Follia Dear Father Recensione: un horror tutto italiano ispirato ad Outlast

Il piccolo team italiano Real Game Machine si cimenta con un survival horror fortemente ispirato ai grandi classici, da Outlast ad Amnesia

Follia Dear Father Recensione: un horror tutto italiano ispirato ad Outlast
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Un po' come all'interno delle storie che il genere di solito racconta, uscir "vivi" dallo sviluppo di un survival horror è un'impresa di non poco conto. La tipologia di videogiochi in questione è infatti fra le più frequentate in assoluto dall'industry, ricettacolo d'immaginari macabri e linguaggi ad alta tensione che oggi, agli albori dei nuovi anni Venti, mostra sempre meno oscillazioni creative, attestandosi su una manciata di standard da cui le nuove leve di programmatori sembrano faticare a distaccarsi anche solo in minima parte.

    Una fra le tendenze più consolidate è quella dell'horror-adventure in soggettiva, che - curioso a dirsi - nell'arco di questo mese si arricchirà di ben due produzioni inedite, entrambe appartenenti al circuito indipendente. Entro fine maggio scopriremo di che pasta è fatto Those Who Remain, di cui potete già trovare un'anteprima sulle nostre pagine, mentre oggi vi parliamo di Follia: Dear Father, opera prima del team partenopeo Real Game Machine, disponibile dal 30 aprile su Steam con tanto di supporto ad HTC Vive (per giocare in Realtà Virtuale, però, bisogna acquistare un DLC dedicato, che in questa sede non andremo a trattare).

    L'università degli orrori

    La vita di Marcus Pitt sta per cambiare per sempre. Dopo avere ricevuto una mail a dir poco allarmante da parte della Frederick Fidelity University, la struttura dove entrambi i suoi genitori prestano servizio, il ragazzo esce di casa per dirigersi immediatamente in direzione dell'ateneo. Giunto in piena notte nei pressi dell'edificio, il giovane entra al suo interno di soppiatto, non senza le difficoltà dovute al fatto che l'ingresso principale è praticamente sbarrato e più in generale, tutt'intorno, aleggia la spiacevole sensazione che sia accaduto qualcosa di terribile. Non gli ci vorrà troppo tempo per capire di essersi infilato in una brutta faccenda, un autentico inferno in terra dal quale scappare sarà tutto fuorché semplice.

    Follia: Dear Father è il classico gioco dove il protagonista, un uomo comune, si ritrova suo malgrado a dover varcare le soglie di un ambiente dichiaratamente malsano, pericoloso e ostile, abitato da un manipolo di creature ripugnanti e brutalmente violente. I richiami a titoli come Amnesia e Outlast sono palesi non soltanto in virtù di una sostanziale vicinanza di atmosfere, cupe e corrotte come quella tradizione orrorifica vorrebbe imporre, ma anche in termini di costruzione del gameplay, potpourri di tante meccaniche arcinote al grande pubblico.

    Per passare da un'ala dell'università all'altra è necessario esplorare le stanze e i corridoi che compongono ogni sezione, nel contempo risolvendo alcuni piccoli - e scarsamente interattivi - puzzle di tipo ambientale: premere pulsanti, attivare generatori di corrente, ricomporre la combinazione di qualche serratura. Parallelamente, non saranno pochi i momenti in cui il giocatore avrà uno dei suddetti mostri alle calcagna: tutti nemici dalla forza sovrumana e molto sensibili agli spostamenti del nostro eroe, mossi dal solo scopo di catturare il buon Marcus e infine banchettare con le sue carni.

    Con queste premesse è corretto aspettarsi da Follia: Dear Father un'esperienza dai ritmi volutamente lenti, che chiede a chi gioca di fare attenzione ai dettagli che lo circondano - e, va da sé, di sopportare una discreta dose di backtracking - nonché, allo stesso tempo, di agire sempre con una certa prudenza per avere la meglio sull'avversario, da evitare anziché affrontare di petto. Basti pensare che l'unica arma in possesso del giocatore, un comune piede di porco, può servire tutt'al più per parare gli assalti degli abominevoli persecutori, ma mai per sbarazzarsene in maniera definitiva.

