Disco Elysium The Final Cut Recensione: un GDR sensazionale su PS5

Disco Elysium The Final Cut sbarca su PS5 con un porting tutt'altro che impeccabile, che comunque non altera più di tanto il valore di un GDR capolavoro.

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  • Switch
  • Xbox One X
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  • Stadia
  • Xbox Series X
  • A un anno e mezzo dalla consacrazione di Disco Elysium come uno dei giochi di ruolo più sorprendenti degli ultimi anni, il capolavoro di ZA/UM ha finalmente fatto il suo esordio anche su console. Disco Elysium: The Final Cut rappresenta la versione definitiva di una produzione maestosa e unica nel suo genere, capace di rielaborare i canoni tipici dei crpg per offrire al pubblico un'esperienza di rara bellezza. Elogi che possiamo tranquillamente estendere alla versione PS5 del titolo, sebbene il porting messo a punto dallo studio estone sia tutt'altro che impeccabile.

    Un uomo, un morto e una legione di pensieri

    Il 12 dicembre del 1999 faceva il suo esordio sugli scaffali quella che in molti definiscono - e a buon diritto - come la "magnum opus" di un Chris Avellone in stato di grazia, all'apice della sua maturità creativa. Alla base del maestoso costrutto ludonarrativo di Planescape: Torment (a proposito, qui la nostra recensione Planescape Torment Enhanced Edition) c'era una singola, angosciosa domanda, il gambetto mentale della potente strega notturna Ravel Puzzlewell: "cosa può cambiare la natura di un uomo?". Un quesito che nel titolo di Black Isle Studios dava vita a un complesso intreccio di scelte e conseguenze, che scandivano l'oscura epopea di un immortale senza alcuna memoria del passato, determinato a rimettere insieme i frammenti perduti della sua identità. A venti anni esatti dall'avventura del Senza Nome, nel 2019 lo sviluppatore ZA/UM ha letteralmente travolto la platea dei "ruolisti" digitali con Disco Elysium, una produzione capace di sostenere senza cedimenti il peso dell'eredità avanguardista di Torment, e di regalare ai giocatori un'esperienza assolutamente unica nel suo genere.

    A dirla tutta, la formula messa a punto dal collettivo estone è ancor più radicale e innovativa di quella portata su schermo dalla sua principale fonte d'ispirazione, che al tempo era comunque legata alle convenzioni strutturali dei giochi di ruolo ambientati nell'universo di D&D. Libera da qualsiasi vincolo, l'opera di ZA/UM trasforma la domanda fondamentale di Torment nel principale ingrediente della sua ricetta ludica, dando un senso tutto nuovo al concetto stesso di "gioco di ruolo".

    Dopo aver passato qualche giorno a mollo in un oceano di alcol e stravizi chimici, il nostro alter ego si sveglia in una stanza arredata in stile Motley Crue (leggasi "devastata di brutto"), senza alcun ricordo di sé e con un ricco assortimento di malanni psicofisici. Prima ancora che qualcuno arrivi a far luce sullo stato miserevole dei nostri neuroni, il gioco ci presenta quelli che saranno i principali interlocutori dell'utente per tutta la durata della campagna: un esercito di voci incorporee che rappresentano le diverse sfaccettature dell'identità del protagonista, la ciarliera manifestazione delle zone più remote del suo cervello e delle convinzioni che svilupperà nel corso dell'avventura. Sì, perché le meccaniche ruolistiche che sostengono il gameplay sono pensate per permettere ai giocatori di intervenire costantemente sulla caratterizzazione del protagonista, assecondando specifiche tendenze comportamentali o interiorizzando le correnti di pensiero dei personaggi incontrati lungo il cammino.

    Il punto di partenza di questo viaggio di autodeterminazione saranno le competenze scelte all'inizio della campagna: nella schermata di creazione del personaggio potremo infatti definire gli attributi di base (sia fisici che mentali) del nostro avatar, che influiranno su un'ampia gamma di abilità in grado di alterare le nostre possibilità di successo nelle varie situazioni che ci troveremo ad affrontare.

