Recensione Fist of the North Star

La furia di Ken: recensito il titolo dedicato all'uomo dalle sette stelle

Fist of the North Star: Ken's Rage
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Circa sei mesi fa una notizia sconvolse letteralmente i videogiocatori cresciuti tra la prima e la seconda metà degli anni '80: in Europa sarebbe uscito Fist Of The North Star: Ken's Rage, il primo picchiaduro a scorrimento riguardante l'universo di Ken il Guerriero prodotto negli ultimi 15 anni.
    Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando è bene una minima rinfrescata riguardo ad una delle serie che ha scritto, almeno quanto Le Bizzarre Avventure di JoJo, la storia del fumetto made in Japan.
    Hokuto no Ken nasce nel 1983 sulle pagine di Shonen Jump dal genio creativo di Tetsuo Hara e Buronson, all'anagrafe Yoshiyuki Okamura.
    La trama si presenta come un classico di quegli anni: il ventesimo secolo ha appena vissuto l'ecatombe di un conflitto nucleare che ha lasciato la Terra quasi completamente deserta; non solo le popolazioni ma anche le riserve naturali sono state decimate ed i sopravvissuti sono costretti, nella fame e nella povertà, a lottare per un tozzo di pane.
    Si tratta dello scenario ideale per l'instaurarsi di un'anarchia che vede il dominio di spietate bande di assassini, intenti a stuprare, massacrare e derubare i più deboli.
    Nella confusione generale due grandi forze scendono in campo a decidere le sorti dell'umanità: da una parte l'Hokuto Shinken, millenaria arte marziale capace di distruggere il corpo dall'interno tramite la pressione degli tsubo (punti di pressione segreti); dall'altra il Nanto Seiken, che prevede la disintegrazione (letterale) dall'esterno.
    Protagonista assoluto delle vicende che ne seguiranno è Kenshirō, ultimo discendente di Hokuto che si troverà -suo malgrado- coinvolto in una lotta fratricida per decretare la sua superiorità e rivendicare, dopo mille peripezie, l'amata Julia.
    Nel mentre s'inseriranno moltissimi personaggi "secondari" (Rei, Toki, Shin e Juza su tutti) che figureranno -rimanendo in ambito shōnen- uno dei migliori charachter desing di tutti i tempi.
    Tornando a noi, l'iniziale entusiasmo per l'uscita del videogioco, è crollato in una frazione di secondo, trasformandosi in tragedia quando si è appurato che la produzione sarebbe stata curata da Tecmo-Koei, capace negli ultimi dieci anni di proporre solo e soltanto insipidi cloni di Dynasty Warriors, in ogni salsa.
    Ad ogni modo il titolo è disponibile dal 5 Novembre per Xbox 360 e Playstation 3 ed anche per Everyeye è arrivato il momento di testarne, con molto scetticismo, le qualità.

    Fedeltà quasi maniacale

    Uno degli aspetti più interessanti (invero pochi) della produzione Tecmo-Koei è la fedeltà con la quale la prima serie del manga (dall'incontro con Lynn e Burt allo scontro finale con Raō/Raoul) è stata riprodotta in questa trasposizione videoludica.
    Il percorso nelle varie modalità di gioco sulle quali poi ci soffermeremo ci porterà ad impersonare non solo Kenshirō ma anche Shin, Rei, Toki, Mamiya e molti altri, ripercorrendo in maniera molto fedele tutte le tappe più importanti del manga.
    Grazie a questa particolare architettura, inoltre, avremo la possibilità di recuperare qualche interessante retroscena rimasto nascosto persino nelle serie cartacee ed animate viste sino ad ora.
    Esibendoci nelle arti di Nanto con Shin, ad esempio, rivivremo in prima persona l'assalto delle truppe del Re di Hokuto alla Croce del Sud, in cerca di Julia, o il suo patto con Cinque Astri in Cerchio di Nanto per proteggere l'amata.
    Se da una parte questo tipo di progressione risulta un aspetto oltremodo positivo, dall'altra non si può certo nascondere la frustrazione nel dover rivivere anche tre volte le stesse scene (con variazioni minime ad impedire, fortunatamente, il suicidio videoludico).
    Parliamo, ad esempio, della lotta con il Clan della Zanna, dove Ken, Rei e Mamyia combatteranno fianco a fianco, "costringendoci" in-game a riaffrontare parte della sezione per -appunto- tre volte.
    L'estrema cura con la quale la storia viene riproposta, tuttavia, riesce a mitigare in maniera eccellente la frustrazione per tali scelte, lasciando al giocatore molti momenti di vero stupore (notare la comparsa della Stella della Morte quando si esegue una tecnica alla quale l'avversario è particolarmente vulnerabile, ad esempio). I veri cultori della serie, tuttavia, potrebbero rimanere di tanto in tanto con un pizzico di amaro in bocca, per colpa di qualche momento un po' "fuori posto": ci riferiamo ad esempio alla chiusura non fedele dei combattimenti più importanti (Shin viene "eliminato" con un generico Hokuto Hyakuretsu Ken, senza imprimergli la croce sul petto), e ad altre scelleratezze come il taglio completo della scena in cui Rei, per smascherare Mamyia, le disintegra i vestiti.
    In definitiva quella di Ken's Rage è comunque una trasposizione davvero riuscita, capace di lasciare soddisfatti sia i fan sia i novizi, che potranno apprendere senza "vuoti" la storia del tanto acclamato manga.

