Dolmen Recensione: orrore cosmico in un Soulslike Sci-Fi poco originale

Dolmen è un Action RPG Soulslike con una ambientazione interessante, peccato che a conti fatti non presenti alcuna novità di rilievo.

Dolmen Recensione: orrore cosmico in un Soulslike Sci-Fi poco originale
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Con uscite del calibro di Elden Ring e Salt and Sacrifice, senza dimenticare l'imminente Thymesia (a proposito, siete a un click di distanza dal nostro provato del pestilenziale Thymesia), il 2022 verrà senza dubbio ricordato come l'anno del soulslike. Alle ispirate produzioni sopramenzionate si è recentemente unito anche Dolmen, un soulslike fantascientifico con inserti di orrore cosmico lovecraftiano e che a conti fatti si presenta come un punto di incontro tra le serie di Dark Souls e Dead Space. Nonostante l'idea alla base del progetto fosse tutto sommato intrigante, purtroppo l'ibrido pubblicato da Koch Media sotto l'etichetta Prime Matter si è dimostrato carente sotto ogni aspetto. Dopo aver sviscerato i segreti del pianeta alieno Revion Prime, siamo quindi pronti a emettere il nostro verdetto finale sull'opera prima di Massive Work Studio.

    Orrore cosmico

    Il classico e non troppo originale canovaccio narrativo del prodotto ruota attorno al Dolmen, il cristallo che emette una radiazione capace di assottigliare le membrane che separano gli universi, causando in soldoni la collisione tra realtà differenti.

    Durante gli studi condotti sulle straordinarie capacità del minerale alieno, questo ha aperto un varco interdimensionale nei pressi della stazione mineraria del pianeta Revion Prime, permettendo a raccapriccianti creature proveniente da un altro universo di invadere la struttura e sterminare chiunque si trovasse al suo interno. In seguito alla totale cessazione delle comunicazioni con l'avamposto sotto attacco, un soldato apparentemente in grado di spostarsi da una linea temporale all'altra viene scelto per indagare sull'incidente e assicurarsi che questo non si trasformi in una catastrofe irrefrenabile. La missione del nostro alter-ego è infatti quella di penetrare nella stazione mineraria assediata dai mostri, annientare le creature incontrate lungo il percorso, prelevare qualche campione e soprattutto recuperare quanti più cristalli possibili, affinché il genere umano possa elaborare delle adeguate procedure atte a gestire o addirittura evitare l'insorgere di altri episodi simili.

    Suddivisa in tre atti principali e ambientati ciascuno in un'area diversa, la trama di Dolmen si è rivelata assai dimenticabile, priva di mordente e persino un po' ripetitiva, anche perché il Comandante - il personaggio controllato dal giocatore - appare del tutto sprovvisto di carisma. Se tutto sommato la storia pretestuosa è un elemento ricorrente dei soulslike, rispetto ai propri congeneri Dolmen risulta alquanto misero anche in fatto di lore, il che dimostra quanto la narrazione contasse effettivamente poco agli occhi dello sviluppatore brasiliano.

    Del titolo pubblicato da Prime Matter abbiamo invece apprezzato le ambientazioni fantascientifiche e l'atmosfera lovecraftiana, che al netto di un comparto tecnico datato ci hanno comunque permesso di percepire una convincente sensazione di pericolo per tutte le 15 ore circa necessarie a completare la campagna.

    Quasi niente di nuovo sotto il sole

    Assunto il controllo del Comandante, la cui armatura spaziale è in buona parte personalizzabile, Dolmen si mostra un soulslike tutt'altro che coraggioso: dalla mappatura dei comandi principali al sistema di affondi e schivate, il titolo di Massive Work Studio non offre quasi nulla di originale, se non le meccaniche legate all'arma secondaria.

    Procediamo però con ordine, specificando innanzitutto che il titolo di Prime Matter non presenta delle classi vere e proprie: all'inizio dell'avventura, infatti, l'utente è chiamato a scegliere un loadout tra quelli disponibili, che come prevedibile si limitano a determinare l'equipaggiamento iniziale e ad alterare in minima parte i parametri di base. Sebbene i livelli possano risultate estremamente lineari, a farla da padrone in Dolmen è senza dubbio l'esplorazione, in quanto le aree visitate dal Comandante traboccano di nemici, cristalli da recuperare, checkpoint per salvare la partita e così via. Per qualche ragione che fatichiamo tuttora a comprendere, i terminali che dovrebbero sostituire i classici falò dei souls non consentono di intervenire immediatamente sul livello e sulle statistiche dell'avatar, ma al contrario costringono il giocatore a tornare ogni volta sulla propria astronave, affinché questi entri nella capsula predisposta al suo potenziamento. È una soluzione che alla lunga stanca, anche perché spezza continuamente il ritmo dell'avventura. Se a questo aggiungiamo che i cosiddetti "Fari di Collegamento" sono per giunta disposti con poca cura - il più delle volte li si trova all'inizio e alla fine di una determinata area - riteniamo che la gestione del personaggio e il suo sviluppo andrebbero rivisti in toto.

