Recensione Ghost Recon Predator

La saga di Ghost Recon nuovamente alle prese con il rebus della portabilità. Recensito l'ultimo capitolo per PSP

Recensione Ghost Recon Predator
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  • La misteriosa vita di Tom Clancy

    Tom Clancy deve indubbiamente godere di giornate più lunghe di quelle del resto del genere umano. Oppure, dietro alle apparenze, si nasconde in realtà una sorta di Skynet con l’unico compito di scrivere milioni di sceneggiature e libri al giorno. Un’altra ipotesi potrebbe essere che Tom Clancy non è una sola persona, ma un gruppo di scrittori schiavizzati e costretti ogni giorno a produrre testi senza sosta. Il perché di una simile domanda è presto detto: quanti libri, sceneggiature e videogiochi portano il nome di questo distinto signore? Quante volte l’avete sentito nominare nelle conferenze di presentazione Ubisoft? Il caro Tom quando avrà trovato il tempo materiale per buttare giù due righe per il plot di questo secondo Ghost Recon pensato appositamente per la PSP?
    Avete capito bene: Predator cerca di correggere il tiro del pessimo Advanced Warfighter 2, proponendo in ambito portatile un altro capitolo della famosa saga.
    Missione compiuta?

    Il marchio di fabbrica di Tom

    Per chi non conoscesse Ghost Recon, si tratta di uno sparatutto in terza persona dove la strategia rappresenta una componente fondamentale. Controllando un gruppo di soldati speciali, dovrete muovervi con circospezione all’interno di scenari sia all’aperto che al chiuso, sgominando a suon di piombo e esplosioni le forze ostili. La parola d’ordine è realismo: pochi colpi saranno più che sufficienti per uccidere un membro della vostra squadra, che dovrà quindi mantenere un basso profilo, cercando di non farsi scovare e di circondare quando possibile i nemici. Sulle console casalinghe la saga ha sempre ottenuto buoni risultati in termini qualitativi riuscendo, nel tempo, a crearsi una buona schiera di fedeli fan. Come già anticipato tuttavia, in ambito portatile le cose vanno in maniera molto diversa.
    Predator non cambia di una virgola la formula appena descritta. Questa volta lo scenario in cui è ambientata l’azione e lo Sri Lanka. Qui navi minerarie statunitensi sono state attaccate senza alcun apparente motivo. Fautori del gesto un gruppo di terroristi, che hanno così causato un guaio diplomatico abbastanza serio. Per evitare un conflitto a viso aperto, gli USA hanno deciso di inviare la squadra Ghost con il doppio fine di coprire le motivazioni del gesto e di sgominare la cellula terroristica. Il tempo però stringe, visto che contemporaneamente gli Stati Uniti stanno inviando la loro flotta al largo delle coste dello Sri Lanka. La pace nel mondo dipende insomma dal successo della team Ghost, che mai come ora dovrà muoversi con circospezione.
    Il plot di fondo insomma porta con sé tutti i marchi della fabbrica Tom Clancy: terrorismo, cospirazione e, naturalmente, colpo di scena finale. La trama viene raccontata tanto dai briefing che precedono ogni missione, quanto da alcune scene non interattive che sfruttano uno stile grafico prossimo a quello dei fumetti di stampo americano. Per quanto belle da vedere, non aspettatevi comunque personaggi memorabili o una sceneggiatura degna di nota. Per quanto il buon Tom, o chi per lui, ci abbia messo del suo, la crisi in Sri Lanka resta solo un buon pretesto per propinarvi una serie di missioni.

    Tattica? Roba per vecchi!

