Fire Emblem Shadow Dragon & The Blade of Light Recensione: le origini

In occasione del trentesimo anniversario della serie, Nintendo porta il primo storico capitolo di Fire Emblem anche in Occidente.

Fire Emblem Shadow Dragon & The Blade of Light Recensione: le origini
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  • Switch
  • Oggi Fire Emblem fa parte di quella sequela di nomi che impreziosisce il catalogo di titoli first party Nintendo, forte di una solida fanbase e di un apprezzamento conclamato. Il fantasy strategico di Intelligent System, tuttavia, ha faticato ben più di altre incarnazioni ad affermarsi in Occidente (per approfondire l'ultimo gioco della serie, vi rimandiamo alla nostra recensione di Fire Emblem Three Houses).

    La saga, infatti, varcò i confini del Sol Levante solamente nel 2003 con Fire Emblem: Rekka no Ken (rimasto poi semplicemente Fire Emblem) su Gameboy Advance, ben 13 anni e 6 titoli dopo. In occasione della ricorrenza del trentennale, Nintendo distribuisce anche in Italia su Switch Fire Emblem: Shadow Dragon & The Blade of Light, il capostipite che in Giappone vide la luce su NES nel 1990 e non venne mai proposto in Occidente in versione integrale. L'operazione ricalca i tratti della fedeltà, mostrando un chiaro intento bibliografico, e non è purtroppo esente da criticità che ci suonano sempre meno nuove tra i lidi dell'azienda di Kyoto.

    Stimolante, ma "vecchio"

    L'avventura del celebre principe Marth ci mostra piuttosto chiaramente che l'ibridazione tra la strategia su scacchiera ed il combat system a turni, araldo dell'intera saga, ha ampiamente superato anche il confronto con gli anni. Sotto il profilo dell'impostazione ludica, Shadow Dragon è in grado di soddisfare anche oggi. La sequenza di mappe fa da collante ad una narrativa già capace di palesare la sua enfasi epica. La conformazione dei terreni, la diversificazione delle unità, la ragguardevole varietà nelle tipologie di armi e le abilità aprono un ventaglio di possibilità e di variabili degne di nota, specie se contestualizzate temporalmente. Il tutto è funzionale a creare un'esperienza stimolante e appagante, che si scontra però con una gestione della progressione in battaglia meno intuitiva ed invecchiata decisamente peggio. La struttura degli ambienti di gioco nasconde al giocatore elementi importanti, talvolta essenziali per scardinare il nemico dalla fortezza difesa e proseguire nell'avventura.

    Le meccaniche di gestione delle armi o di acquisizione di nuove pedine, ad esempio, sono legate all'interazione con luoghi specifici che vanno raggiunti spendendo movimenti e turni. Se da un lato questa scelta di design, marchio di fabbrica della saga, aumenta ulteriormente il rigore strategico delle partite, dall'altro erige un muro di fronte all'accessibilità in un prodotto limitato anche tecnicamente e nell'interfaccia.

    Si sente l'assenza di un prospetto a schermo che indichi chiaramente l'obiettivo della missione, o che ci mostri qualche informazioni sulle pedine nemiche e sul loro spettro di movimento. Toccata con mano oggi, quella di Shadow Dragon & The Blade of Light è un'esperienza dai due volti: una faccia mostra l'estro e l'efficacia di una formula che ha saputo valicare i confini del successo in tutto il mondo, e che sa divertire il giocatore paziente ed erudito; l'altra ci mostra uno specifico insieme di meccaniche che ha risentito più di altre del peso degli anni, e che in assenza di un moto filologico potrebbe scavalcare l'interesse di molti giocatori.

    La saga è sbarcata anche su mobile e qui, per tutti gli interessati, troverete la nostra recensione di Fire Emblem Heroes.

    Un'operazione controversa

    Nel suo spirito rievocativo, la scelta di portare in auge gli albori del franchise di Fire Emblem non può che essere apprezzata e valorizzata. Il prezzo, per altro, è contenuto (5,99 euro) e l'avventura è trasposta di pari passo all'esperienza originale, all'insegna di fedeltà e divulgazione culturale. Il titolo è stato localizzato solamente in lingua inglese in maniera piuttosto prevedibile per questa sua uscita dai confini nipponici. Giocare oggi ad una produzione di 30 anni fa, ancorata alle logiche di un'epoca differente a 360 gradi, è in ogni circostanza un'esperienza delicata. Queste operazioni, perciò, vanno viste e vissute con occhi e cuore che sappiano andare oltre i limiti del tempo, e le spigolosità che talvolta ne conseguono. Possiamo abbandonarci, quindi, in virtù della scoperta, della conoscenza o della nostalgia ai limiti ludici e tecnici per supportare operazioni di questa entità. Ci appare, eppure, indifendibile ed eticamente discutibile la volontà di adottare una prospettiva di distribuzione a scadenza temporale, prospettiva a cui Nintendo non è nuova. Fire Emblem: Shadow Dragon & The Blade of Light sarà infatti disponibile all'acquisto solamente fino a marzo, dopo il quale non sarà più possibile in alcun modo ottenerlo.

    Le novità

    Il porting su Switch, si diceva, è integrale. Tuttavia è stata inserita una manciata di funzionalità di carattere tecnico/pratico che abbiamo già visto altrove in rievocazioni di questo tipo. C'è la possibilità di accelerare (e anche rallentare) la velocità di gioco, così come quella di eliminare le animazioni in combattimento per snellire l'esperienza.

    A parziale controbilanciamento di un'accessibilità tutt'altro che pronunciata è stato inserito il rewind. Quest'ultimo vi tornerà parecchio utile per correggere mosse critiche, che potrebbero costringervi a rigiocare l'intera battaglia. Infine è stata introdotta la possibilità di creare un punto di salvataggio istantaneo, anch'esso utile a scongiurare la perdita di preziose decine di minuti di gameplay a fronte di una manciata di mosse mal calcolate. Per i puristi, dalle opzioni si potrà poi settare il formato sui 4:3, che riporta le proporzioni sui canoni visivi dell'esperienza originale.

    Fire Emblem Shadow Dragon & The Blade of Light Fire Emblem Shadow Dragon & The Blade of LightVersione Analizzata Nintendo SwitchQuella di Fire Emblem: Shadow of Dragon & The Blade of Light è un’operazione controversa. Se è indubbiamente prezioso e a tratti piacevole scoprire le origini di un franchise che rientra nell’eccellenza degli strategici a turni di matrice fantasy, il primo capitolo porta sulle spalle in maniera non troppo solida il peso dei suoi 30 anni, con una formula di gioco sì sufficientemente varia e stimolante, eppure vistosamente invecchiata ai giorni nostri. Un’operazione da prendere con spirito filologico, mossi più dalla fame di conoscenza ed esperienza che dalla volontà di farvi catturare da un’avventura. Ad ogni modo, per decidere vi restano solo pochi mesi.

    6.5

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