Fobia St. Dinfna Hotel Recensione: un horror tra P.T. e Resident Evil 7

Fobia St. Dinfna Hotel si ispira a titoli che hanno definito il genere horror per tentare di catturare gli appassionati: ci sarà riuscito?

Fobia St. Dinfna Hotel
Recensione: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Il mercato dei videogiochi horror ha continuato a sentire l'influenza di P.T. dopo la prematura fine del Silent Hills firmato Hideo Kojima e Guillermo del Toro. Gli appassionati quindi hanno continuato a cercare un'esperienza simile in produzioni capaci di riprendere le buone idee del "Playable Teaser" per farle proprie. Non sempre si è parlato di grandi successi, ovviamente: Bloober Team con Layers of Fear (eccovi la recensione di Layers of Fear 2) ha cercato di distinguersi con l'ispirazione al cinema e alla pittura, mentre SadSquare (a voi la recensione di Visage) si è cimentata in un tributo a più esponenti del genere.

    Ebbene, per certi versi anche il più recente Fobia: St. Dinfna Hotel sembra incrociare P.T. con Resident Evil 7 Biohazard, in un'avventura a tinte fosche con elementi sparatutto concepita dal team brasiliano Pulsatrix Studios, nato nel 2018 e all'esordio nell'industria videoludica. Sarà riuscita a distinguersi dalla concorrenza? Scopriamolo subito.

    Tra flashback e balzi temporali

    Il risveglio di João Luis in una tenebrosa giornata del maggio 1960 non è dei migliori, visto che il suo sangue insozza la pietra di una prigione. Qualcuno gli ha dato l'opportunità di fuggire, ma da cosa? Il simbolo di una piramide con quattro sfere incastonate ai vertici è dipinto sui mattoni della cella e appare anche su di un foglio posato su un tavolo: si tratta del Sentiero Sacro, una setta che da anni conduce esperimenti non precisati sugli esseri umani "per il principio del Libero Arbitrio". João, investigatore privato e reporter, è stato scoperto proprio mentre cercava di scoprire informazioni su questo culto e sull'attività dei credenti nel complesso dell'Hotel St. Dinfna, e per tale ragione è stato imprigionato.

    Il suo tentativo di fuga viene sventato da un'abominevole creatura che per forza e dimensioni non ha nulla da invidiare a Nemesis, il Tyrant di Resident Evil 3 (ecco lo speciale sulle cinquanta sfumature di Nemesis). Qui Fobia ci catapulta al settembre 2009, facendoci arrivare con una breve cinematica "alla Shining" all'Hotel St. Dinfna in località Treze Trilhas (da tradurre in Tredici Sentieri).

    Nella storia si vestono i panni di Roberto Leite Lopes, un altro giornalista della zona interessato a risolvere il mistero del Sentiero Sacro. Prima di raggiungere la camera 610 bisogna esplorare il complesso turistico, a partire dal salone principale: tra volantini pubblicitari dedicati alla setta e cimeli bellici - compresa un'intrigante macchina Enigma - è possibile apprendere i primi elementi della storia, dalla costruzione dell'hotel da parte del "Profeta Christopher", alla fondazione del Sentiero Sacro negli anni '20, fino alla morte dell'uomo in circostanze misteriose.

    Dopo una settimana di indagini infruttuose, un evento paranormale nella sua camera scuote il tutto e porta Roberto Leite Lopes più avanti nel tempo, a un anno dopo la sua registrazione in reception. È un inizio turbolento e confusionario, non senza cliché ma capace di coinvolgere.

