Recensione Game of Thrones

Il gioco del trono non lo vince Cyanide

Recensione Game of Thrones
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • L‘incredibile successo della saga fantasy Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ha permesso al creatore George Martin di dedicarsi a nuovi media per proporre la sua opera. A partire dalla serie TV A Game of Thrones (che prende il nome dal primo libro del ciclo), Cyanide Software ha lanciato sul mercato una serie di videogame legata al franchise. Lo strategico uscito circa un anno fa non riscosse particolare successo, mentre oggi ci riprovano con un RPG tattico in terza persona dal taglio cinematografico che narra le vicende che intercorrono tra l’ascesa al Trono di Spade di Robert Baratheon, e l’inizio del primo libro. Dopo un breve annuncio di qualche anno fa, non si seppe piu’ nulla di questo titolo, finche’ non ricomparve insieme al logo HBO, diventando il gioco ufficiale della serie TV. L’intervento di HBO ha concesso a Cyanide di portare a termine il progetto, che ha visto lo stesso Martin definire l’impostazione generale della trama. Mors e Raymond Sarwyck sono i due protagonist di questo titolo. Li impersoneremo direttamente, avendo accesso a due differenti personaggi da gestire. Si inizia con Mors, un vecchio ranger coscritto della Night Watch che cercando di catturare un fuggitivo, incappa in una pattuglia di Wildlings, i barbari che vivono al di la’ della Grande Barriera. Al suo ritorno a Castle Black viene contattato a sorpresa da Jon Arryn, l’Hand of the King di re Robert: il suo passato sta per tornare a galla: un amore spezzato, una vita dimenticata grazie al freddo del Nord.

    Il punto di forza

    Il cambiamento di setting è repentino dopo le prime battute sotto la Barriera. Raymond Sarwyck e’ il figlio più anziano del recentemente defunto Lord Sarwyck di Riverspring, scomparso da anni e mai più rivisto. Fino ad oggi almeno, giorno del funerale del defunto padre. Raymond ha viaggiato in lungo e in largo per le terre dell’Est, al di là del Narrow Sea, ed è diventato un maestro dell’ordine dei preti di R’hllor, il dio del fuoco. Un brusco ritorno che inquieta i Lord circostanti alle terre dei Sarwyck, al punto da richiedere l’intervento diretto della casata dei Lannister, a cui sono legati da un patto di fedeltà.
    Le due quest-line ovviamente si incontreranno, ma manterranno tuttavia una certa indipendenza. La trama assume i risvolti cupi, violenti e ironici caratteristici della saga fin da subito, con fiotti di sangue, linguaggio scurrile ed eventi mai moralmente ddefinit: non esiste una netta distinzione tra bene e male o valore e codardia, ma solo il peso delle proprie azioni. La trama e’ narrata come un film, con lunghi dialoghi interpretati da buoni attori in lingua inglese (lo zampino della HBO) e ovviamente dagli stessi della serie televisiva quando incontreremo illustri personaggi, come Jorah Mormont e Tywin Lannister. Freddiamo subito gli entusiasmi: la buona interpretazione e l’azzeccato incipit del plot cadono immediatamente sotto i colpi di una realizzazione tecnica paragonabile ai titoli di sei anni fa, soprattutto dal punto di vista delle animazioni e degli ambienti. La storia e’ il punto di forza della produzione ma vedere il Lord reggente della Night Watch muoversi come un manichino non facilita certo l’immersione. Purtroppo pero’ i problemi non si fermano qui. I pur intriganti dialoghi non sono supportati da compiti altrettanto interessanti nelle quest, che vi costringeranno a tornare puntualmente sui vostri passi. In questo caso i dialoghi altereranno il corso degli eventi a causa di scelte multiple che possono cambiare le carte in tavola come salvare o meno un personaggio: il titolo Cyanide nella progressione della storia si e’ ispirato decisamente alla libertà di scelta di The Witcher 2. La grossa differenza tra i due titoli è che in quest’ultimo si raggiunge una tale drammatica diversità che due playthrough possono risultare completamente differenti. Dalle scelte che abbiamo compiuto in Game of Thrones invece non abbiamo riscontrato tale successo: e’ pur vero che spesso influenzeremo direttamente la trama, ma con semplici aut aut e non vere e proprie alternative.

    Lunghe pause

    La prima volta che prenderete possesso di uno dei due personaggi dovrete scegliere le loro classi di appartenenza. Sono sei in tutto, tre per ciascuno, e tutte basate su combattimenti corpo a corpo eccetto una sola (appartenente a Mors). In realtà, nonostante i nutriti skill tree, le varie classi non si distinguono particolarmente in varietà, fatto molto evidente durante i combattimenti. Questi sono strutturati in un sistema molto simile a quello visto nel primo Mass Effect: un party di tre o quattro personaggi viene direttamente controllato tramite un menu a ruota che rallenta l’azione da cui selezionare le differenti abilita’. Ogni compagno al di fuori dei protagonisti e’ dotato di un solo albero di abilita’ da utilizzare. Mors e Sarwyck invece ne hanno due: il Guardiano della Notte vanta al suo fianco un fidato cane che svolge varie funzioni. I compiti che puo’ svolgere coinvolgono delle investigazioni o delle ricerche che solo il fiuto del nostro amico potranno risolvere. Mors infatti e’ un mutaforme e tramite la pressione dell’apposito tasto sul nostro fidato gamepad (i controlli da tastiera e’ meglio lasciarli da parte) può prendere possesso del segugio per fiutare diversi indizi. Una volta nel corpo del quattro zampe in pratica potremo segnalare permanentemente sulla mappa la posizione di elementi di rilievo, come oggetti particolari o persone da dover seguire successivamente. In generale questa risulta una variazione ben gradita che non riesce pero’ da sola a risollevare le sorti di A Game of Thrones. Infatti, tornando al combattimento, le abilita’ del nostro amico canino si rivelano molto limitate e assolutamente analoghe a quelle di tutti gli altri personaggi, Sarwyck incluso. Queste spaziano dai classici stordimenti, a delle posizioni di attacco o difesa, ai cosiddetti “taunt” per attirare l’attenzione su un personaggio particolarmente resistente. Anche controllando Sarwyck, che dispone dei poteri di R’llhor, il comparto skill sarà esattamente analogo, senza alcun tipo di freschezza a livello di meccaniche di gioco e tanto meno a livello grafico. Usare Combustion per bruciare la propria lama, con cui poi appiccare le fiamme ai nemici, risulta molto poco soddisfacente. In generale, data questa somiglianza tra le varie skill, non si capisce mai bene esattamente cosa accade a schermo durante uno scontro. La commistione tra action e gameplay tattico resa famosa dal titolo Bioware, in questo caso e’ implementata in modo troppo meccanico, tanto da rendere ogni combattimento frustrante e noioso.

