Recensione Hellgate: London

L'inferno urbano di Bill Roper

Recensione Hellgate: London
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • Memori di un tempo che fu

    Hellgate: London è il continuatore spirituale della serie Diablo, celeberrimo e idolatrato Hack 'n' Slash nato alla metà degli anni novanta e diventato vera e propria icona del Pc Gaming.
    Il compito dell'ultima creazione di Bill Roper sarebbe dovuto essere quello di rianimare i sopiti istinti dei ruolisti più accaniti, proiettando nel contesto della next generation un concept che vanta “innumerevoli tentativi di imitazione”, ma che dal 2000 (anno di uscita di Diablo 2) non ha mai trovato una forma definitiva nel mondo tridimensionale. Loki, Titan Quest, Sacred, hanno provato a dire la loro senza riuscire a sfondare il muro del citazionismo più sfrenato.
    Ora, Hellgate ha promesso di risollevare la situazione. Ma qualcosa si è incrinato, dal 2000 ad oggi. E quel qualcosa di chiama Blizzard Entertainment. Il team di sviluppo del titolo in esame, tale Flagship Studio, è certo una costola dell'originale organico di sviluppatori che diede i natali a Diablo, ma alle loro spalle non si trova la stessa forza creativa che ha permesso di sviluppare capolavori del calibro di Starcraft o Warcraft. Ed in effetti, viene da pensare giocando a Hellgate, tutti gli sforzi per la realizzazione del titolo sono protesi verso l'adorazione di un passato svanito, fatto di ricordi e cristallizzato in una struttura che, oggi, non può risultare del tutto al passo coi tempi.

    Pretesti

    La trama di Hellgate: London prende piede in un futuro non troppo lontano (2038), in cui le forze del male sono discese sulla terra per portare caos e distruzione. Ambientato in quel di Londra, una città ormai devastata dalla guerra fra umani e demoni, Hellgate mette il giocatore nei panni delle forze spirituali dell'umanità: uno schieramento di incantatori, templari, cabalisti e soldati sacri che ha proliferato nascosto all'ombra del sottosuolo, in attesa di potersi adoperare a difesa della terra.
    Non molto originale nelle premesse ma senza dubbio intrigante dal punto di vista della caratterizzazione dei protagonisti, la trama di Hellgate è evidentemente uno scampolo di background narrativo posto a semplice giustificazione dell'azione di gioco. Intraprendendo l'avventura per il singolo giocatore (o quella cooperativa online) l'utente si troverà semplicemente a dover compiere una serie di obiettivi sequenziali, senza che sia minimamente avvertibile la presenza di importanti e carismatici comprimari, o che il suo incedere sia seguito da uno svolgimento narrativo sostanzioso. Ora, è certo che la filosofia dell'Hack 'n' Slash sia votata al progressivo potenziamento del personaggio e ad un divertimento disimpegnato e quasi fine a se stesso, ma una storyline così evanescente non può, al giorno d'oggi, essere perdonata.

    Gameplay

    A risollevare la situazione si trova fortunatamente una giocabilità ottima, diretta evoluzione del concept di Diablo ma perfettamente adattata agli stilemi del gaming moderno. Il punto di forza di Hellgate, come fu a suo tempo quello del pluricitato predecessore, è proprio una varietà d'azione di prim'ordine, offerta da un set di sei personaggi opportunamente differenziati. Fra le classi disponibili se ne scorgono alcune molto classiche, votate ad esempio al combattimento corpo a corpo o all'evocazione di creature, altre ibride (Engineer) o del tutto nuove, come il Marksman, equipaggiato con armi da fuoco. A conti fatti l'introduzione di personaggi che prediligano l'utilizzo di armi a distanza non muta la struttura classica del genere: la visuale in prima persona (che è comunque possibile deselezionare in favore di un'inquadratura alle spalle del personaggio) rende l'esperienza sicuramente più immersiva, a tratti molto coinvolgente, ma non scuote, doverosamente, nessuna delle premesse ludiche: non cercate la precisione o la frenesia di un FPS, perchè Hellgate non vuole ibridarsi troppo con altre filosofie di gioco.
    In ogni caso, selezionata la fazione d'appartenenza e la classe preferita, l'utente si troverà a fronteggiare orde di avversari fra le strade di Londra per il gusto di potenziare il suo personaggio. Lo skill tree di ogni classe è molto vario (27 abilità per classe), e strutturato in modo da prediligere la concentrazione dei punti piuttosto che la loro dispersione(è evidentemente più vantaggioso soffermarsi a potenziare poche abilità): il fine è quello di diversificare il più possibile ogni personaggio, così da creare un ampio spettro di specializzazioni in previsione della modalità online.
    Oltre al sistema di potenziamento dell'eroe, Hellgate mostra grandi qualità in quello di upgrade delle armi. Già Diablo II, con pietre preziose e teschi, era riuscito a rendere intrigante la gestione dell'inventario e il reperimento di oggetti rari, ma Hellgate riesce a fare di meglio. Grazie a 6 diversi tipi di potenziamenti e a diversi slot liberi per ogni arma è possibile creare bocche da fuoco davvero personalizzate e adatte di volta in volta alla situazione.
    A conti fatti questa impostazione aggiunge profondità al sistema ruolistico (impegnando l'utente in una ricerca non solo passiva) e si dimostra perfettamente funzionale.
    Le uniche pecche del gameplay risiedono nella gestione dell'inventario, macchinosa come quella del suo predecessore, e nella ovvia ripetitività dell'azione, su cui sapranno soprassedere i fan del genere ma che di certo non andrà a genio a tutti gli utenti.
    Del resto, Hellgate non fa davvero nulla per mascherare tale ripetitività. Anzi, si sforza di sottolinearla con un sistema di generazione casuale dei livelli.

