Deliver Us the Moon Recensione: l'astronauta indossa la tuta next-gen

KeokeN Interactive porta il suo thriller fantascientifico sulla luna delle console di ultima generazione, ma l'atterraggio non è affatto morbido.

Deliver Us the Moon Recensione: l'astronauta indossa la tuta next-gen
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Il passato recente di Deliver Us the Moon è segnato da un percorso accidentato, che prende origine da una prima pubblicazione indipendente nel 2018 e ritirata dal mercato a causa di una risposta del pubblico non propriamente entusiastica. L'anno successivo i ragazzi di KeokeN Interactive hanno riproposto la loro avventura spaziale avvalendosi di Wired Production e hanno ricevuto il tiepido consenso della critica e dell'utenza.

    Con l'avvento dei nuovi hardware targati Sony e Microsoft, il piccolo studio olandese si è messo all'opera per creare la versione rifinita e corretta del thriller fantascientifico ma alcune complicazioni tecniche si affiancano a un ritmo narrativo problematico già nella sua versione originale, e la spedizione per salvare la Terra potrebbe far storcere il naso anche agli appassionati di science fiction.

    Per l'umanità, per il futuro

    Dopo decenni di allarmi inascoltati e visioni catastrofiche del futuro, la Terra ha ufficialmente terminato le sue scorte di combustibili fossili, piombando nel baratro di una crisi energetica impossibile da risolvere. I livelli di inquinamento hanno reso grigio e marrone quello che una volta era il pianeta blu, con tempeste di sabbia che spazzano le poche terre scampate a inondazioni continue e devastanti.

    Nel 2041 l'agenzia spaziale WSA cerca nel nostro unico satellite la speranza di preservare il genere umano, e in seguito ai lavori di trivellazione del suolo lunare viene finalmente scoperto l'Helium-3, una forma di energia trasferibile sulla Terra grazie a un raggio a microonde chiamato MPT.

    Il destino dell'umanità sembra quindi poter imboccare la strada del rinnovamento e della salvezza, ma dopo pochi anni l'approvvigionamento di Helium-3 si arresta, il raggio MPT viene spento e non si hanno più notizie della colonia umana situata sulla luna. Nel 2050 alcuni esponenti della ormai smantellata WSA riescono a organizzare un'ultima, disperata spedizione verso il satellite, inviando un astronauta a indagare sulle cause del blackout per ripristinare la sola fonte di energia in grado di salvare gli uomini dall'estinzione.

    Una trama priva di mordente

    Il canovaccio narrativo dell'opera soffre già in partenza di un pigro anonimato, essendo privo di un'idea davvero originale che lo discosti dalle tante opere di fantascienza catastrofica che sono sbocciate negli ultimi anni, soprattutto nel campo della rilettura ecologista e responsabile del cambiamento climatico (se siete alla ricerca di una storia spaziale emozionante, vi rimandiamo alla recensione di Observation).

    La trama ci porta a vestire i panni di un astronauta senza nome e senza volto, muovendo i primi passi nel cosmodromo abbandonato di Fesenkov, diventato la base operativa degli esuli WSA in seguito al dissolvimento della sciagurata agenzia spaziale. Dopo una breve sezione introduttiva, utile a descrivere al giocatore gli sparuti passaggi che tendono a ripetersi nel corso dell'avventura, il razzo accende i motori e si dirige sulla misteriosa superficie lunare. Deliver Us the Moon, nonostante una forma che sembra ammiccare ai puzzle-game, può essere ascritto alla cerchia dei walking simulator, dato che l'offerta semplicistica del gameplay si palesa nella risoluzione di enigmi molto accessibili - tra generatori da riavviare inserendo una batteria, codici di sblocco lasciati in bella mostra e agevoli sezioni in assenza di ossigeno - col fulcro dell'esperienza che invece risiede nell'esplorazione degli ambienti e nel comparto narrativo. È proprio questa propensione alla narrativa da parte dell'opera che rende imprescindibile una valutazione della storia raccontata, la quale si assesta nel limbo di produzioni molto simili a causa di evoluzioni lente e scontate, che privano il titolo di quel fattore sorpresa fondamentale per rendere quantomeno incisive le deboli premesse iniziali.

