Good Job Recensione: professione tuttofare su Nintendo Switch

Un simpatico puzzle d'azione per Switch. Sceglierete l'ordine e la logica, oppure il caos senza freni? Ricordatevi comunque di innaffiare le piante.

Good Job Recensione: professione tuttofare su Nintendo Switch
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  • Good Job! e il suo protagonista sembrano essere legati da un destino diametralmente opposto: se questo bizzarro indie pubblicato da Nintendo e sviluppato dagli Olandesi di Paladin Studios (un team con sede a Den Haag responsabile di diversi titoli mobile, fra cui Stormbound e Amazing Katamari Damacy) è sbucato letteralmente dal nulla - facendo per la primissima volta la sua comparsa durante l'ultimo Indie World di marzo, per poi arrivare in esclusiva sull'eShop nel giro di appena qualche minuto - non si può certo dire lo stesso del suo personaggio principale. Decisamente no: lui, nonostante sia all'apparenza soltanto uno stickman a caso, un omino nero senza tratti distintivi in un mondo fatto di omini neri identici fra loro, ha sempre avuto le stigmate del predestinato. Del resto, da che mondo è mondo, funziona un po' così quando hai la fortuna di essere il figlio del grande capo di un'azienda gigante: nonostante la mole incessante di casini che puoi combinare, un posto nella dittarella del papi è lì che ti aspetta, bello assicurato, a prescindere dalle tue competenze e in barba a rigidi criteri di selezione del personale.

    Lavorando s'impara

    La scalata del nostro giovinastro verso i piani alti di un grattacielo ipertecnologico in cui si produce di tutto e di più, sul modello della mitica ACME (acronimo di "A Company Making Everything") tanto apprezzata da Wile E. Coyote, è comunque in qualche modo virtuosa: forse per impartire una vera e propria lezione di vita, forse per la cronica mancanza di capacità specifiche, la partenza non può che essere rigorosamente dal basso.

    Un basso in tutti i sensi: sia dal punto di vista letterale, presentandosi alla reception al piano terra per vedersi consegnare il fatidico badge aziendale, sia a livello di concetto, entrando in ditta per così dire in punta di piedi, limitandosi a svolgere mansioni umili, di contorno. Lavoretti nelle retrovie che magari non faranno scena e non ti assicureranno mai la visibilità e il prestigio riservati ai pezzi grossi, che tuttavia si rivelano all fin fine determinanti per far filare liscia l'ordinaria quotidianità di un ufficio.

    Una nobile scusa che in realtà serve per garantire varietà, colore e sorrisi sparsi a Good Job, spassoso action-puzzle in cui si devono di volta in volta portare a termine mansioni che spaziano dal riparare il ripetitore Wi-Fi andato in corto circuito al recapitare in sala riunioni il proiettore rimasto in un'altra ala dell'edificio.

    Il come svolgere il lavoro è ciò che può fare tutta la differenza del mondo: potrete optare per la logica, cercando di fare le cose per bene nel pieno rispetto di oggetti e persone, andando a gestire al meglio i vari intoppi che vi si pareranno di fronte, oppure potreste preferire un approccio senza fronzoli, all'insegna del caos a testa bassa. La prima via vi farà risparmiare in danni provocati, ma inevitabilmente finirà con l'allungare in varia misura i tempi, mentre la seconda, decisamente più brutale e sbrigativa, vi porterà all'obiettivo molto più in fretta, ma ovviamente a caro, carissimo prezzo.

    Perché da una parte potreste voler spostare con cura pacchi e mobili vari, regolando l'alimentazione elettrica delle porte automatiche per far spazio all'ingombrante proiettore (magari scollegando per qualche istante il distributore degli snack, in modo da riattivare quel passaggio che non usa nessuno)... mentre dall'altra vi basterebbe tirare un filo della corrente nel bel mezzo di una stanza e usarlo come una letale fionda, per catapultare il fatidico proiettore a destinazione facendogli sfondare muri, vetri e chissà che altro. Dopotutto il fine giustifica i mezzi, no? Anche perché senza slide proiettate sul muro la riunione non può proprio iniziare, e c'è ormai una piccola folla di persone in attesa del nostro intervento.

    Manutenzione di coppiaGood Job! supporta una modalità co-op locale per due giocatori, che permette di divertirsi in compagnia anche in modalità Joy-Con singolo. A causa delle ferree restrizioni dovute al periodo di quarantena purtroppo non mi è stato possibile provarla con un amico, e dunque non posso esprimermi sulle modifiche apportate alla formula e sul bilanciamento della stessa: viene da pensare che una mano extra possa tornare particolarmente utile qualora si voglia optare per l'approccio più costruttivo, visto che per seminare il panico per la disperazione delle casse del Papi basta e avanza una persona sola. Inutile specificare che il gioco a due possa ad ogni modo diventare un'attrattiva in più per Good Job!, che anche in virtù del supporto cooperativo potrebbe candidarsi a buona scelta per combattere la clausura da COVID-19.

