Recensione Haze

Il ritorno non troppo felice di Free Radical

Haze
Recensione: PlayStation 3
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Nel lontano 2001, un misconosciuto team di sviluppo esordì -sotto il nome di Free Radical- sulla vetusta Playstation 2, pubblicando uno strano shooter in prima persona. Erano tempi non sospetti, in cui la filosofia del frag era diffusa in massima parte da giocatori armati di Mouse e Tastiera e a quasi tutti gli FPS stavano strette sia le caratteristiche tecniche delle console che la sensibilità dei funghi analogici. Ma Timesplitters fu un successo. Di pubblico e critica: poco gratificato dalle vendite, fu letteralmente adorato da piccole schiere di intenditori. Il trend positivo non si esaurì con il primo capitolo: i due seguiti non malvagi e poi un nuovo progetto dal nome Second Sight (un action in terza persona con trovate davvero lodevoli) portarono ai Free Radical una discreta notorietà. Si spiega così, forse, la volontà di Sony di assicurarsi in esclusiva il nuovo shooter del team inglese: HAZE. Meno comprensibili, invece, sono i processi produttivi che hanno portato alla creazione di un prodotto poco interessante, non certo originale e per molti aspetti sotto gli standard di qualità.

    La trama di Haze non brilla. L'ammirevole tentativo di misurarsi con tematiche d'attualità, con contenuti narrativi maturi, si scontra con l'inadeguato utilizzo delle tecniche di regia e con la conturbante prevedibilità degli eventi. All'inizio dell'avventura Haze pone il giocatore nei panni di un soldato Mantel, arruolato nell'esercito ufficiale per combattere il fronte ribelle, in una dura operazione di pulizia etnica. Ma fin da subito qualcosa sembra fuori posto. I compagni sono volgari, spietati, rozzi, totalmente assuefatti al Nectar: una potente droga che permette di potenziare le caratteristiche fisiche, e di cui ogni membro del team Mantel fa largo utilizzo. Non servirà molto, all'utente più accorto, a prevedere quello che accadrà nell'immediato futuro. Il protagonista, buono per natura, si opporrà alle nefandezze commesse dai propri compagni, e le sue scelte lo porteranno a cambiare fronte. Arruolato dal fronte di liberazione ribelle, si troverà così a combattere la stessa Mantel, intenzionata a promuovere e sostenere la guerra soltanto per i propri interessi economici.
    Al di là della scontata progressione degli eventi, facilmente pronosticabile dopo le prime sessioni di gioco, e nonostante carenze innegabili nella caratterizzazione dei personaggi, bisogna ammettere che il plot di Haze regala comunque qualche inattesa soddisfazione. Merito anche di un doppiaggio che vanta voci adeguate dei protagonisti principali (quelli di contorno sono meno riusciti), qualche scena piacevole e qualche linea di dialogo non banale appaiono a punteggiare la progressione dell'avventura. Purtroppo, nella maggior parte dei casi la storia di Haze appare troppo abusata e infarcita di clichè. Malcelata allegoria delle guerre contemporanee, la trama mira a diffondere un messaggio che risulta in fondo spicciolo e neppure troppo sentito.
    C'è poi da dire che la scelta di narrare tutte le vicende attraverso cut scene in real time o sessioni in-game pre-scriptate non può raccogliere unanimi consensi. Inquadrature traballanti (quasi da shaky-cam) e lunghe camminate in cui il giocatore resta del tutto passivo per ascoltare soltanto le voci degli attori ammorbano più che divertire, in un titolo che non ha affatto la conoscenza dei tempi e dei ritmi registici e le capacità tecniche per stupire.

