Recensione Far Cry 4

Benvenuti nel Kirat, dove un fucile è il passaporto perfetto

Far Cry 4 - La Valle degli Yeti
Recensione: PlayStation 4
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Quanto dista il Kyrat dall'arcipelago delle Rook Islands? Probabilmente, molto meno di quanto ogni giocatore che abbia mai messo piede nell'ex-territorio di caccia di Vaas Montenegro avrebbe mai potuto immaginare. Sebbene si tratti, in entrambi i casi, di luoghi partoriti dalla fantasia dei game designer di Ubisoft, le similitudini tra le due ambientazioni vanno ben oltre quello che il semplice occhio nudo può vedere: tanto il cuore della regione alle pendici dell'Himalaya quanto quello del paradisiaco insieme di isole nel bel mezzo dell'Oceano Pacifico, ad esempio, sono lacerati da una sanguinosa guerra civile che ne divide la popolazione, così come, in entrambi i sistemi economici, il commercio di droga è tra le principali risorse autoctone. Il principale punto d'incontro tra i due luoghi virtuali, però, risiede probabilmente nella forma di dittatura che, come un polpo steso su tutto il territorio, soffoca gli abitanti in una morsa di tentacoli fatti di terrore, violenza e soprusi. A differenza di quello costruito da Vaas, tuttavia, l'impero di Pagan Min non è un luogo di pura schizofrenia, ma è mosso da ideali di vendetta e potere. Ad un quartier generale che sembra uscito da un trip acido, il capo di stato kyrati preferisce infatti lo sfarzo e l'autorità dei suoi palazzi e delle sue fortezze inespugnabili; ad una mise da terrorista sanguinario predilige un elegante completo rosa; Far Cry 4 non offre nessuna definizione di follia destinata a diventare leggenda, quindi, ma la riscoperta di un passato misterioso che inizia proprio con il nostro arrivo sulle catene montuose che circondano il Kyrat.

    EROE PER CASO. DI NUOVO.

    E' proprio la comparsa di Ajay Ghale, alter-ego del giocatore, in territorio kyrati ad innescare la serie di eventi che darà vita alla narrazione della nuova avventura Ubisoft: come illustrato dall'ormai celebre filmato introduttivo mostrato allo scorso E3, il giovane e malcapitato eroe originario della regione himalayana è infatti tornato nella sua terra d'origine per esaudire l'ultimo desiderio della defunta madre, la quale, però, ha sempre tenuto nascosti al figlio alcuni segreti sul proprio passato e con il quale Ajay dovrà subito fare i conti nel modo più brutale possibile. Senza avventurarci ulteriormente all'interno della narrazione, anche in questo caso è possibile constatare come il ritorno di tematiche, ispirazioni e sensazioni direttamente dal precedente episodio la faccia da padrone: una delle principali differenze rispetto alla vicenda vissuta nell'arcipelago Rook è data dal dualismo che ci troveremo ad affrontare una volta entrati in contatto con i capi dell'esercito rivoluzionario kyrati. Uno guidato da un forte legame con la tradizione ed il passato della sua mistica terra, l'altra più propensa ad una rivoluzione che porti modernità e progresso nel paese, la contrapposizione di queste due personalità si manifesta sicuramente come uno dei punti di forza dell'intera sceneggiatura: il contrasto ideologico che divide l'armata rivoluzionaria, infatti, mette il giocatore di fronte ad un dualismo tra 'via buona' e 'via cattiva' che appare netto solamente in superficie; addentrandosi sempre più nella narrazione, non saranno rari i casi in cui le argomentazioni e le riflessioni che hanno portato a preferire uno dei due 'sentieri' verranno messe in discussione dalle tesi della fazione interna opposta, lasciando il giocatore con seri dubbi circa la bontà della sua scelta e sulla direzione da intraprendere in futuro (anche alla luce della presenza di un discreto numero di finali e sotto-finali alternativi).