    Nessuna via di scampo

    Va detto che Follia: Dear Father, pad (o mouse/tastiera) alla mano, trasmette quantomeno una certa, palpabile devozione nei confronti del genere in cui gli autori - due sole persone, è bene specificarlo - hanno scelto di addentrarsi. Purtroppo però il titolo presenta anche svariati problemi, non solamente circoscrivibili all'evidente povertà di budget alla base del progetto, riflessa in un comparto tecnico troppo grezzo persino per un prodotto indie. A risultare da subito piuttosto spigoloso è soprattutto il sistema di gioco, e ancor più nello specifico tutto ciò che concerne lo stealth, pilastro fondamentale dell'offerta ludica. L'avventura si fa carico di un'inquadratura la cui oscurità è spesso a un passo dall'essere integrale: un buio che il giocatore può parzialmente fendere utilizzando, a discrezione, o un vecchio "zippo" o una comune pila elettrica, conscio del fatto che la luce attira inevitabilmente il rivale.

    L'accendino illumina l'area che circonda il personaggio per una durata potenzialmente infinita, ma in modo molto flebile, e in più si spegne non appena Marcus si mette a correre; in compenso la torcia rischiara anche in lontananza, nonostante consumi una mole spropositata di batterie, da cercare in continuazione tra le pieghe del setting e sempre da ricaricare a mano, con una frequenza francamente inverosimile.

    L'idea di spingere l'utente ad amministrare strategicamente i due strumenti è senz'altro buona, ma la macchinosità della gestione stessa - resa tale dalla richiesta di aprire e chiudere costantemente l'inventario - impedisce alla dinamica di risultare soddisfacente. Anche perché le mostruose sentinelle, oltre ad avere un raggio d'azione notevolmente ampio, si dimostrano subito parecchio allenate a individuare il Nostro anche quando -teoricamente- dovrebbe trovarsi al sicuro, ben nascosto nell'ombra: un elemento che rende la sfida fortemente squilibrata in numerosi frangenti.

    L'altro importante difetto di Follia: Dear Father riguarda il modo in cui l'esperienza di gioco decide di costruire la tensione. Un modo che, senza mezzi termini, non è mai interessante, in quanto interamente basato sull'(ab)uso del jump scare. Volti putrescenti che sbucano d'improvviso in primo piano e grida assordanti e repentine sono gli unici mezzi utilizzati per indurre al proverbiale "salto sulla sedia", espedienti talmente reiterati da venire a noia molto velocemente.

    È un problema che fa il paio con una trama davvero inconsistente, priva di colpi di scena e, più in generale, di una sceneggiatura sufficientemente solida (la narrazione di fatto non subisce evoluzioni, sfociando tutto d'un tratto, dopo circa quattro ore di nascondini e fughe, in un finale frettoloso). In assenza di grandi risorse, avrebbe sicuramente giovato puntare su una scrittura più articolata; magari attenta a proporre più parti dialogate, considerando che la produzione, inaspettatamente, vanta un doppiaggio in italiano di livello più che apprezzabile - purtroppo poco sfruttato, per tutte le ragioni di cui sopra.

    Follia Dear Father Follia Dear FatherVersione Analizzata PCSpiace non poter parlare di Follia: Dear Father in termini più lusinghieri. Purtroppo il survival horror di Real Game Machine soffre di tante problematiche che, sommate a una scarsa originalità d’insieme, danno vita a un prodotto molto distante dalla qualità dei suoi congeneri più ricordati. Non bastano insomma qualche spavento facile e un discreto quantitativo di sangue e frattaglie a schermo per consigliare un titolo che ha poco da offrire persino ai fan più sfegatati di una formula che forse, a questo punto, meriterebbe un qualche tipo di revisione.

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