Grow Song of the Evertree Recensione: Animal Crossing in salsa fantasy

Dai creatori di Yonder The Cloud Catcher Chronicles una nuova, magica avventura, tra crafting, town building e natura.

Grow Song of the Evertree Recensione: Animal Crossing in salsa fantasy
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • A crescere, giocando qualche ora al giorno a Grow: Song of the Evertree, non è solamente la fiducia in un mondo più verde, piacevole e rigoglioso: è anche la sensazione di relax, tranquillità e soddisfazione che il gioco di Prideful Sloth instilla nel giocatore, una pianticella piantata e un edificio posizionato dopo l'altro. Gli autori di Yonder: The Cloud Catcher Chronicles (ecco la recensione di Yonder The Cloud Catcher Chronicles) ci riprovano e, parzialmente, ci riescono sicuramente di più rispetto al debutto, con un gioco altrettanto colorato e sognante, ma stavolta meno impegnativo e avventuroso. Non per questo però noioso, sia ben chiaro.

    L'ultimo Alchimista

    È stato anzi terapeutico dedicarsi un po' alla volta al rinvigorimento dell'Albero Eterno, una sorta di Yggdrasill sui cui rami nascevano e si sviluppavano regioni e città, almeno nell'era del suo massimo splendore.

    Tutto è cambiato dopo l'arrivo dell'Avvizzimento, un male talmente grande da interrompere il Canto di Myora, prodotto dalle voci degli Antichi, che riecheggiava in ogni individuo e oggetto di Alaria. Un anelito più che una melodia, necessario per vivere e senza il quale solo aride spine trovano lo spazio e la motivazione per spandersi e prosperare, distruggendo tutto il resto. Nei panni dell'ultimo Alchimista di Cuore Eterno, dovremo riconnetterci con quel canto, per estirpare definitivamente l'Avvizzimento e le sue marce radici, e riportare alla sua antica gloria il mondo di Alaria.

    Non saremo però da soli: a darci i rudimenti e spiegarci come combattere questa guerra (ma senza armi, al massimo con un martello) sono Manuala e Rambicco, letteralmente un libro e un grosso alambicco parlanti che ci accoglieranno nella loro casa, spiegandoci come sfruttare al meglio i nostri poteri e riportare l'armonia. Perché l'obiettivo principale è proprio quello: riportare la vita ai piedi dell'Alberto e sui suoi rami, creando e piccole oasi o veri e propri centri urbani in un ciclo di vita, costruzione e distruzione perenne, soddisfacente e, come detto, rilassante.

    Il ciclo della vita

    Ogni giorno (con tanto di ciclo mattina/sera) infatti prevede un mix di meccaniche che ruotano tutte attorno al gardening, al crafting e al town building: si piantano semi, si annaffiano i prati aridi e germogli, fino a trasformarli in cespugli e alberi via via più grandi. È un procedimento lento e quotidiano, quasi meccanico, con interruzioni forzate, ma che al termine di ogni ciclo restituiscono la sensazione di aver avuto realmente un qualche impatto: le steppe delle prime ore diventano infatti giardini, quando non giungle rigogliose, pullulanti di insetti e creature, persino di grotte in cui scovare qualche tesoro, tra un puzzle e l'altro.

    Tramite il potere del canto si raccolgono anche frutti, nella forma di Myora, la valuta principale del gioco da investire per la costruzione delle città, di essenze elementali e di elementi di arredo con cui personalizzarle, così come equipaggiamento per dare invece un tocco personale al protagonista (di vario genere e aspetto). Si può anche pescare, falciare l'erba, catturare insetti con il retino, ma nulla di realmente impegnativo o complesso, anzi: l'interazione, salvo qualche caso, è pilotata, con una sola azione possibile, peraltro indicata dall'apposita icona.

    Tutto però ha il suo senso e la sua rigorosa scansione, ma giusto per mantenere alta la motivazione e scandire meglio il ciclo quotidiano e agevolare quella sensazione di crescita e progresso di cui sopra: superate le prime ore di gioco che funzionano da lento tutorial, ogni giorno avrete delle attività da svolgere, perlopiù legate all'aumento della felicità di un determinato luogo, dovuto a tutta una serie di fattori come il numero di edifici costruiti, il numero di cittadini accolti e collocati in un nucleo familiare e in una professione (tenendo a mente, se possibile, la loro vocazione), i segreti e i forzieri scovati e così via.

