Recensione Flower Sun And Rain

Playtest dell'ultimo titolo di Suda51: solo stile o anche sostanza?

Recensione Flower Sun And Rain
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  • DS
  • Welcome to paradise

    Goichi Suda, o Suda51, è uno dei pochi game designer giapponesi il cui nome suoni ormai familiare a qualsiasi appassionato. Grazie ad uno stile ormai delineato e inconfondibile, Suda51 ha saputo in questi anni catturare l'attenzione prima di un pubblico di nicchia, poi di una platea decisamente più ampia grazie all'apprezzatissimo No More Heroes.
    Il game designer ha lavorato fino ad ora su una moltitudine di console, ed il portatile a doppio schermo di Nintendo non fa eccezione. Nel 2006 fu pubblicato Contact, un RPG a prima vista canonico e banale, ma la cui trama si rivelò ben più intelligente e profonda del solito. Indimenticabile il personaggio del Professore e la sua particolare abitudine di parlare in maniera diretta al giocatore, conscio in ogni istante di trovarsi all'interno di un videogame.
    Flower Sun and Rain segna dunque il ritorno della scrittura pungente e mai banale di Suda51, ma non si tratta di un titolo originale: la sua prima apparizione risale al 2002 su PlayStation2. Il titolo, finora inedito al di fuori del Giappone, ha subito un ovvio downgrade grafico, ma altrettanto banalmente ha visto alcune aggiunte tese a migliorare l'esperienza globale di gioco.

    Repeat one

    Il protagonista del titolo è Sumio Mondo, professione ricercatore. Questo non vuol dire che sia un topo da biblioteca intento ad effettuare nuove scoperte, bensì che Sumio cerca le cose che la gente ha perduto; si tratta principalmente della ricerca di oggetti smarriti, ma a volte la cosa può diventare un tantinello metafisica. Ad aiutarlo nel suo lavoro troviamo Catherine, che non è la coprotagonista femminile, ma semplicemente una valigetta argentata. Catherine può collegarsi praticamente a tutto, che siano oggetti o persone, grazie ad una serie di jack universali, per poi permettere a Sumio di inserire un codice numerico ed in questo modo risolvere i misteri. Già questa descrizione rende l'idea di come alcuni elementi della trama presentino una logica quantomeno contorta.
    La storia del gioco ha inizio con l'arrivo di Sumio sull'isola di Lospass, e precisamente all'hotel Flower Sun and Rain. Il protagonista è stato ingaggiato da Edo, il direttore dell'hotel, per salvare il piccolo paradiso tropicale da un attacco terroristico: qualcuno all'aeroporto sta per piazzare una bomba a bordo di un volo di linea. Dopo aver passato la notte all'hotel, Sumio decide di recarsi all'aeroporto, ma gli altri residenti del Flower Sun and Rain lo distraggono con le loro richieste, fino a quando non è troppo tardi ed assistiamo impotenti all'esplosione in volo dell'aereo. Lungi dal finire qui, la storia prosegue come se nulla fosse successo, con il ricercatore che si sveglia nuovamente: proprio come il giorno prima cade appena alzatosi dal letto per poi sedersi a sorseggiare il suo caffè. Così come ci aveva avvertiti Edo, l'isola di Lospass è vittima di un bizzarro campo magnetico il cui effetto è il ripetersi ciclico ed inarrestabile dello stesso giorno, similmente a quanto accadeva nel film cult con Bill Murray Ricomincio da Capo (Groundhog Day). La trama dunque prosegue con il tentativo disperato di Sumio di raggiungere l'aeroporto, ed il susseguirsi di strani eventi che sembrano volerglielo impedire in tutti i modi (e qui sembra chiaro il riferimento a Il Castello di Kafka, l'autore preferito di Suda51).
    Se il comparto puramente narrativo di Flower Sun and Rain risulta convincente, godendo di un incipit sicuramente intrigante e di una trama contorta e ricca di colpi di scena (seppur leggermente lenta intorno alla metà del gioco), lo stesso non si può dire per ciò che concerne il gameplay. Praticamente l'unica azione che il giocatore può compiere, se escludiamo il leggere righe su righe di dialoghi, consiste nell'immettere i codici con l'ausilio di Catherine: prima si cerca il jack giusto con cui collegarsi agli oggetti, il che vuol dire semplicemente provarli tutti fino a individuare quello adatto, e poi si digita una serie di cifre, confermando la scelta per scoprire se il numero era quello giusto o meno. Tutto qui. La ricerca dei numeri da immettere di volta in volta va effettuata fra le 50 pagine della guida turistica di Lospass consegnataci da Edo al momento del check-in. Questo manuale, consultabile in ogni momento dall'apposito menù nasconde sotto forma di informazioni turistiche e curiosità tutti i codici necessari a completare il gioco.