    Se il lavoro svolto nella diversificazione dell'aspetto morale di Far Cry 4 può dirsi quindi più che buono, qualche perplessità lascia invece la caratterizzazione del suo uomo copertina: raccogliere l'eredità di uno degli antagonisti meglio tratteggiati della storia recente (se non generale) dei videogiochi come Vaas non era sicuramente un'impresa facile e, in questo, il lavoro di Pagan Min può dirsi svolto solamente in parte. Pur mettendo a schermo una presenza scenica di tutto rispetto ed un'ottima teatralità, infatti, è nella minaccia portata dalla figura stessa del dittatore Kyrati che il personaggio non riesce mai a convincere del tutto: ciò non è dovuto solo al fatto che, dopo un inizio col botto, il nostro nemico giurato esca di scena per buona parte dell'avventura (entrando in contatto con noi solamente tramite messaggi radio dalla scrittura altalenante), ma proprio dalla minaccia di stampo più 'classico' portata dal dittatore che, mancando della follia irrazionale del suo predecessore, non riesce ad avere lo stesso impatto. Il lavoro di design effettuato da Ubisoft Montreal, in ogni caso, rimane ben lontano dalla bocciatura, inciampando qua e là nell'approfondimento di una trama o nella caratterizzazione di un personaggio secondario, ma tornando su livelli altissimi con quelli immediatamente successivi o con qualche colpo di scena ben congegnato. I maggiori pregi della nuova ambientazione partorita dal team di sviluppo rimangono comunque la rappresentazione e l'illustrazione degli ambienti: tanto le geografie quanto le credenze e la cultura del Kyrat sono infatti tracciate in modo assolutamente plausibile e integrate in modo perfetto tra loro. L'esplorazione porterà infatti alla scoperta di scorci, templi e resti di antiche civiltà dalla potenza scenografica elevatissima, e immersi in un'aura religiosa ed una mitologia (interamente creata per l'occasione) estremamente affascinanti.

    GUIDA TURISTICA KYRATI

    Nella sostanza ludica, Far Cry 4 è identico al suo predecessore. Il menu circolare di selezione delle armi, il peso delle bocche da fuoco, i ritmi della corsa e la capacità di passare con estrema naturalezza da momenti stealth ad un'azione rapida e feroce sono elementi che si riscoprono invariati non appena ci si avvicina ad uno degli avamposti da conquistare. Quello che la nuova ambientazione porta a livello di gameplay è però subito visibile a livello di verticalità degli ambienti di gioco. Il semplice fatto di collocarsi all'interno della catena montuosa più alta al mondo ha fatto si che gli sviluppatori non perdessero occasione per inserire un'inedita modalità di navigazione dell'area di gioco: la scalata. Disponibile in alcuni punti prestabiliti, questa nuova funzione potrà essere sfruttata non appena entrati in possesso di corda e rampino durante le fasi iniziali del gioco. Le meccaniche che ne stanno alla base richiederanno un brevissimo periodo di ambientamento prima di essere assimilate totalmente e, nelle aree più avanzate, dare vita a vere e proprie evoluzioni fatte di oscillazioni, salite e lanci di rampino in stile Bionic Commando (con tutte le dovute proporzioni). Lo stretto legame tra l'utilizzo di questa nuova dinamica ed i luoghi prefissati nei quali sfruttarla, purtroppo, rende impossibile lanciarsi nell'arrampicata libera delle varie cime (le più alte, visitabili in alcune particolari missioni, vengono trattate come vere e proprie ambientazioni a se stanti e raggiungibili automaticamente) ma l'esplorazione ne esce comunque arricchita: grazie ad essa, infatti, in alcune aree sarà possibile raggiungere e scoprire determinati luoghi secondari aumentando ancor di più l'immersione nel mondo di gioco da parte del l'utente. Insieme alla guida automatica verso una destinazione prefissata sulla mappa, utile per sfruttare l'inedita possibilità di sparare dai veicoli in corsa, un'altra novità relativa alla navigazione dell'ambiente di gioco è data dall'introduzione del girocottero: questo particolare mezzo di trasporto sarà infatti utile per raggiungere i punti più distanti o elevati della mappa di gioco in modo estremamente più veloce rispetto ai veicoli tradizionali, nonché per godere dei momenti più spettacolari di tutto il gioco e di possibilità di attacco aereo inedite. Meno di impatto, invece, l'altra celebre introduzione di questo nuovo capitolo della saga: a livello ludico, infatti, la possibilità di cavalcare elefanti lascia un segno meno importante del previsto, risultando fondamentale solamente una volta durante la campagna in single player. La strapotenza fisica messa a disposizione dai vari pachidermi sparsi per le aree di gioco (capaci di lanciare veicoli e schiacciare inesorabilmente soldati con la semplice pressione di un tasto) risulta affascinante durante le prime ore e in fase di attacco dei tradizionali avamposti nemici, ma in quest'ultimo caso l'opzione che regala più soddisfazioni resta sempre e comunque l'approccio stealth.