    Un loop semplice ma efficace, che sprona senza indurre ansia o pressione alcuna, sicuramente il punto di forza principale di Grow Song of the Evertree. C'è persino un comodo indicatore che ci segnala l'attività o l'oggetto mancante per la conclusione della task di turno, proprio per evitare qualsiasi forma di frustrazione. Una volta curati e sistemati i giardini e le oasi collocate sui rami dell'albero, si torna a terra per dedicarsi al crafting, investendo oggetti ed essenze trovati per creare nuovi semi, materiali, rocce, persino tinte, fino a interi edifici e strutture con cui abbellire le città e gli spazi creati estirpando l'Avvizzimento.

    Rispetto a un Animal Crossing (qui trovate la recensione di Animal Crossing New Horizons), inevitabile pietra di paragone quando ci sono di mezzo atmosfera rilassante e gestione/ampliamento di città, Grow Song of the Evertree preferisce puntare su una libertà molto più sfrenata, quasi soverchiante: ai rigidi argini imposti da Tom Nook e dalla severa fisica del capolavoro di Nintendo, qui si hanno confini locali entro cui muoversi, ma in cui ci si può davvero sbizzarrire, posizionando pre-fabbricati in cui far vivere i comuni cittadini, bar (a forma di caffettiera gigante), panifici e così via, scegliendo e calibrando al millesimo la posizione a completa discrezione del giocatore. Il risultato finale è sicuramente meno armonico, a meno che non siate degli urbanisti nati, ma per quanto grezzo, è indubbiamente più appagante e rende ogni partita e mondo unici.

    Una nota (stonata)

    Quel che manca a Grow è la pulizia generale di Animal Crossing: artisticamente ricorda Yonder, spingendo ancora di più l'acceleratore sui colori saturi e sgargianti, e nonostante la spigolosità poligonale generale, regala anche qualche piacevole scorcio, soprattutto se, come nel nostro caso, giocato in modalità portatile su una Switch OLED (ma il gioco è disponibile anche su PC, PS4 e Xbox One).

    Splendide invecele musiche, che contribuiscono a rendere l'atmosfera ancor più soffusa e rarefatta. Impossibile però non notare, tanto sulla console ibrida di Nintendo quanto altrove, delle animazioni rigide e a dir poco goffe, movimenti abbastanza legnosi, problemi evidenti con le collisioni e pop-up. Senza contare qualche caricamento di troppo quando, in sella alla propria creatura alata, ci si sposta dai rami dell'Albero Eterno alla città: tempi morti che aumentano man mano che si espandono le ambientazioni cittadine. Nulla in grado di rovinare del tutto l'esperienza, ma inevitabilmente da tenere conto in fase di valutazione, ed eventualmente di acquisto.

    Ben più grave e fastidiosa invece la localizzazione italiana: tralasciando imprecisioni e forzature lessicali, pur presenti, è il mancato controllo qualità in fase di adattamento e inserimento nell'interfaccia in-game, con parole mozzate o che superano i confini delle schermate di dialogo, per giunta con una certa frequenza. Sono sempre meno i giochi a ricevere un simile trattamento, quindi un plauso perlomeno per il tentativo, ma al contempo è un peccato vedere simili errori.

    Grow: Song of the Evertree Grow: Song of the EvertreeVersione Analizzata Nintendo SwitchUn po' lento all'inizio e un po' ripetitivo alla lunga, nel complesso Grow: Song of the Evertree offre comunque un'esperienza piacevole e rilassante, con il suo loop ludico semplice ma efficace, il suo saper motivare il giocatore senza pressioni o forzature e quel senso di libertà e di progressione che trasmette in modo concretamente appagante. Ha limiti tecnici evidenti e una localizzazione da rivedere, ma compensa alla grande con il gameplay e con lo stile artistico grezzo ma pregevole. Insomma, il gioco perfetto da affrontare senza impegno, magari come passatempo tra un AAA e l'altro, o come strumento di decompressione dopo una pesante giornata di lavoro.

    Nintendo Switch

    7.3

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