Hellraid Recensione: il gioco cancellato torna come DLC di Dying Light

Hellraid è l'ultimo tassello del gigantesco supporto post lancio di Dying Light ma, a differenza dei suoi predecessori, convince poco.

Hellraid Recensione: il gioco cancellato torna come DLC di Dying Light
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Mentre un'ampia fetta della platea ludens aspetta con ansia che Techland torni a parlare di Dying Light 2, senza dubbio uno titoli più attesi dell'attuale orizzonte videoludico, lo sviluppatore ha da poco pubblicato Hellraid, l'ultimo tassello dell'imponente supporto post lancio messo in piedi per il primo capitolo della saga. Un esordio doppiamente importante, che aveva sia il compito di rappresentare il coronamento di un meraviglioso viaggio quinquennale, sia quello di riportare in vita un'IP tanto promettente quanto sfortunata. In barba alle aspettative, però, il team si è presentato al traguardo col freno tirato, proponendo al pubblico un'offerta gracile e claudicante.

    Un viaggio infernale

    Quando, lo scorso aprile, Techland annunciò che Hellraid sarebbe stato riesumato come DLC per Dying Light, buona parte degli estimatori dello studio polacco si ritrovarono improvvisamente travolti da un'ondata di ardente entusiasmo. Una reazione più che ragionevole per almeno un paio di motivi: da una parte il contenuto aggiuntivo prometteva di essere il culmine di un percorso post lancio assolutamente eccezionale, sia in termini di longevità che si qualità, e dall'altra segnava il ritorno sulle scene di un progetto sparito dai radar da oltre un lustro.

    Cinque anni di limbo per un concept promettente e ambizioso, modellato per ereditare lo scettro insanguinato di classici del calibro di Hexen e Dark Messiah of Might and Magic, e dare forma a un hack 'n' slash dark fantasy ad alto tasso di brutalità. Dopo la conferma del ritorno di Hellraid, in mancanza di indicazioni precise da parte del team di sviluppo, avevamo immaginato che Techland volesse riadattare gli asset creati a suo tempo per costruire un'esperienza vicina - almeno concettualmente - a quello che avrebbe dovuto essere il gioco, con tutte le eccezioni del caso.

    Nel nostro speciale dedicato a Hellraid e Dying Light, avevamo dunque ipotizzato che l'espansione avrebbe potuto ridurre il peso del parkour nel bilancio del gameplay, aggiungendo al contempo dinamiche di combattimento inedite, recuperate dalla bozza originale assieme a frammenti della campagna narrativa del titolo mai pubblicato. A conti fatti, le nostre previsioni si sono rivelate in parte corrette, sebbene il risultato sia tutt'altro che esaltante.

    Dopo aver fatto il nostro ingresso nell'oscura dimensione di Hellraid, sfruttando il cabinato nel rifugio dei Bassifondi o i poster posizionati negli altri covi, ci troveremo nell'antro spettrale di un'antica torre, roccaforte delle forze demoniache del principe infernale Ba'al. Privati di tutto il nostro arsenale (ma non delle capacità sbloccate nel corso della campagna di Dying Light), dovremo quindi farci strada verso il livello più basso del torrione, sfruttando gli strumenti raccolti lungo il cammino per fare strage delle mostruosità che infestano i suoi cupi meandri.

    Per quanto epica sembri questa premessa, il tutto si traduce in una cinquantina di minuti passati a premere furiosamente il tasto sinistro del mouse, martoriando scheletri, non morti e demoni nella speranza di trovare nella stanza successiva qualcosa che dia una svolta all'avventura. Una svolta che, per inciso, non arriva mai.

    Combattenti poco mobili

    Sebbene il gameplay di Dying Light risulti tutt'ora divertente e ben congegnato, l'eliminazione quasi totale dell'elemento parkour (il level design lo rende sostanzialmente superfluo) banalizza considerevolmente l'esperienza, ridotta a una sequela di caotici scontri all'arma bianca, occasionalmente intervallati da - poche - boss fight senza particolari guizzi identitari.