    Con un "Intelletto" particolarmente sviluppato, ad esempio, potremo superare facilmente sfide di logica o prove di astuzia, mentre la statistica "Fisico" ci sarà utile quando le circostanze richiederanno un approccio più diretto. Vale la pena di precisare che Disco Elysium, a differenza di buona parte dei congeneri, non prevede veri e propri combattimenti, visto che ogni interazione (sia con noi stessi che col mondo di gioco e i suoi abitanti) avviene tramite dialoghi a scelta multipla intervallati da tiri abilità.

    In molti casi queste prove avverranno "dietro le quinte" per non interrompere il flusso di una conversazione (l'interfaccia si limiterà a confermarci un eventuale successo), ma spesso saremo comunque chiamati a lanciare i dadi per mettere alla prova la fortuna e le capacità del personaggio (con annessi modificatori).

    In linea con i dettami della visione creativa di ZA/UM, però, anche i fallimenti nei quali incapperemo tra le maglie della campagna contribuiranno a determinare la personalità e le sorti del protagonista, in un continuo susseguirsi di momenti di straordinario spessore narrativo. Come avrete ormai intuito, infatti, il principale punto di forza di Disco Elysium è l'incredibile qualità della sua scrittura, che si muove agilmente tra sequenze tragicomiche, digressioni sociopolitiche e filosofiche, momenti di grande umorismo e lucidissime considerazioni sulla natura umana. Il tutto nel quadro di una sceneggiatura densa di simbolismi sorprendenti, che non teme di affrontare a testa bassa temi decisamente "scottanti" senza mai scadere nel banale, e che soprattutto manifesta una fenomenale plasticità di fronte alle azioni dei giocatori, con rapporti causa-effetto ben costruiti e significativi.

    Ci teniamo a specificare che questa sterminata rete di scelte e conseguenze si estende tra le tappe un percorso narrativo ben definito (c'è un unico "macro-finale" con molteplici varianti), ma costellato di una quantità clamorosa di deviazioni e variabili che si fanno manifestazione dell'eccezionale libertà d'approccio concessa agli utenti. Il nodo centrale dell'intreccio è un caso d'omicidio che ben presto si rivelerà molto più complicato del previsto, complici anche le lacune mnemoniche del protagonista, ovvero l'ispettore incaricato di risolverlo.

    Le notevoli ambizioni di ZA/UM, la tendenza dello studio ad ampliare continuamente lo spessore narrativo dell'insieme, non intaccano in alcun modo l'efficacia di quella che rimane un racconto poliziesco coinvolgente e articolato, ambientato in un mondo affascinante e tratteggiato con maestria da una direzione artistica d'eccezione. Questo al netto della flessione qualitativa che si nota nel terzo atto della campagna, ma che comunque non inficia in maniera consistente il valore di un'esperienza irrinunciabile per gli appassionati di gdr.

    Un gioiello imperfetto

    In base a quanto detto finora, potete facilmente immaginare con che gioia abbiamo accolto la notizia dell'arrivo di Disco Elysium: The Final Cut (la versione definitiva del gioco di ZA/UM) anche su console, a maggior ragione considerando quanto l'ampliamento della platea possa fare bene al futuro produttivo dello sviluppatore.

    Detto questo, però, non possiamo certo definirci entusiasti del lavoro di porting svolto dallo studio estone. Pur non considerando gli occasionali cali di frame rate su PlayStation 5 (così come vi abbiamo riportato, infatti, Disco Elysium su PS5 soffre di alcuni problemi di performance), in buona parte risolti con l'ultimo aggiornamento e comunque di scarso impatto per le caratteristiche del titolo, i principali intoppi si riscontrano sul fronte del sistema di controllo, che si dimostra scarsamente reattivo e piuttosto disagevole. Impugnando il DualSense potremo controllare i movimenti del protagonista con la levetta sinistra, mentre la destra dovrà essere inclinata nella giusta direzione per evidenziare l'elemento dello scenario con il quale desideriamo interagire. Se questo passaggio risulta già di per sé alquanto macchinoso, specialmente quando ci troveremo in presenza di numerosi punti d'interesse (evidenziabili con dorsale sinistro), capita spesso che la pressione del tasto X non inneschi immediatamente l'interazione, ma solo lo spostamento del personaggio nelle generiche vicinanze dell'oggetto selezionato. Talvolta non succede neanche questo, ed è necessario premere più volte il pulsante per fare in modo che il gioco esegua correttamente le indicazioni dettate dal sistema di controllo.

