Escape Plan, in fuga anche su PS4: la recensione

Un adattamento un po' posticcio ma comunque decisamente convincente

Escape Plan, in fuga anche su PS4: la recensione
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  • PSVita
  • PS4
  • E' inutile girarci intorno: non sono molte le esclusive che Sony ha proposto al lancio di Ps4, e solo Killzone: Shadow Fall è un titolo in grado di attirare le attenzioni della massa, con l'esaltate Resogun che si propone invece ad una nicchia più ristretta di giocatori e Knack che parla ad un pubblico molto lontano da quello dei "core gamers".
    Per questo primo periodo di vita della console, Sony ha puntato moltissimo dunque sull'offerta del PSN, che si è rivelata inaspettatamente ricca. Oltre ai Free-To-Play (Warframe e War Thunder sono i più interessanti), troviamo infatti una serie di prodotti in Cross-Buy, già usciti su Ps3 o PlayStation Vita ma ottimizzati per il nuovo hardware. Oltre al trascinante Sound Shapes e all'emozionante Flower, anche Escape Plan arriva su PlayStation 4. Vi ricordiamo che se avete già acquistato i prodotti al tempo dell'uscita originale non dovrete ripagarli, e potrete quindi avviare il download senza costi aggiuntivi. Diversamente, questo Dicembre senza uscite potrebbe essere un'occasione per recuperare qualcosa che vi siete lasciati scappare.
    Escape Plan, oltre che nella sua versione "liscia", arriva sullo store in un'edizione completa che include tutti e tre i DLC, che aggiungono complessivamente una sessantina di stage. Vale la pena di dargli un'occhiata?

    Macchie d'inchiostro

    Escape Plan è un titolo con uno stile letteralmente delizioso. Come macchie d'inchiostro in un mondo grigio, malsicuro e malaticcio ma ricchissimo di dettagli, i due protagonisti ricordano con la loro "tipizzazione" e le loro movenze la comicità d'epoca delle SlapStick. Il sottile voyeurismo sadico con cui si osservano le morti insistite di Lil e Laarge è un sentimento sempre allegro e vivace: vuoi per la trottante colonna sonora, vuoi per l'assurda fragilità che i membri del duo dimostrano ad ogni piè sospinto, finendo al creatore solo per essere inciampati su un mattone.
    Questo alone leggermente surreale che attraversa tutta la produzione, però, non riesce mai a scacciare l'idea che il titolo sia in fondo un po' inconsistente, povero soprattutto sul fronte della creatività e del level design.
    Escape Plan è un gioco fatto con poco. L'estrema sintesi delle risorse visive e narrative, che fa da controcanto all'asettica bicromia del colpo d'occhio, delizia il giocatore fin dai primi momenti, quando è sufficiente qualche parola ed un paio di artwork per immergerlo in un contesto dal carattere unico. Lil e Laarge, i buffi protagonisti del gioco, sono stati intrappolati dal malvagio Bakuki in un centro di ricerca da cui devono scappare con l'aiuto del giocatore, attraversando sudicie celle e malsani impianti di produzione. Non sappiamo nulla di questo losco individuo mascherato che appare nelle retrovie, spuntando de piccole finestrelle per osservarci arrabbiato, ma quasi sempre come se stesso tenendo d'occhio le cavie di un esperimento inumano. Sappiamo soltanto che il nostro compito è quello di portare il gongolante Laarg e lo scheletrico Lil fuori da lì, attraversando in sequenza un labirinto di stanze. Il giocatore è un vero e proprio Deus ex Machina, che controlla tutti i movimenti dei protagonisti, e plasma l'ambiente di gioco cercando di eliminare gli ostacoli che si frappongono all'uscita.
    Il sistema di controllo, che su PlayStation Vita era interamente basato sull'interfaccia Touch, è stato adattato in maniera un po' brutale su Ps4. Con lo stick si controlla un cursore, che posizionato in prossimità degli oggetti o dei personaggi ci permette poi di interagire con loro coi tasti frontali. E' invece il D-Pad che ci permette di invitare il protagonista ad avanzare lentamente, o a fermarlo nel punto desiderato. Basta questo per suprare i primi stage: mentre Lil cammina risoluto verso l'uscita, bisogna spingere via gli oggetti che potrebbero arrestarne l'avanzata, oppure "tirare in avanti" casse e barili, magari a formare un ponte improvvisato che eviti una brusca caduta nel vuoto.
    Rispetto all'edizione portatile, il sistema perde un po' del suo carattere: il touchpad del Dualshock 4 viene sempre utilizzato, ma in maniera molto superficiale, e quasi tutte le azioni più importanti si svolgono con i front button. E tuttavia l'edizione casalinga sembra in qualche modo guadagnare in reattività e immediatezza. Evidentemente il sistema di controllo interamente touch non era stato ottimizzato a dovere su PsVtia, perchè qui Lil e Laarg sno estremamente più svegli e reattivi, e rispondono bene agli stimoli del giocatore, che non si trova costretto a fare i conti con quella strana inerzia che rendeva il capitolo PsVita così lento e frammentato.
    Per il resto, le qualità del prodotto sviluppato da Fun Bits sono identiche a quelle che conoscevamo. Superati i primi stage le difficoltà si inaspriscono, e la struttura si fa gradualmente più complessa. Ad ostacolare il cammino, ad esempio, intervengono cupi scagnozzi di Bakuki, che vanno attirati nelle trappole mortali che ci circondano, ovviamente da disinnescare invece quando passa la "strana coppia".
    Sparsi qua e là si trovano distributori di caffè e grosse bombole di elio. Dando da bere la scura brodaglia a Lil è possibile farlo entrare in uno stato di divertita eccitazione nervosa, che ci permette poi di farlo scattare in avanti, così da superare porte a tempo o piattaforme pericolanti. Con la bombola di elio, il piccolino può invece essere gonfiato, così che possa poi fluttuare mentre gestiamo i movimenti con l'inclinazione del pad..

