Recensione Guns Up!

Valkyrie Entertainment e Sony Computer Entertainment ci propongono un Free-to-Play che mescola sparatorie a scorrimento ed elementi da Towere Defense. Ma le microtransazioni si fanno purtroppo invasive.

Recensione Guns Up!
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  • PS4
  • Dopo aver invaso e soggiogato il mercato mobile imponendosi come il modello di business col più alto tasso di crescita, da un po' di tempo a questa parte la filosofia "free to play" ha volto le sue mire espansionistiche verso la fetta di mercato dedicata agli hardware ludici da salotto. Terreno fertile ancora tutto da colonizzare e ricco di invitanti opportunità di guadagno nonostante la permanenza di una forte resistenza da parte dell'utenza console. Di certo non ci soffermeremo su quanto sia difficile assimilare l'antipatico concetto di "microtransazione", oppure sulla teoretica del complotto che sventola lo spauracchio del "pay to win" come prova tangibile del fallimento di tale modello e delle sue ripercussioni negative sull'intero settore. Argomenti triti che ci terrebbero impegnati per delle ore e che, invece, non sembrano aver modificato i piani di tre nomi importanti come Valkyrie Entertainment, San Diego Studio e Sony Computer Entertainment of America decisi, con Guns Up!, ad accaparrarsi una fetta di questa succulenta torta. 
    Il loro tentativo si è però rivelato timido, privo di mordente e in alcuni frangenti fatto apposta per monetizzare. Intrigante e divertente all'inizio grazie anche ad un design invitante, l'esperienza di gioco perde infatti gradualmente vigore sino ad appiattirsi pigramente su un senso di ripetitività che, ad un certo punto, quasi costringe il giocatore a metter nervosamente mano al portafogli per vivacizzare (e velocizzare) il lento processo di leveling. 

    Il Grinding Dolente

    Guns Up! tenta un'ibridazione tra l'inflazionato genere tower defense e la sua opposta variante, che potremmo definire come side scrolling tower offense. L'idea di fondo, pur non essendo innovativa, si presenta all'inizio interessante e riesce comunque a calamitare l'interesse del giocatore per alcune partite, prima che il ritmo inizi drasticamente a calare. Il titolo si suddivide, fondamentalmente, in due macrosezioni che possono essere riassunte in poche righe.
    Da un lato siamo chiamati a gestire la nostra base operativa, installando ed ampliando strutture difensive sempre più efficaci in modo da rendere difficile la vita di qualunque avversario (umano o bot) tentasse d'assaltare il nostro QG; mentre dall'altro dovremo passare all'attacco, per assaltare le basi degli altri giocatori in una sorta di PvP asincrono che, in fin dei conti, costituisce il cuore dell'intera esperienza di gioco.
    Inizialmente tutto sembra filare liscio. Il giocatore viene spronato a trovare la migliore soluzione difensiva per rendere la base un covo impenetrabile. In potenza c'è da sbizzarrirsi: bunker, filo spinato, sacchi di sabbia, piccionaie per i cecchini ed altri elementi attendono solo d'esser sbloccati.
    I mezzi, però, scarseggiano e per acquistarli bisogna per forza fare una visitina alle basi degli altri giocatori per salire di livello e guadagnarsi la proverbiale pagnotta. Anzi, in questo caso le munizioni. Queste, infatti, costituiscono la valuta principale di gioco e - fidatevi - ne servono in enormi quantità tanto per acquistare e potenziare le strutture difensive della base, quanto come risorsa utile a schierare i propri soldati in battaglia. Si inizia a pagare sin da subito, con una quota d'iscrizione imposta per attaccare gli avversari. Maggiore sarà la quota versata, ovviamente maggiori saranno le ricompense se avrete successo.
    La fase di preparazione all'attacco permette di scegliere e personalizzare le proprie truppe e le carte "supporto" ed "abilità" da utilizzare durante lo scontro. Una volta scesi in battaglia il gameplay, per la verità, si rivela alquanto passivo e relega il giocatore quasi al ruolo di comprimario. Le uniche attività consentite si limitano all'utilizzo delle abilità di supporto (il più delle volte perk come attacchi aerei, fumogeni, missili e così via) e all'amministrazione del gruzzoletto precostituito di munizioni, necessario a schierare le truppe. Queste ultime, uscite dal blindato che costituisce la nostra base mobile, si muoveranno in automatico da sinistra a destra secondo un pattern predefinito, distruggendo tutto ciò che incontreranno sino al raggiungimento del QG nemico.

