FlatOut 4 Total Insanity Recensione

FlatOut torna con un quarto episodio ricco di corse al limite, ambienti da distruggere e modalità fuori dagli schemi.

FlatOut 4 Total Insanity Recensione
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Da genere simbolo della transizione dei videogiochi dai cabinati a prodotti di uso casalingo, i racing game arcade hanno iniziato, lentamente, a scomparire.
    I corsistici, nel tempo, sono infatti profondamente mutati, perdendo parte della loro immediatezza in favore di approcci più simulativi o open world, muovendosi di pari passo con i rinnovati gusti di un'utenza sempre più esigente, alla costante ricerca di un gameplay quanto più realistico possibile.
    Alla chiusura di franchise come Burnout è corrisposto allora il successo di titoli come Forza Motorsport, per non parlare poi di serie come quella di Need for Speed, che cambiato più volte carrozzeria, perdendo inevitabilmente lo stile che invece la caratterizzava agli esordi.
    Rimanendo in ambito arcade, oltre all'intramontabile Ridge Racer, uno degli altri brand che sta ancora tentando di mantenere il proprio posto sul mercato è FlatOut, pronto a tornare in pista con un quarto episodio pubblicato da BigBen Interactive e sviluppato da Kylotonn, un team che abbiamo già visto all'opera con il quinto ed il sesto capitolo di WRC, e che ha adesso ereditato il brand di FlatOut da Bugbear Entertainment, ossia lo studio che ha dato i natali al marchio originale.

    Gare ad alto tasso di distruzione

    Il primo approccio con FlatOut 4 fa effettivamente un certo effetto: era da tempo che non si vedeva un racing game così classico nella forma e nello stile, con i canonici menu che permettono di iniziare la propria carriera di pilota, accedere alla folle modalità FlatOut o lanciarsi in pista gareggiando con altri giocatori online.
    Sembra improvvisamente di essere ritornati al 2012, anno nel quale Namco Bandai pubblicò Ridge Racer Unbounded (uno dei pochi episodi della serie sviluppati in occidente), oppure al 2010, anno del mai dimenticato Split/Second.

    La struttura è quindi incredibilmente standard e la carriera offre una lista di campionati dalla difficoltà crescente: per poter proseguire e scalare le classifiche, allora, occorrerà piazzarsi sempre sul podio.
    La progressione non lascia spazio, prevedibilmente, ad alcuna novità, sensazione molto presente anche quando si scende in pista. FlatOut eredita infatti tutti gli elementi che hanno caratterizzato gli episodi del passato: un sistema di guida accessibile, velocità medie molto alte, piste abbastanza articolate (ricche di scorciatoie alternative per raggiungere il traguardo) e, soprattutto, la possibilità di devastare liberamente gli scenari.
    Ogni gara assomiglia quindi ad una vera e propria battaglia, non solo per via di un'intelligenza artificiale abbastanza aggressiva, che si abbandona molto spesso a scorrettezze di vario tipo (che vanno dalle sportellate ai tamponamenti strategici in piena curva), ma anche a causa dei detriti di ogni sorta che riempiranno i tracciati dopo un gran numero di giri. Molti elementi dei circuiti i possono infatti essere distrutti al semplice impatto: dai pali della luce e transenne di vario tipo fino ad arrivare ad interi capannoni, che collasseranno rapidamente una volta che la struttura portante verrà abbattuta da bolidi lanciati come proiettili verso il traguardo.Demolire lo scenario non si rivela un'attività esclusivamente fine a se stessa, in quanto ogni schianto andrà a ricaricare l'abituale barra dei turbo, la quale poi andrà dosata in pista con la giusta accuratezza ed un un minimo di strategia, in modo da effettuare spettacolari sorpassi o buttare fuori strada un avversario particolarmente ostico.
    Dal punto di vista della guida pura, FlatOut 4 è caratterizzato da un feedback piuttosto peculiare, in quanto le auto sembrano sempre un po' troppo leggere e con poco grip, indipendentemente dalla superficie sulla quale ci troveremo a gareggiare. Si avverte quindi un effetto di costante instabilità che, se all'inizio potrà sembrare fastidioso, ma che riusciremo a domare progressivamente, avanzando nella modalità carriera.