    Dal punto di vista ludico, Haze non mostra certo carattere. Fin dai primi momenti di gioco si intuisce che il titolo è modellato sui canoni dello shooter vecchia scuola: una progressione poco dinamica in ambienti piuttosto lineari, ma una notevole dose di piombo e di frenesia. Durante le prime ore il giocatore interpreta un soldato della Mantel, aiutato in ogni operazione dalla sua tuta tecnologica. Questa, oltre a mostrare su schermo l'indicatore della salute, permette di assumere in automatico dosi di Nettare: grazie a questa droga aumenteranno le doti fisiche del protagonista. Esso guadagnerà una maggiore resistenza ai colpi, una percezione avanzata che colorerà di un alone giallo ogni nemico, una forza spaventosa che permetterà di uccidere gli avversari con un attacco corpo a corpo, e -stranamente anche con le armi automatiche- un aumento del rateo di fuoco.
    Già in questa sede cominciano a farsi conoscere i primi problemi della produzione. Una sensibilità dei controlli non ottimamente calibrata lascia confuso il giocatore in più di una situazione, mentre l'intelligenza artificiale degli avversari appare assai carente. Questi tendono a mantenere la propria posizione, non agiscono in gruppo e rimangono del tutto inermi per lunghi secondi quando si lancia una granata nei loro paraggi, prima di effettuare una goffa capriola che li lascia del tutto esposti ai proiettili avversari. Prendono copertura ma lasciano in vista parti del corpo, e tutti paiono avere istinti suicidi: persino i compagni, che continuamente attraversano la vostra linea di fuoco. La situazione, ovviamente, non cambierà molto nel prosieguo del gioco, quando -passati al fronte opposto- i soldati Mantel dimostreranno una furia cieca che li porterà semplicemente ad avanzare sparando, senza alcuna tattica ben delineata. Ma il problema principale di Haze è senza dubbio la monotonia. Poche, anzitutto, le armi a disposizione, e alcune davvero scarsamente differenziate tra loro: per gran parte dell'avventura ciò che si imbraccerà sarà un semplice fucile mitragliatore. Poco interessante, poi, il level design, in massima parte composto da lunghi corridoi e stanze davvero molto strette. Haze non fa nulla per nascondere una progressione del tutto scriptata e l'assenza di qualsiasi stimolo ad affrontare le situazioni seguendo diversi approcci.
    Le cose non cambiano quando l'eroe principale si unisce all'alleanza ribelle. In questo frangente il giocatore acquisisce la possibilità di fingersi morto (il Nettare impedisce ai soldati di vedere il male che compiono, e quindi le proprie vittime) e quella di piazzare trappole nel terreno, ma entrambe saranno sfruttate marginalmente, e davvero non regalano molte emozioni. Più gradevole la possibilità di utilizzare particolari “Nectar Bomb”, in grado di far andare in overdose gli avversari: incuranti del fuoco amico, si trasformeranno essi stessi in un'arma. Tuttavia è assurda la necessità di recuperare dalle armi avversarie i proiettili per la propria: di fronte ad ogni vittima sarà indispensabile tenere premuto il tasto Cerchio per raccogliere il caricatore. Un percorso da necroforo vorace sarà indispensabile se non si vorrà restare a corto di munizioni, e ispezionare ogni corpo per una quindicina di proiettili diventerà una necessità opprimente.
    Non fanno nulla per migliorare le situazione le sessioni di guida, a bordo di scattanti quad bike o grossi carri militari. Queste, anzi, rivelano definitivamente la banalità del level design: costretti spesso in canyon rocciosi o insenature molto anguste, su veicoli dal comportamento imprevedibile, paiono un tributo alla vecchia, morente, generazione ludica.
    Anche il comparto multiplayer lascia poco spazio agli entusiasmi, proprio a causa dei difetti citati in precedenza. Un'avventura principale lineare e troppo frammentata non stimola i giocatori ad affrontarla in Co-Op: del resto non è possibile eseguire alcuna tattica di squadra, se non in alcuni -rarissimi- livelli che presentano ampi spazi aperti, e partecipare in quattro alla campagna significa semplicemente sommare brutalmente la potenza di fuoco e rallentare il motore. Dopo il primo Ending Theme, dunque ben poche saranno le occasioni in cui deciderete di dedicarvi ad Haze le 8 ore necessarie al completamento della campagna.
    Il multiplayer competitivo, costituito da opzioni piuttosto classiche, funziona lievemente meglio. Soprattutto la modalità Assalto riesce a garantire qualche ora di divertimento. Eppure siamo anche in questo caso lontani anni luce dagli standard odierni. Haze non è in grado di coinvolgere il giocatore per più di qualche pomeriggio, a causa della sua povertà di contenuti (poche armi e poche arene).

    Il comparto tecnico di Haze mostra un numero di lacune impressionante. A fronte di qualche modello comunque riuscito, ben texturizzato e discretamente caratterizzato, la povertà generale colloca il titolo al di sotto degli standard qualitativi minimi per l'FPS moderno.
    La miseria poligonale degli ambienti è spesso imbarazzante, e l'interazione praticamente assente (se non in qualche stanza isolata, un cui sedie, tavoli o vasi sembrano subire il fascino di una simulazione fisica tutt'altro che realistica). Gli effetti di luce non sono certo buoni: l'illuminazione è statica, e molti oggetti non proiettano alcuna ombra. Le texture sono generalmente poco definite e mal realizzate, con effetti di riflessioni esagerati e la presenza di bumb map semplici e mal distribuite sulle superfici.
    Bisogna citare un buon utilizzo del filtro anti-alias, ma al contempo la presenza di massiccio Pop-Up. Nonostante l'installazione su Hard Disk il motore di gioco non sembra essere ottimizzato, ed i caricamenti piuttosto invadenti dopo ogni morte sono pronti a dimostrarlo.
    Resta buona la fluidità, interrotta solo in qualche frangente.
    Ma uno dei problemi maggiori di Haze è la totale assenza di carattere. Lo stile del titolo è triviale, poco ispirato, affatto incisivo. Il design di personaggi, tute, veicoli ed armi non riesce a “bucare lo schermo” come fece, al tempo, l'indimenticabile Timesplitters, ed Haze si trova ad essere un titolo del tutto fuori dal tempo.
    Il comparto sonoro è comporto di brani dimenticabili, affatto incisivi. I pregi del doppiaggio in italiano, di un certo spessore e ben caratterizzato per quanto riguarda alcuni dei personaggi principali, sono offuscati dalla ripetitività, la banalità e la volgarità dei commenti che i compagni vomitano dentro le casse durante l'azione. Ossessivi e fuori luogo, rovinano in gran parte la già precaria atmosfera.

    Haze HazeVersione Analizzata PlayStation 3Haze non si salva. Scelte infelici di level design ed un comparto tecnico sottotono lo relegano sotto la soglia della sufficienza. Un ritmo di gioco che comunque, verso la fine dell'avventura, riesce a coinvolgere l'utente, e qualche bel momento di regia non bastano per far dimenticare tutti i problemi che gravano sulla produzione Free Radical. Un trama scontata, tematiche mature affrontate in modo banale e spicciolo, ma soprattutto un gameplay davvero povero, per un FPS lineare e carente dal punto di vista della caratterizzazione, fanno di Haze un titolo adeguato solo ai maniaci degli Shooter in prima persona. Ci spiace, sinceramente, che questo sia l'esordio Next Gen di un team che, bene o male, alberga nei cuori di molti giocatori. Ma un'IA totalmente da rivedere ed un colpo d'occhio tutt'altro che incisivo dimostrano che Free Radical non ha ancora metabolizzato la fase produttiva sulla piattaforma di nuova generazione, restando al contempo ancorata ad una concezione del Game Design ormai in via di estinzione.

    5

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