Doom and Destiny Recensione: quattro nerd approdano su Nintendo Switch

A distanza di anni dal suo debutto ufficiale, il divertente gioco di ruolo italiano arriva finalmente anche sull'ibrida di Nintendo.

Doom and Destiny Recensione: quattro nerd approdano su Nintendo Switch
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  • Switch
  • Un aspetto che rende lo sviluppo indipendente un pozzo di sogni e speranze è sicuramente la facilità con cui si riesce a proporre le proprie idee: d'altronde, i software di sviluppo sempre più accessibili e le numerose piattaforme di distribuzione permettono quasi a chiunque di sondare il mercato nel tentativo di fuoriuscire dalla marea di produzioni che inonda ogni giorno gli store digitali. Naturalmente solo pochi riescono a conquistare la vetta, e nel mezzo - spesso invisibili alla grande platea - tante piccoli lavori riempiono una zona grigia fatta di interessanti propositi o intenti nostalgici dalle "mire espansionistiche" più modeste.

    È il caso di un team tutto italiano che, mosso dalla passione per i giochi di ruolo vecchio stampo, ha dato vita a una divertente parodia del suo genere preferito. Il tutto ha inizio quando Francesco Ficarelli, game designer presso Heartbit Interactive, tenta di trasportare le sue avventure da dungeon master di Dungeons & Dragons e quelle di quattro amici in un'esperienza videoludica. Mai si sarebbe aspettato che dai capricci dei propri compagni (insoddisfatti dalla scarsa aderenza alle partite cartacee) sarebbe nato lo "spaghetti fantasy" Doom & Destiny: uno spiritoso omaggio a giochi come Final Fantasy VI, che catapulta gli incontentabili amici in un mondo fantasy pronto a farsi beffe dei cliché e strappare un sorriso alla nicchia di affezionati formatasi in questi sette anni dalla prima uscita. Da allora questo GDR è sbarcato su PC, Xbox One e mobile, ed all'appello mancava la console di Kyoto: un sodalizio finalmente avvenuto, e che si sposa parecchio bene con le caratteristiche del titolo.

    Retro-gusto metaludico

    Quella che avevano in programma Nigel, Mike, Johnny e Francis era una abitudinaria serata di Dungeons & Dragons in compagnia di Benjamin, peccato che il fantasioso game master abbia in serbo per loro qualcosa di nuovo. Da questa riproposizione ludica di riferimenti a fatti e persone "puramente casuali" ha il via l'avventura dei nostri protagonisti che, tra portali extradimensionali e regni dalla dubbia credibilità, fanno volentieri a meno dell'epica tipica del genere. Teletrasportati al cospetto del re MacGuffin, i quattro sventurati vengono, loro malgrado, investiti del ruolo di eroi e incaricati di sventare i malefici piani dell'Innominato. È del tutto secondario il fatto che siano stati scelti casualmente tra gli unici sopravvissuti al viaggio, e che di impavido abbiano ben poco. Con uno spirito scanzonato la narrazione prosegue attraverso linee di dialogo all'insegna di un umorismo che deride bonariamente i luoghi comuni dei giochi di ruolo: dal saccheggio consensuale dei popolani alla stravagante missione di salvataggio di una principessa, Doom & Destiny strizza l'occhio ad un tipo d'esperienza che trova nell'ironia una delle principali virtù. Ciò non implica, però, che i valori ludici del gioco siano inferiori a quelli di un dignitoso RPG: infatti, utilizzando a più riprese divertenti espedienti metaludici, il titolo introduce meccaniche estremamente connaturate nei congeneri.

    Limitandosi alla pura mimesi, anche in Doom & Destiny abbiamo il classico party formato da classi piuttosto cristallizzate nei loro ruoli di partenza: accanto ai più esemplari guerriero, mago e ladro (nelle vesti di un ninja) non manca anche un pirata a rallegrare il gruppo di scalmanati. Come marchio di riconoscimento, troviamo un combattimento a turni con incontri casuali, che poggia le proprie fondamenta sull'attenta gestione del mana e strategie da manuale ruolistico.

