Recensione Echo Night: Beyond

...ed una buona dose di ansiolitici come unica disposizione

Recensione Echo Night: Beyond
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  • PS2
  • “Perché mi assilli, o mio silenzio ?
    Perché giaci in me fragile realtà
    cosparsa d’allori ed inevitabili sconfitte
    io per primo, sconfitto, struggo
    la mia esistenza ?”


    La solitudine è il miele della saggezza.
    L’ombra della follia.
    Si nutre di remoti silenzi, angosce sopite, desideri affranti.
    Misteriosi recessi di un anima nuda ed impreparata a quel dialogo interiore col quale tutti siamo chiamati a confrontarci.
    Richard Osmond lo capisce ben presto e nell’incauto peregrinare in una stazione lunare, oramai abbandonata dall’inganno dell’uomo, riscopre le celate verità dell’Io, il tormento di frammenti d’anime inquiete, il silenzio assillante dell’esistenza.
    Un viaggio senza ritorno su di una Luna insieme malinconica e desolante, triste ma sincera, rappresenta il principio della fine. Di tutti, di ogni cosa.
    L’ambito desiderio di sposarsi sul manto lunare conduce lui e la sua compagna, Claudia Selfer, ad affrontare la meschina fatalità di un destino apparentemente incomprensibile ed estraneo, ma che non tarderà a rivelare beffardo la sordida ironia della colpa, la sussurrata agonia della vita.
    Lo shuttle sul quale viaggiano i mille desideri e gli innumerevoli sogni della coppia, così come quelli di molte altre facce d’anima, loro compagni di sventura, si schianta rovinosamente sul suolo lunare, in prossimità di un impianto minerario un tempo adibito all’estrazione di un nuovo tipo di metallo dalle straordinarie capacità: il “Regolith”, fulgida pietra cremisi, chiave assoluta del mistero che circonda non solo l’incidente ma l’intera struttura lunare.
    Richard si risveglia completamente solo, senza alcuna traccia della compagna o degli altri passeggeri, all’interno della navetta semidistrutta e, girovagando fra i meandri dell’impianto, si renderà presto conto che strane “presenze di morte” lo osservano e bramano il suo aiuto, inconsapevoli della loro condizione di esseri disincarnati, anime in pena alla ricerca di pace, di amore. Di solitudine.

