro un tempo prestabilito, che riguardano soprattutto l’incontro con altri sopravvissuti più o meno ostili.
    A differenza dei capitoli precedenti, in cui la tensione legata al rispetto dei limiti temporali era parte integrante dell’esperienza di gioco, Dead Rising 3 affronta in modo più rilassato l’argomento, proponendo una campagna principale affrontabile in qualsiasi momento e senza timore di arrivare tardi all’appuntamento con il destino (che qui si presenta nella forma di una nuvola di kerosene e napalm fiammeggiante). Chi fosse interessato ad affrontare lo stesso livello di sfida (e frustrazione?) del passato, può comunque attivare l’apposita modalità Nightmare che, tra l’altro, rimuove anche la possibilità di salvare ovunque e impone di usare i bagni pubblici come accadeva nel primo capitolo.

    Caratteristica fondamentale del gameplay della serie è l’ingegnoso sistema di crafting, con cui il protagonista è in grado di assemblare armi fuori di testa unendo componenti apparentemente innocui come un orsacchiotto giocattolo e una scatola di cartone. Novità importanti introdotte in questo terzo capitolo sono la non necessità di utilizzare i banchi di lavoro per combinare gli oggetti e, soprattutto, la possibilità di unire anche i veicoli per creare letali mezzi di trasporto, con cui immergersi nella fiumana di non-morti che affolla le strade.
    Il nuovo engine grafico sviluppato da Capcom Vancouver, infatti, riesce a renderizzare non solo una città discretamente dettagliata, piena di negozi e case esplorabili e illuminata dinamicamente nell’arco della giornata, ma muove anche enormi masse di zombie in più zone attigue rispetto alla posizione del protagonista, gestendole dinamicamente a seconda degli spostamenti: tutto ciò senza caricamenti apparenti. A livello tecnico, la conversione del motore di Dead Rising 3 per i sistemi Windows ha portato alcune migliorie rispetto alla prova su Xbox One; su una configurazione di fascia medio-alta, infatti, i cali di frame rate capitano di rado e, stranamente, soprattutto durante le scene d’intermezzo, mentre i fastidiosi effetti di aliasing possono essere ammorbiditi grazie alle numerose opzioni del corposo menu grafico avanzato. Nonostante ciò, alcune texture “piatte” sono rimaste, ma d’altronde un lavoro più approfondito di upgrade grafico avrebbe probabilmente comportato qualche compromesso a livello di engine.
    A proposito di compromessi, uno che non siamo riusciti a capire è l’imposizione della velocità di aggiornamento verticale dell’immagine a 30 frame per secondo, unica opzione al momento non modificabile da menu: forse un retaggio delle limitate capacità di calcolo dei chip AMD integrati in entrambe le console 8th-gen. Sempre negli intermezzi, inoltre, abbiamo constatato un fastidioso effetto di tearing dell’immagine, che viene risolto attivando manualmente la sincronizzazione verticale. Apprezziamo infine il supporto nativo per i controller di gioco, considerando le non poche difficoltà riscontrate in passato, con i problemi di riconoscimento dei tasti dimostrata da Dead Rising 2.

    Tornando all’aspetto prettamente ludico della produzione Capcom, Dead Risng 3 ha introdotto nella serie un sistema di crescita del personaggio che, con l’accumulo di livelli, permette di acquistare nuove mosse e alcune ricette speciali, altrimenti inaccessibili, oltre ad upgrade più mondani come l’estensione della salute per il personaggio e per i membri del party. Le abilità acquisite rimangono intatte anche nel multiplayer cooperativo, ultima novità degna di nota che, a differenza della modalità competitiva separata del predecessore diretto, qui permette di entrare e uscire dalle partite “standard” degli altri giocatori, senza soluzione di continuità, indipendentemente dallo stato di avanzamento della loro campagna principale. L’esperienza e gli schemi acquisiti durante la partita cooperativa, insieme alle scelte compiute dall’host durante le missioni della campagna principale, inoltre, sono importate nella propria partita, con la possibilità di confermarle o dimenticarle, nel caso non si sia già arrivati a quel punto della storia.
    Complessivamente, comunque, il titolo ripresenta oggi gli stessi limiti "concettuali" che aveva all'epoca della sua uscita originale: resta attentissimo al massacro indiscriminato e leggero, interessato più alla capacità di generare situazioni surreali e spiritose (avete mai provato a picchiare degli zombie a testate, indossando un'enorme maschera da Dragone?) che alla sostanza. L'azione è travolgente nei primi momenti, ma poi diventa abbastanza monocorde e ripetitiva, e gli stimoli del giocatore, esaurita la curiosità dell'arte combinatoria, tendono a svanire.
    Concludiamo questa nostra breve disamina della versione PC di Dead Rising 3, considerando che se n’è già parlato abbastanza in occasione del lancio di Xbox One, indicando che il gioco include già i 4 contenuti aggiuntivi “Untold Stories”, ma non il recente quanto spassoso “diversivo” rappresentato dal DLC Super Ultra Dead Rising 3’ Arcade Remix Hyper Edition EX Plus Alpha. E' un vero peccato che manchi proprio il contenuto aggiuntivo più intrigante: gli altri sono solo degli add-on triti e poco indovinati, con personaggi non sempre ben caratterizzati e costituiti da missioni monotone e uguali fra loro. Giocarli dopo aver esaurito la già altalenante avventura principale è davvero impensabile.

    Dead Rising 3 Dead Rising 3Versione Analizzata PCDead Rising 3 è contemporaneamente il primo gioco “next-gen” ad arrivare su PC e il titolo meno adatto per poter dare un giudizio su questa nuova categoria videoludica. Anche se tecnicamente sono stati limati i problemi di aliasing e texturing che affliggevano la versione Xbox One, l’engine grafico messo a punto da Capcom Vancouver fallisce nel compito di impressionare un pubblico abituato a ben altre feature tecnologiche. Sul piano prettamente ludico le nuove meccaniche open world hanno ulteriormente spostato l’asticella del gameplay verso la banale distruzione sistematica dell’ondata zombesca, lasciando alla trama il ruolo di mero orpello; l’obiettivo finale di Nick Ramos non è documentare un’apocalisse zombie o salvare una figlia dagli effetti nefasti dell’infezione, ma semplicemente trovare un modo per svignarsela prima di finire incenerito. L’assenza della creatività di Keiji Inafune è evidente, ma non ci si può far niente: lui ormai è andato, così come lo sono le idee originali dietro il franchise Dead Rising.

    7.7

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