Recensione Face Noir

Il team italiano MAD Orange ci regala una nuova avventura grafica ispirata al noir hollywoodiano.

Recensione Face Noir
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  • Il mondo delle avventure grafiche sta conoscendo team italiani davvero preparati e molto capaci, in grado di portare sugli scaffali digitali titoli al livello di produzioni ben più importanti ed economicamente meglio supportate. Possiamo citare Anna, dei Dreampainters Soft, team già a lavoro su un nuovo titolo, e il recentissimo Nicolas Eymerich, partorito in forma videoludica da Ivan Venturi attraverso la trasposizione delle opere letterarie di Valerio Evangelisti. Le due avventure appena citate differiscono sotto molti punti di vista, partendo dai protagonisti fino al genere e approccio di gioco. Adesso è il turno di un'altra avventura tutta italiana e ancora diversa dalle precedenti: Face Noir titolo investigativo dei ragazzi di Mad Orange, capeggiati da Gabriele Papalini e Marco Sgolmin, vecchie conoscenze di tutti gli amanti dei punta e clicca.
    Il lungo e travagliato sviluppo di Face Noir è cominciato nel lontano 2008, vittima di una situazione economico lavorativa - quella italiana naturalmente - non proprio brillante che ha compromesso certamente la produzione: per via di un diario di sviluppo poco aggiornato e della totale assenza di news per un lungo periodo, si temeva addirittura la cancellazione. Uscito in Germania il 31 luglio grazie al supporto del colosso publisher/developer Daedalic Entertainment, Face Noir è approdato in Italia per mezzo di Zodiac il 21 dicembre scorso.

    PER UN PUGNO DI DOLLARI

    L'avventura si apre con un breve epilogo, quando i personaggi non sono altro che semplici sconosciuti e le le motivazioni degli stessi difficili da comprendere, in un contesto narrativo che scopriremo solo mano a mano che dipaneremo la trama noir del gioco. Il protagonista è un investigatore privato americano - probabilmente di origini italiane - con un passato in polizia da cui si è allontanato in seguito ad un'oscura vicenda. Oggi non gli è rimasto altro che un piccolo appartamento con una camera da letto ad uso ufficio, aspettando la solita clientela fatta di brutti ceffi, complottisti e mariti gelosi. Stavolta bussa alla porta Harvey Webber, un ricco imprenditore stanco della figlia che continua a spendere quattrini alle sue spalle inseguendo il folle sogno della carriera hollywoodiana e dei red carpet. Il compito è semplice, ordinaria amministrazione: Del Nero viene assunto per scattare qualche foto compromettente, in modo che Webber possa tagliare i fondi a sua figlia una volta per tutte. 30 dollari non si rifiutano mai con i tempi che corrono, un'epoca storica ribattezzata da storici e giornalisti come come "La Grande Depressione".
    L'incarico di Webber si presenta come un mero pretesto per conoscere l'America dipinta in tinte grigie da Mad Orange, il cui spirito noir si mischia a due cubetti di ghiaccio in un bicchiere di bourbon, e alla manciata di clienti che varcano la porta dei fumosi bar di città alternandosi a prostitute e malviventi. Face Noir si ambienta sul finire degli anni ‘20, un periodo storico più che mai vicino a quello attuale, con le banche che cominciano a vacillare e la popolazione in piena crisi d'identità e d'aspettative. Jack Del Nero rappresenta adeguatamente ogni sfumatura di grigio, pennellata in una discreta sceneggiatura. A dirla tutta, siamo di fronte al solito e stereotipato investigatore privato mezzo fallito, che chiede doppio whisky "on the rocks" trascinandosi a fatica nel suo appartamento tra mille pensieri cupi e una forte emicrania. Ci si aspetta un bel quantitativo di citazioni, aforismi e cliché, e non si rimane certo delusi sotto quest'aspetto. Dopo aver passato metà del tempo a leggere i pensieri di Del Nero, appare chiaro che Mad Orange abbia condensato troppo sull'idea dell'investigatore sfigato ed arrabbiato con il mondo intero, rendendo il protagonista prevedibile ed il più delle volte banale. Stiamo parlando di un'avventura grafica, genere videoludico in cui spesso e volentieri sono proprio i personaggi a fare la differenza.