    Dal canto suo, lo sviluppatore ha già dichiarato di essere al lavoro su diversi interventi correttivi, ma allo stato dei fatti è innegabile come l'esperienza ne risenta, anche solo marginalmente. Inoltre, complice lo stile "pittorico" della produzione, a volte non è semplicissimo capire esattamente come raggiungere un determinato punto dello scenario, non potendo contare sullo spostamento automatico attivato dal click del mouse su PC.

    La mancanza del mouse si fa sentire anche nella gestione dell'interfaccia, sebbene la navigabilità si attesti comunque su buoni livelli. Tra i problemi riscontrati con la versione PS5 del gioco ci sono anche tempi di caricamento insolitamente lunghi, a volte superiori a quelli registrati con la controparte da scrivania, anche con SSD molto meno veloci di quello in dote all'ammiraglia di Sony.

    La lista dei difetti viene però in larga parte compensata da una serie di elementi assenti nella release originale del gioco, compresa una manciata di missioni aggiuntive che vi permetteranno di approfondire le diverse dottrine politiche di Revachol, la città che fa da palcoscenico all'avventura. Le Political Vision Quest sono quattro incarichi opzionali - e mutualmente esclusivi - che permettono al giocatore di assecondare fino in fondo le inclinazioni politiche acquisite affrontando nuove linee narrative che coinvolgono location e personaggi inediti. Nessuna di queste ha un impatto diretto sulla trama principale del titolo, ma tutte contribuiscono ad arricchire la caratterizzazione del protagonista, a definire ulteriormente il suo ruolo nel mondo di gioco. Tra le novità figura anche ottimo doppiaggio in inglese, rivisto e ampliato per valorizzare le peculiarità della produzione. Se al lancio questo era limitato solo ad alcune battute e personaggi, nella versione estesa del titolo ogni singola linea di dialogo viene accompagnata da un concerto di accenti e guizzi attoriali, che amplificano l'immersività dell'esperienza e rendono più semplice digerire l'enorme mole di testi sempre presente sullo schermo.

    A questo proposito, ci urge precisare che - ora come allora - la godibilità di Disco Elysium è legata a doppio filo alla vostra familiarità con la lingua inglese, vista anche la presenza diffusa di neologismi, frasi idiomatiche e costrutti sintattici piuttosto complessi. Sulle stesse note, ci sentiamo di offrirvi un ulteriore avvertimento: se l'idea di passare 20-30 ore immersi nella lettura di dialoghi e soliloqui mentali non vi attira affatto, è probabile che Disco Elysium non faccia per voi. In caso contrario, non possiamo che consigliarvi di aggiungere il titolo alla vostra libreria, per godere di una delle migliori produzioni ruolistiche degli ultimi anni.

    Disco Elysium Disco ElysiumVersione Analizzata PlayStation 5A un anno e mezzo dall’esordio su PC di Disco Elysium, l’opera di ZA/UM sbarca finalmente anche su console con un porting imperfetto ma prezioso. Se da una parte la versione PS5 mostra infatti qualche leggerezza di troppo, specialmente per quel che riguarda il sistema di controllo, il sensazionale gioco di ruolo dello studio mantiene sostanzialmente intatti i suoi punti di forza. Forte di una formula unica e di una scrittura assolutamente magistrale, Disco Elysium: The Final Cut riesce infatti a compensare buona parte delle sue mancanze con un assortimento di aggiunte che valorizzano i pregi della visione creativa dello sviluppatore, rendendo il titolo un acquisto irrinunciabile per gli amanti del genere.

    8.8

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