    Spiritual Awakening

    Echo Night: Beyond è il terzo capitolo di una serie “horror” iniziata molto timidamente nel 1998 su Playstation, proseguita poi con un secondo capitolo (sempre per PS) un po' meno anonimo e più singolare, poi infine approdata di recente sulla macchina-dei-desideri Playstation 2.
    Tre giochi con un soggetto ed una storia completamente diversi ma accomunati da una struttura simile, essenzialmente fondata sull’avventura pura, sulla suspence più raffinata e su di un intreccio cerebrale, dai forti connotati metafisici.
    ENB non va infatti confuso con la miriade di “survival horror” oggi praticamente così diffusi, nella quale si mischiano, da tradizione “residenteviliana”, azione ed esplorazione diversamente armonizzati, in un contesto orrorifico solitamente scioccante ed intenso.
    Questo particolarissimo gioco della From Software è stato invece concepito interamente su di una meccanica avventurosa priva di qualsivoglia azione e/o combattimenti (pur con la presenza di fantasmi-nemici a volte pericolosi), dove gli enigmi e la logica regnano sovrani e dove le atmosfere sono più da “thriller” psicologico che da “horror” comunemente inteso.
    Immersi in un clima futuristico, ma assolutamente realistico, saremo costretti ad esplorare ed investigare “in prima persona” ogni singolo anfratto di questa misteriosa base lunare, alla ricerca di oggetti e documenti utili alla comprensione (nonchè alla risoluzione) degli strani “fenomeni” che in tempi passati e recenti ne hanno sconvolto la struttura e fatto scomparire gli abitanti.
    Difatti l’incidente dello shuttle, di cui il nostro Richard rappresenta l’unico presunto “sopravvissuto”, non è che l’ultimo misterioso episodio di una lunga serie di disgrazie e stranezze che in tempi diversi ha decimato tutte le persone presenti (anche solo transitoriamente) alla base, facendola così diventare un lugubre teatro di fantasmi inquieti e rumori sinistri.
    Proprio nella dinamica d’interazione fra il nostro personaggio ed i fantasmi che popolano l’impianto giace la genuina originalità e bontà di un sistema di gioco, dove le parti di amico-nemico si confondono e si scambiano di continuo.
    Questi stessi fantasmi, diversamente magari da un Project Zero qualunque, rappresenteranno infatti delle serie minacce solo in occasione della presenza di una misteriosa nebbia, che noi saremo chiamati ad estinguere tramite l’attivazione di appositi impianti di ventilazione.
    Tutti gli altri, invece, si relazioneranno con noi liberamente ed amichevolmente (così come tutti quegli spiriti che saremo riusciti a “depurare” dalla nebbia) nel tentativo di convincerci ad aiutarli a raggiungere la “pace interiore” e la definitiva “liberazione”. Come dicevo agli inizi, infatti, queste povere creature non sanno di essere “morte” e cercano invano di “completare le ultime cose” che una “tragedia” prematura gli ha impedito di realizzare: sarà nostro compito dunque farci carico delle richieste di questi spiriti, come recuperare e consegnare oggetti, attivare meccanismi ecc., variegate missioni dove il ragionamento logico degli enigmi (molto spesso di ottima fattura) ci accompagnerà assieme alla “paura” di questi inaspettati “incontri”.
    Il fattore paura, simboleggiato da un indicatore della frequenza cardiaca, rappresenta difatti il secondo spunto originale di questa singolare avventura thriller.
    Ogni incontro/scontro con un fantasma, anche soltanto la percezione della sua presenza, genera nel protagonista un moto d’ansia che si manifesterà con l’aumento della frequenza cardiaca (che possiamo calmare con i pochi ansiolitici che troviamo in giro), l’obnubilamento del sensorio (ottundimento delle capacità visive e uditive) e, se lo spirito è sotto l’influenza malevola della nebbia, il raggiungimento di uno stato di collasso cardiocircolatorio (e dunque morte) quando la stessa frequenza supera i 300 battiti/min.
    Se a tutto questo aggiungiamo un’atmosfera cupa (ma non irreale o surreale come negli altri horror), una visuale soggettiva claustrofobica e, soprattutto, l’utilizzo obbligato di una torcia dalle batterie consumabili (e dunque da tenere sempre sotto controllo) che come da tradizione ci rende partecipi del solito gioco di luci ed ombre, dovremo di conseguenza confrontarci sempre con una certa “tensione emotiva”, assolutamente piacevole ma putroppo mai veramente intensa e penetrante.
    Non esistono veri e propri “mostri” in ENB, dunque, come non esiste l’idea archetipa di “terrore” a cui il mercato videoludico odierno ci ha abitato, e già questo basterebbe a porlo su di un piano ben diverso rispetto alla concorrenza.
    Ogni fantasma ha infatti una sua precisa identità, una sua storia personale, una propria “richiesta” da fare (e da soddisfare per poterlo così “liberare”), ed un luogo ben specifico di locazione e perlustrazione, laddove anche gli spiriti apparentemente pericolosi ritornano “amici” una volta epurato il problema-nebbia.
    Entrando in appositi “Monitor Room”, sparsi in giro fra le varie aree, si avrà oltretutto la possibilità di osservare, grazie ad un comodo sistema di telecamere, praticamente tutte le locazioni esistenti, comprese quelle presenziate dai fantasmi, nella speranza di cogliere informazioni e dettagli non facilmente percepibili dal vivo.
    Questo comporta delle conseguenze non indifferenti sul piano ludico, poichè da una parte garantisce l’attento studio dei movimenti e comportamenti degli spiriti (oltre che rivelare importanti frammenti narrativi), dall’altra però diminuisce sensibilmente la tensione e l’angoscia che un gioco del genere dovrebbe assicurare.
    L’avventura scorre più o meno liscia e divertente, moderatamente longeva (quattro diversi finali), navigando fra i soliti cliché del genere e qualche spunto originale (come abbiamo visto) e ben riuscito, condita da una trama sicuramente buona e interessante, profonda ma forse troppo complicata e lenta (bisogna finirlo almeno due volte per capirla veramente bene!), ed infine con dei controlli semplici e adeguati.
    Quello che veramente manca a questo gioco è l’indescrivibile capacità di creare quell’ansia disturbante e quell’angoscia paranoide di un Silent Hill, od ancora quel terrore sottile e sinuoso di un Project Zero, riuscendo nell’impresa di confezionare una esperienza da “thriller paranormale” discretamente appassionante ma assolutamente lontana dagli standard qualitativi dei suoi illustri colleghi (nonostante, ripeto, questo gioco si ponga su una posizione ludica differente, essendo un mero adventure in prima persona...)!

