Recensione Final Fantasy Fables : Chocobo's Dungeon

Un'altra storia di Chocobo, in un insolito dungeon crawler

Recensione Final Fantasy Fables : Chocobo's Dungeon
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  • Wii
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    I patiti di RPG hanno dovuto attendere non poco per l'ingresso ufficiale nella next gen di Square-Enix.
    The Last Remnant e Infinte Undiscovery, difatti, avevano assunto il ruolo ingrato di "titoli cuscinetto", antipasto di una portata ben più ricca che avrebbe dovuto prevedere l'arrivo di titoli ben più attesi dagli appassionati. Veri e propri giganti, del calibro di Final Fantasy XIII (in tutte le sue incarnazioni) o del quarto capitolo di Star Ocean.
    Malgrado il lancio in pompa magna, entrambi i prodotti si sono rivelati, forse proprio a causa dell'hype eccessivo, inadatti a soddisfare i palati dei giocatori più esigenti, deludendo una platea che ancora piange la mancanza di una valida alternativa alla buona vecchia PS2.
    Curiosamente un terzo lavoro Square-Enix, per la verità piuttosto valido, ha subito un lancio europeo bistrattato, chiaramente all'ombra dei due rpg sopra-citati, a causa tanto del ridosso di date di uscita troppo vicine quanto dell'entità modesta del progetto, peraltro sbarcato come al solito sul suolo americano fin troppi mesi addietro.
    Parliamo di Final Fantasy Fables: Chocobo's Dungeon per Wii.
    Si tratta, come i lettori più sagaci ed informati avranno già intuito, del nuovo episodio di una delle saghe Square "dimenticate", le cui origini risalgono ai ai tempi d'oro della PSX, e più precisamente al 1997, anno d'uscita dell'omonimo Chocobo's Dungeon a 32 bit.
    Malgrado il nome praticamente identico non siamo di fronte ad un remake, quanto piuttosto ad un capitolo completamente nuovo, che porta sulla scena personaggi inediti presi in prestito dall'incursione portatile su DS del giallo pennuto: ecco spiegato il prefisso Final Fantasy Fables, che piuttosto che uno specchietto per le allodole pare ormai riunire sotto il suo nome una serie di progetti degni della massima attenzione, anche se orientati verso un pubblico più giovane.

    Le fatiche di Raffaello

    Come ogni RPG che si rispetti, anche Final Fantasy Fables: Chocobo's Dungeon punta molto sul comparto narrativo, offrendo al giocatore una storia dai tratti fiabeschi, piuttosto infantile e carica della solita morale, ma tutto sommato efficace.
    L'avventura comincia quando Chocobo, in compagnia dell'avventuriero Cid, si addentra all'interno di una misteriossa torre nel bel mezzo del deserto, alla ricerca della Timeless Power gem, artefatto indispensabile per completare la propria aeronave.
    Esplorato il primo dungeon-tutorial incontrermo Shirma la ladra, che metterà le mani per prima sul bottino, aprendo però inaspettatamente una specie di varco che teletrasporterà all'istante i protagonisti nella cittadina di Lostime.
    Ed è qui che le cose si fanno interessanti: al centro della città torreggia un campanile, ai cui rintocchi gli abitanti perdono gradualmente la memoria.
    A seguito della comparsa di un enigmatico neonato dalle prodigiose capacità chiamato Raffaello - è in grado di parlare e di aprire varchi all'interno della memoria dei cittadini di Lostime - toccherà a noi, nei panni di Chocobo, aiutare tutti i personaggi a recuperare i ricordi superando i labirinti delle loro memorie o dei loro sogni (qualcuno ha detto Alundra?). Ma fra i compiti principali ci sarà anche quello do esplorare l'isola su cui si trova la città, svelando l'enigma dietro l'esistenza del nefasto campanile.
    L'impostazione kawaii, zuccherina, del titolo, assieme alla natura della storia, potrebbe allontanare tutti i giocatori in cerca di forzuti, androgini spadaccini diciassettenni dalla chioma a punta.
    Questo è un peccato, perchè per quanto il titolo non disponga dei numeri per figurare tra le produzioni ben più imponenti in circolazione sulle altre console, riesce comunque ad incantare chi lo affronta privo di pregiudizi. Grazie, soprattutto, ad un cast di personaggi certamente non profondi o particolarmente peculiari, ma comunque indovinati, dotati di un certo fascino e caratterizzati da uno stile estremamente gradevole. L'atmosfera del titolo, inoltre, è davvero buona, perfettamente in bilico tra situazioni misteriose ed altre rilassate e spensierate.
    Ad ogni modo quello che conta maggiormente in Chocobo's Dungeon è il gameplay.