    Monotonia Infernale

    Concettualmente, schemi generati randomicamente sarebbero in grado di donare una longevità pressochè infinita a qualsiasi gioco di ruolo. Praticamente, nel caso di Hellgate London servono solo a far rimpiangere un level design più curato.
    Perchè se possiamo giustificare l'idea di un algoritmo di generazione casuale per alcune modalità di gioco (diciamo quelle più “arcade”), davvero non si capisce come il single player e il multiplayer cooperativo debbano ridursi ad una progressiva e metodica pulizia di aree di volta in volta diverse.
    Da una parte questa scelta pesa ancora di più (e forse influenza in maniera determinante) sul comparto narrativo scialbo e per niente incisivo, dall'altra rende in parte vano l'ottimo lavoro di caratterizzazione delle ambientazioni di gioco. E se è vero che le strutture di una Londra apocalittica sono molto evocative ad un primo impatto, è impossibile che dopo qualche ora il riuso massiccio degli stessi elementi grafici e la latitanza di grandi e monumentali “hot spot” (presenti soltanto nelle quest scriptate che permettono di avanzare nella storia) non sia di peso anche all'appassionato più incallito. La presenza di molte sub quest, generalmente un pregio per la longevità, è di contro resa marginale proprio da questa impostazione, che fa assomigliare Hellgate ad un Dungeon Crawler piuttosto che alla piccola perla di design che avrebbe potuto essere. Un vero peccato che un'ambientazione così intrigante sia messa al servizio di un sistema che non riesce a dare più alcun frutto.

    Il fascino dell'abisso

    Dal punto di vista tecnico, Hellgate si difende bene. Il colpo d'occhio è decisamente buono, soprattutto in virtù dell'atmosfera generale (di cui sopra si sono discusse le lacune) e del design di personaggi e mostri (i primi sono un po' meno ispirati rispetto a quelli di Diablo II, e sono evidentemente modellati per sottolinearne la portata epica).
    La scalabilità del motore fa bene il suo lavoro, ma al contempo l'engine riesce a proporre, su macchine di fascia alta, una discreta scena visiva in cui, seppur latitino mappe superficiali complesse, si riescono ad apprezzare effetti degni di nota.
    Meno bene per le animazioni, non sempre curate.
    Nel complesso ci si deve ritenere più che soddisfatti del risultato qualitativo del motore, seppur si debba lamentare una mancata ottimizzazione del codice, che porta a rallentamenti sporadici. Questi, piuttosto che l'esperienza in single player, affliggono il multiplayer e ne pregiudicano in parte la validità.

    Il comparto sonoro vive di alti e bassi. Musiche di accompagnamento non molto ispirate e campionature nella norma (invero leggermente ripetitive), si alternano ad un doppiaggio (inglese) tutto sommato discreto e intonato, con qualche picco qualitativo.

    Segnaliamo che la cura riposta nella creazione di una modalità online ricca e ben nutrita ben si sposa con l'impostazione di gioco che prevede una marcata differenziazione di tutti i personaggi, ma che probabilmente il servizio è ancora troppo acerbo per giustificare la richiesta di un canone mensile. E' possibile, al momento, giocare anche gratuitamente, ma agli utenti “free” sono precluse alcune funzioni e la possibilità di raccogliere oggetti speciali creati appositamente per gli abbonati. Finchè la stabilità dei server non sarà garantita (ad oggi si incorre in molti episodi di Lag) e la popolazione di utenti leggermente più nutrita, può darsi che molti ritengano prematura una sottoscrizione.

    Hellgate: London Hellgate: LondonVersione Analizzata PCHellgate London avrebbe potuto essere molto più di quello che è. Alla base del titolo si trova un gameplay che riesce a riportare la varietà concettuale di Diablo II, unitamente a qualche innovazione di rilievo, nell'ambiente “ostile” della grafica 3D, per altro con un'ambientazione affascinante ed evocativa. Ad affossare in parte gli ottimi risultati sul fronte giocabilità, troviamo l'incapacità di evolvere un concept da sempre “disimpegnato”, inserendolo in un contesto narrativo che incuriosisca e appassioni il giocatore. E non basta andare lontano per trovare fonti di ispirazione: The Witcher, un titolo che contiene molti elementi tipici dell'hack 'n' slash, dimostra quanto una storia emozionante e ben diretta, e una caratterizzazione carismatica dei personaggi possano risultare vincenti, anche a fronte di sistemi di gioco “fisiologicamente” ripetitivi. Hellgate avrebbe voluto concentrarsi sul gioco in rete e sulla supposta “longevità infinita” della generazione casuale dei livelli, ma per questo motivo sacrifica in parte un'ambientazione altrimenti perfetta. La scarsa ottimizzazione del netcode impedisce poi che il multiplayer online diventi massimamente frequentato, intaccando al momento la longevità. Un vero peccato: Hellgate resta un buon gioco, ma non così incisivo da stabilire nuovi standard o risultare adatto anche a chi non ama il genere.

    6.5

    Che voto dai a: Hellgate: London

    Media Voto Utenti
    Voti: 12
    7.3
    nd