    Space-Dye Vest

    Ambientato in una stazione lunare abbandonata, Anno Domini 2044, “Echo Night: Beyond” ha pensato bene di concedere ben poco spazio alle fantasie architettoniche deliranti di un “Alien”, o di concept sci-fi simili, costruendosi piuttosto un solido muro di realismi geometrici, costruzioni sobrie ed ambienti avveneristici ed eleganti ma visibilmente “umani”, dalle velleità grafiche gradevoli e sufficientemente dettagliati, oltre che impreziositi da buoni effetti di luce e riflessi assortiti.
    La visuale perennemente soggettiva ci permette di scrutare nel dettaglio l’ignota penombra squarciata dal modesto fascio di luce emanato dalla nostra torcia elettrica, garantendo quasi sempre uno scrolling soddisfacente ed una atmosfera sinistra e poco rassicurante.
    Scenari ed atmosfere decisamente buone non riescono però a controbilanciare una realizzazione dei personaggi/fantasmi/mostri decisamente mediocre, sia nelle fatture che nelle espressività ed animazioni, soprattutto dopo aver visto ciò che la Tecmo è riuscita a fare con lo splendido Project Zero (uscito peraltro alcuni anni prima!).
    Per fortuna degli ottimi Full Motion Video in CG, in apertura e chiusura di gioco, allietano un comparto grafico altalenante ma nel complesso apprezzabile.

    The Sound Of Silence

    La suggestiva sequenza iniziale di gioco introduce quello che sarà il tema musicale portante, e che in pratica non è altro che un rifacimento moderno ed affascinante del leggendario adagio “Al Chiaro Di Luna” da una sonata per pianoforte di L.Van Beethoven.
    Gli altri pochi brani, originali, del gioco suggeriscono un’atmosfera melanconica e discreta, mai invadente ma neanche veramente incisiva (avrei preferito una colonna sonora un pò più presente), mentre invece gli effetti sonori, molto ben curati e credibili, devono purtroppo confrontarsi con un doppiaggio americano stranamente poco convincente e piatto.
    Ma anche in questo caso, mi dispiace ripeterlo, giochi come SH o PZ (per non parlare del magnifico Forbidden Siren), appartengono ad un’altra dimensione!!

    Echo Night: Beyond Echo Night: BeyondVersione Analizzata PlayStation 2Echo Night: Beyond è una avventura-thriller interessante, con alcune idee realmente originali e brillanti, ma che purtroppo deve misurarsi con una concorrenza spietata e per certi versi più coinvolgente ed affascinante (almeno per il grande pubblico!). Se però si è disposti ad accoglierlo come una diversa e tutto sommato innovativa interpretazione del genere “survival horror”, chiudendo magari un occhio su un’apparato estetico-sonoro modesto ma comunque efficace, si potrebbe davvero correre il “rischio” di apprezzare la generale bontà di opera raffinata e colta, particolare e in un certo senso unica, che uno sforzo tecnico e creativo maggiore avrebbe potuto trasformare sicuramente in capolavoro.

    7.5

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