    Chocobo The Wanderer

    Il nome del titolo Square-Enix tradisce un altro importante dettaglio, che riguarda questa volta il suo gameplay. Proprio come nei vari titoli Chunsoft della saga Mystery Dungeon (come non citare i recenti episodi dedicati ai Pokémon o il remake di Shiren the Wanderer uscito su DS) ci troviamo di fronte ad un "roguelike", ovvero una particolare categoria di dungeon crawler in cui il compito principale del giocatore è sopravvivere all'interno di labirinti generati casualmente dal computer.
    Capitolo dopo capitolo dovremo dunque aggirarci per Lostime in cerca del prossimo dungeon da affrontare, sia entrando nelle memorie dei cittadini che esplorando varie location che si renderanno disponibili col procedere della storia.
    Il sistema di gioco di base è esattamente identico a quello dei titoli già citati, ovvero strutturato su un sistema di turni che ci vedranno controllare Chocobo alternatamente ai nemici gestiti dalla CPU. La turnazione avviene in modo così veloce e dinamico da far sembrare il titolo in tempo reale fintanto che continueremo a muoverci. Fermarsi per riflettere sarà fondamentale per calcolare con attenzione la nostra prossima mossa (spostandoci ad esempio lateralmente, per evitare una o più trappole, oppure per raggiungere le scale che conducono al prossimo piano nel minor numero di passi, e sfuggire così ad un avversario troppo potente). Riflettere è importante perchè Chocobo's Dungeon, come molti titoli del suo genere, è un prodotto difficile: la fortuna gioca sì un ruolo fondamentale, ma bisogna anche imparare a pensare con lungimiranza, evitando di lasciare ad esempio mostri dietro di se, poiché poco più avanti si potrebbe rischiare di finire circondati senza vie di fuga.
    Badare agli HP non sarà sufficiente, dovremo anche assumere cibo e pozioni per evitare status alterati, curarci da maledizioni, tenere alto il nostro livello di fame (se saremo troppo stanchi e affamati la morte ci coglierà con facilità) e, perchè no, gestire l'inventario limitato in modo da avere sempre a disposizione pergamene magiche d'attacco e difesa, strumenti di teletrasporto e via dicendo.
    Contrariamente ad altri titoli simili non potremo avvalerci della presenza di compagni in battaglia: la missione di Chocobo è ardua e solitaria, ma per darci una mano i programmatori hanno inserito alcune feature interessanti. L'assenza di party member addizionali pregiudica però anche una caratteristica che rendeva estremamente divertente le incarnazioni PSX della saga, ovvero la possibilità di affidare ad un amico l'utilizzo di un secondo personaggio.
    A consolarci troviamo un semplice ma efficace sistema di fusione degli oggetti, che permette non solo di potenziarne i parametri, ma di scambiare resistenze elementali e vari altri effetti aggiuntivi tra un equipaggiamento e l'altro. Improvvisandoci piccoli alchimisti e leggendo con attenzione le varie descrizioni degli item, potremo quindi dilettarci per creare armi sempre più potenti e strumenti di difesa efficaci, senza dimenticare di corredare il tutto con l'accessorio più adatto. Una vera novità per il genere è invece la presenza di diverse classi tra cui scegliere, che sbloccheremo sia completando dungeon legati alla storia che risolvendo missioni secondarie.
    I job disponibili, che fanno prevedibilmente il verso a quelli dell'universo di Final Fantasy (con risultati estetici davvero divertenti), sono numerosi e ben differenziati, e forniscono un importante incentivo all'economia del gameplay garantendo una discreta varietà di approcci: usando il mago nero ad esempio dovremo tenerci a distanza dai nemici sfruttando un largo elenco di incantesimi in grado di fare danni o causare status alterati, facendo ben attenzione a non sprecare tutto il mana; il cavaliere ci permetterà di lanciare pochi e potenti attacchi mirati, per stordire i mostri.
    Per non focalizzare eccessivamente l'interesse del giocatore su una sola classe, sono stati introdotti alcuni livelli che, intelligentemente, proporranno interessanti varianti del sistema di gioco di base, calandoci in brevi dungeon in cui saremo, ad esempio, costretti a sopravvivere con un solo HP evitando qualunque tipo di contatto diretto con gli avversari, oppure dovremo sopravvivere all'interno di lunghi corridoi senza via di scampo gremiti di avversari alla ricerca di un modo per bloccare la loro imminente e letale avanzata. Ovviamente risolvere queste situazioni sarà possibile esclusivamente selezionando il giusto job, poiché questi special dungeon non potranno essere affrontati portando con se il solito arsenale di pozioni e potenziamenti.
    E' possibile giocare sia utilizzando il classic controller (ma non il pad Gamecube!) che il solo Wiimote. Entrambi sono ben supportati e garantiscono un buon controllo della situazione, complice il gameplay tutt'altro che frenetico. Anche se, avendo la possibilità, è sempre consigliato avvalersi della prima opzione per via della presenza di shortcut affidate ai tasti dorsali, che riducono di molto i tempi morti durante le partite.
    A causa della sua natura quasi ostica (sebbene semplificato rispetto a Shiren, Chocobo's Dungeon è comunque un gioco duro, che sa essere anche frustrante, a dispetto dell'aspetto bambinesco) il titolo Square-Enix non è in grado di accaparrarsi le simpatie di qualunque giocatore. Gli appassionati di rpg più giovani potrebbero ritenerlo monotono, oppure troppo semplicistico o noioso, mentre è probabile che giocatori di vecchia data (magari quelli cresciuti a pane ed Hero Quest!), se ne innamorino all'istante.

