Recensione Fahrenheit

L'evoluzione dell'avventura grafica, in un gameplay unico e magnetico

Recensione Fahrenheit
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  • PS2
  • Xbox
  • iPhone
  • iPad
  • Pc
  • Sono quattro anni che questo titolo fa parlare di se. Finalmente Quantic Dream porta alla luce uno dei progetti più ambiziosi e, perché no, più coraggiosi dell’universo videoludico. Un’avventura grafica a metà strada tra life-simulator e action-game che promette grandi cose. Sarà all’altezza della sua fama? Non ci resta che accertarlo di persona!

    Ciak, si gira!! - STORIA

    La sensazione di trovarsi davanti a un vero e proprio film è immediata. Il menù in se stesso si avvicina molto di più a quello di un DVD (basta pensare che, anziché NUOVO GIOCO, ci troveremo davanti all’opzione NUOVO FILMATO per poter iniziare una partita!) che a quello di un normale videogioco. L’introduzione rispecchia perfettamente quello che è lo stile narrativo cinematografico presente in tutto il gioco: personaggio che introduce la propria storia, telecamera che stringe su di lui e dissolvenza in nero che lascia spazio ai titoli di inizio.
    La storia si svolge a New York, capitale dell’universo. Lucas Kane, è un ragazzo come tanti, una delle tante pedine che si muovono nella scacchiera della vita. Una notte però, mentre mangia un boccone in una tavola calda, inizia a sentirsi strano, diciamo...posseduto. In uno stato di evidente trance segue uno sconosciuto in bagno e lo accoltella senza pietà, quasi seguendo un preciso rituale. Cosa può aver spinto un ragazzo normale ad una simile efferatezza? Follia? Un raptus omicida? E’ quanto dovranno scoprire l’avvenente ispettore Carla Valenti e il suo strampalato collega Tyler Miles.

    Su con la vita! - GAMEPLAY

    Già dai primi minuti di gioco inizieremo a fare la conoscenza con il gameplay. Dopo il filmato iniziale, infatti, dovremo decidere se nascondere il cadavere o scappare, lasciando tutto così com’è. Decidendo di nascondere il corpo del poveraccio, dovremo guardarci intorno e interagire con l’ambiente circostante. Fin qui niente di nuovo. La novità sta nel fatto che l’interazione con gli ambienti, i personaggi e gli oggetti avviene tramite un sistema di icone, gestibile tramite la levetta analogica destra. In parole povere, ogni volta che ci avviciniamo ad una persona o ad un oggetto con cui interagire, una o più icone appaiono nella parte superiore dello schermo, indicandoci le azioni da compiere. Ad esempio, se ci avviciniamo al lavandino, in alto apparirà l’icona del rubinetto che ci permetterà di lavarci le mani mentre se vogliamo parlare con qualcuno apparirà un’icona raffigurante un fumetto. Ogni icona viene contrassegnata da una direzione dello stick: questo significa che per compiere una determinata azione dobbiamo muovere la levetta nella direzione indicata (su, giù, destra e sinistra) oppure ruotarla in un certo modo (ad esempio per scalare una recinzione o semplicemente per portarsi una tazzina di caffè alla bocca!!). Oltre a sostituire il classico inventario, questo sistema rende l’azione molto più semplice ed intuitiva evitando al giocatore inutili giri a vuoto.
    A differenza delle tradizionali avventure grafiche, in Fahreheit dovremo fronteggiare una miriade di situazioni differenti: tra le azioni necessarie allo svolgimento della trama dovremo anche tirare di box, suonare la chitarra, giocare a basket, allenarci in palestra e molto altro ancora. Va detto però che se da un lato questi “minigiochi” risultano divertenti (e vi assicuro che lo sono), dall’altro possono distogliere dalla trama principale o “stonare” con l’atmosfera del gioco.
    Parte integrante del gameplay, consiste inoltre nella “gestione” delle emozioni dei personaggi. Parlo al plurale perché, cosa molto insolita ed originale, vestiremo sia i panni di Lucas (l’assassino), sia quelli due poliziotti (Tyler e Carla). Ognuno di loro possiede un indicatore di emozioni visibile nell’angolo in basso a destra dello schermo che aumenta o diminuisce a seconda dello stato d’animo in cui si trova il personaggio. Ad esempio eseguire bene un pezzo con la chitarra ci farà stare meglio, mentre la nostra ex fidanzata che viene a riprendersi la roba dall'appartamento ci farà deprimere. Dovremo fare molta attenzione a tenere sempre alto l’umore dei protagonisti in quanto, se dovesse scendere sotto un certo livello, sopraggiungerebbe inesorabile il game-over. La cosa bella di questo titolo è che il giocatore, avendo a disposizione diverse opzioni, può operare delle scelte, più o meno significative, che influiranno sulla trama e sulle reazioni dei personaggi: questo significa che, certe situazioni, finale compreso, saranno diverse a seconda di quello che abbiamo detto o fatto durante il gioco. Va precisato però che la gamma delle possibilità va restringendosi in modo proporzionale al proseguimento della trama, rendendo le scelte sempre più marginali.
    Ma Fahrenheit non è solo questo. Accanto alle tradizionali fasi esplorative, dovremo far fronte a fasi di pura azione. E’ il caso delle prove di resistenza fisica, gestite dai tasti L1 e R1, nelle quali dovremo “smanettare” a più non posso per riuscire a portare a termine una determinata azione (come liberarci dalla stretta di un nemico, issare un bambino fuori dal lago ghiacciato, resistere ad una fortissima corrente d’aria o tenerci in equilibrio su una trave ad un’altezza vertiginosa). Altre situazioni verranno invece gestite da un sistema visivo molto simile al gioco “Simon”. [Per chi non avesse avuto un’infanzia infelice come la mia, Simon era (o forse è ancora) un gioco da tavolo musicale. In pratica era costituito da un disco, diviso in quattro parti colorate, ognuna delle quali si illuminava in una certa sequenza. Il giocatore doveva memorizzare la sequenza e ripeterla nell’ordine corretto, senza commettere errori.]

