Gunfire Reborn Recensione: un mix tra fps, rpg e Roguelite su Game Pass

Gunfire Reborn arriva su PC e console Xbox (anche su Game Pass) con il suo carico di elementi RPG, sparatutto e Roguelite.

Gunfire Reborn Recensione: un mix tra fps, rpg e Roguelite su Game Pass
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  • iPhone
  • iPad
  • Mobile Gaming
  • Pc
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • Xbox Series X
  • L'orologio segna le 23:45. Si è fatto piuttosto tardi, il tempo è letteralmente volato da quando ci siamo seduti davanti al monitor e abbiamo avviato la console. Un sorriso a trentadue denti segna il nostro viso. Abbiamo subito l'ennesima sconfitta in Gunfire Reborn, eppure le mani ci prudono ancora e non vorremmo appoggiare il controller sulla scrivania. Un ultimo saluto al nostro amico in cuffia "riproviamo domani, oggi abbiamo dato tutto". Ci alziamo dalla sedia e chiudiamo la finestra ma il telefono si illumina per una notifica: "vogliamo riprovare l'ultima volta? Quella morte non mi è andata giù in alcun modo." "Va bene dai, riproviamo ancora. L'ultima volta però". Non ricordiamo se sia stata davvero l'ultima.

    Gunfire Reborn è il nuovo titolo sviluppato dallo studio cinese Duoyi Network e pubblicato da 505 Games. Un po' roguelite, un po' looter shooter, un po' rpg, questo sparatutto in prima persona che si può giocare anche in multiplayer fino a un massimo di quattro utenti, arriva finalmente su Xbox e PC e su Xbox Game Pass, dopo aver conquistato il cuore di più di due milioni di giocatori su Steam. Una perfetta commistione di generi che, dopo quasi venti ore di gioco, continua a occupare le nostre serate.

    Pronti, partenza, via!

    Avviata il gioco, veniamo subito catapultati in partita nei panni di una pucciosa volpe antropomorfa (The Crown Prince). Non c'è una storia, non c'è un menù o un video di presentazione. Gunfire Reborn non spiega nulla al giocatore, tutto ciò che gli chiede di fare è sparare. Dopo essere incappati nella nostra prima morte, ci risvegliamo in una locanda accolti dal proprietario che ci consegna uno strano oggetto e poi ci invita a ributtarci nella mischia per esplorare una tomba, la prima area di gioco. Inizia così un lungo viaggio che ci porterà ad attraversare anche deserti, baie piratesche e paesaggi innevati.

    Spesso in uno sparatutto può capitare che serva del tempo per abituarsi al sistema di shooting, indipendentemente dalla sua qualità. Ecco, non è il caso di Gunfire Reborn. Nel titolo di Duoyi Network si spara incredibilmente bene, il feeling con le più di quaranta armi disponibili è incredibile e il sistema di mira estremamente preciso. Ne conseguono delle sparatorie frenetiche, adrenaliniche ed estremamente veloci. Naturalmente i nemici, tantissimi e unici per ciascun bioma, non staranno di certo a guardare. I mob che lanciano le granate, ad esempio, proveranno in tutti i modi a stanarci per farci uscire dalla posizione mentre quelli che sfruttano il corpo a corpo ci caricheranno senza pietà.

    Infine, i cecchini, con i loro colpi che girano anche l'angolo della colonna dove proveremo a nasconderci, scaleranno ben presto la classifica della peggior gatta da pelare. Si evince quindi come Gunfire Reborn sia un gioco che sprona a uscire dalle coperture, a privilegiare un approccio offensivo più che difensivo - non ci si può neanche abbassare per riprendere fiato durante la partita - protetti sia dalla barra della salute che da quella dello scudo. Quest'ultima, si ricaricherà nel tempo se non subiremo danni. Capiterà più volte di maledire noi stessi per non aver guardato la piccola mappa in alto a sinistra e non aver notato che gli avversari ci stavano accerchiando.

    D'altronde, farsi rapire dalle sparatorie diventerà facilissimo, a sfavore della spinta a curarsi degli indicatori a schermo. Ad ogni morte, si tornerà alla locanda, pronti a ricominciare la partita, accettando la sconfitta con sportività. Sul fronte del level design, Gunfire Reborn è estremamente lineare e presenta la classica combinazione, generata in modo procedurale, di corridoi e arene, sia nei livelli aperti che in quelli al chiuso, fino ad arrivare alla boss fight di fine mondo. Avremmo apprezzato forse una maggiore verticalità delle mappe: il salto non verrà quasi mai sfruttato a livello di gameplay poiché mancano piattaforme su cui salire per raggiungere una posizione sopraelevata rispetto ai nemici. Posizione che avrebbe garantito un approccio maggiormente diversificato in base alla situazione da fronteggiare. L'unico modo per evitare gli attacchi è la schivata, che però ha un cooldown di tre secondi e resta quindi da usare al momento opportuno.