    Bisogna inoltre considerare che, a cinque anni dalla pubblicazione del gioco base, una buona parte degli utenti si troverà ad affrontare Hellraid con personaggi di altissimo livello: una circostanza che rende il grado di sfida piuttosto inconsistente e riduce ulteriormente la longevità del DLC. Gli sviluppatori avevano inoltre anticipato la presenza di un nuovo sistema di progressione esclusivo, ma nel concreto si tratta di un'aggiunta che non altera in alcun modo gli equilibri del gioco base, e manca di offrire agli utenti stimoli realmente significativi. Sui cadaveri dei nemici uccisi e in giro per la mappa troverete infatti delle monete che contribuiranno ad aumentare il vostro grado Hellraid, e vi permetteranno così di sbloccare nuove armi (e una skin) che potrete anche utilizzare nella campagna principale.

    Ogni rango conquistato porterà inoltre a un aumento della difficoltà complessiva delle successive "run" (che vi vedranno ripartire da capo con l'inventario vuoto), tra le maglie di un contenuto che trasforma Dying Light in una sorta di roguelite in scala ridotta. Una variazione di per sé intrigante, afflitta però da importanti lacune: in assenza di elementi procedurali, ogni spedizione vi porterà a visitare sempre il medesimo dungeon, alimentando la ripetitività dell'insieme con la complicità di un numero alquanto ridotto di avversari nuovi di pacca.

    A questo proposito, anche l'armamentario non offre grandi novità ai veterani del gioco (tre bombe mistiche e una manciata di lame e mazze), e pertanto non riesce a innescare quella "fame di loot" che da sempre caratterizza questo genere di produzioni. In linea generale, insomma, l'ampiezza e le caratteristiche della proposta contenutistica faticano a giustificare l'esborso, sebbene Hellraid possa comunque offrire - con tutti i suoi limiti - un paio d'ore di divertimento agli irriducibili del survival game di Techland, specialmente se in compagnia di un terzetto di amici.

    È comunque impossibile non considerare il DLC una dolorosa occasione sprecata, a maggior ragione considerando il potenziale che si intravede nell'offerta. I saloni polverosi della torre di Ba'al mostrano infatti i pregi di una direzione artistica di valore, che sostiene con grande efficacia le spettrali atmosfere che aleggiano tra le mura del palazzo, mentre i documenti nascosti in giro per le stanze aprono uno spiraglio su quella che avrebbe dovuto essere la storia di Hellraid. Troppo poco, purtroppo, per consigliare l'acquisto del contenuto, almeno per il momento. Una postilla motivata dalla promessa di futuri aggiornamenti da parte degli sviluppatori, che nei prossimi mesi dovrebbero pubblicare update con sfide aggiuntive.

    Dying Light Dying LightVersione Analizzata MultiArrivato in coda a un percorso post lancio assolutamente eccezionale, Hellraid doveva rappresentare la coronazione di un viaggio memorabile, un approdo costruito sulle rovine di un progetto da tempo relegato in un limbo di indeterminazione. Considerando i precedenti del team, nonché l’indiscutibile potenziale del titolo in questione, era lecito aspettarsi un DLC di grande caratura, capace di riportare all’attenzione del pubblico uno dei migliori survival game degli ultimi anni, in attesa di scoprire quando potremo finalmente mettere le mani su Dying Light 2. Malgrado le ottime premesse, però, Hellraid si è presentato all’appuntamento con i giocatori con un’offerta contenutistica estremamente limitata e afflitta da importanti lacune concettuali, che danno vita a un’esperienza hack ‘n’ slash piatta e priva di mordente. Un’occasione dolorosamente sprecata, insomma, con un pacchetto che al momento fatica a giustificare il prezzo del biglietto.

    5

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