    Estetica e modalità di gioco

    L'esploratore spaziale si muoverà assecondando i nostri comandi, ripreso da un'inquadratura in terza persona che in specifiche occasioni - come l'ingresso in spazi angusti o durante il controllo del piccolo drone NSE - passerà alla visuale in soggettiva, che in realtà si presta nettamente meglio all'immedesimazione del giocatore nel teatro degli eventi raccontati. Un peccato a tal proposito che sia stata sfruttata davvero poco nel corso dell'avventura.

    La scarsa simbiosi tra utente e protagonista è peraltro sottolineata da un sistema di camminata problematico, con un avvio del movimento sempre difficoltoso che esplode in una corsa poco naturale e scivolante, la quale causa quasi delle derapate al mutare della direzione dell'analogico. Durante l'esplorazione della base lunare saremo sempre soli ma faremo la conoscenza degli abitanti scomparsi attraverso le ricostruzioni olografiche dei loro discorsi, visualizzando sagome colorate e senza volto animate solo a livello superficiale. La recitazione da parte dei doppiatori non è sempre ottimale o sentita, ma è abbastanza realistica, e in generale la trama regge l'impianto narrativo senza particolari patemi nonostante l'anonimato di cui vi parlavamo in precedenza (il gioco è localizzato in italiano solo per i testi). Sparuti spiragli di vita umana sono piazzati con parsimonia nelle stanze degli edifici deserti, come pagine di giornale e comunicazioni elettroniche ma le ambientazioni della base lunare non riescono a rimanere impresse a causa del vuoto che le contraddistingue, unito a un'estetica monotona che si appiattisce sui grigi e sui blu della palette cromatica.

    I problemi della versione next-gen

    Nonostante sia un titolo che punta sull'immedesimazione dell'utente e sul suo coinvolgimento in una storia tra le stelle, è doveroso spendere qualche parola sullo stato tecnico del prodotto in questione, perché Deliver Us the Moon soffre di una realizzazione poco convincente anche nella sua incarnazione next-gen. KeokeN è un piccolo studio indipendente, dunque gli si può concedere a cuor leggero tutte le attenuanti del caso ma il dettaglio grafico minimo dei suoi modelli e una gestione pessima delle luci non rendono onore all'epopea spaziale dei ragazzi olandesi.

    Nel corso della prova si sono palesate diverse sbavature sia sul versante grafico, con glitch e artefatti più che evidenti, che su quello ludico, si pensi alla presenza di alcuni prompt errati, da eliminare oppure non tradotti. Il gioco offre due modalità grafiche, performance e qualità, ma solo una di queste regge con decisione l'intera struttura, ed è quella che punta alla scorrevolezza piuttosto che al realismo visivo.

    La modalità performance inchioda il frame rate sui valori elevati che ci aspettiamo dalle console di nuova generazione (al netto del singhiozzo occasionale causato dai salvataggi automatici) ma la risoluzione appena sufficiente e la pessima riflessione della luce sui materiali contribuisce a dissociare il giocatore dalla storia raccontata. Al contrario, la modalità grafica infittisce le ombre, aumenta la risoluzione fino ai 4K dinamici e gestisce molto meglio i raggi luminosi, ma il conteggio dei frame per secondo crolla ben sotto i 30 e rende spesso complicato controllare il personaggio, soprattutto durante le sezioni a gravità zero.

    Deliver Us The Moon Deliver Us The MoonVersione Analizzata PlayStation 5Il piccolo studio indipendente KeokeN riporta in vita la sua opera spaziale con un aggiornamento che ne migliora le prestazioni su console di nuova generazione. Deliver Us the Moon è più walking simulator che puzzle-game, perché gli enigmi da risolvere sono estremamente semplici e in breve ripetitivi, e punta in maniera decisa sull'immersione nella storia fantascientifica per rimanere impresso nella memoria del giocatore. La trama ha un cuore ecologista e sprizza passione per la science-fiction ma manca dell'incisività necessaria per elevarsi rispetto alle altre produzioni simili. Sul fronte tecnico, purtroppo, bisogna mettere in conto una realizzazione non ottimale dei modelli e una gestione delle luci poco realistica, unita ad ambientazioni spoglie e un po' anonime. Nella sua versione next gen, il gioco olandese rimedia agli errori della passata iterazione con una modalità grafica convincente sul piano visivo ma terribile per prestazioni, mentre quella più performante non migliora il dettaglio grafico minimo a cui eravamo già abituati.

    5.5

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