    LICENZA D'INVESTIGARE

    La corruzione è di certo un buon metodo per guadagnarsi qualche informazione senza faticare, soprattutto durante la Grande Depressione; tuttavia le avventure grafiche ci insegnano che i compiti non sono mai così semplici da portare a termine, a maggior ragione se il protagonista deve guadagnarsi quei 30 dollari. Nonostante la vita solitaria e ai margini della società, Jack Del Nero si rivela un abile investigatore a 360 gradi, sfruttando abilità e talenti che, a dirla tutta, qualsiasi protagonista dei punta e clicca possiede. Face Noir può contare su un buon sistema di giocabilità che spazia da enigmi da affrontare in maniera interattiva, come serrature da scassinare o combinazioni, finendo con le interazioni oggetto-ambiente più comuni. La difficoltà del titolo è alta, alternando azioni semplici ed immediate a intuizioni decisamente fini e poco ortodosse. In tal senso la telecamera gioca contro l'utente, essendo talvolta disposta lontana dal centro nevralgico dell'azione: il risultato di questa scelta di sviluppo si traduce in maggior difficoltà nell'individuazione dei punti di interesse, complice anche una scelta cromatica non molto varia, che fatica ad evidenziare tutti gli elementi dello scenario.
    L'esplorazione degli ambienti gioca un ruolo vitale anche in relazione all'unica - ed azzeccata - novità di gameplay che Mad Orange ha introdotto nella propria creatura, ovvero il sistema di intuizione. Parlando con i personaggi ed osservando la zona, Del Nero otterrà delle valutazioni che potrà successivamente collegare ad una terza intuizione a suo vantaggio. Questo sistema risulta fondamentale per proseguire con l'indagine, utile a convincere un personaggio a fare o dire qualcosa; rappresenta il punto più elevato del gameplay, in quanto si distacca dai canoni del genere e si avvicina prepotentemente alla natura del protagonista.

    Purtroppo Face Noir conferma la regola che già altri sfortunati titoli ci hanno mostrato di recente: quando lo sviluppo di un gioco subisce ritardi e intoppi, il più delle volte il prodotto finale non raggiunge la qualità minima richiesta. Il prodotto Mad Orange non è riuscito ad evolversi a dovere e a stare al passo coi tempi, concepito per un certo tipo di grafica e gameplay che, nell'ultimo periodo, è stato del tutto soppiantata a favore di altre rappresentazioni ludiche. La risoluzione non raggiunge nemmeno gli standard degli attuali portatili 15" e non si adatta, dunque, ai monitor widescreen con rapporto a 16:9. Questo è solo un problema marginale che però è legato a tanti altri: qualità insufficiente delle texture, generale lentezza dei comandi, ambienti statici e poco dettagliati, animazioni ormai superate e primi piani nei dialoghi che evidenziano le difficoltà del team con il motore grafico utilizzatoWintermute Engine.
    Purtroppo i ragazzi di Mad Orange non sono riusciti ad adattare la propria avventura al mercato odierno, come invece altre produzioni hanno fatto nonostante le numerose difficoltà odierne (leggasi Nicolas Eymerich). A queste condizioni, "fa rumore" la totale assenza del doppiaggio audio: il gioco si affida ai soli sottotitoli per raccontare la storia, con un sottofondo jazz che enfatizza le scene di intermezzo realizzate in stile disegno. Al di là della fatica nel leggere il testo per le 10 ore di durata dell'avventura, ad un titolo simile sarebbe stato quasi d'obbligo legare un doppiaggio all'altezza dell'atmosfera cupa e tetra che abbraccia l'America di Del Nero.

    Face Noir Face NoirVersione Analizzata PCAttorno a Face Noir sono maturate belle speranze e tante aspettative, soprattutto da parte di chi ha visto nascere il progetto più di 4 anni fa e lo ha seguito con interesse. Purtroppo il risultato finale non raggiunge la sufficienza, mostrando un’avventura povera di idee che ha davvero poco da offrire. Da una parte c'è un protagonista che non ha nulla di nuovo da raccontare, dall’altra un comparto tecnico antiquato, fermo a standard ormai vecchi e decisamente superati; a questo si aggiunge l'assenza di un doppiaggio ormai quasi obbligatorio per il genere. Ci restano solo un bel sistema di intuizioni in forte contrasto con un'esplorazione approssimativa degli ambienti, l’alto livello di sfida e una serie di difettucci, tipici delle avventure di qualche anno fa, mentre la colonna sonora non risulta ispiratissima ma in grado di regalare un po’ d'atmosfera. Il costo non è proibitivo - circa 10 euro - ma nella stessa fascia di prezzo c’è tanta offerta su Steam e gli altri store digitali, e Face Noir potrebbe essere adatto solo ed esclusivamente agli amanti del genere investigativo.

    5.5

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