GRIP Combat Racing Recensione: corse a perdifiato nello spazio profondo

Il gioco di corse targato Caged Element ripropone una tipologia di corse attraverso inospitali pianeti e missili lanciati a profusione.

GRIP Combat Racing Recensione: corse a perdifiato nello spazio profondo
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • "Mai giudicare un libro dalla sua copertina". È una lezione abbastanza semplice da imparare, eppure tendiamo a dimenticarla con troppa facilità. Succede quindi spesso di rimanere vittime dell'inganno delle apparenze, e pertanto di non dare troppo credito a qualche produzione che, ad uno sguardo fugace, sembra tutt'altro che interessante, salvo poi ricredersi una volta stretto il pad tra le mani. È proprio questo il caso di GRIP: Combat Racing, titolo corsistico che sin dalle prime battute non riesce a comunicare pienamente il suo potenziale ma che, in qualche modo, è riuscito a sorprenderci.
    Appena avviato il gioco si viene accolti da un forte senso di "anonimato", con una sfilza di tornei da portare a termine seguendo una curva di difficoltà crescente, che inizia ad intrigare pienamente solo dopo alcune ore. E questo senso di progressione, che carbura con molta lentezza, è inoltre inficiato da diversi fattori, i quali - inevitabilmente - portano GRIP a mostrare in tutto il suo valore con tanta (troppa) calma. Ma se avrete un po' di pazienza, il racing game di Caged Element saprà ingranare la giusta marcia.

    Fast and Furious

    Il canovaccio di GRIP vede le corse clandestine "classiche" attraversare un periodo di florido successo, al punto tale da sviluppare una propria emittente pirata, portando il circuito di gare illegali ad introiti mai visti prima. Proprio questo massiccio arrivo di denaro nel tempo ha indotto i piloti innanzitutto a dar vita ad una "class action" per avere una fetta dei guadagni, e poi ad installare armi di ogni tipo sui propri veicoli, dato che il cospicuo premio monetario è garantito solo al vincitore della corsa.

    Ben presto il termine GRIP diventa sinonimo di battaglia sull'asfalto, in cui la morte - più che una fatalità - è una sicurezza, causando una violenta reazione di governi e forze dell'ordine. Ma la macchina mangiasoldi ormai ha preso il suo slancio, e piuttosto che abbandonare un'enorme fortuna preferisce tentare ogni strada possibile, arrivando persino a sfruttare i pianeti dell'universo come arene in cui gareggiare. Quella che si presenta ai nostri occhi è quindi una competizione intergalattica e letale, adatta solo ai più impavidi.

    Dato questo background poco originale ma comunque d'effetto si potrebbe pensare che GRIP metta sul piatto una campagna arricchita da un buon comparto narrativo, magari coadiuvato perfino da qualche cutscene, ma in realtà non è presente nulla di tutto ciò. Come abbiamo specificato in apertura, il titolo di Caged Element si mostra anonimo sin dalle prime battute, e tutte queste informazioni sul racconto sono rinvenibili solo in forma testuale, navigando tra i manuali del gioco. L'unico benvenuto è un breve giro in pista sotto forma di tutorial una volta iniziata la campagna, e per il resto a farci compagnia troveremo solo menu, tornei e richieste da soddisfare per passare ai livelli successivi. Visto in questo modo il primo approccio non è affatto accattivante, ma una volta appoggiati gli pneumatici in pista scatta un'inaspettata scintilla.

    Flic-flac

    GRIP riporta sui nostri schermi una tipologia di corsa vista in passato con titoli come Rollcage, in cui la caratteristica principale è rappresentata da veicoli particolari, composti da un abitacolo sorretto da quattro grossi pneumatici ed in grado di capovolgersi senza interrompere la propria corsa. Se a questi bolidi associate piste ricche di salti, giri della morte e la capacità di sfrecciare sottosopra su qualsiasi tetto o superficie, avrete un quadro della follia che vi attende.

    A renderci dei temibili piloti interspaziali sopraggiunge un armamentario di strumenti orchestrati intorno al mood futuristico del titolo: ecco quindi che missili, campi magnetici ed antenne in grado di rallentare il tempo si uniscono nel comporre un inventario di oggetti piuttosto diversificato. Il problema principale risiede nel modo in cui vengono presentati al giocatore: la campagna è infatti articolata in livelli, con tre o più tornei ciascuno, suddivisi in altrettante gare di vario genere.