    Passando all'analisi del gameplay, dobbiamo innanzitutto precisare che il Comandante ha accesso a parecchie armi diverse, che come da tradizione cambiano in maniera radicale i suoi pattern di attacco. Direttamente dai suoi congeneri, Dolmen ha ereditato anche la classica alternanza tra colpi leggeri e pesanti, gli immancabili parry e la barra della stamina, che si consuma ogniqualvolta venga eseguita una delle suddette azioni.

    La principale novità di Dolmen va quindi ricercata nell'arma secondaria, ossia pistole, mitragliatrici e fucili laser che il giocatore può estrarre per combattere dalla distanza e annientare ad uno ad uno tutti i bersagli nelle vicinanze. Nonostante queste non prevedano il dispendio di proiettili, le armi da fuoco non possono però rimpiazzare del tutto il corpo a corpo, in quanto il loro utilizzo consuma la preziosa barra energia, che al pari della stamina si ricarica col tempo. Sulla carta si tratta di un innesto interessante e piacevole, che tuttavia all'atto pratico deve fare i conti con la pessima decisione di Massive Work Studio di affidare alla barra energia anche la guarigione.

    Se, come dicevamo poc'anzi, l'energia consumata per aprire il fuoco si rigenera col passare dei secondi, quella spesa per ripristinare la salute del Comande può essere recuperata soltanto attraverso il consumo di apposite batterie, che al pari delle fiale di Estus in Dark Souls sono disponibili in quantità estremamente limitata. Non potendo ripristinare direttamente i punti salute perduti, nella foga della battaglia il dosaggio dell'energia assume insomma una valenza fondamentale e, almeno nelle prime ore, tende a diventare la principale causa di morte: dovendo dosare l'uso delle pistole, capita molto spesso che al momento di curarsi il giocatore non abbia abbastanza energia a disposizione, il che lo rende dannatamente vulnerabile.

    Un atterraggio fallito

    Purtroppo Dolmen si è dimostrato dannatamente carente anche sul piano tecnico. A peggiorare una situazione già abbastanza compromessa ci pensano infatti la scarsissima reattività dei comandi (che spesso e volentieri richiedono una frazione di secondo di troppo), delle animazioni legnose che complicano la comprensione degli assalti nemici, una gestione delle hitbox tutt'altro che esemplare, e una telecamera che negli ambienti angusti fatica a seguire a dovere gli spostamenti del Comandante.

    Abbiamo condotto i nostri test su Xbox Series X, dove è possibile scegliere tra due diverse modalità grafiche: una offre una risoluzione maggiore a 30 fps, mentre la seconda garantisce un frame rate raddoppiato. In entrambi i casi, però, ci siamo imbattuti in cali di frame rate e pesanti rallentamenti che, data la semplicità tecnica e strutturale del prodotto, ci sono parsi ingiustificabili.

    In compenso Dolmen può contare su un discreto e variegato accompagnamento musicale, che appunto contribuisce alla creazione di atmosfere coinvolgenti e suggestive. Buona, infine, la localizzazione dei testi in italiano, che quantomeno nelle produzioni a basso budget non è assolutamente scontata.

    Dolmen DolmenVersione Analizzata Xbox Series XEstremamente derivativo sul piano ludico e tecnicamente insufficiente persino per gli standard della scorsa generazione (e oltre), Dolmen è un esperimento riuscito soltanto in minima parte. Se da un lato abbiamo gradito l’atmosfera lovecraftiana e il costante senso di pericolo che permea l’intera produzione, tutto il resto andrebbe ripensato alla radice. L’inclusione delle armi da fuoco poteva davvero aggiungere qualcosa di nuovo al genere, ma una gestione scellerata della barra energia ha finito per compromettere anche l’efficacia del gun-play. Per quanto il titolo sia proposto alla modica cifra di 39.99€, allo stato attuale non esiste alcuna valida ragione per cui gli appassionati di RPG dovrebbero preferirlo ai ben più ispirati e meritevoli soulslike che nelle ultime settimane hanno invaso il mercato.

    5

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