    Poco importano quindi le innumerevoli statistiche che il gioco ci costringe a studiare nel menu del personaggio: il gioco in questo caso non vale la candela se non per seguire le vicende dei due protagonisti che si intrecciano con lo splendido mondo creato da George Martin. Esiste anche un livello di difficoltà molto difficile che pero’ sconsigliamo di intraprendere per quanto detto. Anche il sistema di equipaggiamento mostra il fianco a una pallida imitazione di prodotti piu’ famosi. Le classiche rarità suddivise per colore dal bianco al viola e la discreta varieta’ cosmetica delle armature stonano nel complesso: vedere Mors vestito come un selvaggio del Nord perche’ l’elmo cornuto o il teschio spezzato e’ statisticamente piu’ potente della cappa da Guardiano, proprio -da appassionati- ci fa storcere il naso. Insomma si e’ cercato di coniugare in Game of Thrones sia la complessità di statistiche propria di uno Skyrim, sia l’immersione cinematografica propria di altri titoli come The Witcher 2 e il risultato, infine, non e’ soddisfacente in entrambi i comparti.

    Maester di tecnica?

    Tecnicamente A Game of Thrones lascia a desiderare. Si salvano solo le texture dei personaggi. Nella media il polygon count e gli effetti di luce, mentre pollice verso per gli ambienti spogli e poco curati nel dettaglio, tanto che in numerose occasioni in cui orde di uomini si dovrebbero scontrare in battaglia compaiono a schermo solo quattro o cinque soldati, nonostante dai dialoghi la scala dello scontro avrebbe dovuto risultare ben piu’ ampia. Ma il vero problema risultano le animazioni. Abbiamo gia’ detto che durante le numerose cutscene i personaggi sembrano dei manichini senz’anima e non reggono assolutamente il passo con i bei dialoghi ben doppiati con giusta enfasi, tanto da risultare incoerenti e abbozzati. In combattimento forse si tocca il fondo, momento in cui la scattosita’ dei colpi inferti e dei movimenti non viene arginata dalle inquadrature in stile cinematografico. Come se non bastasse il motore di gioco e’ davvero pesante da far girare. Sulla configurazione di prova, un i7 920 con 6Gb di RAM e Nvidia GTX 570 raggiungevamo i 60 frame medi costanti, inaccettabile per il dettaglio grafico cosi’ ridotto, dato che supponiamo che schede meno performanti potrebbero scendere a compromessi ben più pesanti di qualche sporadico rallentamento.

    Stesso discorso quando abbiamo provato Game of Thrones su un portatile Sandy Bridge i7 dotato pero’ di scheda video Nvidia 640M, configurazione in grado di far girare senza incertezza alcuna Battlefield 3 a dettagli alti alla risoluzione nativa del monitor in dotazione. In questo caso i frame sono scesi pericolosamente sotto il livello di guardia, faticando a volte a raggiungere i 30. Sospettiamo una probabile scarsa ottimizzazione lato driver, ma il divario e’ davvero troppo elevato. Come se non bastasse piccoli bug che spaziano dal mero rallentamento immotivato al crash to desktop senza passare dal via, completano un panorama poco rassicurante, insieme a problemi consistenti di tearing nonostante il vsync attivato.
    Bene invece il comparto audio. In questo caso sospettiamo che HBO sia intervenuta di peso, nei dialoghi ottimamente interpretati e nelle musiche ben orchestrate e tratte direttamente dalla serie televisiva. Anche la traduzione in italiano e’ di buona fattura, mentre forse gli effetti non sono cosi’ convincenti, ma di certo non e’ i caso di fermarsi su queste piccolezze. I problemi di A Gaame of Thrones sono infatti ben altri, come avete potuto leggere nel corso dell’articolo.

    Game of Thrones Game of ThronesVersione Analizzata PCCon vero rammarico, dobbiamo bocciare l’ultimo lavoro di Cyanide Software per un titolo che aveva destato il nostro piu’ feticistico interesse. Dati i problemi di gameplay, di tecnica e di generale noia che traspaiono da ogni istante, l’unico motivo per cui potreste acquistare questo titolo e’ il vivere la trama che propone, con personaggi davvero interessanti e articolati, ma affossati completamente da un comparto tecnico da dimenticare e un combat system senza alcuna attrattiva. A Game of Thrones cerca di risultare profondo e complesso da un lato e spettacolare ed epico dall’altro, riuscendo solamente a rovinare l’esperienza in entrambi i casi, macchiando di rosso sangue l’ottimo script di George Martin. Un’occasione mancata.

    4.5

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