    Gli ambienti poi, salvo alcuni barili da far puntualmente esplodere e alcune coperture, sono abbastanza vuoti e poveri di dettagli. Tuttavia, incontreremo spesso nel nostro peregrinare le camere del tesoro, delle stanze opzionali dove recuperare importanti potenziamenti per il nostro personaggio (le pergamene occulte), di cui parleremo a breve. Gunfire Reborn, infatti, presenta diverse sfaccettature ruolistiche che lo rendono ben più profondo di quanto possa sembrare.

    Alla ricerca della build perfetta

    Inquadrare Gunfire Reborn come un lineare FPS roguelite è estremamente riduttivo. L'opera, che attinge a piene mani da una serie sacra come Borderlands (qui la nostra recensione di Borderlands 3), offre al giocatore una notevole componente RPG e tante armi lasciate cadere dai nemici uccisi, alcune delle quali capaci di infliggere danni elementali. Ma andiamo con ordine. Oltre al protagonista iniziale, avremo la possibilità di sbloccare altri personaggi (sei in tutto), ognuno con i propri punti di forza e debolezza, abilità uniche e bombe speciali.

    Crown Prince, ad esempio, può lanciare una sfera d'energia che incatena per qualche istante il boss di turno, così da crivellarlo di colpi, mentre Ao Bai può impugnare per un breve lasso di tempo due armi contemporaneamente. Sarà inevitabile alla fine scegliere quello con cui ci sentiremo più a nostro agio e che, pad alla mano, tirerà fuori il meglio dal gunplay di Gunfire Reborn.

    L'unica problematica è il tempo richiesto per provarli tutti: alcuni di questi si sbloccheranno proseguendo nell'avventura, altri invece richiederanno la spesa di un elevato quantitativo di anime che raccoglieremo in game, fondamentali anche per salire di livello. Ogni eroe potrà essere rafforzato attraverso power up temporanei - che perderemo in caso di morte - e permanenti, i talenti, da sbloccare attraverso le già citate anime in un generico skill tree che vale per tutti i protagonisti (aumento della salute, dello scudo, dei danni delle armi e tanto altro ancora).

    Nel primo caso invece, i potenziamenti sono due: le pergamene occulte, simili ai parassiti di Returnal (se ve la siete persa, ecco la nostra recensione di Returnal), che offrono bonus ma anche malus casuali e che non sono obbligatorie da raccogliere, e i calici, fondamentali per incrementare i danni delle armi, il numero degli utilizzi consecutivi dell'abilità specifica dell'eroe oppure l'area d'impatto delle granate. Il senso di progressione è tangibile grazie alla sinergia fra la ricchezza dell'albero dei talenti, i calici e le pergamene occulte. Il successo della run dipenderà fortemente anche dal drop delle armi. Ribadita l'importanza dei danni elementali, servirà del tempo per capire quali sono quelle più forti e quelle più deboli, ma soprattutto quelle più efficaci per affrontare un determinato bioma: i fucili che infliggono danno elettrico sono molto utili contro la gran parte degli avversari che popolano le aree desertiche del secondo livello mentre lo Strillone, una sorta di balestra che spara un proiettile energetico, è estremamente versatile e può essere impiegato in ogni circostanza, specialmente quando il loot non è stato generoso.

    Ci sono poi grandi pistole che infliggono danno maggiorato se il nemico è prima danneggiato dalla corrosione. In generale, si tratterà di uno studio delle diverse bocche da fuoco al fine di individuare quelle più vicine al proprio stile.

    Che magia sparare in compagnia

    La quasi totale assenza di una narrativa potrebbe rivelarsi un punto dolente considerando la natura roguelite del prodotto e il dover ripetere per diverse volte gli stessi stage. Tale criticità però passa inevitabilmente in secondo piano nel momento in cui si decide di approcciare la campagna in cooperativa. Le risate, i momenti di pura soddisfazione per aver eliminato un boss assieme a un amico e la voglia di farsi forza l'un l'altro dopo una sconfitta, scriveranno le pagine della storia di Gunfire Reborn.

    Raggiunti i titoli di coda, sarà poi possibile riaffrontare la modalità principale a difficoltà più elevata: nuove sfide attendono i team più temerari! Dal punto di vista grafico, i modelli dei protagonisti, così come quelli dei soldati, sono curati e dal look fieramente cartoonesco e popolano un'avventura che non ha mai sofferto di cali prestazionali, e anzi dotata di un frame rate sempre ancorato ai 60 fps. Si tratta ovviamente di un aspetto fondamentale per poter godere appieno di questo furioso shooter sviluppato da Duoyi Network.

    Gunfire Reborn Gunfire RebornVersione Analizzata Xbox Series XDivertente in singolo e favoloso in compagnia, Gunfire Reborn è uno sparatutto roguelite adrenalinico, frenetico (se non siete abbonati a Game Pass, c’è da dire che il costo di acquisto del prodotto è comunque piuttosto basso) e capace di regalare ore e ore di sane e spensierate sparatorie. Al solido gunplay, Duoyi Network ha aggiunto una componente RPG ben stratificata e in grado di rendere unica e al cardiopalma ogni sessione di gioco.

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