    La durata di ogni scontro varia da un minimo di qualche manciata di secondi ad un paio di minuti. In caso di vittoria si guadagnano i canonici punti esperienza che consentono di salire di livello e sbloccare nuove unità ed altri bonus come strutture difensive o punti Coraggio per incrementare il numero di slot abilità di ogni manipolo. Non solo. Si guadagnano nuove carte casuali, che andranno a rimpolpare il mazzo a nostra disposizione.
    Queste, poi, si possono anche acquistare in pratiche bustine, in modo non dissimile a quanto avviene in Heartstone. Esistono diverse tipologie di pacchetti, divisi secondo carte comuni (acquistabili con semplici munizioni) e pacchetti contenenti carte rare o epiche (acquistabili spendendo una buona quantità di lingotti d'oro o una ingente quantità di munizioni).
    Come potete immaginare, l'oro rappresenta la valuta premium derivante dal denaro reale sborsato dal giocatore. Un modo per saltare la fila, se così si può dire, evitando di dover grindare per decine di ore alla spasmodica ricerca di qualche benedetta munizione in più. L'attività di grinding selvaggio - per la verità propedeutica a tutto il resto - si è dimostrata lunga, tediosa, ripetitiva e sbilanciata a tal punto che chiunque dopo un po' guarderebbe all'acquisto dei lingotti d'oro come l'unica via percorribile per ravvivare la situazione e rendere il titolo un po' più divertente.

    Misere soddisfazioni

    Già. Guns Up! pecca nella varietà e manca di un corretto sistema di progressione. Le misere ricompense costringono il giocatore a ripetere centinaia di volte le medesime azioni nell'improbo tentativo di racimolare il necessario per acquistare una nuova unità, un potenziamento per la base o, semplicemente, un pacchetto di carte. Tutto si paga, nel mondo di Guns Up! ed ogni cosa si fa via via sempre più costosa. Certo, una formula di gioco così concepita ci può stare, trattandosi di un titolo free to play. L'utente "povero" non può accampare diritti e pretendere d'aver tutto e subito. Per guadagnare bisogna prima faticare.
    Il problema è che gli sviluppatori non hanno incentivato tale "costrizione" con un sistema di ricompense bilanciato che invogli il giocatore non pagante a perseverare nella propria attività. Sotto questo punto di vista, il titolo ci ha restituito un desolante senso di fredda meccanicità, amplificata dalla totale assenza di varietà nel design.
    La mappa, infatti, è solo una, relativamente piccola ed uguale per tutti. Immaginate di dover affrontare lo stesso percorso, utilizzando la stessa tattica per decine e decine di volte. Immaginate, inoltre, ad una caterva di novelli ingegneri militari che erigono le loro difese in maniera sostanzialmente identica.
    Vero che, all'inizio, il titolo permette di sbizzarrirsi nella personalizzazione e nel potenziamento del QG (comunque stando entro un determinato numero di Building Points) ma, a conti fatti, per rendere impenetrabile la propria base emerge un'unica possibile soluzione tattica: imbottigliare gli attaccanti in uno stretto budello ed accoglierli, all'uscita dal pertugio, con una pioggia di caldo piombo che non lascia spazio a repliche. A giudicare dal design delle basi che abbiamo avuto il piacere di frequentare, tutti sembrano aver avuto la stessa idea. 
    Nemmeno la modalità PvE Sopravvivenza - sbloccabile al raggiungimento del livello 5 - dà soddisfazione. In questo caso è l'I.A. ad attaccare la nostra base. Noi non dobbiamo far altro che sopravvivere il più a lungo possibile. Anche questa piccola digressione, però, risulta carente di quel quid che possa calamitare l'interesse del giocatore sul lungo periodo.
    Manca un senso di reale sfida e, soprattutto, mancano quelle piccole soddisfazioni (o ricompense) che invogliano ad andare avanti. Ad esempio per quale motivo, una volta sbloccate le nuove unità queste non entrano subito nella disponibilità del giocatore, bensì devono essere acquistate sborsando - nuovamente - una montagna di munizioni per inserirle nel roster? Certo, sembrano piccole cose, ma avrebbero sicuramente contribuito ad alleggerire la passività del gameplay e un po' più sopportabile la tediosa attività di grinding.  
    Peccato, perché il titolo possiede un buon grado di profondità sia per ciò che attiene la crescita del proprio esercito, quanto per ciò che concerne la quantità e la qualità delle carte a supporto dell'azione di gioco.
    Guns Up!, infine, si perde in un bicchier d'acqua anche sotto il profilo puramente tecnico. Il titolo soffre infatti di tempi di caricamento insensatamente lunghi e i server in alcuni frangenti si sono dimostrati talmente instabili da non permettere la connessione. Non proprio un bel biglietto da visita per un titolo che richiede necessariamente una connessione alla rete.

    Guns Up! Guns Up!Versione Analizzata PlayStation 4Il fatto che tre nomi importanti come Valkyrie Entertainment, San Diego Studio e Sony Computer Entertainment of America si siano decisi ad investire nello sviluppo di un titolo free to play dà l'idea dell'importanza raggiunta da questo modello di business. Gli sviluppatori ed il publisher appena citati, però, con il loro timido tentativo sembrano aver peccato di inesperienza e presunzione. Guns Up! avrebbe tutte le carte in regola per essere un buon titolo grazie ad alcune idee azzeccate che, purtroppo, vanno a perdersi quasi immediatamente a causa di un sistema di progressione estremamente lento e parco di soddisfazioni per i giocatori non paganti, che potrebbero abbandonare immediatamente il titolo senza grandi rimpianti.

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