    Se quindi la trama non brilla parecchio, c’è da aspettarsi che dal punto di vista del gameplay, Ubisoft si sia mossa bene. Purtroppo anche qui le cose non vanno come sperato. A mancare non sono le idee, né un’attenta pianificazione del prodotto. Predator è un titolo che si adatta perfettamente all’ambito portatile nel quale è costretto. Le missioni infatti, non sono mai eccessivamente lunghe e in ogni caso sono dense di checkpoint dove è possibile salvare. Tuttavia, a conti fatti, questo resta l’unico vero pregio del titolo. Il resto, infatti, è un continuo mix di pro e contro che rendono il gioco un’occasione persa, uno di quei titoli che avrebbe potuto, ma che è stato affossato da diversi problemi di varia natura.
    Il primo riscontrabile è quello relativo all’I.A. dei nemici. In ogni missione vi ritroverete nella giungla o in un complesso militarizzato in cui sgominare ogni nemico o far saltare in aria un determinato target. Il team Ghost si compone di tre elementi, ognuno dei quali fa riferimento a una diversa classe. Ci sono gli esploratori, caparbi nella mimetizzazione e muniti di armi silenziate, i fucilieri, ottimi per togliere di mezzo corazzati leggeri grazie ai loro potenti mitragliatori, i cecchini, dei quali c’è poco da spiegare, e gli specialisti del corpo a corpo, dotati di una notevole resistenza ai colpi. In linea prettamente teorica, dovrete sforzarvi di gestire ognuno di loro in base alle loro caratteristiche. Pur potendo switchare in qualsiasi momento da un soldato all’altro, sfruttando la mappa tattica muoverete i vostri compagni in un punto qualsiasi della mappa. Potrete inoltre deciderne l’atteggiamento: cauti per non farsi scoprire o irruenti e sempre pronti a mitragliare qualunque cosa si muova. Inoltre ognuno di essi potrà contare su armi e gadget differenti, utili a scovare nemici nei dintorni o per piazzare esplosivi su determinate superfici. In teoria dunque, al videogiocatore viene dato un ampio ventaglio di possibilità tattiche. Il problema, come dicevamo poco sopra, sta nell’I.A. dei nemici. Ogni strategia messa in piedi si rivelerà per lo più inutile, vista l’estrema stupidità degli avversari. Questi non solo si intestardiranno a spararvi anche se avranno un muro davanti, ma in ogni caso procederanno sempre allo stesso modo: testa bassa nella vostra direzione e fuoco indiscriminato. Poco importa se vi dedicherete al cecchinaggio o al fiancheggiamento: in ogni caso avrete facilmente la meglio su soldati che si limiteranno a farsi trucidare, uno dopo l’altro, senza tentare nemmeno l’evasione o la ritirata. Purtroppo il problema non si risolve nemmeno selezionando il livello di difficoltà più alto.
    Non solo, ma a peggiorare le cose ci si mettono anche dei problemi di carattere tecnico. Vi capiterà, ad esempio, di sbagliare degli head shot solo perché il gioco considera al coperto nemici che comunque mostrano la loro bella testolina oltre il muro che, virtualmente, li protegge. Per di più, le animazioni estremamente scattose, e quasi ridicole, di cui sono dotati i terroristi dello Sri Lanka renderanno spesso difficoltosa la mira.
    Al gameplay action delle missioni, si aggiunge poi una fase gestionale più strettamente da GDR. Al termine di ogni livello infatti, verrete premiati con un certo quantitativo di punti esperienza. Questi saranno maggiori se avrete avuto una buona mira e avrete completato anche gli obbiettivi secondari risparmiando le vite dei civili. Così facendo, aumenterete le statistiche dei membri del team Ghost e sbloccherete nuove armi e oggetti. Purtroppo anche queste fasi sono parzialmente rovinate: se infatti potrete contare su diversi soldati per ciascuna classe, finirete per utilizzare sempre gli stessi tre, visto che sin dalla prima missione, il divario di esperienza sarà tale da spingervi ad affidarvi su coloro che godono delle statistiche migliori.
    Il gameplay insomma, si rivela piuttosto dozzinale. Certo, qualcuno potrà divertirsi a eliminare uno dopo l’altro ogni terrorista come se ci si trovasse in un qualsiasi sparatutto in terza persona, ma lo spirito della saga è andato completamente perso. E’ inutile perdersi in piazzamenti tattici, in fiancheggiamenti strategici: qui è molto più efficace la forza bruta e il cecchinaggio dalla distanza.

    Altri ambiti, altri problemi

    Esistono poi altri elementi che purtroppo rendono Predator un titolo poco rifinito. Uno su tutti la scarsa longevità della campagna principale. Le missioni sono in tutto undici e non vi impegneranno per più di cinque o sei ore. Certo, è possibile intestardirsi per prendere le medaglie d’oro in ogni livello, ma anche in questo caso il divertimento dura poco. Ci mette una pezza, almeno parzialmente, il multiplayer in locale. Fino a tre utenti potranno impersonare un membro della squadra Ghost con un netto aumento del fattore divertimento, ma il problema è che potrete giocare alle varie missioni, solo una volta averle portate a termine in singolo. Insomma, vi toccherà quindi rivivere, in compagnia di amici, ciò che avete già visto da soli. Poco utile insomma.
    Tecnicamente il gioco è estremamente altalenante. Si va dagli ottimi modelli poligonali dei Ghost, a quelli poco definiti e pessimamente animati dei terroristi. Gli ambienti presentano una buona linea d’orizzonte, ma anche texture poco definite. Inoltre i già citati problemi del motore fisico, peggiorano le cose, tra muri invisibili e piccoli dislivelli inspiegabilmente invalicabili.
    Il sonoro, invece, si salva in pieno. Il doppiaggio, comunque solo in inglese, è di ottima fattura, mentre buone musiche e effetti sonori, rendono il titolo riuscito almeno in una sua componente.

    Ghost Recon Predator Ghost Recon PredatorVersione Analizzata PSPTom Clancy’s Ghost Recon Predator si rivela, purtroppo, un titolo con buone idee pessimamente messe in pratica. Il concept alla base della saga viene purtroppo rovinato da un’I.A. nemica semplicemente imbarazzante, mentre le pretese ruolistiche del gioco muoiono ancor prima di prendere vita. A salvare questo capitolo non ci riesce nemmeno il multiplayer, visto che sarete chiamati a combattere in livelli già ampiamente conosciuti. Chiude il quadro il comparto tecnico, affossato da problemi nella fisica e nelle animazioni dei nemici, e una longevità insufficiente, per quanto si parli pur sempre di un titolo per portatile. Predator, tuttavia, non è un completo disastro, visto che come sparatutto in terza persona si rivela anche capace di qualche momento divertente. Tuttavia non è assolutamente un Ghost Recon né uno sparatutto tattico. Da prendere in considerazione solo ed esclusivamente se siete alla disperata, disperatissima, ricerca di uno shooter con poche pretese per la vostra PSP. In tutti gli altri casi: lasciate perdere.

    5.5

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