    Purtroppo la varietà delle situazioni sembra esaurirsi in fretta, e ben presto il fattore sorpresa viene meno. Senza il sostegno di un avanzamento curioso ed il piacere della scoperta, Escape Plane mostra in fretta tutti i limiti della sua struttura. Anche perchè il livello di difficoltà dell'avventura avventura è relativamente basso: non c'è mai incertezza su dove andare, o su quale sia la sequenza giusta di azioni da far eseguire ai protagonisti. C'è bisogno, semmai, di sperimentare le reazioni dell'ambiente di gioco: registrare i tempi di caduta dei barili che formano un ponte, contare i secondi che avanzano prima della chiusura di una porta. Non mancano quindi le morti occasionali, ma il processo di Trial & Error è piuttosto lineare e poco creativo.
    Ogni stanza, per il cui attraversamento impiegherete raramente più di un minuto, scorre via senza enigmi memorabili, lasciando una generale sensazione di piattezza e di vuoto. Si può tentare di risolvere la situazione cercando di ottenere una valutazione di tre stelle in ciascuna sezione: per ricevere l'ambito premio (legato ovviamente all'ottenimento di un trofeo), si deve non solo muoversi in fretta, ma anche fare economia di movimenti, cercando di ridurre al minimo la distanza percorsa dal cursore: resta questo, insomma, l'unico sistema per "tirar fuori" da Escape Plan un decente senso di sfida. Soprattutto nelle sezioni in cui si deve alternare il controllo di Lil e Laarg, è necessaria un'attenta pianificazione. Ma in linea di massima l'avventura della coppia concede soddisfazioni solo moderate, che svaniscono dopo l'entusiasmo iniziale legato alla meraviglia stilistica.
    Sul fronte delle coreografie e del Character Design, del resto, Escape Plan è un vero e proprio gioiello: la silhouette dei due protagonisti, i loro gesti goffi e imbranati, il numero quasi tatuato sulla loro pancia, che conta ogni morte improvvisa, scaturiscono da una verve creativa unica, ed hanno il potenziale per restare scolpiti a fuoco nella mente dei giocatori. Sottili echi delle opere del primo Tim Burton, una comicità alla Buster Keaton, persino qualche guizzo del PlayTime di Tatì (nell'uso morigerato degli stridenti effetti sonori), si respirano per tutto il corso dell'avventura, mentre l'accompagnamento sonoro sfrutta arrangiamenti di brani di musica classica, intramontabili motivetti Jazz, o le note melanconiche di fisarmonica per avvicinare ancor più il contesto a quello del cinema muto.
    Su Ps4, poi, la fluidità aumentata e un filtro anti-aliang che rende la scena pulitissima, rendono Escape Plan davvero piacevole da vedere, anche sugli schermi con diagonale più estesa.

    Escape Plan Escape PlanVersione Analizzata PlayStation 4La versione Ps4 di Escape Plan risolve alcuni problemi della controparte per Vita, mettendoci di fronte ad un titolo sicuramente più reattivo. D'altro canto l'adattamento del sistema di controllo appare evidentemente posticcio, e un po' della magia tattile del prodotto si perde. Resta comunque il rammarico per la componente Puzzle tutt'altro che sviluppata: alcune stanze sono talmente semplici da risultare quasi fini a se stesse, per nulla stimolanti, e nonostante all'inizio il titolo inserisca molti elementi interattivi da scoprire, questa varietà svanisce in un lampo e lascia spazio ad una progressione monotona. Ci sono tre DLC che aggiungono stanze un po' più lunghe e complesse, ma il rapporto fra contenuti proposti e prezzo d'acquisto non è molto vantaggioso: la Complete Edition risolve in parte la situazione, e permette di portarsi a casa un titolo che dura più delle tre ore necessarie a terminare l'avventura di base. Se siete incuriositi dal look particolare di Escape Plan, insomma, quella è sicuramente l'edizione da preferire, con un buon numero di enigmi in più ed anche qualche picco di difficoltà sconosciuto al primo set di livelli. Svetta, su tutto, un comparto artistico eccezionale, che attrae e incuriosisce anche dopo aver scoperto i limiti del gameplay. E' proprio questo fattore che potrebbe spingere qualcuno all'acquisto: e ricordare che si tratta di un donwload che “vale doppio”, in quanto potrete giocare il titolo anche su PlayStation Vita.

    6.8

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