Recensione Hatsune Miku Project Mirai DX

La idol virtuale Hatsune Miku (da anni vero e proprio fenomeno di costume in Giappone) si prepara a far ballare i possessori di Nintendo 3DS con uno spin-off della serie principale, un rhythm game dallo stile grafico super deformed, colorato e vivace.

Recensione Hatsune Miku Project Mirai DX
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  • 3DS
  • Supponiamo che un alieno vi faccia visita. Qualcuno che viene da molto lontano e che non conosce nulla delle abitudini terrestri. Cartina alla mano, lasciate scegliere a lui dove andare, quali luoghi esplorare. Mentre le sue lunghe dita si avvicinano all'Asia iniziate a sudare freddo. Il suo indice si illumina, va ancora più a destra, attraversa un breve tratto di mare e finisce in Giappone. Ecco, vaglielo a spiegare il Giappone. Quartieri tecnologici, water con braccia bioniche che fanno anche da bidet, pesce crudo, samurai, maid e neko café, manga borderline, tanti videogiochi, Hatsune Miku. Soffermiamoci su Hatsune Miku, forse la cosa più complessa da spiegare all'alieno. Potreste dirgli che si tratta di una cantante giapponese molto amata e sperare che non vi faccia altre domande. Invece no, l'alieno è curioso. Hatsune Miku nasce come mascotte virtuale del programma Vocaloid 2, sintetizzatore creato da Crypton Future Media nel 2007. Lo dice Wikipedia, ma all'alieno non va rivelato altrimenti poi gli devi pure spiegare cos'è Wikipedia. Fatto sta che Hatsune si trasforma ben presto in una diva, un personaggio amato da grandi e piccini, talmente tanto da diventare protagonista di anime e manga. Ricorda un po' quel film con Al Pacino, ma non divaghiamo. Hatsune non esiste, non è una persona in carne e ossa, ma è come se lo fosse. È un corpo virtuale a cui è stata data voce e personalità, tant'è che se cerchi su Youtube puoi imbatterti nei suoi concerti live. Praticamente ci sono migliaia di pazzi esagitati di fronte a un ologramma. Il divismo, si sa, ha logiche tutte sue. L'alieno si dimostra soddisfatto e conferma l'intenzione di visitare il Giappone. Buon viaggio, noi restiamo qui a giocare ad Hatsune Miku Project Mirai DX.

    Ritmo virtuale

    Hatsune Miku è tanto popolare in Giappone quanto praticamente sconosciuta in Europa. Fino al 2013, anno in cui Project Diva F è giunto per la prima volta nel vecchio continente, i videogiochi a lei dedicati non avevano mai varcato i confini giapponesi. Si trattava di un rhythm game, la vetrina perfetta per le doti canore di Hatsune e delle sue amiche virtuali. Project Mirai prosegue sulla scia di Project Diva, ma è a tutti gli effetti uno spin-off che opta per personaggi super deformed, pur mantenendo intatto lo spirito del progetto originale. Ancora rhythm game, in altre parole. Quel DX sta ad indicare che si tratta del secondo capitolo, dato che il primo Project Mirai non ha mai visto la luce da noi. Poco male, visto che DX include tutte le canzoni presenti nell'episodio precedente. Project Mirai DX, a dire il vero, ha una doppia anima: in parte rhythm game, in parte gestionale. Dopo aver selezionato il nostro alter ego virtuale tra una rosa di Vocaloid - di cui ovviamente Hatsune è la regina indiscussa - si apre un intreccio di possibilità ludiche per il giocatore. Prima di arrivare alla componente gestionale (e a tutte le sue diramazioni), concentriamoci sulle performance canore di Hatsune e, di riflesso, su quelle tattili del giocatore. Chi ha giocato a Ouendan, o anche a Theatrhythm Final Fantasy, si troverà immediatamente a proprio agio. Sullo schermo superiore scorre il video della canzone selezionata; su quello inferiore una serie di cerchi che danno il tempo al nostro pennino. C'è una linea immaginaria che corre e si contorce sullo schermo e sulla quale appaiono cerchi di due o tre colori, quante sono le aree colorate sullo schermo inferiore. In alcuni casi il pennino va fatto scivolare; in altri fatto roteare. Project Mirai DX consente a chi lo desidera di affidarsi ai pulsanti invece che al touch screen. Selezionando questa opzione la sfida cambia in maniera sensibile.