    Le pareti di questo labirinto sono tutte uguali

    Come la maggiorparte dei titoli Square-Enix, anche Chocobo's Dungeon è un prodotto tecnicamente molto curato, malgrado non sia chiaramente un titolo su cui la casa giapponese abbia investito un capitale spropositato.
    I filmati realizzati in CG sono di buon livello, e anche il motore grafico è più che soddisfacente, in grado, grazie ad una buona direzione registica, di rendere la narrazione dinamica e interessante durante le varie cutscene che portano avanti la trama. Peccato non si possa dire lo stesso per il doppiaggio, completamente in inglese, davvero disastroso. Le battute dei personaggi sono recitate senza alcun tipo di intonazione, suonano lente, monotone, e non aiuta affatto che spesso le frasi si interrompano a metà in attesa che venga caricata la prossima riga di testo del dialogo.
    La città di Lostime è piccola ma ben caratterizzata, e particolarmente affascinanti sono le ambientazioni dei vari dungeon. Purtroppo tutti i livelli della memoria sono dotati di un set grafico identico, con conseguenze piuttosto disastrose sul versante della varietà, ma i labirinti principali, la cui ambientazione è legata ai soliti cristalli elementali, riescono fortunatamente ad alzare la media.
    La posizione della telecamera nelle fasi esplorative dei dungeon è, probabilmente a causa della natura 3D del titolo, lievemente più bassa, ed inquadra obliquamente la "scacchiera" del gioco. Questo conferisce una dinamicità maggiore all'azione, e permette di ammirare meglio i fondali, ma potrebbe risultare poco pratica per chi è abituato a giocare "roguelike" bidimensionali, in quanto nasconde un'intera fila di caselle (quella più vicina all'angolo di ripresa), con ovvie conseguenze sulla possibilità di prendere la mira con precisione contro i nemici che vengono verso di noi. Ovviamente è sempre disponibile una mappa a schermo, che aiuta non poco a leggere correttamente anche le situazioni più concitate. Un palliativo riuscito, anche se resta l'amarezza per l'impossibilità di ruotare l'inquadratura, un'aggiunta che si sarebbe rivelata ben più vincente.
    Il comparto texture svolge un ottimo lavoro, specie per quanto riguarda i personaggi (peraltro ben modellati ed animati), mentre occorre muovere qualche piccola critica per un'eccessivo sgranamento di quelle di elementi come il pavimento cittadino, difetto comunque abilmente nascosto dalla telecamera che segue l'azione in modo automatico e dinamico, in collaborazione col saggio uso della sfocatura di campo.
    Tutto questo assieme all'abbondanza di effetti speciali di vario genere (dai fulmini e le esplosioni delle magie alla distorsione dell'acqua e del calore), e al bestiario di nemici folto e ricco di citazioni all'universo di Final Fantasy, fa di Chocobo Dungeon uno dei titoli esteticamente più gradevoli apparsi su Wii, e al tempo stesso fedele al mondo coloratissimo che già aveva preso vita sugli schermi del DS con Chocobo Fables.