    L'idea del duplice modus operandi è accattivante: si è sempre liberi di sperimentare e anche volendo di mischiare i due stili, anche se pare quasi una questione di scuole di pensiero difficilmente conciliabili. C'è in effetti da scommettere che qualcuno preferirà assecondare la natura strettamente puzzle di Good Job!: ragionando, cercando di far combaciare al meglio gli incastri, pianificando in anticipo ed eseguendo alla perfezione il tutto (perché, da un certo punto, subentrerà anche una certa dose di destrezza richiesta nel guidare un muletto, piuttosto che nello spostare bancali con un braccio meccanico o molto altro ancora). Così, con filosofia zen e innato gusto per l'ordine.

    Al contrario, altri opteranno sempre e comunque per una devastazione oggettivamente super appagante da vedere - complici anche le azzeccatissime animazioni e i danni visibili a schermo - ma forse un po' troppo diretta, che in alcune situazioni sembra compromettere almeno in parte il bilanciamento degli enigmi. Perché, appunto, invece di arrovellarsi sul modo di aprire una porta chiusa con workaround vari ed eventuali, la si sfonda e basta, senza stare a pensarci più di tanto.

    È tutto un business

    Gran parte del fascino di Good Job! sta ad ogni modo nel piacevole estro della creatura Paladin Studios: gli incarichi - quattro per ciascun piano del grattacielo, con nove piani in totale - varieranno infatti parecchio, sfociando alle volte anche in compiti surreali all'insegna del puro non-sense.

    Se, soprattutto sulle prime, vi aspetteranno situazioni ordinarie che trovano un corrispettivo nel mondo reale, con lavoretti che spaziano dall'annaffiare le piante al lucidare il pavimento imbrattato da una strana sostanza fucsia, mano a mano che la vostra ascesa si farà più convinta vi troverete ad avere a che fare con titanici cubi di gelatina da plasmare, getti d'acqua fuori controllo e altre simpatiche follie degne della Aperture Labs. Il tutto presentato con uno stile francamente delizioso: la grafica è completamente tridimensionale, con un azzeccatissimo minimalismo nelle forme e nei colori che, unito alle già citate ottime animazioni, finisce per dare un carattere persino inatteso a una produzione piccola ma curata.

    Seppure in un contesto interessante, sorprendente e in generale più che positivo, Good Job! presenta comunque dei difetti più o meno veniali. Il primo punto un po' delicato, esattamente come per Panzer Dragoon Remake (riedizione di un grande classico per SEGA Saturn uscita sull'eShop in contemporanea), riguarda la questione del prezzo: 19.99€ sembra essere una cifra un filo eccessiva per la tipologia di prodotto e per il respiro globale del titolo, che probabilmente avrebbe avuto un impatto diverso a 14.99€.

    La seconda perplessità ha invece a che fare con la natura stessa di Good Job!: al netto di qualche perdonabilissima imprecisione nei controlli o di alcuni livelli non proprio godibili - ma ci sta, non tutti i lavori possono essere divertenti - di fondo tende ad emergere la leggerezza dell'attitudine "mobile" di Paladin Studios, con l'effetto di un videogioco che sembra funzionare meglio come una sorta di contorno, come un'alternativa per distrarsi da altro, che non come una vera e propria portata principale.

    Una sensazione questa che dipende in larga misura dal fatto che, nonostante la buona personalità di base, a Good Job! manchi in definitiva il guizzo giusto, lo slancio speciale in grado di renderlo davvero indimenticabile, imperdibile, geniale. Peccato, perché le premesse ci sarebbero state tutte.

    Good Job Good JobVersione Analizzata Nintendo SwitchGood Job! nasce da una premessa intrigante, ovvero quella di proporre un originale puzzle d'azione non strettamente lineare nella risoluzione dei suoi piccoli enigmi - compiti che si risolvono in media da un minimo di pochissimi minuti a un massimo di una dozzina, sposandosi in maniera vincente alla natura potenzialmente mordi e fuggi di Nintendo Switch. Come se non bastasse poi la creatura di Paladin Studios ha il non comune merito di riuscire a farsi notare già da un'occhiata fugace: la direzione artistica semplice ma nient'affatto banale, l'uso dei colori squillanti, le animazioni cartoon e la prospettiva isometrica sono tutti elementi che catturano lo sguardo, distinguendo questo indie sbucato letteralmente dal nulla (ma comunque pubblicato dalla Grande N...) da tantissimi altri. Peccato che però, al netto di un'esperienza comunque sempre piacevole, manchi al gioco quel quid in termini di idee e di gameplay capace di spingerlo verso vette che forse si sarebbe meritato: così com'è Good Job! resta un prodotto interessante e ben confezionato, ma in definitiva pure un po' “leggero”. Insomma, al netto di un prezzo non proprio popolarissimo, un contorno niente male da alternare magari a esperienze molto più strutturate e impegnative.

    7.3

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