    Dynasty Warriors con le skin di Kenshirō? Ebbene si...

    Le modalità che ci si presentano inserendo il disco nel tray della console sono ben due, tralasciando l'inutile tutorial perfettamente replicato nei primi livelli di gioco per ciascun personaggio.
    La divisione consta di Modalità Storia e Modalità Sogno, diversificate sia dagli obiettivi sia dai protagonisti stessi.
    In Storia ripercorreremo le gesta dei personaggi principali di Hokuto-Nanto (Ken, Toki, Rei..) lungo una serie di livelli organizzati come un di picchiaduro a scorrimento, con l'unico scopo di sconfiggere tutti i nemici presenti e, tuttalpiù, di salvare gruppi di ostaggi.
    In Sogno, invece, potremo utilizzare tutti i personaggi che nella saga non hanno avuto un ruolo esattamente centrale (Mamiya, Shin...), portandone a compimento le gesta osservate nel manga/anime, con l'aggiunta di risvolti ed approfondimenti inediti già descritti nel primo paragrafo.
    In questo caso cambieranno anche gli obiettivi dei vari stage: la mappa della location ci verrà subito mostrata per intero; al suo interno potremo notare punti colorati che segneranno le basi nemiche (con generali a protezione).
    Sconfiggendo il generale ed un certo numero di truppe nemiche nei pressi di una base la conquisteremo, ottenendo noi stessi preziosi alleati in battaglia. Ogni capitolo si concluderà, in seguito alla presa di un certo numero di hot-spot, con l'arrivo di un comandante (nel primo livello di Shin, ad esempio, Juza delle Nuvole), sconfitto il quale potremo passare allo stage successivo; una struttura simile insomma a quanto la serie Dynasty Warriors ci ha sinora abituati.
    La peculiarità di ciascuna modalità sarà mostrare gli avvenimenti lungo una precisa linea temporale che demarcherà gli incroci tra i personaggi principali ed aiuterà i meno esperti a mettere in relazione gli eventi. I personaggi disponibili si sbloccheranno inoltre procedendo e completando le avventure di ogni singolo character: sicuramente un buon replay value.