    Poiché i problemi di FlatOut 4 non risiedono quindi nel sistema di guida, è la leggibilità dei tracciati e nascondere le principali insidie: la sensazione di velocità è più che discreta ed è quindi difficile giudicare con un singolo e repentino colpo d'occhio quali elementi scenici possono essere distrutti e quali invece sono inamovibili. Come risultato finale, spesso ci scaraventeremo involontariamente con l'ambiente, perdendo di conseguenza molte posizioni, ed accelerando con ancora più rapidità per tornare immediatamente in gara. Tale disguido ci è parso ancor più pronunciato quando si usa il turbo, poiché l'inquadratura restringe il proprio campo visivo e ai bordi viene applicato un filtro scuro che esalta l'effetto velocità, rendendo però, di contro, quasi impossibile non incappare in collisioni impreviste.
    Il track design, a tal proposito, si è dimostrato abbastanza vario e le ambientazioni decisamente ben caratterizzate, sebbene non del tutto originali: i tracciati immersi nel verde offrono numerosi bivi da imboccare nel tentativo di recuperare le posizioni perdute, mentre quelle in setting più urbani e industriali ci regalano piste più ampie ed ariose, che nascondono, tuttavia, un maggior quantitativo di elementi indistruttibili che inficiano il prosieguo della corsa.
    Anche a livello visivo FlatOut 4 è purtroppo molto incostante, in quanto alterna panorami davvero riusciti, impreziositi da un buon uso di effetti di post processing, con altri decisamente spogli e meno ispirati. Lo sforzo del team nel cercare di ottenere ambienti ricchi di dettagli si nota soprattutto nell'ottima resa dell'acqua, spesso presente sotto forma di pioggia o pozzanghere, anche se la qualità generale dell'impatto finale è ben lontana dai racing game Tripla A presenti sul mercato. Se quindi il pacchetto di base appare indubbiamente canonico e privo di sostanziali novità, la già citata modalità FlatOut prova ad arricchirlo con numerosi variazioni sul tema: si tratta del marchio di fabbrica per la serie in cui dovremo cimentarci in stunt e prodezze da effettuare in contesti originali, come piste formate da giganteschi pezzi di Lego o tanti altre location fuori dagli schemi.
    In molte delle prove, inoltre, il protagonista dell'esperienza non è più rappresentato dal proprio bolide, bensì il pilota, il quale dovrà essere scagliato attraverso il parabrezza con il giusto tempismo e la corretta angolazione, andando quindi a colpire birilli, abbattere muri o generare reazioni a catena (tramite appositi barili esplosivi) in grado di distruggere interamente lo scenario. Si tratta di varianti indubbiamente interessanti, pensate per rinfrescare una formula ormai ben rodata ed intervallate da competizioni in pieno stile Destruction Derby, nelle quali eliminare gli avversari cercando nel contempo di rimanere in gara fino alla fine. Queste tipologie di eventi colpiscono la nostra attenzione e la nostra fame di lamiere con meno verve del previsto, in quanto non si avverte mai davvero l'impressione di poter fare la differenza con la propria abilità, soprattutto a causa di un'intelligenza artificiale che cambia rapidamente il proprio approccio, ora creando grossi ammassi di mezzi che si scontrano in un'area specifica della pista, ora puntando ad abbattere il giocatore con numerose strategie, per metterlo fuori gioco e raggiungendo così le vette più elevate della classifica a punti.

    FlatOut 4 Total Insanity FlatOut 4 Total InsanityVersione Analizzata PlayStation 4FlatOut 4 tenta di colmare un ampio vuoto nell’ambito dei racing game arcade. Nel farlo propone un titolo riuscito solo in parte, che non svetta per nessuno dei suoi molteplici aspetti, dallo stile alla resa visiva, fino ad arrivare ad un sistema di guida non del tutto appagante e a modalità di gioco fin troppo classiche e senza reale mordente. Due sono quindi i problemi principali che affliggono l’ultima produzione di Kylotonn: il prezzo e la concorrenza. FlatOut 4 è a tutti gli effetti un titolo di qualità media, che se fosse proposto ad un prezzo budget avrebbe sicuramente una maggiore rilevanza a livello di mercato. Pubblicarlo invece a prezzo pieno, sia retail che in formato digitale, lo mette in diretta competizione con prodotti che in termini di contenuti e qualità sono su un altro livello. Inoltre, non a caso, c’è un altro titolo in sviluppo che può essere confrontato a con FlatOut e che è realizzato proprio da Bugbear Entertainment:stiamo parlando di Wreckfest, in uscita nel corso dell'anno dopo un lungo periodo di accesso anticipato. Che la sfida a sportellate abbia inizio.

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