    Solo una volta completato uno step si viene premiati con un nuovo oggetto utilizzabile in pista. Questa scelta non ci è sembrata particolarmente brillante, poiché costringe la progressione ad ingranare lentamente, e nelle prime fasi della modalità principale propone un'offerta poco stimolante. Allo stesso modo i tracciati, oltre una ventina e riuniti secondo il pianeta d'appartenenza, fanno emergere un leggero senso di ripetitività acuito dalla presenza di percorsi a specchio. Solo dopo aver superato il giro di boa della campagna, GRIP esprime il suo valore, attraverso diverse tipologie di match: corse classiche (in cui gli strumenti offensivi sono disabilitati), gare nelle quali tutte le armi sono consentite e circuiti ad eliminazione. Non di rado sono presenti anche degli scontri in arene dove dar sfogo alla propria sete di distruzione, ed è un peccato che in questi frangenti l'intelligenza artificiale non metta sul piatto una sfida degna di nota, al contrario di come avviene durante le sfide canoniche. Stupisce in ultima battuta la modalità "carkour" che permette di affrontare brevi percorsi in cui l'obiettivo è tagliare il traguardo tra precipizi, piattaforme fuori di testa e balzi calcolati al millimetro. La sorpresa sta nel fatto che queste prove sono state escluse dalla carriera e relegate ad una modalità alternativa: se fossero state meglio implementate, lasciando magari anche campo aperto alla community con un editor apposito, avrebbero fatto la fortuna della produzione.

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    Tornando però al piatto forte dell'offerta imbastita dai ragazzi di Caged Element, è doveroso parlare del feeling di guida, che mantiene uno stile asciutto ed adrenalinico. Nel giro di poche ore è abbastanza semplice impratichirsi con le alte velocità di GRIP (si superano serenamente i 700 chilometri orari in più di un'occasione), ed anche con la possibilità di sfrecciare capovolti su un tetto. Il problema sono le altre feature a corredo dell'esperienza, che non risultano affinate allo stesso modo: la derapata ad esempio, di vitale importanza per mantenere il controllo su strada, non è favorita dal freno a mano che passa dall'essere ora ininfluente ora dannoso, rischiando di farci perdere pericolosamente velocità.

    Altro fattore mal costruito è il sistema di collisioni o, per meglio dire, la sua assenza. Qualsiasi avversario è in grado di sbalzarci con violenza, ma noi non potremo fare altrettanto: poniamo il caso che un altro veicolo vada in testacoda, fermandosi al centro del tracciato, e che noi decidessimo di colpirlo a tutta velocità. Sarebbe logico aspettarsi un impatto in cui il malcapitato di turno avesse la peggio, comportando al massimo un rallentamento per il nostro bolide. Ecco, immaginate questa scena e dimenticatevela istantaneamente, perché quello che succede in GRIP è fuori da ogni logica, dato che urtare un'altra macchina è paragonabile a scontrarsi con un muro di cemento, costringendoci ad un brutale stop.

    Questo sistema potrebbe sembrare una sciocchezza, ma in GRIP si sfreccia con una rapidità impressionante, che mette a dura prova i nostri riflessi. Pertanto, tra ostacoli sulla pista, missili e baratri, risulta molto difficile reagire a un nemico che si posiziona al centro di uno stretto cunicolo. Il pericolo è quello di vanificare di colpo intere gare, lasciando che la frustrazione prenda il sopravvento.

    Ultimo neo in grado di compromettere l'esperienza è il design delle piste, che in certi casi rasenta un livello sublime, mentre in altri presenta pecche davvero inspiegabili. Quando andremo fuori pista, ad esempio, verremo immediatamente teletrasportati sul tracciato con un leggero gap da rimontare. Eppure in certi punti il recupero semplicemente non avviene: si finisce in mezzo a delle rocce, oppure incastrati verticalmente dentro un guardrail, bloccati per sempre e costretti a riavviare la gara (cosa che può essere anche accettabile in single player, ma che nei match online distrugge la partita). È un peccato, considerando che la struttura basilare funziona piuttosto bene, ed è accompagnata da un netcode stabile ed un matchmaking rapido. Sarebbe bastato un tasto apposito di "reset" della posizione, ma in sua assenza è bene farsi un doveroso segno della croce quando si finisce abbondantemente oltre il tracciato.

    Nonostante il fatto che GRIP sancisca l'esordio di Caged Element nel panorama videoludico, il lavoro fatto sul fronte tecnico è da considerarsi piuttosto buono, almeno nella versione PC testata per la recensione. L'Unreal Engine restituisce una piacevole illuminazione e scorci interessanti, mostrando solo un leggero pop-up delle texture, fastidioso perlopiù ai nastri di partenza. Nel complesso ci troviamo dinanzi ad un racing granitico e fluido, accompagnato da una discreta colonna sonora drum and bass, la quale potrà essere sostituita dalle nostre playlist personalizzate.

    Grip GripVersione Analizzata PCGRIP: Combat Racing farà la gioia dei nostalgici cresciuti a pane e Rollcage, abituati a corse senza fronzoli e ricche di testosterone. Riportare in auge produzioni passate è però una scelta rischiosa, ed è proprio su certe ruvidità che il titolo perde punti, precludendosi l'eccellenza per via di sbavature nel design delle piste e nel sistema di collisione. Sconsigliato a chi ormai si è adagiato sulle comodità dei racing game moderni. Resta un'esperienza con un'anima ben definita, che emerge con troppa calma a causa di scelte non proprio condivisibili, ma che si dimostra comunque in grado di catturare il giocatore in un vortice di sfide e propulsori.

    7

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