Gods Will Fall Recensione: la rovinosa caduta degli dei

Deep Silver pubblica un action dark fantasy a impostazione roguelike con qualche buona idea e un oceano di problemi.

Gods Will Fall Recensione: la rovinosa caduta degli dei
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Disponibile per
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Ibridare i generi, sfidare le convenzioni, mettere in discussione le regole precostituite per formularne di diverse sono punti di partenza sempre e comunque interessanti per provare a fare centro. Non è mai facile del resto inventarsi trovate completamente nuove, e dunque almeno provare a proporre qualcosa di differente - che si ispiri magari a esempi degni di nota, strizzando l'occhio a riferimenti di successo per rimescolarne le carte in tavola - è un'attitudine da lodare.

    Insomma, l'indole su cui si basa Gods Will Fall, action in terza persona dai toni dark fantasy sviluppato da una software house di Manchester che risponde al nome di Clever Beans (qui la nostra recensione di WipEout Omega Collection, remastered curata dal team inglese), è genuinamente apprezzabile. Peccato che però, come purtroppo qualche volta accade, le buone intenzioni non siano di per sé affatto sufficienti: nello specifico, alcune idee niente male finiscono in effetti per schiantarsi violentemente con la realtà dei fatti, per una nuova IP che presenta una mole insormontabile di problematiche a più livelli.

    I lati positivi...

    Gods Will Fall si apre con una lunga cutscene che illustra la leggendaria impresa di un manipolo di eroi celti: la voce cavernosa di un narratore alla Bastion (per saperne di più, eccovi la recensione di Bastion) racconta, in un'arcana lingua incomprensibile, la storia di un gruppo di coraggiosi decisi a ribellarsi al crudele giogo imposto sull'umanità da dieci capricciose divinità dell'oltretomba. Mostruosi esseri tanto potenti quanto malvagi, che pretendono tributi e obbedienza incondizionata da parte degli umani. Navi stracolme di agguerriti uomini e donne, stufi di questa tirannica oppressione, solcano senza paura il mare in tempesta, ma delle infinite orde di combattenti appena otto riescono a giungere a destinazione, sbarcando sull'isola che ospita gli dei per affrancarsi in un micidiale scontro all'ultimo sangue.

    Quegli otto guerrieri, generati in maniera casuale sia in termini di apparenza estetica che di caratteristiche e di armi, rappresentano di fatto il vostro clan di eroi: un drappello con cui provare a riscattare le sorti del genere umano attraverso un sacrilego deicidio. Protagonisti abbastanza diversificati tra loro in termini di gameplay - perché i personaggi leggeri sono più scattanti e muniti di armi rapide come la spada, mentre quelli più corpulenti rinunciano alla velocità per brandire mazze a due mani che pestano fortissimo - destinati ad evolvere randomicamente nel corso di un'avventura con un'impostazione roguelike.

    Già, perché Gods Will Fall funziona così: i vostri otto combattenti sono di fatto le vite vostra a disposizione. Potrete attraversare liberamente la mitologica isola che funge da hub, scegliendo in maniera autonoma l'ordine con cui affrontare ciascuna delle dieci divinità e per farlo, vi basterà entrare nei portali che conducono ai rispettivi mondi. Non aspettatevi tuttavia indicazioni sul da farsi, né consigli su quale sia la migliore strategia di lotta: le divinità sono infatti sempre le medesime, così come non cambiano i livelli che precedono le boss fight (dunque non esiste la formula a mappe random tipica del genere), però tra una run e l'altra verrà modificata casualmente la forza di questo o quel dio.

    Potrà quindi ad esempio capitare che Osseus, il grosso ragno che presiede il mondo delle ossa, si dimostri un nemico piuttosto alla vostra portata all'inizio della scorribanda, oppure, al contrario, potrebbe darvi parecchio filo da torcere. Per scoprirlo dovrete varcare l'ingresso al suo regno, e verificare a vostre spese la quantità di energia totale del mostro. Questo perché, con una trovata non banale, l'idea è che i boss siano profondamente interconnessi con il loro habitat naturale: esplorando a fondo i livelli (ambientazioni comunque mai troppo aperte né particolarmente estese), prima dell'immancabile testa a testa con la divinità, avrete modo di liberarvi di un po' di suoi sudditi, andando così a indebolire direttamente il mostro.

    Tuffarsi in battaglie contro avversari extra potrà farvi perdere tempo e soprattutto preziosa energia, anche se il sistema rischio/ricompensa risulta alquanto sfizioso: del resto, cominciare una boss fight contro un nemico con magari un terzo dell'energia in meno potrebbe fare la differenza tra una vittoria più o meno sudata e una dolorosa sconfitta. A proposito di sconfitta: oltre che agli assalti degli dèi o degli avversari comuni, dovrete stare attenti anche a non cadere inavvertitamente in un burrone. Questo perché il gioco non ha muri invisibili e ogni tanto potreste finire là dove non dovreste, anche per colpa di una gestione delle collisioni tutt'altro che infallibile.