    Non è da meno il sonoro. Se si esclude il doppiaggio, di cui si è già brevemente discusso, tutto il resto del comparto audio è a dir poco ottimo. Non solo gli effetti sonori sono puntuali ed appropriati (per una volta è utilizzato anche lo speaker del wiimote, che produce i rumori degli attacchi di Chocobo), mentre l'intera soundtrack è composta da temi presi da tutti i capitoli della saga di Final Fantasy, riarrangiati in modo perfetto.
    Chiunque abbia giocato anche uno solo dei titoli che compongono la serie proverà un incredibile senso di nostalgia, mentre i neofiti avranno la possibilità di ascoltare una compilation che comprende davvero quasi tutti i migliori brani comparsi nei vent'anni di storia del celebre franchise di RPG.
    La longevità del titolo non è eccessiva, ma per fortuna abbondano livelli opzionali, senza contare i dungeon speciali, che rappresentano in alcuni casi una sfida stimolante e duratura. Accumulare job points per aumentare il livello delle classi e scoprire quali abilità è possibile sbloccare rappresenta un simpatico incentivo. Inoltre va segnalata la presenza di alcuni minigame, tra cui figura il card game Pop-up duel, che già aveva esordito con successo nell'incarnazione DS di Final Fantasy Fables.
    Anche su Wii potremo raccogliere varie carte (che saranno lasciate dai nemici sconfitti oppure ottenute come premio per la risoluzione di subuqest) con cui creare un mazzo e sfidare amici online grazie alla Wi-Fi connection. Inutile dire che, per quanto semplice (rimandiamo alla recensione di Final Fantasy Fables: Chocobo Tales per ulteriori approfondimenti), questo sottogioco è in grado di catalizzare l'attenzione degli amanti dei card game su console fino a rappresentare un importante incentivo all'acquisto.

    Final Fantasy Fables : Chocobo's Dungeon Final Fantasy Fables : Chocobo's DungeonVersione Analizzata Nintendo WiiChocobo's Dungeon è un titolo gradevole, semplice ma non troppo, che garantisce un buon livello di sfida per un periodo di tempo più che sufficiente. Se fosse stato curato al pari di titoli Square-Enix ben più blasonati, avremmo avuto tra le mani uno dei migliori dungeon crawler degli ultimi anni. Forte com'è di una realizzazione tecnica di tutto rispetto e, sopratutto, di un gameplay assuefacente, arricchito dal sistema di classi, il titolo si rivela di sicuro intrigante, ma non ha comunque le carte in regola per emergere dalla massa. Rappresenta però un ottimo passatempo per gli amanti di RPG in possesso di Wii, cui difficilmente si potrebbe sconsigliare l'acquisto. L'unico motivo che potrebbe davvero spingervi lontano da questo nuovo Final Fantasy Fables è un odio spropositato per i roguelike oppure una repulsione per la direzione artistica che, seppur di primissimo ordine (basta guardare i bellissimi artwork o il lavoro davvero notevole svolto dai character designer) potrebbe risultare inutilmente “carina” per chi predilige produzioni giapponesi più mature e seriose.

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