Generation Zero Recensione: il mondo dei robot per i creatori di Just Cause

Nonostante le buone premesse, lo sparatutto di Avalanche con elementi cooperativi non è riuscito a convincerci pienamente...

Generation Zero Recensione: il mondo dei robot per i creatori di Just Cause
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Nel mondo videoludico, i pot-pourri di idee e concept diversi sono sempre ben accetti: perché ci vogliono il coraggio e le capacità giuste per mettere insieme qualcosa che funzioni "inspiegabilmente". Così, provare la Closed Beta di Generation Zero, qualche mese fa, rappresentò un'esperienza molto interessante. Avalanche Studios era riuscita ad infilare nel calderone bollente gli ingredienti più stravaganti e sconnessi, con un risultato finale promettente, un survival horror con le mappe gigantesche di Just Cause e le ambientazioni idilliache di theHunter, infarcito di ingredienti tanto randomici quanto insensatamente armoniosi: la Svezia, gli anni Ottanta e robottoni killer zoomorfi!

    Purtroppo, l'hype scatenato dalla versione di prova si è completamente sgonfiato dopo poche ore di gioco, spese perlopiù a cercare di ritrovare quell'alone di mistero e quella voglia di scoperta che ci avevano catturati ad ottobre. Senza contare che gran parte del tempo lo abbiamo speso nel tentativo di attraversare un mondo di gioco sì enorme, ma vuoto e ripetitivo.

    Look anni ‘80 e anima scandinava

    Se non conoscete Simon Stalenhag, cercatelo immediatamente: è un artista svedese particolarmente talentuoso, e le sue illustrazioni sono cibo per gli occhi di tutti gli amanti dello Sci-fi. Stalenhag disegna perlopiù paesaggi scandinavi, innevati e desolatissimi, con l'aggiunta di inquietanti robot stracolmi di cavi, batterie e vecchi monitor.

    Proprio questa è l'ambientazione in cui il nostro protagonista si muoverà: una grigia e desolata Svezia post-apocalittica, realizzata ottimamente dai ragazzi di Avalanche non soltanto per la mera resa grafica, ma soprattutto per la palette di colori utilizzata, in cui i toni smorti dei panorami e la leggera foschia si mescolano col giallo canarino delle auto dal design squadrato, col rosso delle case di legno, e con l'arancione dei nostri temibili nemici.

    Il comparto audio non è assolutamente da meno. Il feedback sonoro degli scontri a fuoco è molto soddisfacente e ci sono effetti realistici per i diversi materiali "calpestabili". Il lento incedere dei nemici che pattugliano la zona, con l'approcciarsi di CLANK metallici, è davvero inquietante, specie nelle prime fasi di gioco.

    Una menzione speciale spetta inoltre alle musiche: un mix elettronico tra la colonna sonora di Terminator e quella di Stranger Things, che dà vita ad un autentico revival anni Ottanta. Ed il decennio della Thatcher è presente ovunque in Generation Zero, a partire dalla personalizzazione del personaggio: spalline doppie, orologi con tanto di calcolatrice e tagli di capelli orrendi... cosa desiderare di più? Forse un mondo di gioco che sappia raccontare una storia in modo sufficientemente profondo, al di là delle apparenze.

    Svedesi scomparsi

    Quasi tutto quello che conosciamo della storia narrata da Generation Zero è contenuto in una didascalia che compare all'inizio di una nuova partita: dopo la Seconda Guerra Mondiale la Svezia, per evitare altri conflitti, ha fatto giganteschi investimenti mirati a difendere i propri confini, sviluppando dei robot in grado di rispondere a qualsiasi tipo di minaccia militare.

    Dopo una serena battuta di pesca coi compagni di classe, la vostra barca viene colpita da proiettili esplosivi, giunti da chi sa dove. Ancora vivi, ma gravemente feriti, riuscirete a giungere a riva. Questo è quanto, in assenza di filmati o cutscene, veniamo direttamente catapultati nel gioco. Ben presto raccoglieremo le prime armi ed incontreremo i nostri nemici, dei robot zoomorfi dotati di grosse mitragliatrici, in grado di "fiutare" la nostra presenza da lontano ed inseguirci per miglia e miglia.

    Un aspetto interessante del gioco è la sua "memoria": se si danneggia uno dei nostri avversari senza finirlo, lo ritroveremo "ferito" in seguito, anche dopo aver esplorato per ore una zona completamente diversa della mappa. Il nostro obiettivo, oltre a quello di salvare la pellaccia, naturalmente, consiste nel trovare altri sopravvissuti: tutte le case sembrano deserte, e le luci rimaste accese ed i televisori ancora in funzione lasciano intuire che sia accaduto qualcosa di tanto terrificante quanto improvviso.

