Firewall Zero Hour Recensione: l'ora zero degli sparatutto su PlayStation VR

Gli shooter competitivi entrano nel ventunesimo secolo con Firewall Zero Hour, ora disponibile in esclusiva su PSVR.

Firewall Zero Hour Recensione: l'ora zero degli sparatutto su PlayStation VR
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Disponibile per
  • PS4
  • PS4 Pro
  • Sono pochi i giochi che ti colpiscono in dieci minuti, e quando ne trovi uno ti conviene aspettare per scriverne: mettersi subito davanti a una tastiera mentre si è in preda all'incantesimo lanciato dall'ultimo prodigio può farti commettere dei grossi errori di valutazione, e nessuno vuole che succeda. Così si temporeggia, si fanno passare le ore, i giorni, e ogni volta che si riprende in mano il pad, con uno speciale occhio interno ci si assicura che l'emozione provata le prime volte non sia mutata, non si sia normalizzata. Con la realtà virtuale poi bisogna stare due volte più attenti poiché lo shock è insito nella tecnologia. Per Firewall Zero Hour, complice anche la sua straordinaria community, è stato ancora più difficile.

    Licensed To Kill

    Il primo vero shooter tattico competitivo ad arrivare su PlayStation Vr si rivela essere subito una bestia rara. Basta fare la prima partita contro altri giocatori per avere quella che possiamo chiamare tranquillamente una rivelazione: Firewall Zero Hour è il gioco che serviva alla VR fin dal principio, in più è fatto estremamente bene. Lo sappiamo cosa si stanno chiedendo alcuni di voi: cosa c'e di nuovo in Firewall che non si sia già visto nei due giochi simili, Onward e Pavlov, disponibili da tempo su Vive e Oculus? Risposta semplice: professionalità.

    I due giochi Pc hanno dimostrato che la VR può rivoluzionare il genere degli shooter competitivi, a loro va sicuramente il primato, ma non hanno mai avuto la forza di evolversi in qualcosa di più completo e rifinito. Firewall invece ti accoglie immediatamente come un gioco di fascia alta, ti spinge a dare un'altra occhiata al pedigree della giovane First Contact Entertainment che lo ha sviluppato, sbattendoti così in faccia che non si tratta della solita piccola start-up con un sogno ben più grande dei suoi uffici, bensì di una software house fondata da ex membri di Starbreeze, Blizzard, addirittura di Treyarch e Infinity Ward, che con i loro first person shooter hanno fatto guadagnare miliardi ad Activision. L'esperienza del team di sviluppo di Firewall Zero Hour si percepisce immediatamente in ogni aspetto del gioco, dal gameplay al level design delle nove mappe disponibili al lancio. Ecco come funziona.

    Check Your Head

    Nonostante la presenza di un piccolo tutorial e una modalità per mettersi alla prova, da soli o compagnia, contro ingenue IA, Firewall Zero Hour è tutto nella sua modalità principale: un 4 contro 4 ragionato con "permadeath" di rara qualità, in cui gli attaccanti devono hackerare uno dei due firewall presenti nel livello, per poi localizzare il computer su cui caricare i dati che porteranno alla vittoria. Questi due passaggi sono obbligatori: non basta infatti uccidere tutti i difensori per alzare le armi al cielo, ed anzi è proprio quando l'ultimo avversario finisce a terra che parte un countdown finale. Allo scadere del tempo, se gli obiettivi degli attaccanti non saranno stati completati, il gioco decreterà la vittoria dei difensori, anche se saranno già tutti morti.

    Ad aiutare entrambi gli schieramenti troviamo gadget (C4, granate adesive, rinforzi per le porte, disturbatori radio, mine di prossimità...) e abilita speciali (corri, ricarica, cura più velocemente e persino effetti più complessi). Anche se una volta morti bisognerà attendere la partita successiva per poter tornare ad impugnare un'arma, alla First Contact sanno bene che non bisogna mai lasciare un giocatore per troppo tempo inattivo, soprattutto se è chiuso nella VR. Chi muore in Firewall Zero è ancora utile alla sua squadra, a volte persino indispensabile: tramite la limitata vista delle telecamere sparse per il livello si può cercare di capire cosa sta accadendo e, visto che è possibile continuare a parlare con chi è rimasto in gioco, guidare i compagni verso un percorso più veloce, addirittura aiutarli ad organizzare un'imboscata ai danni degli avversari o ad evitarne una. Vivi o morti non importa: in partita il divertimento è sempre garantito. Ma è arma alla mano che Firewall dà naturalmente il meglio, proponendo uno stile di gioco aggressivo, spalla a spalla, che in realtà virtuale si evolve in un'esperienza fulminante. Si può giocare con il normale pad, ma non è proprio il massimo, e si può giocare con il PlayStation Aim. Quest'ultima è la periferica lanciata con successo insieme al buon Farpoint, sfruttata in seguito anche da giochi minori, ma che solo adesso con Firewall Zero Hour ci sentiamo di consigliarvi davvero. Non si tratta di un abbaglio, o di esaltazione momentanea: il gioco di First Contact non ha nulla a che vedere con la sciatteria di Bravo Team, e non è il solito gioco per realtà virtuale che ammicca con tutti i suoi poveri mezzi.