    Schermo o pulsanti?

    Ogni canzone può essere affrontata via pennino o pulsanti. In entrambi i casi sono tre i livelli di difficoltà, livelli che vanno ovviamente a incidere sulla frequenza degli input su schermo. Questo significa che ogni canzone può di fatto essere rigiocata sei volte e in tutti i casi l'approccio richiede un diverso tipo di impegno e dedizione. Pennino o pulsanti non sono semplicemente due opzioni alternative, bensì due modalità complementari (e coi pulsanti, a nostro parere, la sfida si fa un filo più impegnativa). Un aspetto da non sottovalutare. Le nuove canzoni si sbloccano gradualmente. In alcune, naturalmente, c'è più sintonia tra ritmo originario e ritmo del pennino. Ci sono melodie in cui la fusione dei suoni prodotti dal giocatore e quelli prodotti dalla canzone si fa più armoniosa. È in quei momenti che un rhythm game dà il meglio. Le quasi 50 canzoni a disposizione, cantate (quasi) esclusivamente in giapponese, offrono in tal senso una certa varietà.

    Vita di una diva digitale

    Le performance del giocatore vengono premiate alla fine di ogni canzone con punti preziosi. Punti che possono essere investiti altrove, tutto a beneficio della nostra diva digitale. Si parlava qualche paragrafo fa di una componente gestionale. La piccola star dalla capoccia gigante può dedicare il suo tempo libero a numerose attività.

    Andare al centro commerciale, per esempio, ad acquistare mobilio per la sua dimora, nuovi costumi o snack (da consumare rigorosamente di fronte al giocatore-voyeur, che nel frattempo ha l'opportunità di fotografarla). In alternativa, è possibile mettere a punto nuove coreografie e salvarle; o ancora giocare a Puyo Puyo; creare dei brani personalizzati col sintetizzatore integrato. Ogni tanto arriva Gumi in visita a dispensare consigli o a portare doni. Le canzoni sbloccate possono essere riviste o ascoltate creando compilation personalizzate. Il meccanismo sfida-ricompensa si esplicita non solo all'interno del rhythm game, che premia le fatiche del giocatore con nuove canzoni, ma anche al di fuori, quando si tratta di investire quanto guadagnato in una (blanda) simulazione di gestionale. Non è certo quest'ultimo l'aspetto in cui Project Mirai DX eccelle, ma si tratta pur sempre di diversivi che consentono di staccare qua e là dal rhythm game vero e proprio.

    Hatsune Miku Project Mirai DX Hatsune Miku Project Mirai DXVersione Analizzata Nintendo 3DSHatsune Miku Project Mirai DX è un rhythm game più che onesto. I contenuti non mancano - sono quasi 50 le canzoni presenti in catalogo - e anche le attività collaterali, pur non facendo gridare al miracolo, arricchiscono l'offerta ludica del titolo Sega. Il suo limite più grande, se di limite vogliamo parlare, sta proprio in Hatsune Miku. Una diva digitale popolarissima in Giappone, ma non altrettanto in Europa. Privo dell'effetto nostalgia di Theatrhythm Final Fantasy o dei toni surreali e bizzarri di Ouendan, il titolo Sega si rinchiude consapevolmente nella sua nicchia, anzi, in due nicchie: quella degli amanti della diva dai capelli azzurri - probabilmente gli unici a conoscere ogni canzone della idol virtuale - e quella degli otaku che divorano qualsiasi rhythm game. Può goderne chiunque, sia chiaro, ma la distanza culturale che separa Europa e Giappone emerge con evidenza nei brani a disposizione del giocatore, canzoni dal gusto esclusivamente nipponico. È necessario apprezzare quel tipo di melodie per godersi, di conseguenza, anche il gioco.

    7.4

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