Recensione Demon Gaze

A caccia di demoni in un RPG vecchio stile

Recensione Demon Gaze
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PSVita
  • Non voglio farne un mistero. Né nascondermi dietro al “politically correct” o a false ipocrisie. Similmente a una buona fetta di maschietti, le tette mi piacciono. Molto.
    Le scoprii per la prima volta, quasi per caso, sfogliando il catalogo del Postalmarket. C’erano delle bellissime felpe colorate, calzini di ogni razza e sì: c’era anche l’apprezzatissima sezione dedicata alla biancheria intima. E insomma io passavo le ore a sbirciare tra pizzi e merletti dei reggiseni.
    Il perché di un outing del genere? Semplicissimo: Demon Gaze riempie spesso e volentieri lo schermo con avvenenti e formose fanciulle ammiccanti. Che siano demoni, cacciatrici o streghette, sono tutte accomunate da una dote che con tutta probabilità compiacerà l'utente maschio.
    Oltre alle gambe c’è di più, tuonava una vecchia canzone dedicata al mondo femminile, e Demon Gaze conferma fortunatamente la regola. Va bene le tette, ma sotto una tenue patina erotica, la creatura di Kadowaka Games vanta una sostanza di tutto rispetto, al contrario di prodotti simili come il recente, e deludente, Senran Kagura Burst. Mai sentito parlare di Wizardry?

    Demoni e caselle

    Wizardry è un antico videogioco, pubblicato su Apple II nel 1985, famosissimo per aver tradotto in sprite e codice informatico l’arcinoto Dungeons & Dragons: terra promessa di ogni nerd che si rispetti. Con la sua visuale in prima persona, vi scaraventava in un dungeon formato da caselle, stracolmo di mostruosità assortite, ricchi tesori e quest da portare a termine. Demon Gaze ne ricalca le linee guida, rappresentando a tutti gli effetti un fiero esponente di quelli che oggi vengono definiti dungeon crawler RPG.
    A differenza di buona parte dei diretti colleghi, la produzione NIS sottende un intreccio narrativo relativamente sviluppato. Scontato e privo di colpi di scena, ci fa vestire i panni di Oz: protagonista taciturno e caratterizzato (per modo di dire) dalla più classica delle amnesie che gli impediscono di ricordarsi come si fa il suo mestiere. E’ un Demon Gazer, un mercenario con la rara capacità di imprigionare i demoni che infestano lande e città del suo mondo, e solo grazie ai pazienti insegnamenti della sensualissima Lorna riapprenderà le basi della professione attraverso un tutorial ben integrato e non troppo invadente. L’affascinante insegnante sarà solo la prima tra un gran numero di conoscenze femminili che farete in breve tempo e, nonostante la chiara tendenza al fan-service più sfrenato sia persino sottolineata da una colonna sonora fatta da squillanti (e ansimanti) voci femminili, in questo “mare magnum” di vestitini succinti e curve da panico ogni tanto si pesca qualche personaggio degno di nota. Dalla proprietaria dell’hotel nel quale pernotterete, tanto dolce quanto attaccata al vile denaro, all’apatica becchina che dorme in una “comoda” bara, oltre alle ochette stereotipate, qualche ragazza spicca sulle altre.

    Naturalmente le fondamenta old school si ripercuotono anche sullo svolgimento della trama: non aspettatevi complesse scene d’intermezzo in CG. L’intero arco narrativo è affidato a dialoghi in cui immobili artwork si susseguono sullo schermo. I più giovani si scontreranno con l’eccessiva staticità. Gli attempati si sentiranno a casa, ai tempi in cui l’immaginazione aveva un peso maggiore rispetto ad oggi.
    Tuttavia non sarà certo per scoprire dove andrà a parare l’epopea di Oz, o per sbirciare nelle scollature delle protagoniste, che deciderete di passare una trentina di ore in compagnia di Demon Gaze. Se deciderete di farlo sarà perché verrete completamente catturati dalle meccaniche, classiche e profondissime, su cui si sviluppa l’avventura.
    Ogni area di gioco, generata casualmente, è composta da caselle da esplorare passo dopo passo. La maggior parte di esse è vuota, ma alcune nascondono pozioni da raccogliere, passaggi per altre sezioni, trappole che vi sottrarranno punti vita e ovviamente nemici da sconfiggere.
    Il combat system è a turni e l’unica feature che cerca di distinguerlo da quello di tutti gli altri RPG classicheggianti è legata all’abilità di Oz di usare i poteri dei demoni catturati. Il protagonista può evocarli in battaglia in qualsiasi momento e godere dei bonus che ognuno di essi elargisce. Da coloro che potenziano l’attacco, passando per gli immancabili guaritori, scoprirete ben presto che i loro effetti sono imprescindibili per avere la meglio sui mostri più coriacei, tanto più che il livello di difficoltà generale è sensibilmente alto.