    Sebbene la struttura sia a tratti accattivante, quasi tutto viene demolito da un gameplay davvero sottotono.
    Il problema viene principalmente dal sistema di combo che caratterizza la struttura del battle system: questo risulta anzitutto molto povero, presentando un massimo di 4/5 varianti eseguibili sin dall'inizio. Soffre poi per causa della tremenda legnosità delle animazioni, che rallentano il ritmo di gioco e non concedono mai, per i demeriti di una certa latenza, il pieno controllo del personaggio. Eccoci ad esempio a premere quattro volte in rapida sequenza il tasto dell'attacco, ed osservare il nostro beniamino a schermo riprodurre tutto al rallentatore.
    Questo rende molto complicato e frustrante concatenare le combo. Sfruttando però lo stordimento degli avversari, che si bloccano per qualche secondo quando vengono colpiti da particolari tecniche, si può in parte rimediare alle defaillance del sistema.
    Ad un gameplay di base mal funzionante, a cui bisognerà forzatamente fare l'abitudine, si unisce l'impossibilità di effettuare lock-on sul nemico, nonchè una gestione della telecamera totalmente folle, capace persino d'inclinarsi verso il basso proprio quando avremmo bisogno di guardare in alto.
    Il tutto rende quasi impossibile giostrarsi con cognizione di causa nel mare di nemici che ci troveremo ad affrontare, lasciando tutto al caso (ovvero al button mashing) ed alla potenza devastante dei maestri che impersoneremo.
    Un vero peccato dato che, invece, il sistema delle tecniche speciali appare di buona fattura, lavorando parallelamente ad un diagramma di potenziamento che permette a ciascun personaggio -tramite punti abilità recuperati livello dopo livello- di incrementare le proprie capacità fisiche (resistenza, aura...) e la quantità di tecniche (non combo, si badi bene) a disposizione.
    Un piacere smisurato proveranno i fan nel vedere, ad esempio, Toki eseguire il suo Hokuto Ujō Ken (Colpo della Pietà di Hokuto), unito però al fastidio quasi continuo di non riuscire ad ottenere un soddisfacente controllo della situazione. A tali difetti s'unisce in coro un'intelligenza artificiale assolutamente mediocre.

    Ma stiamo scherzando?!

    Dal punto di vista tecnico Fist Of The North Star è, a larghi tratti, un completo disastro.
    A salvarsi, infatti, sono quasi solo i modelli poligonali di protagonisti e comprimari, abbastanza ben realizzati e discretamente ricchi di particolari.
    Nel corso dell’avventura, però, s’incontrano centinaia di avversari “normali” la cui realizzazione è totalmente replicata con lo stampino, da capo a piedi, texture comprese.
    I problemi peggiori, tuttavia, s’instaurano nel momento in cui l’engine si mette in moto, mostrando tutte le lacune di un comparto animazioni legnoso, ripetitivo e molto povero di alternative, nonchè una gestione delle collisioni e della fisica ambientale da far rivoltare Galileo nella tomba.
    Spesso osserviamo il nostro eroe disintegrare nemici senza nemmeno averli colpiti o abbattere muri e colonne di cemento passando poi bellamente attraverso ai resti-fantasma; il team non si è insomma nemmeno sprecato per tentare di nascondere i difetti.
    E non è finita, perchè allo stesso modo le texture ambientali mostrano una qualità del tutto sottotono rispetto a moltissime altre produzioni di questa generazione, salvandosi davvero in pochi frangenti.
    Deprecabile, infine, persino il level design, piatto come d’altronde è caratteristica d’ogni Dynasty Warriors che si rispetti. Chiude l’idillio visivo un comparto effetti particellari senza alcuna velleità.
    Spesso ci siamo trovati, in produzioni di questo genere, a salvare almeno il comparto sonoro; qui, invece, il team ha voluto fare le cose davvero per bene, inserendo sì il doppiaggio originale giapponese (completamente fuori sincrono rispetto al labiale) ma affiancandolo ad una colonna sonora inventata di sana pianta ed oltremodo infarcita da riff rock/metal, capaci di enfatizzare i primi dieci minuti di gioco... per poi stufare.

    Fist of the North Star: Ken's Rage Fist of the North Star: Ken's RageVersione Analizzata Xbox 360Fist Of The North Star: Ken’s Rage è un titolo con un’indubbia solidità di base ed una serie di idee davvero interessanti al suo interno (vedi sistema di progressione). A questo, purtroppo, si affianca una realizzazione totalmente inadatta ai canoni ludici odierni, che fa precipitare la produzione al di sotto della sufficienza, considerando anche un comparto tecnico del tutto inaccettabile. Fortunatamente, almeno per i fan più sfegatati della saga, la riproposizione narrativa risulta a dir poco perfetta, consentendo non solo di rivivere appieno le gesta del guerriero di Hokuto, ma persino d’esplorare qualche risvolto sfuggito ai più. In definitiva un titolo consigliato solo agli "addicted" di Kenshiro, e non prima di un’accurata prova.

    5.5

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