    Dopo ogni fallimento, l'eroe sopraffatto rimarrà in trappola all'interno del dungeon: toccherà a voi scegliere quindi un altro guerriero tra quelli rimanenti per provare a sconfiggere la divinità, riottenendo di conseguenza tutti i caduti (che nel processo potrebbero peraltro ottenere sia bonus che malus, in maniera casuale) oltre a una serie di equipaggiamenti che includono armi sempre più potenti e consumabili usa e getta. Perdere tutti gli otto protagonisti equivale al temuto game over: il vostro clan sarà stato annientato, e dovrete ripartire da zero in una nuova run con otto diversi combattenti e tutti e dieci gli dèi da massacrare sin dal principio.

    Un'impostazione ben concepita, che nella casualità della sfida aggiunge comunque un pizzico di strategia: potreste ad esempio scegliere di usare un eroe più debole come carne da macello, per saggiare un po' il livello di difficoltà ed esplorare il mondo, oppure andare immediatamente all-in con i pezzi grossi - che rischieranno di diventare addirittura ancora più forti, anche se pure i guerrieri rimasti "in panchina" possono subire mutamenti nelle statistiche.

    ...e quelli negativi

    Se fino a qui abbiamo descritto le note positive di Gods Will Fall, tocca purtroppo approfondire quelli che invece sono i problemi più o meno gravi del gioco. Difetti che riguardano aspetti molto diversi tra loro, e che inficiano inesorabilmente la qualità del titolo pubblicato da Deep Silver e in arrivo su PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, PC e Google Stadia. Partiamo dal sistema di combattimento: la formula è quella di un action a base di attacchi standard e potenti, con in più la possibilità di parare l'offensiva avversaria premendo col giusto tempismo il pulsante della schivata. Un'impostazione alquanto tradizionale, che si concede come unica nota di originalità il principio di una barra dell'energia che può essere ripristinata mettendo a segno una serie di attacchi consecutivi, scatenando la furia accumulata con uno dei dorsali attraverso la cosiddetta "Sete di Sangue".

    Peccato che però, controller alla mano, il combat system risulti blando, banale, molto poco approfondito e quasi per nulla tecnico: basta di fatto premere ossessivamente la stessa sequenza di tasti per avere la meglio quasi su chiunque, sfruttando magari l'escamotage di raccogliere le armi dei nemici abbattuti per eliminare gli avversari dalla distanza. Un approccio che appiattisce il senso di sfida e vanifica l'esperienza. Da questo punto di vista Gods Will Fall non riuscirà mai ad esaltarvi, ma seppur senza sussulti o trovate brillanti si lascerà comunque tutto sommato giocare (anche alla luce di hitbox tutt'altro che chirurgiche e di comandi non proprio al fulmicotone).

    Cattive notizie sul versante artistico e grafico: senza girarci troppo attorno, Gods Will Fall è semplicemente poco ispirato. Pressoché mai accattivante nelle ambientazioni, scadente nella modellazione e davvero pessimo nel design di eroi e boss: da tempo non mi capitava di osservare una produzione cosi esteticamente generica e debole a 360°. Una direzione artistica che trova un infelice corrispettivo in una realizzazione tecnica datata, povera e in tutto e per tutto grossolana. Un peccato perché, se in termini di idee l'opera di Clever Beans osa sperimentare un po', sembra al contrario accontentarsi di una palese mediocrità nella messa in scena.

    A prescindere da un aspetto discutibile, i veri guai riguardano però le performance: su Nintendo Switch il gioco sembra viaggiare costantemente al di sotto dei 30fps sia in modalità portatile che fissa, con in più ulteriori e frequenti cali di framerate, stutter e problemi di stabilità francamente al limite dell'accettabile. Basti citare i tre freeze durante la mia partita principale, con persino un arresto totale del gioco (rimasto bloccato su una schermata appena prima del nono boss, senza poter fare nulla) che è costato la vita della mia guerriera principale, nonché la conseguente disfatta di tutto il clan. Una situazione inammissibile, che in una produzione con simili dinamiche ludiche rischia di condurre alla totale frustrazione.

    Gods Will Fall Gods Will FallVersione Analizzata Nintendo SwitchA ben vedere, a Gods Will Fall non mancherebbero affatto delle soluzioni non convenzionali e delle buone idee di fondo: la trovata del roguelike con un clan di otto personaggi che si sviluppano progressivamente è assolutamente apprezzabile, così come interessante è la scelta di lasciare la massima libertà nell'affrontare le dieci divinità. Senza dimenticare l'originale collegamento tra il dio e il suo reame che aggiunge un gusto da non sottovalutare all'esplorazione. Intuizioni che vengono tuttavia mortificate da tanti, troppi problemi a livello di gameplay e non solo: si parte dal sistema di combattimento poco consistente e si arriva alle anonime boss fight, passando per una direzione artistica rivedibile, una generale sensazione di scarsa rifinitezza e performance oltremodo scadenti. Soprattutto se consideriamo le buone intuizioni iniziali, la caduta di Gods Will Fall risulta davvero un gran peccato.

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