    Quando sarà il momento, appariranno due simboli (uno per ogni levetta analogica) al centro dello schermo che vi indicheranno l’esatta sequenza da comporre per riuscire a compiere una certa azione. La cosa singolare è che dovrete utilizzare questo tipo di controllo per compiere le azioni più disparate: dare suggerimenti al patologo durante un’autopsia, leggere nel pensiero, fuggire dalla polizia, schivare oggetti, combattere contro un nemico o vedere il futuro. Pur essendo un sistema veramente divertente, in certe occasioni (soprattutto quando l’azione comincia a farsi frenetica) può risultare problematico riuscire a distinguere i colori che indicano la sequenza e il rischio di sbagliare è alto. Senza contare che, essendo la nostra attenzione focalizzata sui comandi, a volte non ci rendiamo conto di cosa sta succedendo sullo schermo. La gestione della telecamera non da particolari noie. Le inquadrature possono essere facilmente cambiate con i tasti superiori o dallo stick analogico destro nel caso si voglia fare una panoramica dell’ambiente.
    Un altro dato di rilievo è dato dal salvataggio automatico che fortunatamente (chi ha giocato a Shinobi sa quanto sia frustrante dover ripetere l’intero livello per uno stupido errore) ci permette di mettere in salvo il gioco abbastanza spesso durante la nostra avventura. Al contrario dei salvataggi i caricamenti sono meno frequenti e il gioco scivola che è una meraviglia: questo probabilmente anche a causa di una longevità piuttosto bassa (circa otto ore se si escludono i diversi finali) ma che comunque rientra nei canoni delle avventure grafiche.

    Comparto Tecnico

    Qui incontriamo la prima nota dolente. In linea di massima a livello grafico Fahreheit può essere considerato un titolo discreto. Purtroppo oltre all’evidente aliasing (i capelli di Carla sono inguardabili da quanto sono pixellosi!!), notiamo a nostro malgrado una carenza di particolari. Gli ambienti sono troppo spogli e i personaggi poco curati. Sebbene Cage e Co. si siano preoccupati di rendere quanto più possibile realistici i personaggi attraverso la motion capture, spesso e volentieri le loro espressioni non si addicono alla situazione e i loro movimenti risultano un pochino innaturali e macchinosi (quando mai si è visto uno che per scrivere su una tastiera agita furiosamente entrambe le braccia!?). Di tutt’altra fattura è invece il doppiaggio in italiano, sicuramente uno dei più riusciti degli ultimi anni. Un applauso va inoltre alla gestione delle inquadrature, aspetto veramente geniale di questo titolo. La tecnica dello split-screen, come del resto l’avvincente e imprevedibile trama (anche se personalmente ho trovato un paio di scene totalmente fuori luogo), conferma l’impostazione tipicamente cinematografica che si è voluta dare a questo gioco: lo schermo si divide in due (o più parti) ognuna delle quali mostra una scena diversa e parallela a quella principale. Altro aspetto positivo è dato dal comparto sonoro: le musiche, pur non essendo particolarmente sofisticate, sono ben studiate e calzano a pennello alle situazioni di gioco.

    Fahrenheit FahrenheitVersione Analizzata PlayStation 2Fahrenheit è un gioco destinato, nel bene o nel male, a rimanere impresso nella memoria. Pur non essendo esente da difetti (scarsa longevità, carenze tecniche), rimane una “perla rara” nel mondo videoludico, sia per il suo gameplay, pieno di sfaccettature, che per la sua trama appassionante e ricca di colpi di scena. Un titolo che verrà sicuramente apprezzato da coloro che, stanchi dei soliti giochi, sono alla ricerca di qualcosa di nuovo ed originale.

    7.8

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