    Firewall non scherza, e le sue partite richiedono niente di meno che tutto noi stessi: si può giocare seduti, ma è in piedi, fucile Aim poggiato sulla spalla e postura aggressiva sbilanciata in avanti, che l'adrenalina raddoppia e l'immersività tracima oltre le percezioni. Firewall Zero Hour è semplicemente il futuro, migliorabile quanto si vuole, ma pur sempre il futuro. La possibilità di camminare, osservare e mirare in tre direzioni diverse contemporaneamente è già una rivoluzione in grado di posizionare questo gioco anni luce rispetto ai classici shooter da televisore.

    Qui non stai controllando un personaggio: sei tu il personaggio, colui il quale dovrà vedersela con i nemici faccia a faccia. Sei tu che decidi quanti millimetri sporgerti da quel muretto, di quanto abbassarti per raggiungere con sicurezza un compagno ferito sotto al fuoco nemico (c'è anche un pulsante per abbassarsi automaticamente, ma non dà la stessa sensazione di controllo e ci siamo accorti della sua esistenza solamente ore dopo la prima partita). Sono tuoi i sensi che dovrai mettere in funzione per percepire e anticipare gli eventuali pericoli, come tuoi sono i riflessi che ti permetteranno di alzare il fucile e premere il grilletto prima dell'avversario, salvandoti la vita.

    Hello Nasty

    In multiplayer, come abbiamo già visto in passato, la realtà virtuale funziona estremamente bene. Forse perché ci si guarda davvero negli occhi, ma questa tecnologia abbatte parte del muro che divide normalmente i giocatori nei classici videogame, spingendo i partecipanti a un rapporto più... reale, molto meno velenoso. Di conseguenza, la VR esalta anche ogni forma di collaborazione. La maggior parte degli utenti che abbiamo incontrato giocando ore ed ore a Firewall Zero Hour è sempre stata ben disposta: ci si ragiona tutti insieme, ci si copre le spalle a vicenda, e il più delle volte si ride delle vittorie come delle sconfitte.

    Si incontrano anche tantissimi appassionati di Rainbow Six Siege, del resto Firewall lo ricorda da molto vicino, ma i nostri preferiti sono gli increduli: quelli che non si capacitano dell'esperienza appena vissuta. Effettivamente, e ci è capitato più volte in passato con la VR, con Firewall Zero Hour siamo tornati a sfilarci il visore pensando "ma davvero io ho questa roba così fuori di testa qui in casa?". Avere giochi come Firewall a portata di mano è uno shock che si rinnova più e più volte. Gli sviluppatori di Firewall Zero Hour hanno fatto diversi miracoli, ma anche qualche strafalcione. Il difetto più marcato di questo gioco è la mancanza di una funzione essenziale come la migrazione dell'host: è necessario quindi cercarsi una nuova stanza ogni volga che il creatore della precedente deciderà di andare offline. Ci sono poi un po' di cose da perfezionare, come la lunghezza dei match e il numero de round che al momento è fermo a uno, ma molte di queste scelte sono secondo noi dettata dalla paura di dividere una community in un primo momento minuscola, quindi alcuni approcci potrebbero tranquillamente cambiare strada facendo. Firewall Zero Hour offre anche una più che discreta quantità di personalizzazione, c'è però qualche problema nell'economia di gioco, visto che è possibile sbloccare lo slot custom molto prima di avere i crediti (guadagnabili solo nel gioco) necessari per riempirlo di armi e gadget.

    Solid Gold Hits

    La tipologia di gioco scelta e il numero di giocatori supportato sono chiaramente il frutto di un attento bilanciamento, che ha coinvolto anche la tecnica. Estremamente pulita e dettagliata, la grafica di Firewall Zero Hour è senza dubbio una delle migliori viste su PlayStation VR. Le armi (che non hanno nomi veri ma sono facilmente riconoscibili nella forma e nelle caratteristiche) hanno poi il loro "peso", inoltre non compenetrano negli oggetti e vanno manovrate anche per evitare che sbattano sulle superfici circostanti. Un dettaglio che sembra da poco ma che che potrebbe influenzare anche la tipologia di add-on scelti durante i match.

    A non compenetrare sono anche i soldati: è necessario quindi muoversi in armonia per evitare di incastrarsi tra le porte, o di impedire a un compagno di scappare da morte certa. Firewall è un gioco sviluppato con estrema intelligenza, e lo si nota anche nelle grandezza contenuta ma mai claustrofobica delle nove mappe presenti. Le diverse location che fanno da sfondo ai combattimenti sono davvero ben caratterizzate, e oltre ad essere estremamente diverse tra loro sfoggiano un level design di rara qualità.

    Firewall: Zero Hour Firewall: Zero HourVersione Analizzata PlayStation 4Vi siete mai chiesti come sarebbe Rainbow Six Siege nel futuro? La risposta è Firewall Zero Hour, dove si intravede anche un po' del mitico Socom. Il gioco First Contact Entertainment è un salto in avanti che non deve mancare nella collezione di nessun appassionato di realtà virtuale e di shooter competitivi. Ha un grosso difetto (la migrazione dell'host) e alcune sbavature che gli impediscono di fare qualcosa in più, ma la realtà virtuale, in questa nuova stagione, riparte da qui.

    8.8

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