    Da questo punto di vista è dichiarata la volontà di innovare poco o nulla, offrendo una progressione scandita dalla crescita dei membri mediante sia l'aumento delle quattro statistiche Possenza (non è un errore di battitura), Grinta, Simpatia e Destrezza , sia l'equipaggiamento di oggetti sempre più rari. Ad un sistema ormai nostalgico, si unisce la scelta tattica di un leader che possa bilanciare le nostre caratteristiche in favore di maggiori punti salute o forza qualora si scegliesse Johnny (Possenza), punti mana o spirito nel caso di Nigel (Simpatia), evasione o velocità per Francis (Destrezza) e resistenza o critico per il pirata Mike (Grinta).

    Nell'imbastire una storia che si attesta sulle venti ore, l'opera di Heartbit Interactive non raggiunge la dimensione gargantuesca di altri esponenti del settore, scorrendo fluentemente verso i titoli di coda, potrebbe però - nella sua aderenza ad un approccio vecchia scuola - indispettire qualche giocatore dell'ultima ora con il suo grinding a tratti necessario. Una ridondanza che si fa parecchio soverchiante, se si decide di scoprire tutti i segreti e le sfide secondarie (come le arene e una sorta di boss rush) proposti dall'opera.

    Per fortuna il tutto viene smorzato dalle irriverenti battute di NPC e scenari che attingono a piene mani dalla cultura popolare tout court, con riferimenti a videogiochi e manga degli anni ‘90. Una baraonda esilarante che spazia da benedizioni divine di orchi a rivisitazioni di icone che hanno fatto la storia della grande N (come un Link leghista).

    No touch no party

    Negli ultimi due anni Nintendo Switch sembra essere diventato il raccoglitore perfetto di quelle fotografie videoludiche che altrove risultano irretire in maniera più flebile le voglie dell'utenza. A monte di un tale fenomeno risiede sicuramente l'esperienza portable della console: è innegabile del resto che certi titoli riescano a strappare da questa mobilità una piacevolezza parecchio accattivante, capace di guidare l'acquisto su una piattaforma piuttosto che un'altra.

    Doom & Destiny rientra in questa fortunata categoria, carpendo dalla console di Kyoto una versatilità che stempera, e di molto, le fasi di farming più intenso. Tra i momenti morti di un viaggio o l'ozio domestico, le sessioni meno divertenti, infatti, possono guadagnare una maggiore digeribilità. Tecnicamente era impossibile aspettarsi grossi problemi, vista l'estrema leggerezza e malleabilità del codice che, sfruttando RPG Maker, ha permesso a Heartbit Interactive di effettuare un porting quasi 1:1. Gli anni sulle spalle e l'omogeneità con altri lavori che utilizzano lo stesso software si fanno sentire, specialmente accanto ad altre realtà - di tutt'altro budget - made in Square Enix come Octopath Traveler. Infine fa storcere un po' il naso il fatto che, nonostante le capacità acquisite su mobile, Doom & Destiny non implementi la funzione touch screen di Switch. Una feature abbastanza secondaria ai fini dell'esperienza, ma che sempre più spesso viene ignorata dai team di sviluppo.

    Doom & Destiny Doom & DestinyVersione Analizzata Nintendo SwitchNato quasi per caso, Doom & Destiny ha conquistato amatori su praticamente ogni piattaforma, e con il suo tono sopra le righe ed i numerosi easter egg il gioco si presenta finalmente nella patria storica dei JRPG. Su Nintendo Switch il titolo sembra attutire alcune spigolosità dovute alla sua ripetitività endemica e mantenere l’ilarità metaludica che tanto contraddistingue questa “epica” avventura fantasy. Nel marasma di produzioni presenti sul mercato, dunque, potrebbe rappresentare una valida opportunità per rincontrare - in vesti diverse - un forzuto vecchietto fissato con “le palle del Drago” o un ex-idraulico scarlatto.

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