    Numbers

    Nell'esporre il gameplay siamo già arrivati a parlare di quello che è il maggiore difetto del titolo, o comunque la discriminante maggiore che farà sì che il giocatore ami o odi il titolo di Suda51. Flower Sun and Rain fa pochissimo per differenziarsi da un libro o da un film in cui semplicemente guidare il protagonista da un luogo all'altro, da un dialogo al successivo; titoli che appartengono alla stessa tipologia e che offrono una componente narrativa importante, come la saga di Phoenix Wright o Hotel Dusk, sono riusciti ad amalgamare molto meglio la storia ed il gioco vero e proprio. Come ogni artista eccentrico che si rispetti, Suda51 ha creato un titolo destinato a farsi amare o a farsi odiare senza mezzi termini, e questa natura è chiara in molti aspetti del titolo. Abbiamo già parlato di come il gameplay sia minimo e completamente in secondo piano rispetto alla narrazione, ma facciamo un esempio più pratico: con l'andare avanti dei capitoli, Sumio riuscirà ad uscire dall'albergo e imboccare la strada che porta all'aeroporto, scoprendo che su Lospass è vietato il traffico di tutti gli automezzi non autorizzati; questo vuol dire che il giocatore dovrà percorrere distanze enormi a piedi, senza nient'altro da fare che camminare. Stiamo parlando di minuti e minuti passati semplicemente a premere un tasto ed ascoltare la musica di sottofondo, quanti giocatori sono pronti a sopportare queste lunghi e frequenti momenti di assoluto nulla?
    Un'aggiunta rispetto al titolo originale, evidentemente una pezza applicata alla semitotale mancanza di gameplay, è la presenza di una serie di oggetti smarriti, tre per ogni capitolo del gioco, da ottenere immettendo il giusto codice numerico. Questa volta gli indizi non vanno cercati nella guida turistica, bensì in un apposito opuscolo presente ogni mattina nella stanza di Sumio. Se questa aggiunta può impegnare il giocatore nella risoluzione di alcuni enigmi sulla falsariga di quelli visti in Professor Layton, bisogna constatare che anche in questo caso il tutto si riduce a cercare un numero ed inserirlo al momento giusto: la varietà non ne guadagna di certo.

    Tutto torna...

    Come da consuetudine per i giochi di Goichi Suda, alcuni personaggi di Flower Sun and Rain, i quali potrebbero sembrare estemporanei e poco approfonditi, non sono altro che vecchie conoscenze provenienti da precedenti titoli di Suda51.
    Yoshimitsu e Remy sono almeno due dei personaggi provenienti da The Silver Case, titolo uscito nel 1999 su PlayStation. Se più di un aspetto della trama di Flower Sun and Rain rimarrà nebuloso e incomprensibile a causa di questi “broken link”, speriamo che Suda51 mantenga la promessa di portare sul DS un remake di The Silver Case, in modo da colmare le lacune che ora come ora impediscono la totale comprensione (e fruibilità) della trama.

    Lo stile giustifica i mezzi?

    Un altro aspetto che divide gli animi è il comparto grafico del titolo. Il motore 3D di Flower Sun and Rain ci offre modelli poligonali grezzi e privi di texture, se si fa eccezione per i volti, alcuni dei quali non sono affatto convincenti (e fra questi troviamo il viso di Sumio). I personaggi sono peraltro scarsamente animati, e le poche animazioni presenti sono decisamente artificiali: un esempio è la corsa dei personaggi, semplicemente innaturale. Gli ambienti di gioco poi, per quanto ampi e gradevoli in quanto a colpo d'occhio complessivo, sono composti da una manciata di “sagome di cartone” e ricoperti da texture insufficienti. Stabilito che la grafica del titolo sia decisamente inferiore a quanto potenzialmente realizzabile su DS (basti vedere i motori 3D ti titoli come Phantom Hourglass o Dementium), mettiamo in chiaro che probabilmente alcuni difetti sono da imputare a precise scelte stilistiche operate da Suda51. In particolare, unn personaggio del gioco (un bambino che alloggia all'hotel) passa tutto il tempo a far notare al protagonista come la sua testa sia blocchettosa e come il suo viso tridimensionale non assomigli affatto al ritratto 2D che appare accanto ai dialoghi. Sorge dunque la domanda che già ci eravamo posti: quanti giocatori sono disposti a soprassedere sulla tecnica grafica, accettando che si tratti di scelte stilistiche volute dal game designer?
    Discorso diverso per quanto riguarda l'accompagnamento musicale del titolo, semplicemente eccezionale. L'immancabile Masafumi Takada, l'artista dietro alle colonne sonore di praticamente tutti i titoli di Suda51 (sembra di rivedere il rapporto tra Danny Elfman e Tim Burton), ha messo a segno un altro colpo, preferendo delle riproposizioni di brani appartenenti alla tradizione classica piuttosto che tracce originali. Ascoltare i superbi riarrangiamenti di Gymnopédie (Satie), Summertime (Gershwin) e tutti gli altri brani scelti da Takada è l'unico valido motivo per passare così tanto tempo a non far altro che correre.

    No More F.S.R.

    Il motivo per cui cercare e raccogliere gli oggetti smarriti nei vari capitoli diventa chiaro terminato il gioco la prima volta. Dopo aver visto il finale, tornati nella propria camera d'albergo è possibile dirigersi all'armadio e far indossare a Sumio un altro abito.
    I costumi disponibili aumentano con l'accumularsi degli oggetti smarriti ritrovati, ma siamo sicuri che l'unico vero costume per cui chiunque stravederà sarà quello che trasforma Sumio in Travis Touchdown, l'idolatrato protagonista di No More Heroes.

    Flower Sun And Rain Flower Sun And RainVersione Analizzata Nintendo DSÈ difficile se non impossibile assegnare a Flower Sun and Rain un voto che metta d'accordo tutti. Il titolo non è altro che un lungo ed eccentrico racconto, in cui la componente ludica è quasi totalmente assente. Se alcuni giocatori accetteranno i difetti del gioco attribuendoli a precise scelte stilistiche operate da Goichi Suda, molti altri non digeriranno l'assenza di gameplay, la grafica abbozzata ed i frequenti tempi morti. Insomma, il classico titolo che si ama o si odia, in pieno stile Suda51.

    5.5

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