    Esplorazione a parte, al di fuori della campagna principale (da noi conclusa intorno alle dodici ore di gioco) è proprio durante l'attacco agli Avamposti e alle nuove Fortezze che Far Cry 4 regala ancora il meglio di se: entrambe le sfide saranno soggette alle stesse dinamiche fatte di uno studio attento dell'area tramite binocolo, allarmi da disattivare, guardie in perlustrazione e predatori da sfruttare a proprio vantaggio conosciute nel precedente episodio ma, in questo caso, la grandezza e la concentrazione di truppe proposte incrementerà notevolmente il tasso di sfida. Dato che affrontarle nel pieno della loro potenza militare equivale ad un suicidio quasi assicurato, il gioco permette di indebolirne le difese o ridurne il numero di truppe portando a termine alcune missioni principali o secondarie prima di passare all'attacco, lasciando come sempre un ampio margine di scelta al giocatore. Ciò che colpisce maggiormente all'interno di questi incarichi è comunque il sempre ottimo level design degli ambienti che, anche nel più 'piccolo' degli avamposti, offre sempre elementi utili per studiare almeno un paio di approcci diversi per il proprio attacco, nonché ingressi e vie alternative con le quali dare libero sfogo alle proprie tattiche silenziose. Queste, tra l'altro, si riveleranno ancora più utili nell'eliminazione della nuova tipologia di nemici inserita in questo capitolo: dei Cacciatori in grado di ammaestrare i predatori vicini per lanciarli contro di noi e di rendersi invisibili sulla minimappa anche se rilevati in precedenza tramite binocolo. Una volta liberati dalla resistenza nemica, inoltre, gli avamposti ora potranno essere nuovamente attaccati dalle forze di Pagan Min,
    Le ulteriori ed innumerevoli attività secondarie presenti all'interno del Kyrat non si discostano invece di molto da quelle già conosciute nel precedente episodio, con torri radio da liberare dal segnale propagandistico di Pagan Min (che, a loro volta, daranno accesso ad una serie di sotto missioni al soldo del dj pro-rivoluzione locale ed elimineranno porzioni di 'fog of war' dalla mappa di gioco), recupero e consegna di scorte umanitarie, gare di velocità a base di evoluzioni per l'ente cinematografico del Kyrat, raccolta di diversi oggetti e moltissimo altro, tra (tante) vecchie conoscenze e qualche nuova entrata più ispirata delle altre. Tra queste ultime vanno sicuramente citate le missioni Shangri-La, da affrontare tramite meccaniche stealth e in ambientazioni assolutamente suggestive. Si tratta di un diversivo piacevole, che dona assieme agli stage Himalayani un pizzico di varietà, se non alle meccaniche di gioco, almeno alle atmosfere. Le missioni speciali, da giocare rigorosamente in single player, hanno strumenti narrativi più caratteristici ed alle spalle un discreto lavoro di design, che riuscirà a stuzzicare anche i giocatori più spaventati dalla estrema somiglianza tra Far Cry 4 ed il suo predecessore.
    Lo sviluppo del proprio personaggio, comunque, passa inevitabilmente per il compimento di un grande numero di compiti secondari: dedicandovi solamente alle missioni della campagna principale sarà infatti impossibile sbloccare tutti i Talenti (divisi ora tra sentiero della Tigre, più legato alle abilità del proprio alter-ego, e dell'Elefante, che fornisce invece potenziamenti più fisici) e le armi a disposizione. Purtroppo la componente free-roaming e le attività extracurricolari, alla lunga, rischiano ancora una volta di scadere in una eccessiva ripetitività.
    Questo problema, data l'estrema ricchezza di attività e la forte componente di imprevedibilità che ancora una volta caratterizza il mondo di gioco di Far Cry, è parzialmente ovviabile alternando la tipologia di missioni affrontate, ma chi dovesse aver mal digerito l'esperienza del precedente capitolo dovrà nuovamente fare i conti con le medesime meccaniche. Per inciso, l'estrema vivacità dell'azione, un gunplay dai ritmi sempre ben calcolati e dal feeling crudo e realistico, rappresentano ancora oggi una base solida per l'esperienza di gioco. A livello di dinamiche da Shooter, la proposta di Far Cry 4 è più che convincente: ha carattere e personalità, e riesce a non scomparire di fronte alle proposte di altri celebri congeneri. Dopo l'incredibile Wolfenstein, il titolo Ubisoft resta ad oggi uno degli sparatutto focalizzati sul single player più solidi da questo punto di vista.