    Nonostante ciò, Fobia trabocca di documenti e note che già dai primi minuti di gioco ci aiutano a sbrogliare la matassa: il risultato è un'avventura sì enigmatica e inquietante ma pronta a rispondere ai nostri quesiti. L'esplorazione del complesso turistico è un elemento cruciale dell'esperienza e Pulsatrix Studios ha scelto soluzioni intelligenti per alimentare la nostra curiosità e, ovviamente, il terrore: porte socchiuse o sbarrate, piante dell'edificio con punti di domanda disegnati e, soprattutto, impronte di mani color rosso sangue o nero pece. Ognuna di queste ultime si colloca in prossimità di un punto dove è necessario usare la nostra fotocamera speciale, capace di farci compiere un balzo temporale al 1960: questo stuzzicante espediente ludico apre muri e porte, rende accessibile una versione diversa delle stanze, con oggetti aggiuntivi e indizi necessari al proseguimento della storia. Purtroppo però non mancano gli spigoli scenici: proseguendo nel gioco, difatti, si trovano computer portatili moderni e intere postazioni ipertecnologiche in questa realtà degli anni '60, mentre la maggior parte dell'hotel risulta ancora in rovina a causa degli eventi recenti.

    In poche parole, il "viaggio nel tempo" non è privo di incongruenze che in parte ne riducono il fascino. Ad accompagnare questi momentanei balzi temporali troviamo dei veri e propri flashback sullo stile del prologo di Fobia. In questi frangenti è possibile scoprire ulteriori tasselli narrativi, anche di fondamentale importanza. La storia in sé è ben presentata e ha due finali differenti a seconda della scelta conclusiva, ma attinge eccessivamente da altri horror vecchia scuola e per questo risulta a tratti banale.

    Chi cerca trova

    Sin dai primi minuti, Fobia ci spinge ad aprire ogni cassetto o anta, a osservare muri e corridoi con la fotocamera alla mano per cercare indizi e risolvere enigmi o per scovare passaggi segreti, oggetti essenziali come garze e munizioni, note e collezionabili.

    Svaligiare le camere dell'hotel richiede un po' di pazienza, eppure non risulta noioso, anzi è quasi una caccia al tesoro condita con spaventi improvvisi e suoni che ci obbligano a rimanere vigili per evitare di incorrere in piccoli jumpscare. Si potrebbe dire che "chi cerca, trova" oggetti preziosi, ma anche terrore. Per le sale del complesso a volte si sentono rumori sinistri, la vista si offusca e piccole creature simili a ragni ci sorprendono dalle pareti ma è l'improvviso palesarsi di una misteriosa bambina che indica al protagonista la strada da seguire ad averci inquietato di più. Nelle sezioni di backtracking per risolvere gli enigmi tutto ciò che troveremo di "spaventoso" sono alcuni mostri da uccidere: se avete il cuore debole e volete uscire dalla vostra comfort zone per qualche ora, dunque, non aspettatevi di saltare dalla sedia.

    A proposito degli elementi rompicapo, la ricerca di indizi si conclude nella maggior parte dei casi con degli enigmi davvero elementari, la cui unica difficoltà è costituita proprio dalla eventuale necessità di esplorare l'intero hotel prima di venirne a capo. Qualcuno potrebbe apprezzare la grande importanza legata alla perlustrazione dell'edificio ma onestamente avremmo gradito un backtracking meno tedioso e una maggior complessità dei puzzle, due elementi questi che avrebbero reso Fobia un po' più coinvolgente ed equilibrato.

    È possibile attivare i suggerimenti dal menu delle opzioni per ricordarci qual è il nostro obiettivo ma non ci saranno molto d'aiuto. Per quanto riguarda la componente sparatutto di questo viaggio orrorifico, il protagonista è un giornalista con poca esperienza con le armi da fuoco. Di conseguenza non è possibile scatenarsi e sparare all'impazzata con pistola, fucile a canne mozze e mitraglietta. A ciò si aggiungono un importante rinculo e le poche munizioni, da dosare a dovere colpendo esclusivamente il cuore delle creature demoniache. I due tipi di mostri più diffusi, i piccoli ragni e una sorta di zombie scheletrico, richiedono una manciata di proiettili per essere abbattuti, al contrario dei più coriacei mini boss.

