Recensione Gregory Horror Show

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Recensione Gregory Horror Show
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Gregory Horror Show

    Se
    dovessimo descrivere Gregory Horror Show con poche parole potremmo riferirci al
    titolo Capcom come una piccola follia. In realtà se si va ad esaminare la
    meccanica di base del gioco si intuisce un concept molto semplice. Immerso però
    nello stranissimo mondo di Gregory Horror Show, il tutto si ammanta di un
    fascino particolare che fa brillare il titolo rispetto a tanti concorrenti. Il
    gioco è tratto da una serie di cartoni Giapponesi che vedono un hotel posseduto
    dal misterioso Gregory, un topo con gli occhi strabici che è occupante della
    mansione da così tanto tempo che nessuno ne ha memoria. Questo albergo non è
    però un hotel qualsiasi, a causa dei suoi ospiti. I clienti di questo hotel sono
    difatti 12 personaggi dannati, ogniono con la sua storia, ognuno con le sue
    abitudini ed ognuno in possesso di un'anima in cerca di riposo. Ed è proprio
    qui che vi inserite voi. Il vostro compito sarà quello di rubare le anime agli
    altri ospiti, consegnarle alla "morte", la quale vi ha promesso in cambio la
    possibiltià di tornare nel mondo normale. Rubare le anime non è così semplice.
    Dovrete difatti studiare di nascosto gli altri inquilini, spiarli dai buchi
    delle serrature, scoprirne i punti deboli e con essi cercare di metterli in
    situazione di darvi (o di rubargli) l'anima che posseggono. Il vostro
    personaggio non potrà però semplicemente aggirarsi per la mansione poichè, man
    mano che ruberà le anime, gli ospiti derubati tenteranno di vendicarsi,
    inseguendovi. Se uno di loro vi raggiunge viene visualizzata una scena
    "d'orrore" che vi porterà sempre più verso la pazzia (la vostra energia
    diminuirà). Superata la soglia della pazia sarà GameOver. Ovviamente, proprio
    come in un classico survival horror, potrete anche recuperare l'energia (quindi
    la sanità mentale) mediante la lettura di alcuni libri o l'utilizzo di erbe
    medicinali. Quello che distingue GHS da un Resident Evil è però molto.
    Innanzitutto l'atmosfera non è certo realistica ma molto vicina ad un cartoon
    noir/horror. Ogni personaggio è estremamente ben caratterizzato sia
    nell'aspetto che nella sua "psicologia", tanto che le buffe scene "d'orrore"
    talvolta vi sorprenderanno nel mettervi un pò a disagio. Assente poi è lo
    scontro diretto. In Gregory Horror Show si tratta sempre di scappare oppure
    sopraffare un ospite con l'astuzia. Ed in quest'ultima operazione fondamentale
    è scoprire i punti deboli e le abitudini dell'ospite stesso. Col tempo,
    difatti, un vostro "journal" si riempirà delle informazioni sulle attività dei
    coinquilini che avete scoperto e, basandovi su un orologio presente su schermo,
    saprete sempre cosa sta facendo un ospite in un dato momento. Se muovere i primi
    passi è molto semplice, grazie alla prima parte che in realtà è quasi un
    tutorial, andando avanti avremo alle calcagna sempre più ospiti arrabbiati, si
    sbloccheranno sempre più zone dell'albergo e diverrà sempre più complesso
    approfittare de punti deboli degli invitati per prenderene l'anima.
    Tecnicamente non c'è molto da dire: il gioco non spinge nessun limite di PS2.
    Compensa però la mancanza dello stupore tecnico con un'alta qualità artistica
    ed uno stile invero molto originale. L'audio resta molto funzionale, e se c'è
    da notare con piacere la presenza dei dialoghi parlati per quasi tutto il gioco.
    Insomma, pur rimanendo alla base un gioco abbastanza semplice e limitato, si
    tratta di un titolo confezionato benissimo, ricco di atmosfera, di qualche
    spunto originale nel suo approccio al survival horror e dotato anche di una
    buona longevità. Non un capolavoro, certo, ma qualcosa di assolutamente
    consigliabile, in particolare se cercate un titolo che si discosti dai giochi di
    stampo triviale e che sappia offrire una buona miscela di generi, con il
    coraggio di proporsi senza una richiesta di mercato
    esorbitante.

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