Recensione Echochrome 2

Il puzzle game di Sony gioca con le ombre

Recensione Echochrome 2
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Psp
  • Echi muniti di controller

    Echochrome e Echoshift hanno rappresentato due momenti pressoché imprescindibili per tutti gli amanti dei puzzle game possessori di una PSP. Se il primo ci ha stupito per la capacità di giocare con le prospettive, un po’ come seppe fare Maurits Cornelis Escher nelle sue famose opere, il suo seguito spirituale basava il suo gameplay sulle alterazioni temporali e sulla duplicazione dell’avatar. Entrambi geniali, soffrivano di qualche problema di design e di calibratura della difficoltà.
    Tuttavia Sony, a ragione, crede nel suo brand. Così dopo averlo utilizzato per dare vigore alla sua console portatile, eternamente afflitta da vendite software non in linea con quelle hardware, ora funge da perfetto Cavallo di Troia per esemplificare ancora una volta l’efficacia e la precisione del Move.

    Il potere della Move-torcia

    Echochrome 2, puzzle game puro e privo di influenze di altri generi videoludici, nasce indissolubilmente unito al motion controller di Sony. Tanto l’uno esiste solo in funzione delle capacità uniche del Move, quanto l’altro dimostra efficacemente quanto possa essere uno strumento effettivamente valido per dare vita a progetti altrimenti irrealizzabili.
    Pur essendoci un due nel titolo e pur recuperando il suffisso “chrome”, abbandonando quindi la strada delle varianti intrapresa da Echoshift, il titolo in questione non ricicla le meccaniche di gioco dell’originale. Sebbene il fulcro della questione torni ad essere legato al concetto della prospettiva, non si risolverà in una dicotomia tra nero e bianco in cui ruotare le ambientazioni per creare un sentiero percorribile dall’alter-ego.
    Il tutto, questa volta, avrà origine da costruzioni poligonali dalle forme più disparate. Apparentemente ingarbugliate e immodificabili, queste, a partire da una fonte di luce mobile, saranno capaci di proiettare un’ombra nella parete bianca posta sullo sfondo, habitat nel quale si muoverà l’immancabile manichino della saga, pronto, ancora una volta, a raggiungere l’uscita per completare il livello di turno. A cosa servono quindi le capacità uniche del Move? Sfruttando il sistema di puntamento, dovrete muoverlo come se fosse una torcia elettrica al fine di giocare con le prospettive dell’ombra e creare così la strada per l’avatar. Questo infatti, si muoverà autonomamente camminando in linea retta finché, incontrando un ostacolo o un muro, non invertirà la direzione.
    Completamente immobile, quando muoverete il Move, il manichino si affiderà completamente a voi mentre unirete un’ombra con l’altra, lo spingerete in un punto specifico, creerete delle scale e così via. Non solo, ma se da una parte dovrete prima rivelare l’uscita effettiva del livello, sempre giocando con le torcia-Move, potrete creare dei trampolini per fargli spiccare dei salti o dei veri e propri passaggi che mettano in comunicazione due punti distanti dello stage.
    Tuttavia il gameplay di Echochrome 2 non si esaurisce qui. A fronte dei cento livelli presenti, questi potranno essere riaffrontati in altre due modalità. La prima, definita Echo, vi richiederà di scovare e raccogliere, uno dopo l’altro, tutti gli altri manichini presenti. La seconda, chiamata Colori, vi imporrà di “colorare” le ombre, e i rispettivi poligoni che le formano, facendoci camminare sopra i manichini. Il plurale in questo caso è d’obbligo, visto che avrete a che fare con più d’un avatar da guidare, preoccupandovi di non farli cadere nel vuoto.
    Il design dei livelli quindi risulta tanto geniale, quanto elastico: ottimo per adattarsi tanto alla modalità di gioco principale, quanto alle due extra. Vi sorprenderete spesso, inoltre, nello scorgere la complessità delle ombre create a partire da una massa informe di poligoni posti in primo piano. Purtroppo, nemmeno Echochrome 2 è perfetto in questo senso. Alcuni livelli possono essere completati con il classico colpo di fortuna, mentre altri risultano fin troppo difficili, tanto da causare frustrazione dopo l’ennesima caduta nel vuoto del manichino. Anche il bilanciamento della difficoltà, di conseguenza, non risulta propriamente equilibrato con eccessivi sbalzi tanto nei primi, quanto negli ultimi livelli.

    Tra Youtube e la sindrome da Little Big Planet

    Completare i cento livelli a disposizione in tutte e tre le modalità presenti, vi costerà parecchia pazienza, materia grigia e non meno di sei ore. Tuttavia, una volta superati tutti, Echochrome 2 avrà altro da offrirvi.
    Per prima cosa, avrete la possibilità di pubblicare su Youtube i video che immortalano le vostre gesta. Avete completato un livello in un modo particolarmente fantasioso? Lo avete fatto in un lasso di tempo incredibilmente basso? Collegando la PS3 a internet potrete, con un solo tasto, mettere online il video sul famosissimo sito nel giro di pochi attimi.
    Ma se ciò vi sembra una feature di poco contro, indubbiamente l’editor dei livelli vi ingolosirà maggiormente. Ereditando la filosofia crea-gioca-condividi di Little Big Planet, Echochrome 2 vi darà modo non solo di dare vita ai vostri personalissimi e intricatissimi stage, ma anche di scaricare quelli creati da altri utenti. In questo senso, torna utile il buon motore di ricerca messo a punto da Sony: potrete cercare un livello a partire dal suo indice di gradimento o dal numero di volte che è stato giocato e così via. Inutile dire che grazie a questa feature la longevità di Echochrome 2 diventa virtualmente infinita.
    Infine un piccolo appunto sull’aspetto grafico-sonoro. Rispettoso della sua tradizione, anche questo capitolo si distingue per la sua essenza minimalista. Pochi i colori che appariranno sullo schermo, assente qualsivoglia orpello estetico. L’avatar, così come le strutture poligonali, sono modellate assecondando uno stile rigoroso e puntuale, ma non per questo povero o avaro nell’offrire un piacere estetico all’occhio del videoplayer. Tutt’altro: grazie alla sua estrema semplicità, mantiene alta la leggibilità creando, al contempo, un immaginario asettico, ma comunque affascinante.
    Discorso simile per il sonoro che, al di là dei pochi effetti sonori che accompagnano ogni livello, si compone di un’unica traccia sonora della durata di settantacinque minuti, dominata dagli archi e da deboli tocchi di pianoforte. Rilassante e ben arrangiata potreste decidere di avviare il gioco solo per il piacere di ascoltarla mentre, magari, vi godete la lettura di un buon libro.

    Echochrome 2 Echochrome 2Versione Analizzata PlayStation 3Echochrome 2 prosegue nel percorso già tracciato dal capostipite. Pur cambiando le carte in tavola per quanto riguarda il gameplay, il risultato resta molto simile: un puzzle game sorretto da un’idea geniale, ma con qualche problema per quanto concerne il level design. Nonostante ciò il Move si comporta più che degnamente e il gioco saprà intrattenere e divertire ogni amante dei puzzle game. Purtroppo, nonostante i tanti livelli e il potente editor presente, il prezzo ci è parso un po’ troppo alto per un prodotto del genere. Nel caso di un futuro sconto Echochrome 2 diventerà un gioco imprescindibile, ma allo stato attuale è forse bene ponderare più di un attimo il suo acquisto.

    7.8

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