    Multiplayer

    Amplia in modo ancora maggiore il parco attività disponibile in Far Cry 4 la componente multiplayer, in modalità Co-op o PvP: la prima, disponibile dopo aver sbloccato una particolare missione a circa un'ora di gioco all'interno nella campagna principale, risulta sicuramente la più interessante del pacchetto nonostante dia la possibilità a due giocatori di affrontare solamente le missioni secondarie, gli Avamposti e le Fortezze, senza potersi lanciare nelle missioni legate alla narrazione. La possibilità di salvare i progressi ottenuti durante le sessioni in cooperativa rende comunque il tutto più appetibile per chiunque voglia sfruttare l'inevitabile aumento di divertimento e coinvolgimento ottenibile affrontando il mondo di gioco in compagnia di un amico, completando in questo modo varie missioni secondarie senza il peso che a volte il single player può procurare negli stessi frangenti, lanciandosi poi nella più avvincente narrazione comodamente in solitaria. Non del tutto convincente, invece, la sezione PvP, composta da tre modalità: Avamposto (nel quale difendere la propria bandiera dagli attacchi nemici), Maschera del Demone (nella quale le due squadre dovranno impossessarsi di una maschera demoniaca, che una volta indossata conferisce particolari poteri, e riportarla alla propria drop zone per conquistare un punto) e Propaganda (dove sarà richiesto di conquistare e successivamente distruggere tre obiettivi mediante esplosivi muniti di timer, che renderanno necessario difendere la propria posizione durante il conto alla rovescia). Durante i match i giocatori si alterneranno ora al comando della squadra con compiti d'attacco, ora al comando di quella sulla difensiva: si tratta quindi di un approccio asimmetrico, dal momento che i due schieramenti hanno abilità diametralmente opposte. Purtroppo, l'estrema efficacia delle capacità dei Cacciatori, limitati nell'utilizzo esclusivo di arco e attacchi corpo a corpo ma capaci di rendersi invisibili se accovacciati e di invocare predatori animali tramite un classico sistema di cooldown, rende piuttosto sbilanciate le partite, nonostante la la maggiore potenza di fuoco avversaria. Il divertimento è smussato anche a causa di mappe troppo dispersive e insomma non proprio ben studiate. Il PvP resta quindi una modalità esclusivamente accessoria, molto meno interessante rispetto a quella vista nel capitolo precedente.

    RINNOVAMENTO

    Tecnicamente, Far Cry 4 dimostra ancora una volta lo strapotere della serie nella realizzazione di paesaggi che si perdono letteralmente a vista d'occhio grazie ad una draw distance assolutamente eccezionale. La qualità del titolo Ubisoft, comunque, non tradisce nemmeno nelle fasi meno 'contemplative', con texture di ottima fattura ed un framerate stabilissimo nonostante la grande quantità di elementi su schermo di molte delle situazioni più concitate. Salvo qualche occasione in cui durante le fasi esplorazione le routine di collisione e di guida vengono messe in difficoltà da dislivelli o elementi dello scenario, si conferma di ottimo livello anche l'intelligenza artificiale avversaria spesso e volentieri capace di mettere in difficoltà il giocatore specialmente nelle fasi più stealth, ma propensa a trovare riparo e studiare tattiche offensive credibili anche quando messa di fronte ad un fuoco spianato. In generale, comunque, la sensazione regalata dal comparto tecnico di Far Cry 4 su console di nuova generazione (da noi testato in versione PS4) è quella di una generale ottimizzazione e rifinitura del già ottimo engine disponibile su old-gen, senza eccessivi slanci o elementi che facciano gridare al miracolo tecnologico. A livello sonoro, rimane piuttosto nella norma il doppiaggio italiano, in linea con gli standard attuali e ai quali la stessa Ubisoft ci ha abituato con le sue produzioni più recenti, con qualche interpretazione decisamente più riuscita e coinvolgente di altre. Particolarmente orientata verso sonorità indiane e in pieno clima Bollywood è invece, per ovvi motivi, la selezione musicale ascoltabile durante i vari spostamenti in macchina o in occasione di specifiche missioni, arricchite da pezzi appartenenti ad un genere da noi poco esplorato ma comunque capaci di galvanizzare il giocatore.


    Far Cry 4 Far Cry 4Versione Analizzata PlayStation 4Far Cry 4 è un titolo consigliatissimo a tutti coloro che hanno amato la follia e l'esperienza senza eguali che il precedente episodio della saga è riuscito a costruire intorno al proprio riuscitissimo setting. Dalle isole tropicali alle catene montuose dell'Himalaya, il cambio di ambientazione ha portato con se una nuova componente narrativa (riuscitissima in alcuni elementi, meno in altri) e nuove dinamiche di esplorazione che, una volta assimilate, apriranno al giocatore la consueta, e pressoché inesauribile, mole di attività di gioco; con esse, purtroppo, tornano anche i difetti congeniti di un titolo che propone in buona sostanza un approccio free-roaming concettualmente un po' vecchiotto, urtando la sensibilità di quei giocatori meno inclini ad intraprendere la stessa tipologia di incarichi per un numero elevato di volte. Per tutti gli altri, Far Cry 4 si rivela invece un ottimo passo in avanti per la serie, senza rivoluzioni nella sua struttura di base, ma con alle spalle un ottimo lavoro di arricchimento e perfezionamento di alcuni dei suoi elementi. A conti fatti, l'ultima fatica di Ubisoft Montreal è un viaggio che potrebbe lasciare l'amaro in bocca ad alcuni, ma una destinazione obbligatoria per chiunque abbia amato l'arcipelago Rook o, ancora meglio, sia alla prima meta del suo pellegrinaggio nella serie di Far Cry.

    8

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