    Le creature devono trovarsi molto vicino al nostro alter ego per poterlo attaccare e la cosa cambia solo quando sferrano uno dei rari colpi speciali, che in ogni caso si possono schivare facilmente data l'elementare IA che muove gli abomini. Proprio a causa della scarsa intelligenza artificiale, in poche occasioni abbiamo utilizzato le cure disponibili e ancor meno sono i frangenti in cui ci siamo effettivamente trovati in difficoltà.

    La gestione dell'inventario non è propriamente semplice: nella maggior parte delle situazioni i pochi slot a disposizione, ai quali se ne possono aggiungere altri accumulando borselli e zaini, devono essere occupati dagli oggetti giusti al momento opportuno. Insomma a volte bisogna abbandonare chiavi e persino armi all'interno della "cassa universale" per lasciare spazio ad altro. In più località possiamo comunque accedere al baule, spesso accompagnato da un orologio a pendolo con cui è possibile salvare la partita. Tutto sommato Fobia: St. Dinfna Hotel ha la lunghezza giusta per un survival horror sullo stile di Resident Evil, giacché richiede circa dieci ore per essere portato a termine.

    Un design altalenante

    Venendo al comparto grafico, grazie all'Unreal Engine 4 Fobia fa la sua figura pur senza raggiungere livelli così elevati: l'iniziale ripetitività degli ambienti viene meno man mano che si prosegue nell'avventura, mentre i modelli del mobilio a volte sono ricchi di dettagli e in altre occasioni ben meno convincenti. Mentre le creature hanno un design raccapricciante al punto giusto, i pochi personaggi che si incontrano sono riprodotti in modo un po' grossolano e caratterizzati da animazioni legnose.

    I brevi momenti di confusione visiva e distorsione degli ambienti sono garantiti da effetti di luce tutto sommato convincenti, a cui si aggiungono delle transizioni semplici ma ben realizzate, dall'apertura di una porta alla visione degli abomini che dovremo affrontare. L'assenza di una vera e propria interfaccia contribuisce ad acuire l'immersività dell'esperienza e in generale, quando l'HUD appare tra note da leggere e la panoramica dell'inventario, fa un lavoro decisamente migliore rispetto alla controparte della versione demo, al netto delle icone poco caratteristiche e di un font di bassa qualità. Una nota di merito va data invece al sound design: Fobia abbonda di suoni che caratterizzano l'atmosfera cupa, mentre ogni singolo oggetto utilizzato ha una risposta audio egregia, dal movimento di una chiave quando si entra in una stanza, fino alle singole armi da fuoco, passando chiaramente per le orride creature che abitano la struttura. Anche il doppiaggio inglese - accompagnato comunque da sottotitoli in italiano - è sorprendentemente ben fatto ma sulle tracce musicali legate ai momenti di tensione poteva essere svolto un lavoro migliore.

    Fobia St. Dinfna Hotel Fobia St. Dinfna HotelVersione Analizzata PCFobia: St. Dinfna Hotel è un buon debutto per Pulsatrix Studios: in quattro anni sono riusciti a confezionare un horror esteticamente e ludicamente piacevole, con il mix giusto di elementi rompicapo-investigativi e sparatutto. Generalmente si nota l’impegno del team, che forse avrebbe potuto osare leggermente di più: certi enigmi sono troppo banali, altri richiedono backtracking eccessivo e possono confondere non poco il giocatore. Il comparto grafico è buono, complice un buon utilizzo dell’Unreal Engine ma tra ambienti e oggetti piuttosto dettagliati è inevitabile notarne altri di scarsa qualità, che un po' ledono la bellezza di Fobia, il cui tessuto narrativo purtroppo sa di già visto.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: AMD Ryzen 5 5600X
    • RAM: 16GB
    • GPU: NVIDIA GeForce RTX 3070
    7

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