    Partiamo dunque all'esplorazione dei centri abitati vicini, raccogliendo briciole di pane (biglietti o note audio sparsi per gli edifici), ed inseguendo un gruppo di sopravvissuti che sembra aver lasciato le tracce del proprio cammino in zona. Così ci aveva salutato la closed Beta, con l'intrigante solletico investigativo e con un incontro particolare: un robot bipede alto 15 metri (simile al Metal Gear dell'omonimo, indimenticabile capitolo PSX) che sembrava impossibile da abbattere coi mezzi limitati a disposizione.

    Questo commiato aveva un che di stuzzicante, specie considerando il fatto che avevamo esplorato soltanto una piccolissima porzione della mappa di gioco. Non sapevamo però quello che ci aspettava dietro l'angolo, ossia che tutta l'offerta di Generation Zero è racchiusa in quella breve esperienza.

    Loot loot loot

    Se è vero che per completare la missione principale ci vogliono comunque molte ore, ad attenderci non c'è altro che una lunga, ripetitiva, frustrante, passeggiata da un punto all'altro della mappa. Nessun NPC col quale interagire, nessun colpo di scena degno di nota o missione interessante, ma soltanto noiose note da leggere o nastri da ascoltare...in svedese! (Verrebbe da citar Fantozzi ed aggiungere "ma coi sottotitoli in tedesco"; eppure non temete: basta conoscere l'inglese).

    La pecca principale di Generation Zero, se si escludono le distanze eccessive da percorrere a piedi per spostarsi tra i punti focali della mappa, è certamente la poca varietà. Gli interni delle ambientazioni, pur essendo graficamente ben realizzati, sembrano frutto di un lavoro di copia e incolla ed infondono una sensazione cronica di déjà-vu. Anche le missioni sono quasi tutte uguali e seguono un pattern ben preciso: raccogliere tutto ciò che è contenuto in un centro abitato o in un bunker, per poi spostarsi a quello successivo, facendo attenzione ad ottimizzare l'utilizzo di munizioni e risorse, sopravvivendo ai nemici di pattuglia.

    Anche la varietà delle nostre nemesi robotiche è piuttosto scarsa, ma a scatenare i dubbi più importanti è la loro IA "altalenante". Negli spazi aperti le macchine assassine sono precise, letali e ben organizzate, e guai a lasciare che si raggruppino in grossi "branchi", perché azzererebbero i vostri punti vita in men che non si dica.

    Un po' come per gli alieni del film Signs, che pur avendo costruito navicelle spaziali in grado di viaggiare per anni luce, non riuscivano a girare i pomelli delle porte, gli avanzatissimi robot di Generation Zero hanno due punti deboli, del tutto inoffensivi per noi esseri umani: i muri e le alture. Trovate un punto, magari in alto, protetto da una parete e li rimbecillirete del tutto. Il titolo prevede anche un sistema di level up del personaggio, tramite il classico skill tree.

    I punti esperienza che si guadagnano vincendo uno scontro o riuscendo a sfuggire agli avversari vanno necessariamente aumentati poiché l'avanzamento è davvero troppo lento e si finisce addirittura col dimenticarsi dei propri obiettivi di miglioramento. Oltre ad essere desolante e ripetitivo, Generetion Zero è a tratti anche piuttosto difficile da affrontare: tutte caratteristiche spigolose che si potrebbero decisamente attenuare grazie alla compagnia di uno o più amici

    . L'opera infatti prevede una componente multiplayer, flagellata però da due gravi difetti. Se non si conoscono direttamente persone con cui giocare, vi capiterà spesso di trovare partite con utenti completamente disinteressati alla vostra sopravvivenza e alla missione da compiere, e ciò accade per un motivo ben preciso, che incarna anche il secondo, grave, difetto del sistema di co-op: soltanto l'host mantiene i progressi delle missioni svolte...un fattore che disincentiva molto spesso l'esplorazione in cooperativa.

    Generation Zero Generation ZeroVersione Analizzata PCNonostante Generation Zero sembrasse avere un gran potenziale ha deluso ogni aspettativa. L’appeal caratterizzato dalla originale quanto riuscita fusione tra ambientazioni scandinave, musiche anni Ottanta e robot-killer zoomorfi non era altro che uno specchietto per le allodole: la ripetitività e la mancanza di contenuti cancellano, purtroppo, qualsiasi tipo di entusiasmo iniziale, e lo fanno dopo poche ore di gioco. La sensazione (piuttosto netta) è quella di un titolo che ha subito una brusca interruzione in fase di sviluppo, che odora più di early access che di gioco completo. Uno spreco di potenziale, insomma, soprattutto se si considerano (oltre al fascino dell’ambientazione) l’ottima fattura del comparto grafico e di quello sonoro, ed il gunplay soddisfacente e responsivo. Speriamo che questa storia possa avere un lieto fine, ma perché ciò accada Avalanche Studios dovrà lavorare duramente per bilanciare alcuni aspetti della produzione e, soprattutto, aggiungere contenuti corposi alla storia principale.

    5.5

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