    Ciononostante dovrete dosare con tatticismo la discesa in battaglia di questi particolari alleati: un indicatore si consumerà con il passare dei turni e una volta prosciugato completamente trasformerà i demoni in avversari, rendendo le cose ulteriormente complesse e ardue da gestire. Va detto che è molto difficile incappare in un’eventualità simile ma, soprattutto con i boss di fine livello, dover rinunciare agli spiriti migliori in momenti delicati della lotta potrebbe rappresentare un problema non da poco.
    Naturalmente Oz farà affidamento anche a due ulteriori combattenti che comporranno il party. Le classi da cui sceglierli sono tantissime (paladini, maghi e così via) e potrete creare interessanti (e utilissimi) ibridi in un specifico menù che ruberà moltissimo tempo agli amanti di statistiche.
    Nell’hotel che funge da hub infine, troverete il fabbro, l’emporio, diversi personaggi sempre pronti a fornirvi qualche prezioso consiglio o affidarvi quest secondarie: tutti elementi assolutamente classici e immancabili in qualsiasi RPG che si rispetti.
    Graficamente Demon Gaze si difende grazie a un art design ricco di dettagli e coloratissimo. I personaggi rispettano i canoni, ormai standard, delle produzioni NIS. I dungeon, in 3D, si difendono grazie a buone texture, ma peccano di una certa ripetitività. Trattandosi di un dungeon crawler, tecnicamente il titolo è piuttosto povero, ma per gli amanti del genere ciò non rappresenterà di certo un limite.
    Più che discreto il sonoro. Il doppiaggio in inglese, limitato solo ad alcune frasi, denota una certa cura realizzativa. Le musiche scivolano via, ma si lasciano ascoltare senza infastidire l’utente durante le sessioni di gioco.

    Demon Gaze Demon GazeVersione Analizzata PlayStation VitaAl contrario di tanti altri prodotti simili, Demon Gaze non è un titolo che punta solo sul fan-service, tentando di fare breccia sul pubblico a suon di completi scollati e ragazze formose. Il titolo NIS è anche questo, ma non solo. Sotto la scorza vagamente erotica pulsa un dungeon crawler classicissimo, ma solido e dalle meccaniche ben oleate. Non basta la gestione dei demoni intrappolati da Oz per reinventare il genere, ma per chi è alla disperata ricerca di qualcosa che ricordi, anche lontanamente, la saga di Wizardry e tutti i suoi epigoni, la strada da seguire è proprio questa. Se siete del tutto nuovi ad esperienze del genere, preparatevi ad un’epopea ardua, che pretenderà da voi tempo e dedizione. Le prime partite saranno frustranti, inconcludenti, caratterizzate da frequenti e fastidiosi game over. Basta un po’ di coraggio ed esperienza acquisita per entrare nel meccanismo. Superate le prime difficoltà, potreste scoprirvi piacevolmente invischiati in un complesso RPG in cui padroneggiare con strategia e intelligenza demoni, membri del party e abilità speciali vi regalerà immense soddisfazioni e rocambolesche vittorie, in lunghe e faticose battaglie contro fortissimi boss di fine livello. Non di certo un capolavoro, né un titolo rivoluzionario. Ma su PS Vita faticherete a trovare di meglio.

    7.8

    Che voto dai a: Demon Gaze

    Media Voto Utenti
    Voti: 9
    7.7
    nd