70
Recensione Videogiochi
La recensione di Resident Evil 4: un remake che ci ha stupito! Quasi perfetto...
9

Come si suol dire: a volte ritornano. E nel caso di Gang Beasts la cosa non ci sorprende più di tanto. Folle parto del piccolo team inglese Boneloaf, poi notato e sostenuto nientemeno che dai ragazzi di Double Fine, il gioco ha infatti saputo conquistare le simpatie di una discreta fetta di pubblico sin dal 2014, quando ancora stazionava nell'Accesso Anticipato di Steam. Dopo lo sbarco su tutti i sistemi di scorsa generazione, l'approdo su Nintendo Switch sembrava pressoché inevitabile e difatti il porting per console ibrida è infine spuntato anche in edizione fisica, seppur con ritardo. Per chi ancora non lo sapesse, parliamo di uno di quei titoli dal gameplay volutamente "sbagliato" eppure, proprio per questo, estremamente spassoso, perlomeno a determinate condizioni. Un piccolo fenomeno multiplayer-only che vale senz'altro la pena riscoprire.
Non è bello quando succede nella vita reale, ma non si può negare che, nella finzione dei prodotti audiovisivi, osservare gente intenta a "menarsi" sia un'ottima fonte d'intrattenimento; in fondo è la linfa di molti film d'azione, come pure di tutti i fighting game. L'idea alla base di Gang Beasts parte proprio da questo primordiale gusto per le azzuffate: ciascuna partita prevede infatti che da due a otto giocatori si prendano vicendevolmente a botte all'interno di "arene" di natura variegata (un treno in corsa, l'interno di un inceneritore, una lastra di ghiaccio sul mare...), provando in tutti i modi a scaraventare dal primo all'ultimo oppositore oltre i limiti consentiti.
La formula, di per sé semplicissima, trova poi la sua definitiva ragion d'essere in una messinscena demenziale che ruota attorno ai protagonisti della bagarre: dei flaccidi blob colorati. Ogni utente ne interpreta uno e deve imparare a domarne i movimenti al più presto, operazione piuttosto impegnativa essendo i personaggi contraddistinti da una fisica ragdoll completamente smidollata. Gli avatar possono saltare, afferrare i rivali, dar loro cazzotti, calci e capocciate, ma senza quella precisione che ci si aspetterebbe da un brawler normale (volete un esempio? Ecco la nostra recensione di Fall Guys)
Gestire i lottatori è una vera e propria impresa, e d'altro canto è l'aspetto che, unitamente alle bizzarre possibilità di personalizzazione cosmetica dell'alter ego, permette a Gang Beasts di dar vita a situazioni a dir poco esilaranti. Sfidiamo a non ridere, per esempio, trovandosi di fronte a una rissa in stile wrestling fra gelatine agghindate da operai, gatti, pirati e pinguini, oppure dinanzi a una baruffa tra un molleggiato con la parrucca di Donald Trump e un altro vestito da Rick Sanchez, mentre il tentacolo di una piovra gigante tenta di trascinare entrambi nelle profondità della vasca di un acquario.
La sgangheratezza dei comandi è chiaramente pensata per creare quel po' d'imprevedibilità che serve a ogni party game degno di nota, il che comunque non significa sia impossibile, facendo pratica, entrare in sintonia con il control system quel tanto che basta per imparare a gestire persino gli istanti più delicati dello scontro. Risulta anzi decisivo capire come sfruttare al meglio le meccaniche di appoggio e arrampicata sulle pareti, unico modo per salvarsi in extremis dalle cadute nel vuoto, oppure le combo per tramortire l'avversario, così da poterlo sollevare e lanciare al di là dei bordi prima che possa riprendere conoscenza e ribellarsi.
Oltre alla "royal rumble", denominata Corpo a Corpo, Gang Beasts propone tre modalità alternative: una a squadre, un'altra contro orde di blob guidati dalla CPU, un'altra ancora di stampo calcistico. Poco si scostano dalle dinamiche caciarone che contraddistinguono l'offerta principale, la più esplosiva nel suo continuo, goffo avvicendarsi di mosse e contromosse.
Ora, va detto che parlare della versione Switch di Gang Beasts non sia troppo diverso dal descrivere le altre edizioni in commercio. Davvero poco esigente sul fronte tecnico, l'opera trova anche nell'hardware della Grande N un rifugio sufficientemente accogliente, soprattutto in virtù del suo essere una perfetta macchina per l'esperienza multigiocatore.
Senza sorprese, il picchiaduro di Boneloaf ne sfrutta infatti ogni elemento distintivo: in primo luogo la compatibilità con entrambi i tipi di pad, dal classico Pro Controller ai Joy-Con, come sempre separabili al fine di facilitare la competizione tra persone in presenza. Fra le opzioni è inoltre presente una voce, Wireless, che permette di accostare più console in assetto tabletop, possibilità ovviamente assente nei porting per sistemi Sony e Microsoft. Quest'ultima è un'opportunità molto ghiotta specialmente nell'ottica di una fruizione in multiplayer locale a otto combattenti (non più di quattro davanti allo stesso display), vale a dire al massimo del potenziale di Gang Beasts, mentre chi fosse a corto di partecipanti in carne e ossa potrà sempre e comunque fare affidamento sull'online.
È proprio nel gioco in rete tra sconosciuti che si cela l'unico, vero tallone d'Achille di questa incarnazione del prodotto, la cui ricetta ludica, ribadiamo, funziona bene a patto di trovarsi in tanti sullo stesso campo da battaglia.
Forse a causa della scarsa popolosità dei server, il matchmaking spesso non riesce a radunare più di un paio di giocatori alla volta, situazione tutt'altro che ottimale per accendere la miccia del divertimento. Per giunta manca una funzione di chat vocale che possa replicare adeguatamente lo schiamazzo tipico delle sessioni spalla contro spalla, che quindi rappresentano, a conti fatti, la maniera migliore per godersi Gang Beasts su Nintendo Switch.
Gang BeastsVersione Analizzata Nintendo SwitchFra i pro di una forma ibrida ideale per il local multiplayer e i contro di un’esperienza in rete col freno a mano tirato, la conversione per Switch di Gang Beasts si difende quanto basta a fornire alla platea Nintendo l’occasione per recuperare uno dei party brawler più pazzi degli ultimi anni. Pur non trovandoci al cospetto dell’edizione migliore fra quelle viste su console, l’immediatezza e il vivace disordine della formula imbastita da Boneloaf tornano qui senza alterazioni, garantendo qualche ora di svago genuino a chiunque abbia la possibilità di reclutare un po’ di amici bendisposti a darsele -virtualmente- di santa ragione.
Che voto dai a: Gang Beasts