Demon Gaze 2 Recensione: a caccia di demoni

Offrire con una mano, togliere con l'altra: Demon Gaze, l'apprezzato, Dungeon Crawling RPG di Kadokawa Games, torna su PlayStation 4 e PlayStation Vita.

Demon Gaze 2 Recensione: a caccia di demoni
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  • PSVita
  • PS4
  • Il genere dei dungeon crawler appartiene a una nicchia dei giochi di ruolo che, anno dopo anno, continua a conquistare un numero sempre più ampio di appassionati. Parte di questo aumento di notorietà dipende dal fatto che gli sviluppatori, consci della direzione intrapresa dal mercato, hanno drasticamente abbassato il livello di difficoltà, rendendo questo genere di esperienze più accessibili anche ai neofiti. Il primo Demon Gaze fu particolarmente apprezzato su PlayStation Vita, da una parte grazie alla sua condizione di esclusiva (merce rara, per la piccola console Sony), dall'altra perché portava una serie di interessanti novità nel suo genere di appartenenza. Il secondo episodio, uscito sia su Vita che su PS4, conferma la direzione presa dai dungeon crawling rpg e offre un'esperienza ancor più accessibile, con una componente narrativa ricca e corposa.

    Scolpito nella pietra

    Uno degli elementi più interessanti di questo tipo di giochi era la possibilità di creare da zero il proprio party. Si poteva scegliere tra varie classi e, con un po' di pazienza, si creavano i personaggi che si sarebbero avvicendati sul campo di battaglia. Anche il primo Demon Gaze si affidava a questo tipo di approccio, garantendo la giusta dose di varietà e personalizzazione. Ad aggiungere pepe e imprevedibilità ci pensavano i demoni, elementi "esterni" innestati nel gruppo dopo esser stati catturati dal protagonista, controllati interamente dall'Intelligenza Artificiale.
    Ogni demone aveva un carattere e delle abilità ben precisi ed era fondamentale imparare a conoscere i vari esemplari per poterli sfruttare al meglio in battaglia. Questo tipo di approccio aveva i suoi difetti (l'IA non era sempre impeccabile), ma rendeva ogni scontro vivace e imprevedibile, aggiungendo la giusta dose di tensione. In Demon Gaze II l'approccio alla gestione del party è stato stravolto. Le classi sono state eliminate in favore di un numero predefinito di personaggi da arruolare in battaglia. Al protagonista, pedina chiave del gruppo, vanno affiancati quattro dei 16 demoni a disposizione, ognuno con caratteristiche uniche. L'assenza delle classi è quindi stata colmata con l'aggiunta di personaggi specifici ben caratterizzati, pensati per coprire ogni possibile situazione. Tra i demoni da affiancare all'eroe troviamo assassini, curatori, maghi e via dicendo, in una sorta di bignami del gioco di ruolo a cui attingere per affrontare ogni situazione.

    I rischi della banalizzazione

    Quando le meccaniche di un gioco vengono semplificate in maniera estrema, il rischio di annoiarsi in fretta è dietro l'angolo. Purtroppo è proprio ciò che è accaduto a Demon Gaze II, che rispetto al predecessore risulta fin troppo lineare. Al netto di una direzione artistica schizofrenica (che alternava stili di disegno diametralmente opposti per le illustrazioni dei vari membri del cast), il primo Demon Gaze vantava un level design complesso e combattimenti coinvolgenti grazie al binomio formato dalla difficoltà elevata e dalla possibilità di personalizzare il party.

    In Demon Gaze II i dungeon hanno planimetrie banali, difficilmente in grado di soddisfare gli esploratori più navigati. A questo si aggiunge una difficoltà tarata verso il basso, difetto che però può essere risolto scegliendo il livello più impegnativo, opportunamente inserito dai programmatori. L'assenza del demone controllato dall'IA in favore di un banale party di cinque elementi scelti dal giocatore, poi, elimina l'elemento di casualità che arricchiva le battaglie del capostipite della serie.

    Cosa è migliorato

    Anche se alcuni elementi di questo seguito non sono riusciti al meglio, altri fattori di Demon Gaze II risultano migliorati rispetto al predecessore. Questa volta la direzione artistica è più coesa e viene esaltata dalle splendide illustrazioni che accompagnano le varie fasi del gioco. Il doppiaggio si assesta su livelli eccellenti e gli elementi presi in prestito dai dating-sim si inseriscono bene nella struttura globale.

    In assenza dei classici livelli di esperienza, per migliorare le caratteristiche dei demoni è necessario viziare e "coccolare" i diretti interessati. Questa operazione passa attraverso dialoghi dedicati, carezze intime e favori personali (come la concessione di una delle otto stanze della locanda).

    Demon Gaze II Demon Gaze IIVersione Analizzata PlayStation 4Demon Gaze II evolve quanto di buono fatto dal primo capitolo della serie, ma in alcuni casi semplifica troppo le cose rispetto agli standard di un genere legato a una complessità di fondo a cui è difficile rinunciare. Dal punto di vista tecnico e artistico i passi avanti sono evidenti, così come nella gestione della componente in stile dating-sim. Vista la semplificazione generale, questo può essere un ottimo punto di partenza per i neofiti del genere. Nonostante la presenza di un livello di difficoltà più alto, però, i veterani si stancheranno presto di un’esperienza tanto lineare.

    6.7

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